da Opere, Roma, Editori
Riuniti, v. 4, 1957, pp.. 407-412
- anche su: Il risveglio dell'Asia, Editori
Riuniti, 1970, pp 23-29
trascrizione e conversione in html a cura del CCDP
Lenin
La guerra cinese
Pubblicato nel dicembre 1900 sull'lskra, n. 1
La Russia sta per portare a termine la guerra contro la Cina: sono stati
mobilitati tutta una serie di distretti militari, si sono spesi centinaia di
milioni di rubli, decine di migliaia di soldati sono stati inviati in Cina, si
sono combattute numerose battaglie, si sono riportate numerose vittorie,
vittorie, per la verità, non tanto sulle truppe regolari del nemico quanto
sugli insorti cinesi e ancor più sui cinesi inermi, i quali sono stati annegati
e massacrati, senza arrestarsi davanti allo sterminio di donne e bambini, per
non dire del saccheggio di palazzi, case e negozi. E il governo russo,
all'unisono con le gazzette mercenarie che strisciano ai suoi piedi, celebra la
vittoria, esulta per le nuove gloriose imprese dei valorosi soldati, esulta per
la disfatta che la cultura europea ha inferto alla barbarie cinese, per i nuovi
successi della «missione civilizzatrice» russa in Estremo Oriente.
In mezzo a tutta questa esultanza tace soltanto la voce degli operai coscienti,
di questi rappresentanti d'avanguardia dei molti milioni di uomini che
compongono il popolo lavoratore. Ed è appunto il popolo lavoratore a sopportare
tutto il peso delle nuove campagne vittoriose: gli si sottraggono lavoratori
per inviarli in capo al mondo, gli si strappano tributi particolarmente gravosi
per far fronte ai milioni e milioni di spese. Cerchiamo dunque di orientarci
nella questione: quale dev'essere l'atteggiamento dei socialisti verso questa
guerra? negli interessi di chi essa viene combattuta? qual è il vero
significato della politica seguita dal governo russo?
Il nostro governo ci assicura, prima di tutto, di non combattere nemmeno contro
la Cina: reprime soltanto una rivolta, doma dei ribelli, aiuta ,il legittimo
governo cinese a ristabilire l'ordine. La guerra non è stata dichiarata, ma la
sostanza della cosa non viene minimamente a cambiare, giacché è ugualmente una
guerra quella che si combatte. Da che cosa è stato provocato l'attacco che i
cinesi hanno sferrato contro gli europei, questa rivolta che inglesi, francesi,
tedeschi, russi, giapponesi, ecc. domano con tanto zelo? «Dall'ostilità della
razza gialla verso la razza bianca », «dall'odio dei cinesi per la cultura e la
civiltà europea », ci assicurano i fautori della guerra. Si, i cinesi odiano
effettivamente gli europei, ma quali europei precisamente, e perché? I cinesi
odiano non i popoli europei, coi quali non hanno mai avuto conflitti, ma i
capitalisti europei e i governi europei, proni ai voleri dei capitalisti.
Potevano i cinesi non prendere ad odiare degli uomini che sono arrivati in Cina
solo in vista dei lucro, che si sono giovati della loro millantata civiltà solo
per l'inganno, il saccheggio e le violenze, che hanno mosso guerra alla Cina
per ottenere il diritto di commerciarvi l'oppio che inebetisce il suo popolo
(guerra del 1856, condotta dall'Inghilterra e dalla Francia contro la Cina),
che hanno mascherato ipocritamente la loro politica del saccheggio con la
diffusione del cristianesimo?
Già da tempo i governi borghesi d'Europa praticano nei confronti della Cina la
politica del saccheggio; a questa politica si è unito ora anche il governo
autocratico russo e si è convenuto di chiamarla politica coloniale. Ogni paese
dotato di un'industria capitalistica in via di rapido sviluppo si affretta ad
andare in cerca di colonie, di paesi cioè che abbiano un'industria debolmente
sviluppata, che si distinguano per un modo di vita più o meno patriarcale e nei
quali si possano smerciare i prodotti dell'industria lucrandone buoni guadagni.
E per il lucro di un pugno di capitalisti i governi borghesi hanno fatto guerre
a non finire, hanno mandato interi reggimenti a morire in paesi tropicali
malsani, hanno sperperato a milioni il denaro sottratto al popolo, hanno spinto
le popolazioni a rivolte disperate e le hanno costrette a morire di fame.
Ricordate la rivolta degli indigeni indiani contro l'Inghilterra e la carestia
in India, oppure la guerra attuale degli inglesi contro i boeri.
