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da Lenin, Opere Complete, vol. 26, Editori Riuniti, Roma, 1967, pp.. 168-173
trascrizione a cura del CCDP nel 90° anniversario della rivoluzione d’ottobre

 
Lenin
 
Lettera ai compagni bolscevichi delegati alla conferenza regionale dei soviet del nord
 
Scritto l'8 (21) ottobre 1917
Pubblicato per la prima volta sulla Pravda n. 255, 7 novembre 1925
 
Compagni, la nostra rivoluzione attraversa un periodo estremamente critico. Questa crisi coincide con la grande crisi rappresentata dallo sviluppo della rivoluzione socialista mondiale e dalla lotta dell'imperialismo mondiale contro di essa. Un compito gigantesco incombe ai dirigenti responsabili del nostro partito; se non lo si adempie, il movimento proletario internazionalista rischia d'andare incontro a un fallimento totale. Il momento è tale che ogni ritardo equivale effettivamente alla morte.
 
Osservate la situazione internazionale. Lo sviluppo della rivoluzione mondiale è incontestabile. L'esplosione di indignazione degli operai cechi è stata repressa con una crudeltà inaudita, che attesta anche l'estrema paura del governo. In Italia, a Torino, si è giunti a un'esplosione dalle masse. Ma l'ammutinamento della flotta tedesca è il fatto più importante. Si possono immaginare le enormi difficoltà contro le quali urta la rivoluzione in un paese come la Germania e per di più nelle condizioni attuali. La sollevazione della flotta tedesca segna, indubbiamente, la grande crisi di sviluppo della rivoluzione mondiale. Se i nostri sciovinisti, augurando la sconfitta della Germania, esigono dagli operai tedeschi l'insurrezione immediata, noi rivoluzionari internazionalisti russi sappiamo, per l'esperienza del periodo 1905-1917, che non si possono immaginare sintomi dello sviluppo di una rivoluzione più importanti dell'ammutinamento delle truppe.
 
Pensate alla situazione in cui siamo oggi rispetto ai rivoluzionari tedeschi. Essi possono dirci: non abbiamo che il solo Liebknechtch abbia fatto appello apertamente alla rivoluzione. La galera ha soffocato la sua voce. Non abbiamo neppure un giornale che possa dimostrare apertamente la necessità della rivoluzione. Non abbiamo libertà di riunione. Non abbiamo neppure un soviet dei deputati degli operai o dei soldati. La nostra voce giunge solo con estrema difficoltà a quelle che sono realmente le grandi masse del popolo. Ciò nonostante abbiamo tentato di insorgere, pur avendo forse una probabilità su cento di riuscire. Ma voi, internazionalisti rivoluzionari russi, voi avete potuto svolgere liberamente la vostra agitazione già da sei mesi; voi avete una ventina di giornali, avete tutta una serie di soviet di deputati degli operai e dei soldati, avete vinto nei soviet delle due capitali, la flotta del Baltico e tutte le truppe russe in Finlandia sono con voi, e voi non rispondete al nostro appello all'insurrezione, non rovesciate il vostro imperialista Kerenski, pur avendo novantanove probabilità su cento di vincere con l'insurrezione.
 
Si, saremo dei veri traditori dell'Internazionale se in questo momento, in condizioni così favorevoli, risponderemo a quest'appello dei rivoluzionari tedeschi soltanto con ... risoluzioni.
 
Aggiungete ancora che noi tutti sappiamo molto bene come maturino rapidamente l'accordo e il complotto degli imperialisti di tutti i paesi contro la rivoluzione russa. Soffocarla ad ogni costo, soffocarla e con la forza delle armi e per mezzo di una pace conclusa a spese della Russia, ecco l'obiettivo a cui mira e a cui si avvicina sempre più l'imperialismo internazionale. Ecco il fatto che aggrava in modo particolare la crisi della rivoluzione socialista mondiale, che rende particolarmente pericoloso - direi quasi criminale - ogni rinvio dell'insurrezione da parte nostra.
 
Considerate infine la situazione interna della Russia. Il fallimento dei partiti conciliatori piccolo-borghesi, che esprimevano l'ingenua fiducia delle masse in Kerenski e negli imperialisti in generale, è ormai evidentissimo. Fallimento completo. Il voto della curia dei soviet alla Conferenza democratica contro la coalizione, il voto della maggioranza dei soviet locali dei deputati dei contadini (malgrado il loro soviet centrale, nel quale pontificano gli Avxentiev e altri amici di Kerenski) contro la coalizione, le elezioni di Mosca, la città in cui la popolazione operaia è più legata ai contadini che in qualsiasi altro luogo, e dove più del 49% dei voti sono stati raccolti dai bolscevichi (14.000 voti di soldati su 17.000): tutto questo non prova forse che le masse popolari hanno perduto ogni fiducia in Kerenski e nei fautori dell'intesa con Kerenski e compagni? Si può pensare che le masse possano dire ai bolscevichi in modo più chiaro di così: «Guidateci, noi vi seguiremo»?
 
