www.resistenze.org - materiali resistenti in linea - formazione - 14-05-12 - n. 409

Corso a dispense di Economia Politica
 
di Renato Ceccarello
 
Ma gli uomini devono sapere che in questo teatro che è la vita umana è concesso solo a Dio e agli angeli di fare da spettatori
Francesco Bacone
 
Nota redazionale di resistenze.org 
 
Indice:
 
Introduzione
 
Prima parte: economia politica marxista
 
1) Il mercato e la divisione del lavoro
- La produzione mercantile e la teoria del valore
- Il denaro
- La teoria soggettiva del valore
- Trasformazione del denaro in capitale
- Il processo di produzione capitalistico
 
2) La circolazione del capitale
- I cicli delle forme di capitale
- Rotazione del capitale e legge del valore
- Tempo di rotazione e numero di rotazioni
- Capitale fisso e circolante
- Calcolo del tempo medio di rotazione
- Rotazione, plusvalore e profitto annui
- Ammontare dell'anticipo di capitale
- Produzione di plusvalore e circolazione monetaria
 
3) Il profitto
- Saggio di plusvalore e saggio di profitto
- Formazione del saggio generale di profitto
- Influenza dei movimenti del salario
- Caduta tendenziale del saggio di profitto
- Crisi cicliche del capitale
 
4) La suddivisione del profitto
- Il capitale commerciale
- Rotazione del capitale commerciale
- Commercio, prezzi e sovrastruttura
- Il capitale per il commercio di denaro
- Il capitale produttivo d'interesse
- Capitale bancario e finanziario
- Capitale reale e capitale fittizio
- Capitale monetario e capitale effettivo
- Tasso d'interesse e scambi internazionali
- La rendita
- Cenno storico sulla rendita
 
5) La riproduzione del capitale complessivo sociale
- Concezioni premarxiste
- La riproduzione semplice
- Errore dell'economia borghese
- Difficoltà
- Riproduzione allargata
- Riassunto con rotazioni algebriche
 
6) Dalla libera concorrenza al monopolio
- Dalla libera concorrenza al monopolio
- L'affermazione del capitale finanziario
- L'esportazione di capitale
- Spartizione del mondo tra unioni imperialiste
- Spartizione del mondo tra grandi potenze imperialiste
- Aspetto parassitario e putrescente dell'imperialismo
 
7) Economia politica del socialismo
- Forze produttive e rapporti di produzione
- I rapporti di produzione nel socialismo
- Circolazione mercantile nel socialismo
- Socialismo e legge del valore
- Osservazioni sulla pianificazione
- Altre osservazioni sulla transizione al comunismo
- Condizioni per la vittoria definitiva del socialismo
 
Seconda parte: le correnti dell'economia
 
8) Nozioni generali di macroeconomia
- Introduzione
- Nozioni di algebra lineare
- Il sistema produttivo
- Soluzione del sistema
- Il sistema economico capitalistico
- La moneta, il credito, la finanza
- La contabilità nazionale
 
9) Il sistema economico secondo la teoria marxista
- Il sistema economico alla luce della teoria del valore di Marx
- Prima soluzione proposta
- Seconda soluzione proposta
 
10) Sintesi della teoria marginalista
- Premesse generali
- Nozioni di matematica superiore
- La teoria soggettiva del valore
- La teoria marginalista della produzione
- Equilibrio economico generale
- I marginalisti e la moneta
- Implicazioni di politica economica
 
11) Concetti e sviluppi dell'economia keynesiana
- Introduzione (l'economia borghese dal marginalismo al keynesismo)
- Fondamenti della teoria keynesiana
- Teorie keynesiane del ciclo
- Sviluppo economico e distribuzione del reddito
- Influssi del commercio mondiale
 
12) Rinascita neoclassica e monetarismo
- Introduzione
- La funzione di Cobb-Douglass
- Sintesi neoclassica
- Aspetti generali del monetarismo
- Aspetti specifici dell'economia monetarista
- Formalizzazione della domanda di moneta
- Un modello per teorie a confronto
- Il modello di Poole
- Note finali
- Appedince: i diagrammi SI ed LL
 

 
Corso a dispense di Economia Politica
di Renato Ceccarello
 
Introduzione
 
Se non sono ancora convinto che la corsa del modo di produzione capitalistico sia arrivata a capolinea, credo che comunque sia verso le ultime fermate.
 