Ed ecco che ora i capitalisti europei hanno allungato le loro avide grinfie
sulla Cina. E fra i primissimi ad allungarle è stato proprio il governo russo,
che ora va tanto millantando il proprio «disinteresse». «Disinteressatamente»
esso ha tolto alla Cina Port-Arthur e ha cominciato a costruire, sotto la
protezione delle truppe russe, una ferrovia perla Manciuria. Uno dopo l'altro i
governi europei si sono messi con tanto zelo ad arraffare, scusate, ad
«affittare» terre cinesi che non a torto si è cominciato a parlare di
spartizione della Cina. E se vogliamo chiamare le cose col loro nome, bisogna
dire che i governi europei (e quello russo è uno dei primi) hanno già
cominciato la spartizione della Cina. Ma hanno cominciato questa spartizione
non apertamente, ma di soppiatto, come dei ladri.
Si sono messi a depredare la Cina come si deruba un morto, e quando questo
morto apparente ha tentato di opporre resistenza, gli si sono avventati contro
come bestie feroci, dando alle fiamme interi villaggi, annegando nell' Amur,
fucilando e infilzando sulle baionette gli abitanti inermi, le loro donne e i
loro bambini. E tutte queste cristiane imprese sono accompagnate da grida
contro i selvaggi cinesi, che osano levare la mano contro i civili europei. La
presa di Niuciuang e l'entrata delle truppe russe nel territorio della
Manciuria sono misure provvisorie, dichiara il governo autocratico russo nella
sua nota circolare alle potenze del 12 agosto 1900; queste misure «sono state
dettate esclusivamente dalla necessità di respingere le azioni aggressive dei
ribelli cinesi»; esse « non possono in alcun modo attestare l'esistenza di
piani interessati, completamente estranei alla politica del governo imperiale».
Povero governo imperiale! Tanto cristianamente disinteressato e così
ingiustamente offeso! Alcuni. anni fa ha disinteressatamente occupato
Port-Arthur e sta ora disinteressatamente occupando la Manciura; ha
disinteressatamente sguinzagliato per le regioni della Cina confinanti con la
Russia una masnada di appaltatori, ingegneri e ufficiali che, col loro
comportamento, hanno spinto alla rivolta perfino i cinesi, noti per la loro
docilità. Per la costruzione della ferrovia cinese hanno pagato gli operai
cinesi l0 copechi a testa al giorno per il loro sostentamento: non è forse
disinteresse, questo, da parte della Russia?
Ma come si spiega che il governo russo segua in Cina questa politica insensata?
A chi torna utile una simile politica? Essa torna utile a un gruppetto di alti
papaveri capitalisti che commerciano con la Cina, a un gruppetto di industriali
che producono le merci per il mercato asiatico, a un gruppetto di appaltatori
che ora rea1izzano guadagni favolosi con le ordinazioni militari urgenti
(alcune officine che producono armamenti, equipaggiamenti per le truppe ecc.
lavorano ora in pieno e assumono centinaia di nuovi operai a giornata). Una simile
politica torna utile a un gruppetto di nobili che occupano posti elevati nella
gerarchia civile e militare. A costoro occorre una politica di avventure perché
in essa è possibile acquistarsi dei meriti, far carriera, coprirsi di gloria
con 'le proprie «imprese ». Agli interessi di questo gruppetto di capitalisti e
di funzionari lestofanti il nostro governo sacrifica senza esitare gli
interessi di tutto il popolo. Come sempre, anche in questo caso il governo
autocratico dello zar rivela di essere un governo di funzionari irresponsabili
che piaggiano [lusingano, n.d.r.] servilmente gli alti papaveri capitalisti e
nobili.
Che vantaggio trae la classe operaia e tutto il popolo lavoratore russo dalle
conquiste in Cina? Migliaia di famiglie rovinate, cui vengono sottratti per la
guerra uomini abili al lavoro, enorme aumento del debito pubblico e delle spese
dello Stato, aumento delle imposte, rafforzamento del potere dei capitalisti, -
ossia degli sfruttatori degli operai, - peggioramento delle condizioni degli
operai, mortalità ancora maggiore nella popolazione contadina, fame in Siberia:
ecco ciò che promette di portare e già porta con sé la guerra cinese. Tutta la
stampa russa, tutti i giornali e le riviste sono imbavagliati, non osano
pubblicare nulla senza il consenso dei funzionari governativi; manchiamo perciò
di informazioni precise su ciò che costa al popolo la guerra cinese; è indubbio
però che essa richiede spese in denaro ammontanti a molte centinaia di milioni di rubli. Ci sono notizie secondo cui
il governo, in base ad un decreto che non è stato pubblicato, avrebbe stanziato
per la guerra, tanto per cominciare, 150 milioni di rubli; inoltre le spese
correnti per la guerra assorbirebbero un
milione di rubli ogni tre o quattro giorni. E queste somme enormi
vengono sperperate da un governo che è andato riducendo di continuo i sussidi
ai contadini affamati, tirando senza fine su ogni copeco erogato, da un governo
che non trova il denaro per la pubblica istruzione, che, come un qualunque
kulak, sfrutta a sangue gli operai delle fabbriche di proprietà dello Stato, i
piccoli impiegati degli uffici postali, ecc.!
