da Lenin, Opere Complete,
vol. 2, Edizioni Rinascita, Roma, 1955, pp.. 83-111
trascrizione e conversione in html a cura del CCDP
Lenin
Progetto e spiegazione del programma del partito
socialdemocratico
Scritto in carcere nel 1895-1896 (1)
Pubblicato per la prima volta nel 1924
Progetto di programma
A)
1. Sempre più rapidamente si sviluppano in Russia le grandi "fabbriche e
officine, mandando in rovina i piccoli artigiani e i contadini, trasformandoli
in operai nullatenenti, sospingendo sempre più il popolo nelle città, nei
villaggi e centri manifatturieri e industriali.
2. Questo sviluppo del capitalismo significa un colossale incremento della
ricchezza e del lusso di un pugno di fabbricanti, commercianti e proprietari
terrieri, e un ancor più rapido aumento della miseria e dell'oppressione degli
operai. I perfezionamenti della produzione e le macchine, introdotti dalle
grandi fabbriche, contribuendo a elevare la produttività del lavoro sociale,
servono ad accrescere il potere dei capitalisti sugli operai, ad aumentare la
disoccupazione e, quindi, a diminuire la capacità di difesa degli operai.
3. Ma, elevando al massimo l'oppressione del capitale sul lavoro, le grandi
fabbriche creano una particolare classe di operai, che ha la possibilità di
lottare contro il capitale, perché le sue stesse condizioni di vita spezzano
tutti i legami con la proprietà personale e, riunendo gli operai per mezzo del
lavoro collettivo, trasferendoli di fabbrica in fabbrica, rendono compatta la
massa operaia. Gli operai cominciano a lottare contro i capitalisti, e appare
in mezzo a loro un'accentuata aspirazione all'unità. Dalle rivolte operaie
isolate nasce la lotta della classe operaia russa.
4. La lotta della classe operaia contro la classe dei capitalisti è lotta
contro tutte le classi che vivono del lavoro altrui e contro ogni sfruttamento.
Essa può concludersi solamente col passaggio del potere politico nelle mani
della classe operaia, col trasferimento di tutta la terra, dei mezzi di lavoro,
delle fabbriche, delle macchine, delle miniere nelle mani di tutta la società
al fine di organizzare la produzione socialista, nella quale quanto è prodotto
dagli operai e tutti i perfezionamenti della produzione debbono andare a favore
degli stessi lavoratori.
5. Il movimento della classe operaia russa, per il suo carattere e per i suoi
fini, fa parte del movimento internazionale (socialdemocratico) della classe
operaia di tutti i paesi.
6. L'ostacolo principale alla lotta della classe operaia russa per la sua
emancipazione è il governo autocratico assoluto con i suoi funzionari
irresponsabili. Il governo, fondandosi sui privilegi dei proprietari terrieri e
dei capitalisti e servendone gli interessi, viene in pratica a privare
completamente di ogni diritto i ceti inferiori, imbriglia così il movimento
degli operaie frena l'evoluzione di tutto il popolo. Pertanto, la lotta della
classe operaia russa per la propria emancipazione suscita necessariamente la
lotta contro il potere assoluto del governo autocratico.
B)
1. Il Partito socialdemocratico russo dichiara che è suo compito sostenere la
lotta della classe operaia russa, sviluppando la coscienza di classe degli
operai, cooperando alla loro organizzazione, indicando i compiti e gli scopi
della lotta.
2. La lotta della classe operaia russa per la propria emancipazione è una lotta
politica, e il suo primo obiettivo è la conquista della libertà politica.
3. Di conseguenza, il Partito socialdemocratico russo, senza separarsi dal
movimento operaio, sosterrà ogni movimento sociale diretto contro il potere
assoluto del governo autocratico, contro la classe della nobiltà fondiaria
privilegiata e contro tutte le vestigia della servitù della gleba e della
divisione in caste, che limitano la libertà di concorrenza.
4. Al contrario, il Partito socialdemocratico russo dichiarerà guerra a tutte
le tendenze che mirano a elargire alle classi lavoratrici i benefici della
tutela del governo assoluto e dei suoi funzionari, e a frenare lo sviluppo del
capitalismo e quindi lo sviluppo della classe operaia.
5. L'emancipazione degli operai deve essere opera degli stessi operai.
6. Il popolo russo ha bisogno non dell'aiuto del governo assoluto e dei suoi
funzionari, ma di emanciparsi dall'oppressione di questo governo.
C) Il Partito socialdemocratico russo, movendo da queste concezioni, esige
anzitutto:
1. La convocazione di un Zemski sobor,
composto dai delegati di tutti i cittadini, per l'elaborazione della
costituzione.
2. Il diritto al suffragio universale e diretto per tutti i cittadini russi che
abbiano compiuto i ventun anni, senza distinzione di confessione religiosa e di
nazionalità.
3. Libertà di riunione, di associazione e di sciopero.
4. Libertà di stampa.
5. L'abolizione delle caste e la completa uguaglianza di tutti i cittadini
davanti alla legge.
6. Libertà di culto e parità di diritti per tutte le nazionalità. Trasferimento
della tenuta degli atti di nascita nelle mani di funzionari civili
indipendenti, non subordinati alla polizia.
7. Il riconoscimento a ogni cittadino del diritto di citare a giudizio
qualsiasi funzionario, senza far ricorso all'autorità superiore.
8. L'abolizione dei passaporti, e la piena libertà di viaggiare e trasferire il
proprio domicilio.
9. Libertà di mestiere e di professione, e soppressione delle corporazioni.
D) Per gli operai il Partito socialdemocratico russo chiede:
1. L'istituzione di tribunali industriali, in tutti i rami dell'industria, con
giudici eletti pariteticamente dai capitalisti e dagli opera.
2. La limitazione per legge della giornata lavorativa a otto ore.
3. Il divieto per legge del lavoro notturno e dei turni. Il divieto del lavoro
dei fanciulli in età inferiore ai quindici anni.
4. L'istituzione per legge del riposo festivo.
5. L'estensione della legislazione sulle fabbriche e della ispezione di
fabbrica a tutti i settori dell'industria in tutta la Russia
e alle fabbriche dello Stato, nonché agli artigiani che lavorano a domicilio.
6. Gli ispettori di fabbrica debbono avere una posizione autonoma e non dipendere
dal ministero delle finanze. I membri dei tribunali industriali debbono avere
diritti uguali a quelli degli ispettori di fabbrica nel controllo
dell'applicazione delle leggi sulle fabbriche.
7. Il divieto assoluto, in qualsiasi caso, della remunerazione in merci.
8. Il controllo, effettuato da delegati eletti dagli operai, sulla giusta
determinazione delle tariffe, sullo scarto delle merci, sull'impiego dei
proventi delle multe e sulle abitazioni degli operai costruite dalle fabbriche.
Una legge, in base alla quale tutte le trattenute sul salario degli operai,
qualunque ne sia la destinazione (multe, scarto, ecc.), non possano superare
complessivamente i 10 copechi per rublo.
9. Una legge sulla responsabilità dei fabbricanti per gli infortuni sul lavoro
con l'obbligo, per il fabbricante, di fornire la prova quando la colpa è
attribuita all'operaio.
10. Una legge sull'obbligo per i fabbricanti di organizzare scuole e assicurare
l'assistenza sanitaria agli operai.
E) Per i contadini il Partito socialdemocratico esige:
1. L'abolizione del riscatto (2) e il risarcimento delle
rate già pagate. La restituzione del denaro versato in più all'erario.
2. La restituzione ai contadini delle terre stralciate nel 1861.
3. Piena uguaglianza di tributi e imposte per le terre dei contadini e dei
proprietari fondiari.
4. L'abolizione della responsabilità collettiva (3) e di
tutte le leggi che limitano la facoltà dei contadini di disporre delle proprie
terre.
Spiegazione del programma
Il programma è suddiviso in tre parti principali. Nella prima vengono esposte
tutte le concezioni da cui derivano le restanti parti del programma. In questa
prima parte si indica quale posizione occupa la classe operaia nella società contemporanea,
quale significato e importanza assume la sua lotta contro i fabbricanti, e
quale è la posizione politica della classe operaia nello Stato russo.