E' un'opinione fondata su alcuni aspetti della crisi attuale che fanno fortemente dubitare che si tratti di una crisi ciclica, di quelle crisi periodiche che accompagnano in modo abbastanza regolare questo modo di produzione, già analizzate da Marx nel 1800 e qualificate nell'aspetto saliente di crisi di sovrapproduzione.
 
Anche da un sistema di informazione completamente asservito alla classe dominante, in Italia più che altrove, ogni tanto scivolano opinioni di questo o quell'economista per cui la crisi attuale sarebbe comparabile con quella del '29, se non peggiore. E' difficile pensare che non sia così.
 
Alcuni paesi a capitalismo maturo, tra cui l'Italia, non crescono da oltre dieci anni, con numerose attività produttive importanti smantellate, decentrate o chiuse definitivamente; ma anche crescite modeste inferiori al 2,5 % sono interamente trascinate dall'incremento di produttività, senza alcuno sviluppo occupazionale, ma semmai con perdita di posti di lavoro e compressione del salario. Così che nell'area OCSE ci sono cento milioni di disoccupati o sottoccupati (Corriere della Sera, 13-9-2011). Una cifra spaventosa che non si spiega con una semplice crisi congiunturale.
 
Se, ormai, un dollaro o un Euro su due di profitti sono investiti in attività speculative vuol dire, da un lato, che l'economia reale è ormai interamente dominata dalla finanza, dalle grandi banche e dalle società finanziarie di cui è divenuta un'appendice; dall'altro, anche malgrado certa capacità dei monopoli internazionali di influenzare, e talora di determinare, i prezzi di vendita, il tasso di profitto delle attività produttive a carattere non monopolistico è in genere così basso da far preferire ai capitalisti l'affidamento del proprio denaro ai giochi di borsa e dei suoi derivati, ovvero agli impieghi per il finanziamento dei debiti sovrani dei vari paesi: ossia ad un'economia nominale la cui attesa di alto profitto va di pari passo con il grado di rischio, assai elevato e reale, come dai crolli del 2007/08, o da quelli di questa seconda parte del 2011 in cui queste note sono scritte.
 
Dopo la fine degli imperi inglese e francese, delle cui potenze rimangono rigurgiti neocoloniali, segnatamente nel continente nero, e non solo in Libia, sembra essere la volta dell'impero americano, di cui esistono numerosi sintomi tipo lo scricchiolio del dollaro come moneta mondiale sotto la minaccia della quotazione dello yuan cinese ed il peso del debito USA, anche per le costosissime attività militari a carattere strategico in giro per il mondo, oltre che per l'onere del salvataggio della finanza americana.
 
Ebbene, se dopo tutto ciò osserviamo la forte accelerazione della storia mondiale come lotta di ripartizione delle sfere d'influenza e dei mercati di approvvigionamento e sbocco; se consideriamo il totale esaurimento delle politiche riformiste e keynesiane; se constatiamo il sostanziale vuoto di idee degli economisti del capitale ed il contrasto di proposte dei leader dei diversi paesi sulle mosse economiche da intraprendersi, si giustifica che quella di cui sopra, più di una semplice opinione, sia una tesi.
 
Ma tutto questo pertiene alla politica della classe dominante che, in una società divisa in classi, non è la sola praticabile. Il fatto è che la classe dominata dovrebbe praticare la sua, ricostruendo la teoria e la pratica della e per la società dell'avvenire. Perché, se il capitale è vicino all'agonia, o forse lo è già, è anche evidente, in metafora, che il becchino è malnutrito, che non è in forze.
 
Fuor di metafora è proprio il caso che ci si metta alle spalle le nostre sconfitte e si colmi senza perdere altro tempo il ritardo storico che si è creato con le sconfitte degli anni 80-90 del secolo scorso e su cui non voglio qui nemmeno entrare.
 
Un compito mica tanto facile che mi fa venire in mente la metafora di Mao Tsetung circa un certo Yu Kung che, pietra dopo pietra, rimuove la montagna: se ci fossero tanti come lui il tempo della rimozione sarebbe abbreviato. E allora, perché non provare a rimuovere una di queste pietre?
 