Il ministro delle finanze Witte ha dichiarato che al l° gennaio 1900 la
tesoreria disponeva di 250 milioni di rubli in denaro liquido; ora questo denaro
non c'è più se n'è già andato per la guerra e il governo va in cerca di
prestiti, aumenta le imposte, rinuncia alle spese indispensabili per mancanza
di denaro, sospende la costruzione delle ferrovie. Sul governo dello zar
incombe la minaccia della bancarotta, ma esso si lancia in una politica di
conquiste, in una politica, cioè, che non solo richiede enormi mezzi
finanziari, ma minaccia di coinvolgerlo in guerre ancor più pericolose. Le
potenze europee che si sono gettate sulla Cina cominciano già a litigare per la
spartizione del bottino, e nessuno è in grado di dire come finiranno questi
litigi.
Ma la politica del governo dello zar in Cina non rappresenta soltanto un
oltraggio agli interessi del popolo: essa mira a corrompere la coscienza
politica delle masse popolari. I governi che si sostengono solo con la forza
delle baionette, che debbono di continuo contenere o reprimere l'indignazione
popolare, hanno compreso già da tempo questa verità: nulla vale ad eliminare il
malcontento del popolo; bisogna cercare di stornare questo malcontento dal
governo su qualcun altro. Si fomenta, per esempio, l'ostilità verso gli ebrei:
la stampa scandalistica si scaglia contro gli ebrei, come se l'operaio ebreo
non soffrisse, in conseguenza del giogo ,del capitale e del governo poliziesco,
al pari di quello russo. Oggi sulla stampa è stata scatenata una campagna
contro i cinesi, si lanciano grida sulla barbarie della razza gialla,
accusandola di essere ostile alla civiltà, si parla della missione
civilizzatrice della Russia, dell'entusiasmo con cui vanno al combattimento i
soldati russi, ecc. ecc. Strisciando davanti al governo e davanti alla borsa
del denaro, i giornalisti si fanno in quattro per rinfocolare nel popolo l'odio
contro la Cina. Ma il popolo cinese non ha mai e in nessun modo danneggiato il
popolo russo; il popolo cinese soffre degli stessi mali per i quali langue il
popolo russo: un governo asiatico, che estorce tributi ai contadini affamati e
soffoca con la forza delle armi qualsiasi anelito di libertà, e il giogo del
capitale, che è penetrato anche nel Regno di Mezzo (1).
La classe operaia russa comincia a liberarsi dall'abbrutimento politico e
dall'ignoranza in cui vive la massa del popolo. Su tutti gli operai coscienti
incombe perciò un dovere: insorgere , con tutte le forze contro coloro che
rinfocolano l'odio nazionale e distraggono l'attenzione del popolo lavoratore
dai suoi veri nemici. La politica del governo dello zar in Cina è una politica
brigantesca, che rovina ancor di più il popolo, ancor di più lo corrompe e
opprime. Il governo dello zar non solo tiene il nostro popolo in schiavitù; lo
manda a reprimere altri popoli che insorgono contro la propria schiavitù (come
avvenne nel 1849, quando le truppe russe soffocarono la rivoluzione in Ungheria).
Non solo aiuta i capitalisti russi a sfruttare i propri operai, non solo lega
le mani agli operai perché non ardiscano unirsi e difendersi, ma manda i
soldati a spogliare altri popoli negli interessi di un pugno di ricconi e di
aristocratici. Per liberarsi dal nuovo fardello che la guerra addossa al popolo
lavoratore non c'è che un mezzo: convocare un'assemblea di rappresentanti del
popolo che ponga fine al dispotismo del governo e lo costringa a tener conto di
interessi che non siano quelli della sola camarilla di corte.
1) Denominazione cinese tradizionale della Cina.