Nella seconda parte si espone il compito del
partito e si indica quali rapporti il partito ha con le altre
tendenze politiche della Russia. Si dichiara qui quale deve essere l'attività
del partito e di tutti gli operai coscienti dei propri interessi di classe, e
quale deve essere la loro posizione verso gli interessi e le aspirazioni delle
altre classi della società russa.
La terza parte contiene le rivendicazioni pratiche del partito. Essa è
suddivisa in tre sezioni. La prima contiene la richiesta di trasformazioni
strutturali dello Stato. La seconda le rivendicazioni e il programma della
classe operaia. La terza le rivendicazioni a favore dei contadini. Esporremo
adesso alcuni chiarimenti preliminari a queste sezioni, prima di passare alla
parte pratica del programma.
A - 1.) Il programma parla anzitutto del rapido sviluppo delle grandi fabbriche
e officine, perché questo è il fenomeno principale della Russia contemporanea,
che modifica radicalmente tutte le vecchie condizioni di vita e, in
particolare, le condizioni di vita della classe lavoratrice. Nelle vecchie
condizioni quasi tutta la massa delle ricchezze veniva prodotta dai piccoli
proprietari, che costituivano la stragrande maggioranza della popolazione. La
popolazione viveva stabilmente nelle campagne, producendo la maggior parte dei
beni o per il suo consumo personale o per il piccolo mercato dei villaggi
limitrofi, scarsamente collegato con gli altri mercati vicini. Lavoravano per i
proprietari nobili gli stessi piccoli proprietari; e i nobili li costringevano
a produrre prevalentemente beni per il proprio consumo personale. I prodotti domestici
venivano dati in lavorazione agli artigiani, che vivevano anch'essi in campagna
o andavano nei dintorni in cerca di lavoro.
Ma dall'epoca dell'emancipazione dei contadini queste condizioni di vita delle
masse popolari hanno subito un mutamento radicale: in luogo dei piccoli
laboratori artigiani sono sorte le grandi fabbriche, che si sono sviluppate con
straordinaria rapidità; esse hanno soppiantato i piccoli proprietari,
trasformandoli in operai salariati, e hanno costretto centinaia e migliaia di operai
a lavorare insieme, producendo enormi quantità di merci da vendere in tutta la
Russia.
L'emancipazione dei contadini ha eliminato la stabilità della popolazione e ha
posto i contadini in condizioni tali che essi non sono più riusciti a nutrirsi
coi pezzetti di terra loro rimasti. La massa del popolo si è gettata alla
ricerca di un salario, andando nelle fabbriche e nei cantieri di costruzione
delle ferrovie, che collegano i diversi angoli della Russia e trasportano
dappertutto i prodotti delle grandi fabbriche. La massa del popolo è andata
nelle città per guadagnarsi un salario, e ha trovato lavoro nella costruzione
di fabbriche e di edifici commerciali, nel trasporto di combustibile per le
fabbriche, nella preparazione di materiali per queste fabbriche. Molti, infine,
lavorano a domicilio, vendendo i prodotti ai commercianti e ai fabbricanti che
non fanno in tempo ad ampliare i propri stabilimenti. Le stesse trasformazioni
sono avvenute nell'agricoltura: i proprietari nobili hanno incominciato a produrre
grano per il mercato, sono apparsi grandi agricoltori, provenienti dai
contadini e dai commercianti, si è cominciato a vendere all'estero centinaia di
milioni di pud di grano. Nella
produzione si sono impiegati operai salariati, e centinaia di migliaia e
milioni di contadini, abbandonati i loro minuscoli appezzamenti, sono divenuti
braccianti e giornalieri dei nuovi padroni che producono grano per il mercato.
Questi mutamenti delle vecchie condizioni di vita sono descritti nel programma,
dove si dice che le grandi fabbriche e officine mandano in rovina i piccoli
artigiani e i contadini, trasformandoli in operai salariati. La piccola
produzione è dappertutto soppiantata dalla grande produzione; e in questa
grande produzione le masse operaie sono già costituite da semplici salariati, i
quali, in cambio di un salario, lavorano per il capitalista, che dispone di
ingenti capitali, costruisce immensi stabilimenti, acquista enormi quantitativi
di materiale e intasca tutto il profitto proveniente da questa produzione di
massa degli operai riuniti. La produzione diventa capitalistica e soffoca
spietatamente e crudelmente tutti i piccoli proprietari, mettendo fine alla
loro stabilità nelle campagne, costringendoli a errare come semplici manovali
da un angolo all'altro del paese e a vendere il proprio lavoro al capitale. Una
parte sempre più vasta della popolazione si allontana definitivamente dalla
campagna e dall'agricoltura e si raduna nelle città, nelle località e nei
centri manifatturieri e industriali, dando vita a una particolare classe di
uomini che non hanno alcuna proprietà: la classe degli operai salariati, dei
proletari, che vivono esclusivamente della vendita della loro forza-lavoro.
Ecco in che cosa consistono le immani trasformazioni prodotte nella vita del
paese dalle grandi fabbriche e officine: la piccola produzione è sostituita
dalla grande, i piccoli proprietari sono trasformati in operai salariati. Che
cosa dunque significa questa trasformazione per tutto il popolo lavoratore e a
che cosa conduce? Di ciò parla più oltre il programma.
A - 2 ) La sostituzione della piccola produzione con la grande produzione è
accompagnata dalla sostituzione dei limitati mezzi monetari, che si trovavano
nelle mani del singolo proprietario, con ingenti capitali, dalla sostituzione
di utili modesti e insignificanti con profitti di milioni. Lo sviluppo del
capitalismo conduce quindi dappertutto all'incremento del lusso e della
ricchezza. In Russia si è creata un'intiera classe di magnati della finanza, di
fabbricanti, di proprietari di ferrovie, di commercianti, di banchieri, si è
creata un'intiera classe di uomini che vivono dei profitti del capitale
finanziario, prestato a interesse agli industriali; i grandi proprietari
terrieri si sono arricchiti, facendosi pagare dai contadini un elevato riscatto
per la terra, approfittando della loro fame di terra per aumentare il prezzo
della terra data in affitto, costruendo nelle loro proprietà grandi
zuccherifici e distillerie. Il lusso e lo sperpero hanno raggiunto in tutte
queste categorie di ricchi proporzioni scandalose; nelle strade principali
delle grandi città sono sorti in gran numero palazzi principeschi e dimore
sfarzose. Ma di pari passo con lo sviluppo del capitalismo è andata peggiorando
la situazione dell'operaio: i salari sono qua e là aumentati dopo
l'emancipazione dei contadini, ma di poco e per breve tempo, giacché la massa
della popolazione affamata che affluiva dalla campagna faceva diminuire i
salari, e inoltre i generi di consumo rincaravano, al punto che persino con un
salario più alto l'operaio poteva ottenere una minor quantità di mezzi di
sussistenza; procacciarsi un salario diveniva sempre più difficile, e accanto
agli sfarzo si palazzi dei ricchi (o nelle periferie delle città) sorgevano i
tuguri degli operai, costretti ad abitare in sotterranei, in locali
sovraffollati, umidi, freddi, e persino in capanne di terra, nei pressi dei
nuovi stabilimenti industriali. Il capitale, diventando sempre più saldo e più
forte, opprimeva gli operai, trasformandoli in poveri, costringendoli a dare
tutto il proprio tempo alla fabbrica, spingendo al lavoro le loro donne e i
loro figli. Ecco dunque in che consiste la prima trasformazione prodotta dallo
sviluppo del capitalismo: ingenti ricchezze vengono concentrate nelle mani di
un piccolo pugno di capitalisti, mentre le masse popolari si trasformano in
masse di poveri.