Vengo perciò al dunque.
 
Avevo nel cassetto delle vecchie dispense di un corso di economia che erano servite, con un certo successo, al tempo della mia militanza in una delle organizzazioni che si sono proposte il nobile fine di ricostruire il partito del proletariato italiano. Rispolverandole, mi sono reso conto che il loro impianto era sostanzialmente valido e che con un lavoro di aggiornamento potevano essere attualizzate, con ampliamenti e la correzione di imprecisioni ed anche errori, all'epoca inevitabili anche per il carattere completamente autodidatta con cui mi ero accostato all'economia politica. In epoca giovanile con lo studio approfondito del Marx economista e degli scritti sul socialismo, suoi e di altri autori. In tempi più recenti con l'accostamento,  principalmente attraverso il "corso elementare" del Boffitto, ma anche con il "manuale" del Pesenti e con la "macroeconomia" del Graziani all'economia nel senso più lato del termine, diciamo, per semplificare, all'economia borghese nelle sue principali correnti.
 
L'incontro, tutto sommato casuale, col Boffitto, un autore a base marxista, seppur non dichiarata, è stato per me una grande fortuna, perché mi ha permesso l'approccio all'economia a partire dalla base oggettiva dei sistemi produttivi ed economici, in cui c'è dietro Sraffa e Leontiev, ma non Walras, Marshall e Pareto, sistemi per i quali con la mia base matematica ero disposto all'apprendimento.
 
Un'altra preziosa fonte sono stati gli autori russi attraverso le edizioni moscovite in lingue estere Progress. Che meravigliosi autori sono stati questi russi! Per via del revisionismo la loro lettura è stata spesso snobbata. Non so se sono stati letti, in Italia almeno, dalle persone giuste. Vedendo il livello dell'attuale marxismo italiano direi di no. Tra questi, oltre alla Osadciaja che ha scritto un libro fondamentale sul keynesismo, mi permetto di citare Scemiatenkov, il cui saggio sul "mistero" che il capitale costituisce per l'economia borghese è una vera e propria miniera per chi volesse approfondire la critica ideologica alle idee borghesi in economia. Non che con questo saggio si debba essere in totale sintonia, specie quando parla della legge del valore nel capitalismo moderno. Ma proprio la capacità di far riflettere, di creare dubbi e ipotesi di studio, ne fa un libro eccellente.
 
Il lavoro, la cui messa a punto ha comportato un notevole dispendio di energia ed un tempo superiore al previsto, si divide in due parti: economia marxista ed economia borghese. Nella seconda parte non ci sono molti riferimenti e citazioni. Esso non è un trattato, né un saggio critico su teorie altrui, né una storia dell'economia. Autori importanti per serietà ed acume di indagine, ma che non hanno prodotto una scuola, né si inseriscono come punti nodali delle teorie considerate, come lo Schumpeter, sono stati perciò sacrificati. Per altri, come il Galbraith, autore di contributi importanti sull'organizzazione monopolistica: le cosiddette "tecnostrutture", si rimanda ad altri testi critici, come "teorie economiche e realtà" di Anikin-Olsevic, o alla lettura diretta degli autori, esercizio sempre consigliabile per gli iniziati. Per altro, l'efficienza interna del singolo capitale "organizzato" nulla può contro il procedere e lo svilupparsi delle contraddizioni del modo capitalistico di produzione, oggi indagabili a livello planetario, prima ancora che nazionale e aziendale. E comunque rimanda alla maturità delle premesse materiali del socialismo, ossia all'esistenza, già nel capitalismo avanzato, di efficienti strutture di produzione pronte per essere socializzate e gestite secondo un piano generale basato sui bisogni dei "produttori associati", e non mediato attraverso il profitto del capitale finanziario e le congiunture poste di volta in volta dal mercato globale.
 
Il carattere di corso come raccolta di lezioni ha escluso alcuni argomenti specifici di non facile trattazione teorica, che lo avrebbero appesantito.
 
