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da Pietro Secchia, Le armi del fascismo 1921-1971, Feltrinelli, 1973
trascrizione a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
 
Pietro Secchia
Le armi del fascismo 1921-1971 - indice
 
L'impresa fiumana
 
Il 12 settembre [1919 n.d.r.] si ha l'occupazione di Fiume da parte di ufficiali e reparti dell'esercito capeggiati da D'Annunzio che ha organizzato un movimento di aperta rivolta contro il trattato di pace. I nazionalisti e i fascisti chiedevano ciò che il patto di Londra garantiva all'Italia (l'Istria e la Dalmazia) e in più Fiume che il patto di Londra aveva esplicitamente assegnato alla Croazia.
 
Con D'Annunzio si schierarono una parte degli "Arditi", tutti gli sciovinisti, i nazionalisti, gli interventisti, coloro che avevano voluto la guerra. Nonostante il suo carattere nazionalistico e antidemocratico, per la forma che esso assumeva (interi reparti dell'esercito e della flotta si schierarono dalla parte del "ribelle" occupando un territorio ancora soggetto a giurisdizione alleata), il movimento costituiva un colpo serio inferto alla struttura ed all'autorità dello Stato.
 
I socialisti non compresero la gravità dell'avvenimento, non videro in esso che gli aspetti grotteschi e retorici, «un nuovo prodotto letterario. L'Italia è diventata la cuccagna della retorica e il più grande dei retori italiani vi si trova come un papa.» Non si posero il problema di utilizzare gli aspetti contraddittori dell'impresa, di stabilire con i militari con gli insorti un collegamento che a un certo momento D'Annunzio stesso cercò, nel tentativo di dare una vernice di "sinistra" al suo movimento con la Carta del Quarnaro e di prendere contatto con le organizzazioni dei lavoratori e anche con l'Unione Sovietica. I socialisti videro soltanto la faccia fondamentalmente reazionaria dell'impresa e non altri aspetti che pure essa oggettivamente aveva: ribellione alla pace di Versailles, rivolta verso lo Stato capitalista italiano e lo schieramento imperialista "alleato", né si posero il problema di esercitare una certa influenza sulle masse piccolo-borghesi degli ex combattenti per evitare che fossero preda di avventure reazionarie.
 
Nitti fece appello agli operai e ai contadini perché si schierassero a fianco del governo contro eventuali tentativi insurrezionali da parte dei rivoltosi di Fiume e dei loro seguaci.
 
La direzione del Partito socialista diede una delle sue solite direttive ambigue ed equivoche che sfociavano nella passività. I lavoratori non dovevano essere né col governo, né con gli insorti; di fatto finirono col restare assolutamente estranei al movimento nel quale ebbero il sopravvento gli elementi reazionari.
 
Mussolini seppe cogliere l'importanza che esso aveva sfruttandolo ai suoi fini. Si collegò immediatamente con D'Annunzio. Sin dai primi giorni esaltò sul "Popolo d'Italia" (14 settembre 1919, n. 252) l'impresa scrivendo un fondo dal titolo: "Gesto di rivolta" nel quale era detto:
 
«Tra tutti gli italiani, quelli che dovrebbero guardare con la più grande simpatia il gesto di D'Annunzio, sono gli operai. Non già e non soltanto perché, com'era costretto a confessare ieri l'organo ufficiale del partito l'"Avanti!", Fiume ha il diritto sovrano di disporre di sé stessa, ma per un'altra ragione più profonda, più, se si vuole, socialista e proletaria.
 
L'Europa è inquieta e incerta, perché a Versaglia una potente coalizione si è formata, non solo ai danni dell'Italia, ma ai danni di tutte le altre nazioni proletarie, per la loro popolazione o per il loro regime. È una grande coalizione di interessi che si è imposta con la forza e il ricatto. La coalizione plutocratica dell'occidente - Francia, Inghilterra e Stati Uniti - è quella che ha accerchiato la Russia e insidiato l'Ungheria. I nostri lettori ci sono testimoni che noi non abbiamo mai caldeggiato un intervento militare o politico qualsiasi nelle faccende interne di altri popoli, e se l'Italia avesse seguito un'altra politica noi ci saremmo violentemente opposti. In realtà l'Italia non è intervenuta militarmente né contro la Russia né contro l'Ungheria. Ora la coalizione che ci nega Fiume, con un'ostinazione propria di chi difende una somma enorme di interessi materiali, è la stessa coalizione plutocratica capitalista che ha mandato e continua a mandare cannoni e soldati agli eserciti di Denikin, Kolcak ed altri. Il primo gesto di rivolta contro questa coalizione è l'impresa di Gabriele D'Annunzio. Il gesto di Gabriele D'Annunzio non è soltanto magnifico dal punto di vista nazionale, ma è eminentemente rivoluzionario anche considerandolo dal punto di vista socialista e proletario, perché va contro ad un sistema che gli stessi socialisti e proletari combattono.»
 
Vi è qui tutto Mussolini avventuriero e demagogo che non esita a toccare le corde di un socialismo a cui da tempo non crede più, se mai vi ha creduto, nel tentativo di conquistare all'"impresa" la simpatia di alcuni strati di operai rivoluzionari. Il gioco è troppo scoperto. "L'Ordine Nuovo," il settimanale diretto da Gramsci, ne mette a nudo l'inganno e dà al tempo stesso un'indicazione: i Consigli dei soldati.
 
«Noi non discutiamo dei "diritti" nazionali e neghiamo il diritto di discutere a tutti gli imperialisti, interventisti del nostro paese, che hanno fatto i lacchè ai ladri d'oltre Alpe nella speranza che si lasciasse loro indisturbato il sospirato bottino. Per il diritto di autodecisione, come bene ha detto Turati alla Camera, Fiume doveva andare dove voleva, e cioè coll'Italia, e l'Alto Titolo doveva essere lasciato ai tedeschi che vogliono rimanere tali.
 
Il fatto di Fiume ci interessa come indice della disgregazione borghese. L'esercito, il palladio intemerato, è colpito da un male cronico, di cui le pustole più sporche sono date fuori coi poliziotti-arditi, e di cui l'episodio attuale inizia la crisi di dissolvimento.
 
L'on. Nitti ha fatto appello al buon senso dei soldati. Dunque esiste un buon senso dei soldati che può non essere quello degli ufficiali? E in qual modo questo buon senso può prevalere, può fare sentire il suo influsso benefico, se non organizzandosi, contrapponendo la forza cosciente alla forza bruta?
 
I Consigli dei soldati: ecco l'istituzione che metterà in valore le "doti fondamentali del popolo italiano" cui i borghesi sogliono nel momento in cui perdono la bussola fare ricorso.
 
Essi sono il solo reagente possibile a tutte le buffonate dell'accademia italiana.»(1)
 
L'articolo conclude con l'indovinata previsione che tutto finirà in una buffonata, «non si è sparato e non si sparerà un colpo»; se si fosse trattato di operai e di lavoratori il governo avrebbe sedato immediatamente la rivolta con le mitragliatrici, ma si tratta degli "enfants terribles" o degli "enfants gatées" della borghesia italiana: D'Annunzio e Mussolini e con loro tutto s'aggiusterà.
 
Così fu, anche perché nessuno aveva cercato di operare nella situazione creata dall'impresa dannunziana per volgerla a obiettivi rivoluzionari, quanto meno per stabilire dei contatti con ex combattenti orientati a sinistra e strapparli all'influenza dei gruppi fascisti e reazionari.
 
1) Le gesta di Fiume, "L'Ordine Nuovo," n. 18 del 13 settembre 1919.