La seconda trasformazione consiste nel fatto che la sostituzione della piccola
produzione ad opera della grande ha portato con sé numerosi perfezionamenti nella
produzione. Anzitutto, al lavoro individuale, isolato in ogni piccolo
laboratorio, presso ogni piccolo proprietario separatamente, si è sostituito il
lavoro degli operai riuniti, che lavorano insieme in una stessa fabbrica,
presso uno stesso proprietario terriero, presso uno stesso appaltatore. Il
lavoro collettivo è assai più fruttuoso (più produttivo) di quello individuale
e consente di produrre le merci assai più agevolmente e celermente. Ma di tutti
questi miglioramenti si avvale solo il capitalista, che paga agli operai una
miseria e si appropria gratuitamente tutto il profitto derivante dal lavoro
collettivo degli operai. Il capitalista diventa più forte, l'operaio più
debole, perché quest'ultimo si abitua a un solo lavoro e incontra maggiori difficoltà
a cambiare lavoro, a mutare occupazione.
Un secondo e assai più rilevante miglioramento della produzione è rappresentato
dalle macchine che il capitalista introduce. La produttività del lavoro aumenta
di molte volte in seguito all'impiego delle macchine; ma il capitalista ritorce
anche questo vantaggio contro gli operai: approfittando del fatto che le
macchine esigono minore sforzo fisico, egli assume donne e ragazzi, pagando
loro un salario più basso; approfittando del fatto che le macchine richiedono
un numero assai minore di operai, egli li licenzia in massa dalla fabbrica e
sfrutta la disoccupazione per asservire più duramente l'operaio, per
prolungarne la giornata lavorativa, per sottrargli il riposo notturno e
trasformarlo in una semplice appendice della macchina. La disoccupazione,
provocata dalle macchine e in costante ascesa, annulla ogni capacità di difesa
dell'operaio. Il suo mestiere si svilisce, egli viene facilmente sostituito dal
semplice manovale, che rapidamente si abitua alla macchina e lavora volentieri
per un salario inferiore. Ogni tentativo di difendersi dalla crescente
oppressione del capitale porta al licenziamento. L'operaio isolato è
assolutamente impotente di fronte al capitale, la macchina minaccia di
schiacciarlo.
A - 3 ) Nel commento al paragrafo precedente abbiamo dimostrato che l'operaio
isolato è impotente e inerme di fronte al capitalista che ha introdotto le
macchine. L'operaio deve ricercare, a qualunque costo, i mezzi per opporre
resistenza al capitalista, per difendersi. E questo mezzo lo trova nell'unione. Impotente se isolato, l'operaio
diviene una forza quando si unisce ai propri compagni; allora può lottare
contro il capitalista e opporgli resistenza.
L'unione diventa una necessità
per l'operaio dinanzi a cui già sta il grande capitale. Ma è possibile unire
una massa di persone estranee tra loro, anche se lavorano nella stessa
fabbrica? Il programma indica le condizioni che preparano gli operai all'unione
e sviluppano in loro la capacità e l'attitudine a unirsi. Esse sono:
1) la grande fabbrica a produzione meccanica, la quale richiede un lavoro
permanente per tutto l'anno, spezza completamente ogni legame dell'operaio con
la terra e con la sua proprietà personale, rendendolo un vero e proprio
proletario. La proprietà di un pezzetto di terra separava gli operai, suscitava
in ognuno di essi,un interesse particolare, distinto dagli interessi del
compagno, e ostacolava così la loro unione. La separazione dell'operaio dalla
terra rimuove questi ostacoli.
2) Inoltre, il lavoro collettivo di centinaia e migliaia di operai educa, di
per sé, gli operai alla comune discussione delle proprie esigenze, all'azione
comune, mettendo in luce l'identità della situazione e degli interessi di tutta
la massa operaia.
3) Infine, le continue peregrinazioni di fabbrica in fabbrica educano gli
operai a prender contatto con le condizioni e gli ordinamenti delle diverse
fabbriche, a paragonarli, a persuadersi che esiste un identico sfruttamento in
tutte le fabbriche, ad assimilare l'esperienza degli altri operai nei loro
conflitti col capitalista, e consolidano così la compattezza e la solidarietà
degli operai.
Appunto queste condizioni, nel loro complesso, hanno fatto sì che la nascita
delle grandi fabbriche e officine generasse l'unione degli operai. Fra gli
operai russi questa unione si esprime più spesso e più energicamente negli
scioperi (diremo in seguito perché i nostri operai non possono unirsi nei
sindacati o nelle casse mutue). Quanto più vigoroso è lo sviluppo delle grandi
fabbriche e officine, tanto più frequenti, energici e tenaci diventano gli
scioperi, giacché quanto più opprimente è il giogo del capitalismo, tanto più
necessaria è la resistenza comune degli operai. Gli scioperi e le rivolte
isolate degli operai costituiscono, come afferma il programma, il fenomeno
attualmente più diffuso nelle fabbriche russe. Ma, quanto più il capitalismo si
sviluppa e gli scioperi diventano frequenti, tanto più lo sciopero si rivela
un'arma inadeguata. I fabbricanti prendono contro gli scioperi provvedimenti
comuni: stipulano tra loro un'alleanza, assumono operai in altre località,
ricorrono all'appoggio del potere statale, che li aiuta a spezzare la
resistenza degli operai. Contro gli operai non v'è più soltanto il singolo
proprietario della singola fabbrica; contro di loro vi è tutta la classe dei capitalisti, sostenuta
dal governo. Tutta la classe dei capitalisti
comincia a lottare contro tutta la classe
degli operai, ricercando misure comuni contro gli scioperi,
ottenendo dal governo leggi antioperaie, trasferendo le fabbriche e le officine
in località più remote, ricorrendo al lavoro a domicilio e a mille altri
raggiri e sotterfugi a danno degli operai. L'unione degli operai di una singola
fabbrica, di un singolo ramo dell'industria, si rivela inadeguata a resistere a
tutta la classe dei capitalisti; diventa assolutamente indispensabile l'azione
comune di tutta la classe degli operai.
Così, dalle rivolte operaie isolate nasce la lotta di tutta la classe operaia.
La lotta degli operai contro i fabbricanti si trasforma in lotta di classe. Tutti i fabbricanti sono
uniti dallo stesso interesse di asservire gli operai e di retribuirli il meno
possibile. E i fabbricanti comprendono di non poter sostenere la propria causa
altrimenti che attraverso l'azione comune di tutta la classe dei fabbricanti,
altrimenti che esercitando un'influenza sul potere statale. Anche gli operai
sono uniti dal comune interesse di non lasciarsi schiacciare dal capitale, di
difendere il proprio diritto alla vita e a un'esistenza umana. E anche gli
operai comprendono che l'unità, l'azione comune di tutta la classe, della
classe operaia, è per loro indispensabile, e che quindi essi debbono acquistare
influenza sul potere statale.
A - 4 ) Abbiamo così chiarito come e perché la lotta degli operai di fabbrica
contro i fabbricanti diventa lotta di classe, lotta della classe operaia, dei
proletari, contro la classe dei capitalisti, contro la borghesia. Ci domandiamo
adesso quale significato questa lotta assume per tutto il popolo e per tutti i
lavoratori. Nelle attuali condizioni, di cui abbiamo già parlato nel commento
al primo paragrafo, la produzione effettuata per mezzo degli operai salariati
soppianta sempre più la piccola produzione. Il numero di coloro che vivono di lavoro salariato aumenta
rapidamente, e non aumenta soltanto il numero degli operai permanenti di
fabbrica, ma ancor più quello dei contadini che sono costretti, per
sostentarsi, a cercare un lavoro salariato. Oggi, il lavoro salariato, il
lavoro per il capitalista è divenuto la forma più diffusa di lavoro. Il dominio
del capitale sul lavoro si estende alla massa della popolazione non solo
nell'industria, ma anche nell'agricoltura. Le grandi fabbriche portano al
massimo grado di sviluppo lo sfruttamento del lavoro salariato, che è alla base
della società contemporanea. Tutti i metodi di sfruttamento applicati da tutti
i capitalisti in tutti i rami dell'industria, a causa dei quali soffre
l'intiera massa della popolazione operaia della Russia, qui, nell'interno della
fabbrica, vengono riuniti, potenziati, resi norma costante, estesi a tutti gli
aspetti del lavoro e della vita dell'operaio, creano tutto un ordinamento, un
sistema organico mediante il quale il capitalista sfrutta fino all'ultimo
sangue l'operaio.
