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Dazio protettivo o sistema di libero scambio

Friedrich Engels | Deutsche-Brusseler-Zeitung, n. 46, in Opere Complete, vol. 6, pag. 93-482, Editori Riuniti, Roma, 1973
Trascrizione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

10/06/1847

Dal momento in cui il re di Prussia, per mancanza di denaro e di credito, fu costretto a emanare le patenti del 3 febbraio (47), nessuna persona ragionevole potè dubitare che la monarchia assoluta tedesca il regime «cristiano germanico» finora esistente, noto anche sotto il nome di «governo paterno», nonostante tutta la riluttanza e tutti i corazzati discorsi della corona aveva abdicato per sempre.

Cosi era spuntato il giorno dal quale la borghesia tedesca può datare il suo dominio. Le patenti in sé sono nulla, nient'altro che un riconoscimento, ancora avvolto da tanto fumo e nebbia di Potsdam, del potere della borghesia. In gran parte quel fumo e quella nebbia sono già stati dispersi da qualche debole soffio della Dieta riunita, e ben presto tutta la figura nebbiosa e spettrale cristiano-germanica sarà dissolta nel suo nulla.

Ma, come cominciò il dominio della borghesia, doveva emergere in prima linea anche la rivendicazione che tutta la politica estera della Germania, ovvero dello Zòllverein (50), fosse sottratta alle mani incapaci dei principi tedeschi, dei loro ministri e dei burocrati altezzosi ma del tutto mentalmente ottusi e ignoranti in fatto di commercio e indu­stria, e che fosse fatta dipendere e decidere da coloro che hanno la conoscenza necessaria e l'interesse più immediato alla cosa. In altre parole: la questione dei dazi protettivi e differenziali, o del libero scambio, doveva essere affidata alla decisione della sola borghesia.

La Dieta riunita di Berlino ha mostrato al governo che la borghe­sia sa di che cosa ha bisogno; nelle recenti trattative sui dazi si è fatto presente al sistema governativo di Spandau (70), con parole piutto­sto chiare e dure, che esso è incapace di capire, proteggere e favorire gl'interessi materiali. Il solo affare di Cracovia (71) sarebbe bastato per stampare sulla fronte del Guglielmo della Santa Alleanza (*) e dei suoi ministri il marchio dell'ignoranza più grossolana o del tradimento più colpevole contro il benessere del paese. Ma, con terrore del signore supremo e delle sue eccellenze, vennero poste sul tappeto molte altre cose, a proposito delle quali le capacità e le conoscenze reali e mini­steriali - vive o defunte - poterono sentirsi tutt'altro che lusingate.

Veramente nella stessa borghesia, riguardo all'industria e al com­mercio, prevalgono due opinioni diverse. Tuttavia è indubbio che il partito favorevole ai dazi protettivi, o differenziali, è di gran lunga il più forte, il più numeroso e predominante. In realtà la borghesia non può reggersi, consolidarsi, arrivare al potere illimitato se non difen­de e cura la sua industria e il suo commercio con mezzi artificiali. Senza una protezione contro l'industria straniera essa verrebbe schiaccia­ta e calpestata entro un decennio.

È ben possibile che anche la prote­zione non l'aiuti molto né a lungo. Ha aspettato troppo, è rimasta troppo tranquilla nelle fasce in cui per tanti anni i suoi cari principi l'avevano tenuta stretta. L'hanno aggirata e sorpassata su tutti i lati, le hanno strappato le posizioni migliori, mentre in patria si lasciava dare tranquillamente le «sferzate» e non aveva neppure l'energia ba­stante per sbarazzarsi dei paterni maestri e censori in parte idioti, in parte quanto mai scaltri.

Ora la musica è cambiata. D'ora in poi i principi tedeschi possono essere solo i servitori della borghesia, solo il puntino sulla i della borghesia. Finché per il potere di quest'ultima c'è ancora tempo e opportunità, la protezione dell'industria tedesca e del commercio tede­sco è l'unica base su cui esso può fondarsi. E la borghesia saprà anche conquistare ciò che vuole e che deve volere nei confronti dei principi tedeschi.

Oltre alla borghesia c'è però un numero assai considerevole di persone che si chiamano proletari: la classe lavoratrice e nullatenente.

È quindi da chiedersi: che cosa guadagna essa dall'introduzione del sistema protezionista? Otterrà per questo un salario più alto, potrà nutrirsi e vestirsi meglio, abitare in case più sane, riservare un po' più di tempo al riposo e all'istruzione, risparmiare un po' di mezzi per un'educazione più razionale, più accurata dei figli?