E noi, dopo aver così conquistata la maggioranza delle masse popolari, dopo aver conquistato i soviet delle due capitali, noi rimarremo in attesa. In attesa di che cosa? Che Kerenski e i suoi generali, complici di Kornilov, cedano Pietrogrado ai tedeschi, alleandosi così direttamente o indirettamente, in maniera aperta o nascosta, con Buchanan e Guglielmo per strozzare definitivamente la rivoluzione russa?
 
Non vi è il solo fatto che il popolo russo ci ha manifestato la sua fiducia col voto di Mosca e le nuove elezioni dei soviet. Vi sono anche indizi di aumento dell'apatia e dell'indifferenza. È ben comprensibile. Questo non significa che la rivoluzione declini, come strillano i cadetti e i loro portavoce, ma significa che declina la fiducia nelle risoluzioni e nelle elezioni. Nella rivoluzione le masse reclamano dai partiti dirigenti fatti e non parole, vittorie nella lotta e non chiacchiere. Si avvicina il momento in cui nel popolo può sorgere l'idea che i bolscevichi non valgono più degli altri, perché non hanno saputo agire nonostante la fiducia riposta in loro.
 
L'insurrezione contadina divampa in tutto il paese. È evidentissimo che i cadetti e i loro tirapiedi ne sminuiscono l'importanza in tutti i modi, la riducono a «pogrom» e «anarchia». Questa menzogna è smentita dal fatto che si è cominciato a dare la terra ai contadini nei centri dell'insurrezione: mai, finora, i «pogrom» e 1'«anarchia» avevano dato risultati politici così eccellenti! L'immensa forza dell'insurrezione contadina è dimostrata dal fatto che i conciliatori e i socialisti-rivoluzionari del Dielo Naroda e perfino la Brescko-Bresckovskaia si sono messi a parlare di consegna della terra ai contadini per soffocare il movimento prima che esso li abbia definitivamente superati.
 
E noi staremo a vedere se i cosacchi del kornilovista Kerenski (i socialisti-rivoluzionari l'hanno proprio in questo momento smascherato come tale) riusciranno a soffocare l'uno dopo l'altro i focolai di questa insurrezione contadina?
 
Sembra che molti dirigenti del nostro partito non abbiano ben compreso il significato particolare della parola d'ordine che tutti noi abbiamo accettata e ripetuta all'infinito. Si tratta della parola d'or-dine: «Tutto il potere ai soviet». Vi sono stati periodi, vi sono stati momenti, durante sei mesi di rivoluzione, in cui tale parola d'ordine non implicava l'insurrezione. Forse quei periodi, quei momenti hanno accecato una parte dei compagni e hanno fatto loro dimenticare che adesso, anche per noi, almeno dopo la metà di settembre, tale parola d'ordine equivale a un appello all'insurrezione.
 
Non può esservi alcun dubbio a questo proposito. Il Dielo Naroda recentemente ne «volgarizzava» la spiegazione: «Kerenski non si sottometterà in nessun caso!». Sfido io!
 
La parola d'ordine: «Tutto il potere ai soviet!» non è altro che un appello all'insurrezione. E se, dopo aver incitato per mesi le masse all'insurrezione, dopo averle invitate a respingere il compromesso con la borghesia, non le guidiamo all'insurrezione alla vigilia del fallimento della rivoluzione e dopo che esse ci hanno espressa la loro fiducia noi ne saremo responsabili interamente e senza attenuanti. I cadetti e i conciliatori cercano di spaventarci, ricordando l'esempio del 3-5 luglio, il rafforzarsi dell'agitazione dei centoneri, ecc. Ma se un errore fu commesso da noi il 3-5 luglio, fu proprio quello di non aver preso il potere. Io penso che allora non vi fu alcun errore, perché non avevamo ancora la maggioranza. Ma oggi sarebbe un errore fatale e peggio che un errore. L'accrescersi dell'agitazione dei centoneri è spiegabile: è l'acuirsi delle punte estreme nell'atmosfera di una rivoluzione proletaria e contadina in ascesa. Ma farne un argomento contro l'insurrezione è ridicolo, perché l'impotenza dei centoneri stipendiati dai capitalisti, l'impotenza dei centoneri nella lotta non ha nemmeno bisogno di essere dimostrata. Nella lotta questo non conta un bel niente. Kornilov e Kerenski nella lotta possono appoggiarsi solo sulla «divisione selvaggia» e sui cosacchi. Ma la demoralizzazione si è ormai estesa anche fra i cosacchi e d'altra parte i contadini minacciano una guerra civile nei loro stessi territori cosacchi. Scrivo queste righe la domenica 8 ottobre. Non le leggerete prima del 10. Ho sentito un compagno qui di passaggio riferire che i viaggiatori della linea di Varsavia dicono: Kerenski fa marciare i cosacchi su Pietrogrado. È del tutto verosimile. E noi ne avremo la responsabilità diretta, se non controlleremo il fatto in ogni modo, se non studieremoa fondo le forze e la dislocazione delle truppe korniloviste della seconda leva.
 