Spieghiamoci con un esempio: sempre e dappertutto, chiunque venga assunto a un
lavoro, si riposa, non lavora nel giorno festivo, se questa festività è
celebrata nel luogo in cui egli vive. Assolutamente diversa è la situazione
nella fabbrica: assumendo il lavoratore, la fabbrica ne dispone a proprio
arbitrio, senza tener assolutamente conto delle abitudini dell'operaio, del suo
consueto modo di vita, della sua situazione familiare, delle sue esigenze
intellettuali. La fabbrica esonera l'operaio dal lavoro solo quando ciò è per
essa necessario, costringendolo a uniformare alle proprie esigenze tutta la sua
vita, costringendolo a frazionare il riposo e, col sistema dei turni, a
lavorare di notte e nei giorni festivi. Tutti gli abusi che si possono
immaginare per quanto concerne l'orario di lavoro, la fabbrica li mette in
pratica e inoltre introduce proprie «norme», propri «regolamenti» che sono
obbligatori per ogni operaio. Il regolamento interno della fabbrica è
architettato in modo tale che consente di spremere dall'operaio tutta la
quantità di lavoro che egli può dare, di spremere l'operaio quanto più
rapidamente è possibile per poi buttarlo sul lastrico! Secondo esempio.
Chiunque sia assunto a un lavoro si impegna, naturalmente, a ubbidire al
padrone, a eseguire ciò che gli si ordina di fare. Ma, impegnandosi a eseguire
un lavoro temporaneo, egli non rinuncia affatto alla propria volontà; se
ritiene illegittima o eccessiva una richiesta del padrone, se ne va. La
fabbrica pretende che l'operaio rinunci alla propria volontà; essa impone una
disciplina, costringendo l'operaio a iniziare il lavoro e a interromperlo al
suono della campana, si arroga il diritto di punire l'operaio, e per ogni
infrazione alle norme da essa stabilite gli infligge una multa o gli impone una
trattenuta sul salario. L'operaio diviene così un pezzo di un'immensa macchina;
egli deve essere altrettanto cieco nell'ubbidienza, sottomesso e privo di
volontà, quanto la stessa macchina.
Terzo esempio. Chiunque venga assunto a un lavoro, ogni qualvolta è
insoddisfatto del padrone, fa ricorso al tribunale o alle autorità. Sia le
autorità che il tribunale risolvono di solito la vertenza a vantaggio del
padrone, gli tengono bordone; tuttavia questo favoreggiamento degli interessi
padronali non si fonda su una norma generale o sulla legge, ma soltanto sul
servilismo di taluni funzionari, i quali difendono più o meno i padroni, i
quali risolvono ingiustamente la vertenza a vantaggio del padrone, o perché lo
conoscono o perché ignorano le condizioni di lavoro e sono incapaci di
comprendere l'operaio. Ogni singolo caso di una siffatta ingiustizia dipende da
ogni singolo conflitto tra operaio e padrone, da ogni singolo funzionario. La
fabbrica invece riunisce una tale massa di operai, porta le vessazioni a un tale
grado, che diventa impossibile sceverare ogni singolo caso. Si creano norme
generali, si elabora una legge sui rapporti tra gli operai e i fabbricanti, una
legge obbligatoria per tutti, dove il favoreggiamento degli interessi padronali
è sancito dal potere statale. All'ingiustizia di taluni funzionari si
sostituisce l'ingiustizia della stessa legge. Si hanno, per esempio, norme
secondo le quali in caso di assenza ingiustificata l'operaio non solo perde il
salario, ma deve pagare anche una multa, mentre se il padrone manda a spasso un
operaio non deve pagargli nulla. Così, il padrone può licenziare l'operaio per
una risposta insolente, ma l'operaio non può andarsene per la stessa ragione;
il padrone ha facoltà di infliggere arbitrariamente multe e imporre trattenute,
o di pretendere il lavoro straordinario, ecc.
Tutti questi esempi dimostrano come la fabbrica intensifichi lo sfruttamento
degli operai e lo renda generale, erigendolo a «sistema». Volente o nolente,
l'operaio oggi non è più costretto a subire un solo padrone, la sua volontà e
le sue angherie, ma l'arbitrio e le vessazioni di tutta la classe padronale.
L'operaio comprende di non essere oppresso da un solo capitalista ma da tutta
la classe dei capitalisti, perché in tutte le fabbriche vige lo stesso sistema
di sfruttamento; nessun capitalista può sottrarsi a questo sistema: se egli,
per esempio, volesse abbreviare il tempo di lavoro, dovrebbe vendere le merci a
un prezzo più alto del suo vicino, del fabbricante che costringe l'operaio a
lavorare più a lungo, pagandogli lo stesso salario. Se vuole migliorare la
propria situazione, l'operaio deve oggi lottare contro tutta la struttura
sociale fondata sullo sfruttamento del lavoro da parte del capitale. Contro
l'operaio non v'è più la singola ingiustizia di un qualsiasi funzionario, ma
l'ingiustizia dello stesso potere statale, che prende sotto la sua protezione
tutta la classe dei capitalisti e promulga leggi imperative per tutti a
vantaggio di questa classe. La lotta degli operai di fabbrica contro i fabbricanti
si trasforma quindi ineluttabilmente nella lotta contro tutta la classe dei
capitalisti, contro l'intiera struttura sociale fondata sullo sfruttamento del
lavoro da parte del capitale. Perciò la lotta degli operai assume un
significato sociale, diventa una lotta in nome di tutti i lavoratori, contro
tutte le classi che vivono del lavoro altrui. Perciò la lotta degli operai
dischiude una nuova epoca nella storia russa ed è l'alba dell'emancipazione
degli operai.
Su che cosa poggia il dominio della classe dei capitalisti sopra tutta la massa
dei lavoratori? Sul fatto che tutte le fabbriche, le officine, le miniere, le
macchine e gli strumenti di lavoro si trovano nelle mani dei capitalisti, come
loro proprietà privata; sul fatto che nelle loro mani si trovano immense
estensioni di terra (oltre un terzo di tutta la terra della Russia europea
appartiene ai grandi proprietari fondiari, i quali non sono in tutto neppure
mezzo milione). Gli operai, non possedendo né strumenti di lavoro né materie
prime, debbono vendere la propria forza-lavoro ai capitalisti, i quali pagano
agli operai solo quanto è indispensabile al loro sostentamento, intascando
tutto il prodotto eccedente del lavoro; i capitalisti remunerano così solo una
parte del tempo speso nel lavoro e si appropriano la parte restante. L'aumento
della ricchezza proveniente dal lavoro collettivo della massa operaia o dai
perfezionamenti della produzione va interamente alla classe dei capitalisti,
mentre gli operai, pur lavorando una generazione dopo l'altra, rimangono sempre
proletari nullatenenti. Esiste quindi un solo mezzo per porre fine allo
sfruttamento del lavoro da parte del capitale: liquidare la proprietà privata
degli strumenti di lavoro, trasferire tutte le fabbriche, le officine, le miniere,
tutte le grandi proprietà terriere, ecc. nelle mani di tutta la società, e
organizzare la produzione socialista, diretta dagli stessi operai. I prodotti
del lavoro comune dovranno andare a vantaggio degli stessi lavoratori, e quel
che producono in più di quanto è necessario al loro mantenimento servirà per
soddisfare le esigenze degli stessi operai, per sviluppare pienamente tutte le
loro capacità, e per farli godere, a pari diritto, di tutte le conquiste della
scienza e dell'arte. Nel programma si dice pertanto che solo in questo modo può
concludersi la lotta della classe operaia contro i capitalisti. Ma a tal fine è
indispensabile che il potere politico, ossia la direzione dello Stato, dalle
mani di un governo influenzato dai capitalisti e dai proprietari terrieri, o
dalle mani di un governo composto direttamente da rappresentanti eletti dai
capitalisti, passi nelle mani della classe operaia.
È questo il fine ultimo della lotta della classe operaia, è questa la
condizione della sua totale emancipazione. A questo fine ultimo debbono tendere
gli operai coscienti e uniti; ma in Russia essi incontrano ancora enormi
ostacoli, che impediscono loro di lottare per la propria emancipazione.