I signori della borghesia che sostengono il sistema protezionista non mancano mai di mettere in primo piano il benessere della classe lavoratrice. Stando alle loro parole, con la protezione dell'industria comincia per i lavoratori un'esistenza veramente paradisiaca, anzi la Germania diventa una terra di Canaan, dove per il proletario «scorrono il latte e il miele» (**).

Se dall'altra parte si sentono parlare i liberoscam­bisti, solo applicando il loro sistema i nullatenenti potrebbero vivere «come Dio in Francia», cioè nel modo più lieto e allegro.

Da entrambe le parti ci sono ancora teste ottuse che più o meno credono alla verità delle loro stesse parole. Gli avveduti sanno benissi­mo che tutto ciò è un vano inganno, calcolato unicamente per fuorviare e attirare la massa.

Non occorre andare a dire ai borghesi avveduti che il lavoratore, sia che si attui il sistema protezionista o quello liberoscambista o un sistema misto di entrambi, non riceve un salario superiore a quanto basta precisamente per il suo più stretto sostentamento. In un modo o nell'altro il lavoratore riceve il compenso netto che gli occorre per continuare a funzionare come macchina da lavoro.

In apparenza, dunque, per il proletario, per il nullatenente po­trebbe essere assai indifferente che abbiano la meglio i protezionisti o i liberoscambisti.

Ma poiché, come abbiamo detto, la borghesia tedesca ha bisogno di protezione contro i paesi stranieri per farla finita con i resti medievali di un'aristocrazia feudale e con i moderni parassiti «per grazia divina», e per sviluppare in modo chiaro e puro la sua natura più peculiare, più intima, anche la classe operaia è interessata a ciò che aiuta la borghesia a conquistare il dominio illimitato.

Solo quando non esiste più che una classe sfruttatrice e oppressiva, - la borghesia, - quando il bisogno e la miseria non possono più essere addebitati ora a questo, ora a quel ceto, o unicamente alla monarchia assoluta con i suoi burocrati, solo allora s'ingaggia l'ultima lotta decisiva, la lotta tra i possidenti e i non possidenti, tra la borghesia e il proletariato.

Allora il campo di battaglia è sgombrato di tutti gl'impedimenti inutili, di tutti gli accessori ingannevoli: la posizione dei due eserciti nemici è chiara e perspicua.

Col dominio della borghesia anche i lavoratori, costretti dalla situa­zione, compiono un progresso infinitamente importante: non si muovono e non si ribellano isolati, in poche centinaia o migliaia al massimo, contro lo stato di cose esistente, ma attaccano il loro ultimo e peggiore nemico - la borghesia - secondo un piano comune e con le forze unite.

L'esito di questa lotta non può essere dubbio. La borghesia cadrà, deve cadere di fronte al proletariato, cosi come l'aristocrazia e la mo­narchia assoluta hanno ricevuto il colpo mortale dalla borghesia.

Insieme con la borghesia crolla la proprietà privata, e la vittoria della classe lavoratrice mette fine per sempre a ogni dominio di classe e di casta.

Note:

*) Federico Guglielmo IV.

**) Bibbia, Esodo, 3, 8

47) Si tratta delle Patenti di Federico Guglielmo IV, del 3 febbraio 1847, sulla convocazione della Dieta riunita prussiana. Essa riuniva le otto diete provinciali esistenti. Doveva essere convocata a discrezione del re, i suoi poteri si limitavano alla concessione di nuovi prestiti in tempo di pace e all'approvazione di nuove imposte o di aumenti delle imposte; sui progetti di legge aveva solo voto consultivo, e aveva solo il diritto di rivolgere petizioni al re. Aperta l'il aprile 1847, la Dieta riunita fu sciolta per ordine del re già il 26 giugno, perché la maggioranza respinse tutte le richieste di denaro del governo e votò contro il nuovo prestito di Stato.

50) Lo Zollverein (Unione doganale) era l'associazione politico-doganale tra gli Stati tedeschi, creata per compiere un primo passo verso l'unificazione della Germania eliminando i dazi interni e regolando quelli esterni secondo una politica economica comune. Fu formata il 1° gennaio 1834 dalla Prussia e da altri Stati della Confederazione germanica e si estese gradualmente a tutti gli Stati tedeschi, tranne l'Austria, le libere città anseatiche (Lubecca, Amburgo, Brema) e alcuni Stati minori della Germania del nord.

70) La fortezza di Spandau presso Berlino era un centro di esercitazioni militari e un carcere per «criminali politici»; il suo nome è usato qui da Engels come simbolo del sistema politico reazionario prussiano.

71) Engels si riferisce al consenso del governo prussiano verso l'annessione di Cracovia all'Austria, dopo la repressione dell'insurrezione di Cracovia del 1846. A seguito di questa annessione, tra l'altro, Cracovia entrò nella sfera doganale austriaca e le merci prussiane vi erano gravate di dazi più elevati.


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