Kerenski ha nuovamente chiamato a Pietrogrado truppe di Kornilov per impedire il passaggio del potere ai soviet, per impedire che questo potere proponga immediatamente la pace, per impedire la consegna immediata di tutta la terra ai contadini, per cedere Pietrogrado ai tedeschi e fuggirsene poi a Mosca! Questa è la parola d'ordine dell'insurrezione alla quale dobbiamo dare la più larga diffusione e che avrà un enorme successo.
 
Non si può aspettare il Congresso dei soviet, che il Comitato esecutivo centrale può rinviare fino a novembre, non si può tergiversare e permettere a Kerenski di far arrivare altre truppe di Kornilov. La Finlandia, la flotta e Reval che, di comune accordo, possono marciare immediatamente su Pietrogrado, contro i reggimenti di Kornilov, sono rappresentate al Congresso dei soviet. Possono mettere in moto la flotta, l'artiglieria, i mitraglieri e due o tre corpi d'armata che hanno mostrato, per esempio a Vyborg, quanto detestino i generali di Kornilov con i quali Kerenski è nuovamente in contatto.
 
Sarebbe un errore gravissimo rinunciare alla possibilità di sconfiggere immediatamente i reggimenti kornilovisti della seconda leva per timore che la flotta del Baltico, trasferendosi a Pietrogrado, possa aprire il fronte ai tedeschi, I calunniatori kornilovisti diranno questo, come, in generale, diffonderanno ogni sorta di menzogne. Ma per dei rivoluzionari è cosa indegna lasciarsi intimidire dalle menzogne e dalle calunnie. Kerenski abbandonerà Pietrogrado ai tedeschi, ecco ciò che oggi è chiaro come il sole; nessuna affermazione in contrario scuoterà questa nostra convinzione assoluta, determinata da tutto lo sviluppo degli avvenimenti e da tutta la politica di Kerenski.
 
Kerenski ed i kornilovisti consegneranno Pietrogrado ai tedeschi. Proprio per salvare Pietrogrado, bisogna rovesciare Kerenski; i soviet delle due capitali devono prendere il potere e proporre immediatamente la pace a tutti i popoli, adempiendo così il loro dovere verso i rivoluzionari tedeschi e facendo un passo decisivo per sventare i complotti criminali che l'imperialismo internazionale trama contro la rivoluzione russa.
 
Solo un'azione immediata della flotta del -Baltico, delle truppe di Finlandia, di Reval e di Kronstadt contro le truppe di Kornilov,nei pressi di Pietrogrado, può salvare la rivoluzione russa e mondiale. E tale azione ha novantanove probabilità su cento di provocare in pochi giorni la resa di una parte delle truppe cosacche, la sconfitta completa dell'altra parte e la caduta di Kerenski, perché gli operai e i soldati delle due capitali sosterranno il movimento.
 
Ogni temporeggiamento equivale alla morte.
 
La parola d'ordine: «Tutto il potere ai soviet» è la parola d'ordine dell'insurrezione! Chi la formula senza avere coscienza di questo fatto, senza avervi riflettuto, deve prendersela con se stesso! E l'insurrezione deve essere trattata come un'arte; ho insistito su questo punto durante la Conferenza democratica e vi insisto oggi perché questo è l'insegnamento del marxismo, questo è l'insegnamento di tutta la situazione attuale in Russia e nel mondo intero.
 
Non si tratta di voti, non si tratta di attirare i «socialisti rivoluzionari di sinistra», non si tratta dell'aumento numerico dei soviet provinciali né del loro congresso. Si tratta dell'insurrezione che possono e devono decidere Pietrogrado, Mosca, Helsingfors, Kronstadt, Vyborg e Reval. Intorno a Pietrogrado e dentro Pietrogrado: ecco dove l'insurrezione può e deve decidersi e compiersi, con la massima serietà, con la massima preparazione, con la massima rapidità, con la massima energia.
 
La flotta, Kronstadt, Vyborg, Reval, possono e devono marciare su Pietrogrado, schiacciare i reggimenti di Kornilov, sollevare le due capitali, suscitare una vasta agitazione tra le masse per un potere che dia immediatamente la terra ai contadini e proponga immediatamente la pace, rovesciare il governo Kerenski e creare un tale potere.
 
Ogni temporeggiamento equivale alla morte.
 
N. Lenin
 
8 ottobre 1917