A - 5) La lotta contro il dominio della classe dei capitalisti è condotta
attualmente dagli operai di tutti i paesi europei, nonché dagli operai
dell'America e dell'Australia. L'unità e la coesione della classe operaia non
restano circoscritte nei confini di un paese o di una nazionalità: i partiti
operai dei diversi paesi proclamano ad alta voce l'assoluta identità
(solidarietà) degli interessi e degli scopi degli operai di tutto il mondo.
Essi si riuniscono in congressi comuni, presentano alla classe dei capitalisti
di tutti i paesi rivendicazioni comuni, istituiscono la festa internazionale di
tutto il proletariato unito che aspira alla propria emancipazione (l° maggio),
unendo la classe operaia di tutte le nazionalità e di tutti i paesi in un
grande esercito operaio. L'unione degli operai di tutti i paesi diventa
necessaria, perché la classe dei capitalisti, che domina sugli operai, non
limita il proprio dominio a un solo paese. Le relazioni commerciali fra i
diversi Stati divengono sempre più strette e abbracciano un campo sempre più
vasto; il capitale viene trasferito continuamente da un paese a un altro. Le
banche, questi depositi di capitali che raccolgono il capitale in ogni luogo e
lo danno in prestito ai capitalisti, da nazionali diventano internazionali,
raccolgono capitali in tutti i paesi e li distribuiscono ai capitalisti
d'Europa e d'America. Le grandi società per azioni già si accingono a dirigere
le imprese capitalistiche non in un solo paese ma simultaneamente in alcuni
paesi; si creano le società internazionali del capitalisti. Il dominio del
capitale è internazionale. Ecco perché anche la lotta degli operai di tutti i
paesi per l'emancipazione ha successo solo in caso di una lotta comune degli
operai contro il capitale internazionale. Ecco perché il compagno dell'operaio
russo nella lotta contro la classe dei capitalisti è l'operaio tedesco,
polacco, francese, così come il suo nemico sono i capitalisti russi, polacchi,
francesi. Negli ultimi tempi i capitalisti stranieri si sono mostrati
particolarmente propensi a trasferire i propri capitali in Russia, a istituirvi
succursali delle proprie fabbriche e officine, a fondarvi compagnie per la
costituzione di nuove imprese. Essi si gettano avidamente sul giovane paese
dove il governo è così ben disposto e servile verso il capitale come in nessun
altro luogo, dove essi trovano operai meno uniti e meno capaci di opporre
resistenza che in Occidente, dove molto più basso è il tenore di vita degli
operai, e, quindi, anche il loro salario, sicché questi capitalisti stranieri
possono realizzate profitti colossali, mai ottenuti nei loro paesi. Il capitale
internazionale ha steso la sua mano anche sulla Russia. Gli operai russi
tenderanno la mano al movimento operaio internazionale.
A - 6 ) Abbiamo già detto che le grandi fabbriche e officine elevano al massimo
grado l'oppressione del capitale sul lavoro, che esse creano tutto un sistema
di sfruttamento; che gli operai, insorgendo contro il capitale, giungono
ineluttabilmente alla convinzione che è necessario unire tutti gli operai, che
è necessario che tutta la classe operaia conduca la lotta in comune. In questa
lotta contro la classe dei capitalisti gli operai entrano in conflitto con le
leggi fondamentali dello Stato, leggi che tutelano i capitalisti e i loro
interessi.
Ma se, unendosi, gli operai si rivelano capaci di strappare delle concessioni
ai capitalisti, di opporre loro resistenza, essi potrebbero, con questa stessa
unione, influire sulle leggi dello Stato, ottenere che vengano modificate. Così
fanno infatti gli operai di tutti gli altri paesi; ma gli operai russi non possono
influire direttamente sullo Stato. In Russia le condizioni degli operai sono
tali che essi sono privi dei diritti civili più elementari. Gli operai russi
non osano riunirsi, discutere collettivamente i loro problemi, fondare
associazioni, pubblicare dichiarazioni; in altri termini, le leggi dello Stato
non soltanto sono elaborate nell'interesse della classe dei capitalisti, ma
privano addirittura gli operai di ogni possibilità di influire su queste leggi
e ottenere che vengano modificate. Ciò avviene perché in Russia (e fra tutti
gli altri Stati europei nella sola Russia) vige tuttora il potere assoluto del
governo autocratico, ossia quella struttura statale nella quale soltanto lo zar
può, a suo arbitrio, promulgare leggi imperative per tutto il popolo, e
soltanto i funzionari da lui designati possono applicare queste leggi. I
cittadini non possono prender parte all'elaborazione e alla discussione delle
leggi, né proporre nuove leggi, né richiedere l'abrogazione delle vecchie. Essi
non hanno alcun diritto di chieder conto ai funzionari del loro operato, di
controllarli, di denunciarli all'autorità giudiziaria. I cittadini non hanno
neanche il diritto di discutere i problemi politici, non osano convocare
assemblee né costituire associazioni senza l'autorizzazione dei funzionari. I
funzionari sono quindi irresponsabili, nel pieno senso della parola; essi
costituiscono quasi una casta particolare che sta al di sopra dei cittadini.
L'irresponsabilità e l'arbitrio dei funzionari e il fatto che la popolazione
sia priva di qualsiasi diritto di esprimere la propria opinione generano da
parte dei funzionari abusi di potere così scandalosi e una tale violazione dei
diritti del popolo semplice che sono senza dubbio impossibili in altri paesi
europei.
E così, secondo la legge, il governo russo ha un potere assolutamente
illimitato; esso si considera totalmente indipendente dal popolo, al di sopra
di tutti i ceti e le classi. Ma se ciò fosse vero, perché mai in tutti i
conflitti tra gli operai e i capitalisti sia la legge che il governo sono
sempre dalla parte dei capitalisti? Perché mai i capitalisti, col moltiplicarsi
del loro numero e con l'accrescersi della loro ricchezza, trovano appoggi
sempre più vasti mentre gli operai incontrano resistenze e restrizioni sempre
maggiori?
In realtà, il governo non sta al di sopra delle classi, ma prende sotto la sua
protezione una classe contro l'altra, prende sotto la sua protezione la classe
degli abbienti contro i nullatenenti, dei capitalisti contro gli operai. Un
governo assoluto non potrebbe neppure dirigere uno Stato così immenso se non
concedesse privilegi e agevolazioni alle classi abbienti.
Sebbene il governo sia, secondo la legge, un potere assoluto e autonomo, di
fatto i capitalisti e i proprietari terrieri possono in mille modi influire sul
governo e sugli affari dello Stato. Essi hanno le loro istituzioni di casta, le
associazioni di nobili e di commercianti, i comitati per il commercio e le
manifatture, ecc., riconosciuti dalla legge. I rappresentanti da loro eletti o
diventano direttamente dei funzionari e partecipano alla direzione dello Stato
(ad esempio, i marescialli della nobiltà), o sono invitati a far parte di tutte
le istituzioni governative: ad esempio, i fabbricanti per legge siedono nei
consigli per gli affari delle fabbriche (si tratta di organi preposti agli
ispettori di fabbrica), dove hanno i loro rappresentanti. Ma non si limitano
soltanto a questa forma di partecipazione immediata alla direzione dello Stato.
Nelle loro associazioni discutono le leggi dello Stato, elaborano progetti, e
il governo in genere chiede la loro opinione su ogni problema, sottopone al
loro esame qualsiasi progetto e li invita a dare il loro parere.
I capitalisti e i proprietari terrieri organizzano congressi nazionali, nei quali
discutono i loro affari, ricercano le misure più vantaggiose per la loro
classe, formulano a nome di tutta la nobiltà terriera, a nome dei «commercianti
di tutta la Russia» la richiesta di promulgare nuove leggi e di modificare le
vecchie. Possono discutere i loro problemi sulla stampa, poiché, per quanto il
governo soffochi la stampa con la censura, non oserebbe neppur sognare di
privare le classi abbienti del diritto di discutere i propri problemi. Essi
hanno libero accesso presso i massimi esponenti del potere statale, possono
discutere a loro agio gli arbitri dei funzionari di grado inferiore, facilmente
possono ottenere l'abrogazione di leggi e regolamenti particolarmente
restrittivi. E se in nessun paese del mondo esiste una tale moltitudine di leggi
e regolamenti, una così illimitata sorveglianza poliziesca da parte del
governo, sorveglianza cui non sfugge nessuna piccolezza e che soffoca ogni cosa
viva, in nessun paese del mondo questi regolamenti borghesi vengono così
facilmente infranti, e così facilmente sono eluse queste leggi poliziesche, con
la benevola condiscendenza delle autorità superiori. E questa benevola
condiscendenza non viene mai ricusata (4).
B -1 ) È questo il punto più importante, il punto principale del programma,
perché precisa in che cosa debbono consistere l'attività del partito che
difende gli interessi della classe operaia e l'attività di tutti gli operai
coscienti. Esso indica in che modo l'aspirazione al socialismo, l'aspirazione a
eliminare il secolare sfruttamento dell'uomo da parte dell'uomo, debba essere
fusa con il movimento popolare, che sorge dalle condizioni di vita create dalle
grandi fabbriche e officine.
L'attività del partito deve consistere nel sostenere la lotta di classe degli
operai. Il partito non ha il compito di escogitare un qualche mezzo alla moda
per aiutare gli operai, ma quello di unirsi al movimento degli operai, di
portare la luce in questo movimento, di sostenere gli operai nella lotta che
essi stessi hanno già iniziato. Il partito ha il compito di tutelare gli
interessi degli operai e di rappresentare gli interessi di tutto il movimento
operaio. Come deve manifestarsi l'aiuto che è necessario dare agli operai nella
loro lotta?
Il programma afferma che questo aiuto deve consistere, anzitutto, nello
sviluppare la coscienza di classe degli operai. Abbiamo già spiegato come la
lotta degli operai contro i fabbricanti divenga lotta di classe del
proletariato contro la borghesia.
Da quanto abbiamo detto a questo proposito risulta pertanto che cosa occorre
intendere per coscienza di classe degli operai. Gli operai acquisiscono una
coscienza di classe quando comprendono che l'unico mezzo per migliorare la loro
situazione e per conseguire la loro emancipazione sta nella lotta contro la
classe dei capitalisti e dei fabbricanti, classe che è stata creata dalle
grandi fabbriche e officine. Inoltre, coscienza degli operai significa
comprensione del fatto che gli interessi di tutti gli operai di un dato paese
sono identici, solidali, che gli operai costituiscono un'unica classe, diversa
da tutte le altre classi della società. Infine, coscienza di classe degli
operai significa consapevolezza del fatto che, per raggiungere i propri scopi,
gli operai devono necessariamente poter influire sugli affari dello Stato, come
già hanno fatto e continuano a fare i proprietari terrieri e i capitalisti.
In che modo gli operai acquisiscono la consapevolezza di tutto questo? Gli
operai l'acquisiscono attingendola incessantemente dalla stessa lotta che cominciano
a condurre contro i fabbricanti, e che si estende sempre più, diviene sempre
più aspra e coinvolge un numero sempre maggiore di operai a mano a mano che si
moltiplicano le grandi fabbriche e officine. C'è stato un tempo in cui
l'ostilità degli operai contro il capitale si esprimeva soltanto in un confuso
sentimento di odio contro i loro sfruttatori, nella confusa coscienza della
loro oppressione e schiavitù, nel desiderio di vendicarsi
dei capitalisti. La lotta si esprimeva allora in rivolte isolate
degli operai, i quali distruggevano gli edifici, infrangevano le macchine,
bastonavano i dirigenti delle fabbriche, ecc. È stata questa la prima forma, la forma iniziale del
movimento operaio; questa forma era indispensabile, perché l'odio per il
capitalista è stato sempre e dappertutto il primo impulso che ha destato negli
operai l'aspirazione a difendersi. Ma il movimento operaio russo ha ormai
superato questa fase iniziale. Invece di odiare in modo vago il capitalista,
gli operai hanno cominciato a comprendere l'antagonismo fra gli interessi della
classe degli operai e gli interessi della classe dei capitalisti. Invece di
sentire confusamente di essere oppressi, essi hanno cominciato a capire in che cosa e come precisamente il
capitale li opprime, e insorgono contro l'una o l'altra forma di oppressione,
ponendo un limite alla pressione del capitale, difendendosi dalla cupidigia del
capitalista.
Invece di vendicarsi dei capitalisti, cominciano oggi a lottare per ottenere
delle concessioni, cominciano a presentare alla classe dei capitalisti una
rivendicazione dopo l'altra e chiedono il miglioramento delle condizioni di
lavoro, l'aumento dei salari, la riduzione della giornata lavorativa. Ogni
sciopero concentra tutta l'attenzione e tutti gli sforzi degli operai ora
sull'una ora sull'altra delle condizioni in cui è posta la classe operaia. Ogni
sciopero costringe a discutere queste condizioni, aiuta gli operai a valutarle,
a comprendere in che cosa consiste l'oppressione del capitale, con quali mezzi
è possibile lottare contro questa oppressione. Ogni sciopero arricchisce
l'esperienza di tutta la classe operaia. Se lo sciopero è vittorioso, esso
dimostra quale forza rappresenta l'unione degli operai, e induce gli altri
operai ad avvalersi della vittoria dei compagni. Se fallisce, induce a
discutere sulle cause del fallimento e a ricercare metodi di lotta migliori. Il
passaggio - che si è iniziato in tutta la Russia -degli operai alla lotta
inflessibile per i propri bisogni vitali, alla lotta per ottenere delle
concessioni, migliori condizioni di vita e salariali, la riduzione della
giornata lavorativa, costituisce un grande passo in avanti compiuto dagli
operai russi; e a questa lotta e al sostegno che è necessario fornirle debbono
dedicare la propria attenzione il partito socialdemocratico e tutti gli operai
coscienti.
Aiutare gli operai significa indicare le esigenze più urgenti per le quali si
deve lottare, esaminare le ragioni che aggravano particolarmente la situazione
di questi o quegli operai, spiegare le leggi e i regolamenti sulle fabbriche,
la cui violazione (oltre ai trucchi fraudolenti dei capitalisti) espone tanto
spesso gli operai a una duplice rapina. Aiutare gli operai vuol dire esprimere
in modo più esatto e più preciso le loro rivendicazioni e formularle
pubblicamente, scegliere il momento più opportuno per la resistenza, scegliere
il metodo di lotta, discutere la situazione e valutare le forze delle due parti
impegnate nella lotta, ricercare se esiste un metodo migliore di lotta (che può
essere, forse, una lettera al fabbricante oppure un ricorso all'ispettore o al
medico, secondo le circostanze, quando non sia necessario passare direttamente
allo sciopero, ecc.).
Abbiamo detto che il passaggio degli operai russi a questa lotta dimostra che
essi hanno compiuto un grande passo in avanti. Questa lotta pone (conduce) il
movimento operaio sulla strada giusta, ed è la sicura garanzia del suo futuro
successo. Attraverso questa lotta la massa degli operai impara anzitutto a
identificare e a comprendere uno dopo l'altro i metodi dello sfruttamento
capitalistico, impara a considerarli in legame con la legge, con le proprie
condizioni di vita, con gli interessi della classe dei capitalisti. Gli operai,
esaminando le diverse forme e i diversi casi di sfruttamento, imparano a
comprendere l'importanza e l'essenza dello sfruttamento nel suo complesso,
imparano a comprendere il sistema sociale che si fonda sullo sfruttamento del
lavoro da parte del capitale. In secondo luogo, in questa lotta gli operai
sperimentano le proprie forze, imparano a unirsi, a comprendere la necessità e
l'importanza di unirsi. Quando questa lotta si estende e i conflitti si
moltiplicano, inevitabilmente la lotta si allarga, il sentimento dell'unità,
della solidarietà, si sviluppa, dapprima negli operai di una determinata
località, in seguito negli operai di tutto il paese, in tutta la classe
operaia. In terzo luogo, questa lotta sviluppa la coscienza politica degli
operai. Le masse operaie sono poste dalle loro stesse condizioni di vita in una
situazione tale che (non possono) non hanno né tempo né modo di riflettere su
una qualsiasi questione politica. Ma gli operai, nel corso della lotta che essi
conducono contro i fabbricanti per le proprie necessità quotidiane, sono
indotti in modo spontaneo e inevitabilmente a interessarsi degli affari dello
Stato, dei problemi politici, a esaminare come è governato lo Stato russo, come
vengono promulgate le leggi e i regolamenti e quali interessi essi servono.
Ogni vertenza di lavoro pone necessariamente gli operai in conflitto con le
leggi e coi rappresentanti del potere statale. Gli operai ascoltano allora per
la prima volta dei «discorsi politici». In un primo tempo sono gli ispettori di
fabbrica che spiegano loro che il trucco di cui il fabbricante si è servito per
spremerli fino in fondo è basato sull'esatta interpretazione dei regolamenti
approvati dal potere vigente, il quale permette al fabbricante di spremere a
suo arbitrio gli operai; oppure che le vessazioni del fabbricante sono del
tutto legali, perché costui esercita soltanto un suo diritto, si basa su una
legge approvata dal potere statale.
Alle spiegazioni politiche dei signori ispettori si aggiungono talvolta le
«spiegazioni politiche», ancor più utili, del signor ministro, il quale rammenta
agli operai che essi debbono nutrire verso i fabbricanti sentimenti di «amore
cristiano» per i milioni che costoro intascano grazie al lavoro degli operai.
Alle spiegazioni dei rappresentanti del potere statale e al fatto che gli
operai avvertono direttamente nell'interesse di chi questo potere agisce, si
accompagnano i manifestini o le altre spiegazioni dei socialisti, sicché nel
corso dello sciopero gli operai ricevono un'educazione politica completa. Essi
non solo imparano a comprendere quali sono gli interessi particolari della
classe operaia, ma si rendono conto del posto particolare che la classe operaia
occupa nello Stato. Ecco dunque in che cosa deve consistere l'aiuto che il partito socialdemocratico può
dare alla lotta di classe degli operai: nello sviluppare la coscienza di classe
degli operai, sostenendo la loro lotta per le loro necessità più urgenti.
Il secondo aiuto deve consistere,
come dice il programma, nel cooperare all'organizzazione degli operai. La lotta
che abbiamo descritto più sopra esige necessariamente che gli operai si
organizzino. L'organizzazione diventa necessaria per lo sciopero, perché esso
venga condotto con maggiore successo, per le collette a favore degli
scioperanti, per l'istituzione di casse mutue, per il lavoro di agitazione tra
gli operai, per la diffusione di manifestini, inviti o appelli, ecc. Ancor più
necessaria è l'organizzazione per difendersi dalle persecuzioni della polizia e
della gendarmeria, per impedire che si scoprano le associazioni degli operai, i
loro contatti e rapporti, per organizzare la consegna di libri, opuscoli,
giornali, ecc. Dare questo aiuto: ecco il secondo compito del partito.
Il terzo compito consiste nell'additare lo scopo reale della lotta, ossia nello
spiegare agli operai che cos'è lo sfruttamento del lavoro da parte del
capitale, su che cosa esso poggia, come la proprietà privata della terra e
degli strumenti di lavoro conduce alla miseria le masse operaie, le costringe a
vendere il proprio lavoro ai capitalisti e a cedere loro gratuitamente tutto
ciò che l'operaio produce in più di quanto è necessario al suo mantenimento;
nello spiegare inoltre come questo sfruttamento suscita inevitabilmente la
lotta di classe degli operai contro i capitalisti, quali sono le condizioni di
questa lotta e i suoi fini ultimi, insomma nell'illustrare ciò che
sinteticamente è stato esposto nel programma.
B - 2 ) Che cosa vuol dire che la lotta della classe operaia è una lotta
politica? Vuol dire che la classe operaia non può lottare per la propria emancipazione
se non riesce a esercitare un'influenza sugli affari dello Stato, sulla
direzione dello Stato, sulla promulgazione delle leggi. Già da molto tempo i
capitalisti russi hanno compreso la necessità di esercitare questa influenza, e
noi abbiamo dimostrato come essi, nonostante tutti i divieti imposti dalle
leggi poliziesche, abbiano saputo in mille modi esercitare un'influenza sul
potere statale, e come questo potere serva gli interessi di classe dei
capitalisti. Ne consegue pertanto che anche la classe operaia non può condurre
la propria lotta, non può nemmeno ottenere un miglioramento costante della
propria condizione, se non riesce a influire sul potere statale.
Abbiamo già detto che la lotta degli operai contro i capitalisti conduce
ineluttabilmente gli operai a un conflitto col governo, e il governo stesso fa
del suo meglio per dimostrare con tutti i mezzi agli operai che solo attraverso
la lotta e la resistenza unita essi possono esercitare un'influenza sul potere
statale. Lo dimostrano con estrema evidenza i grandi scioperi avvenuti in
Russia nel 1885-1886. Il governo si è subito interessato alla elaborazione di
regolamenti concernenti gli operai, ha promulgato immediatamente nuove leggi
sull'ordinamento interno delle fabbriche, accogliendo le pressanti
rivendicazioni degli operai (sono state introdotte, per esempio, norme relative
alla limitazione delle multe e al regolare pagamento dei salari). Analogamente,
gli scioperi attuali (1896) hanno provocato l'immediato intervento del governo;
il governo ha compreso che non può più limitarsi agli arresti e alle
deportazioni, che è ridicolo dispensare agli operai sciocchi sermoni sulla
generosità dei fabbricanti (si veda la circolare del ministro delle finanze
Witte agli ispettori di fabbrica. Primavera del 1896). Il governo ha visto che
«gli operai uniti rappresentano una forza di cui è necessario tener conto», e
si è accinto a rivedere la legislazione sulle fabbriche, convocando a
Pietroburgo una conferenza di capi ispettori di fabbrica perché discutano il
problema della riduzione della giornata lavorativa e altre inevitabili
concessioni agli operai.
Vediamo quindi che la lotta della classe operaia contro la classe dei
capitalisti deve essere necessariamente una lotta politica. Già oggi questa
lotta esercita di fatto un'influenza sul potere statale e assume un significato
politico. Ma quanto più il movimento operaio continuerà a progredire, tanto più
chiaramente e recisamente si rivelerà e si farà sentire l'assoluta mancanza di
diritti politici degli operai, della quale abbiamo parlato sopra, la totale
impossibilità per gli operai di esercitare un'influenza diretta e aperta sul
potere statale. Pertanto la rivendicazione più urgente degli operai e il primo
obiettivo della classe operaia, quando essa avrà influenza sugli affari dello
Stato, deve essere la conquista della
libertà politica, ossia la partecipazione diretta, garantita dalle
leggi (dalla Costituzione), di tutti i cittadini alla direzione dello Stato, la
garanzia per tutti i cittadini del diritto di riunirsi liberamente, di
discutere i propri problemi, di intervenire negli affari dello Stato mediante
le associazioni e la stampa. La conquista della libertà politica diviene la
«questione più urgente per gli operai», perché senza di essa gli operai non
hanno né possono avere alcuna influenza sugli affari dello Stato e rimangono
quindi inevitabilmente una classe priva di diritti, umiliata, che non può
esprimere la propria opinione. E se persino oggi, quando la lotta degli operai
e la loro unione sono appena agli inizi, il governo si affretta a fare
concessioni agli operai per frenare lo sviluppo del movimento, non v'è dubbio
che quando gli operai si uniranno compatti sotto la guida di un partito
politico, essi sapranno costringere il governo a cedere, sapranno conquistare
per sé e per tutto il popolo russo la libertà politica!
Nei paragrafi precedenti del programma si è precisato quale posto occupa la
classe operaia nella società moderna e nello Stato moderno, qual è lo scopo
della lotta della classe operaia e in che cosa consiste il compito del partito
che rappresenta gli interessi degli operai. Finché il potere del governo è
assoluto, in Russia non esistono e non possono esistere partiti politici veri e
propri, ma vi sono delle correnti politiche che esprimono gli interessi delle
altre classi e che esercitano un'influenza sull'opinione pubblica e sul
governo. Quindi, per chiarire la posizione del partito socialdemocratico, è
necessario indicare quale atteggiamento esso ha verso le altre correnti politiche
della società russa, affinché gli operai stabiliscano chi e fino a qual punto
può essere loro alleato e chi loro nemico. Ciò è indicato nei due paragrafi del
programma che seguono.
B -3 ) Il programma dichiara che alleati degli operai sono, in primo luogo,
tutti gli strati della società che lottano contro il potere assoluto del
governo autocratico. Giacché questo potere assoluto è l'ostacolo principale
alla lotta degli operai per la propria emancipazione, ne consegue che
l'interesse diretto degli operai impone che si sostenga ogni movimento sociale
diretto contro l'assolutismo (assoluto vuol dire illimitato; assolutismo,
potere illimitato del governo). Quanto più vigoroso è lo sviluppo del
capitalismo, tanto più profonde divengono le contraddizioni tra questa
direzione burocratica e gli interessi delle stesse classi abbienti, gli
interessi della borghesia. Il partito socialdemocratico dichiara pertanto che
sosterrà tutti gli strati e tutte le categorie della borghesia che lotteranno
contro il governo assoluto.
Per gli operai è infinitamente più vantaggiosa l'influenza diretta della borghesia sugli affari dello Stato,
che non la sua attuale influenza esercitata per mezzo di una banda di
funzionari venali e corrotti. Per gli operai è assai più vantaggiosa l'influenza
aperta della borghesia sulla
politica, che non l'attuale influenza camuffata
dietro un governo onnipotente che si dice «indipendente», che
dichiara di governare «per grazia di Dio» e dispensa le «sue grazie» ai poveri
e operosi proprietari terrieri, agli oppressi e bisognosi fabbricanti. Agli
operai occorre la lotta aperta contro
la classe dei capitalisti, affinché tutto il proletariato russo possa vedere
quali sono gli interessi per cui lottano gli operai, possa imparare come
occorre lottare perché i piani e le aspirazioni della borghesia non vengano
tenuti nascosti nelle anticamere dei grandi principi, nei salotti dei senatori
e dei ministri, nelle impenetrabili cancellerie dei dicasteri, perché questi
piani e queste aspirazioni affiorino alla superficie, aprano gli occhi a tutti,
e si veda chi, in realtà, ispira la politica del governo e a che cosa mirano i
capitalisti e i proprietari terrieri. Combattiamo quindi tutto ciò che camuffa
l'attuale influenza della classe dei capitalisti, appoggiamo tutti i
rappresentanti della borghesia che lottano contro
la burocrazia, contro la direzione burocratica, contro il governo assoluto! Ma,
pur dichiarando che appoggerà ogni movimento sociale diretto contro
l'assolutismo, il partito socialdemocratico proclama che non si separerà dal
movimento operaio, perché la classe operaia ha propri interessi specifici,
opposti agli interessi di tutte le altre classi. Gli operai, appoggiando tutti
i rappresentanti della borghesia nella lotta per la libertà politica, debbono
rammentare che le classi abbienti solo temporaneamente possono essere loro
alleate, che gli interessi degli operai e quelli dei capitalisti non possono
conciliarsi, che gli operai hanno necessità di liquidare il potere assoluto del
governo soltanto per condurre in modo aperto e ampio la propria lotta contro la
classe dei capitalisti.
Il partito socialdemocratico dichiara inoltre che darà il suo appoggio a quanti
lotteranno contro la classe della nobiltà fondiaria privilegiata. I proprietari
nobili sono considerati in Russia il primo ordine dello Stato. I residui del
loro potere feudale sui contadini opprimono ancor oggi la massa del popolo. I
contadini continuano a pagare il riscatto per emanciparsi dal potere dei grandi
proprietari fondiari. I contadini continuano a restare legati alla terre,
affinché i signori proprietari fondiari non rimangano privi di braccianti
asserviti e poco costosi. I contadini, ancora oggi considerati come dei
minorenni, come gente senza diritti, sono abbandonati all'arbitrio dei funzionari,
che tengono molto alle loro tasche e intervengono nella vita dei contadini
affinché i contadini paghino «regolarmente» ai grandi proprietari
ultrareazionari le rate del riscatto o i tributi, affinché non osino
«rifiutarsi» di lavorare per i grandi proprietari, non osino, per esempio,
trasferirsi altrove e costringere così il grande proprietario a far venire da
altre località operai che non costino così poco e non siano tanto oppressi dal
bisogno. Asservendo milioni e decine di milioni di contadini e tenendoli in uno
stato di assoluta mancanza di diritti, i signori proprietari fondiari godono,
per questa eccelsa virtù, dei massimi privilegi che lo Stato concede. Le più
alte cariche dello Stato sono affidate in prevalenza a esponenti della nobiltà fondiaria
(il ceto nobiliare gode per legge del diritto di priorità nell'accedere alle
cariche statali); l'alta aristocrazia fondiaria è la più vicina alla corte e
può, in maniera più diretta e agevole, volgere a suo favore la politica del
governo. Essa approfitta della sua vicinanza al governo per depredare l'erario
e ricevere doni e offe di milioni di rubli, sottratti ai beni del popolo sotto
forma sia di grandi estensioni di terra, sia di «concessioni». *
* Qui si interrompe il quaderno poligrafato conservato nell'Istituto
Marx-Engels-Lenin (Nota dell'IMEL)
Note
1) Scritti da Lenin mentre si trovava nel carcere di
Pietroburgo: il Progetto di programma verso la fine del 1895, la Spiegazione
del programma nell'estate del 1896.
Nell'archivio dell'Istituto Marx-Engels-Lenin si conservano tre copie del
Progetto. La prima, trovata nell'archivio personale di Lenin del 1900-1904, fu
scritta da una mano ignota con inchiostro simpatico fra le righe di un articolo
della rivista Naucnoie Obozrienie (Rassegna scientifica), 1900, n. 5. Questa
copia è senza titolo. Le pagine sono numerate a matita da Lenin e contenute in
una busta, su cui è scritto di pugno di Lenin: «Vecchio (1895) progetto di
programma ».
La seconda copia, trovata anch'essa nell'archivio personale di Lenin dello
stesso periodo, e dattiloscritta su carta sottile, reca il titolo: «Vecchio
(1895) progetto di programma del partito socialdemocratico». La terza copia, un
quaderno ciclostilato, a differenza dalle prime due, non contiene soltanto il
Progetto, ma anche la Spiegazione del programma. P. 83.
2) Con lo Statuto del 19 febbraio 1861 sulla soppressione della
servitù della gleba, il governo zarista costrinse i contadini a riscattare quel
pezzo di terra «che apparteneva loro da secoli e che essi avevano irrorato con
il loro sangue» (Stalin). Il prezzo del riscatto era di due o tre volte più
alto del prezzo reale dei lotti di terra assegnati ai contadini. (Cfr. Storia
del Partito Comunista (Bolscevico) dell'U.R.S.S., Mosca, Edizioni in lingue
estere, 1949, p.7 e ss.). P. 88.
3) Responsabilità collettiva;
i contadini di ogni obstcina
erano collettivamente responsabili per la tempestiva e completa esecuzione dei
versamenti in danaro e degli obblighi di ogni tipo nei confronti dello Stato e
dei grandi proprietari fondiari (tributi, quote del riscatto, reclutamento,
ecc.). Questa forma di asservimento dei contadini, conservatasi anche dopo la
soppressione della servitù della gleba in Russia, fu eliminata nel 1906. P. 88.
4) Dopo la parola «ricusata» il copista probabilmente non è
riuscito a decifrare alcune parole dell'originale. Il quaderno ciclostilato
reca qui la parola «[lacuna I *]», dopo di che segue un frammento di frase: «il
dominio dei funzionari irresponsabili, che ogni intervento della società negli
affari del governo, quanto più volentieri essa offre la possibilità [lacuna II
*]». P. 102.