Fra essi la teoria dei vantaggi del commercio internazionale, nota anche come teoria dei "costi comparati", la cui trattazione iniziale risale già a Ricardo. Ritengo che tale teoria non assuma un gran significato pratico. E non tanto per il fatto noto da più di due secoli che i benefici del commercio internazionale si riversano sulle economie nazionali e sui componenti della società civile solo per via indiretta, giacché il vantaggio immediato va al capitale, nelle sue varie forme. Come una specie di pollo di Trilussa: se anziché un pollo da suddividere ce ne sono due si può star sicuri che i più saranno esclusi anche dal secondo pollo. Quanto per il fatto che con la globalizzazione dei movimenti dei capitali, in un contesto di dominio assoluto del capitale finanziario e di totale deregolamentazione statuale, è lecito chiedersi per quale via le economie nazionali e le società civili nel loro insieme (cioè a prescindere dal pollo di Trilussa) possano coincidere con gli interessi di un pugno di magnati di società multinazionali e finanziarie, grandi banche comprese, che si reputano così potenti al punto di non ritenere opportuna alcuna distribuzione di briciole attraverso gli stati nazionali, ridotti a loro meri comitati d'affari.
 
Se l'estensione del modo di produzione capitalistico ai paesi un tempo coloniali dissolveva allora le società primitive distribuendo miseria, altro che "vantaggi", oggi il fenomeno è esteso anche ai paesi industriali, dove non solo, e da tempo, le condizioni di vita dei proletari scivolano verso la povertà assoluta, ma dove anche interi settori produttivi vengono smantellati, e tra questi, quasi per intero, la produzione agricola (tranne alcune colture industriali e di nicchia), il tessile, la meccanica pesante e la chimica di base, l'artigianato, la piccola pesca, il piccolo commercio. Problema che rimanda all'impoverimento anche dei ceti intermedi ed alla rinnovata questione dell'egemonia su di essi da parte del proletariato.
 
Non c'è, mi ripeto, "costo comparato" che tenga: ma solo l'appropriazione del capitale finanziario di quote crescenti di ricchezza sociale che vengono ridistribuite nel suo seno con i giochi di borsa e con le costruzioni fittizie di derivati e quant'altro sfruttando i luoghi dove esiste un minimo di infrastruttura ed il costo del lavoro è più basso.
 
Ad ogni modo uno studio marxista attento di questi fenomeni, al di sopra di queste lezioni, che consideri la teoria classica come uno strumento, ma non "lo strumento", che poggi sull'immenso materiale documentale a nostra disposizione, è non solo benvenuto, ma indispensabile.
 
Al pari non è trattata la "Tobin tax", così come il tema più generale della regolamentazione finanziaria. E' vero che, se applicata, la Tobin tax potrebbe attutire gli effetti moltiplicativi e speculativi del capitale fittizio. Ma intanto:
a) il capitale, attraverso i suoi governi, si rifiuta di applicarla;
b) il proletariato non ha nulla da guadagnare dal riformismo borghese che altro non fa che distoglierlo dal suo compito storico.
 
Al termine del lavoro una postfazione metterà in evidenza un altro limite di questo lavoro, che è limite di chi lo ha scritto, ossia la trattazione di questioni (teoriche e pratiche) lasciate aperte dall'economia politica, anche marxista. Ne cito qui alcune, nemmeno le più urgenti.
 
La teoria del valore ed il carattere dinamico ormai permanente di molti settori del capitalismo, specie di quelli tecnologici in cui l'innovazione continua è condizione di permanenza nel mercato. La risposta a questa questione si interseca con quella presso altre questioni quali:
 
- la questione del carattere della materialità o meno delle merci, alla quale Marx diede una risposta che oggi, a mio parere, è insoddisfacente. Questione complessa che spazia dai servizi alla persona organizzati capitalisticamente, come scuola e sanità private, ad altri di diversa natura, come le telecomunicazioni e la telefonia;
 
- il carattere di determinate produzioni, come il software, che vengono prodotte una sola volta con alle spalle solo un costo di progettazione e che resistono sul mercato fino all'insorgere di un prodotto di concorrenza, con un prezzo di vendita che sembra del tutto svincolato dalla teoria del valore.
 
Ma soprattutto le questioni più importanti:
- il rapporto tra capitale reale e capitale fittizio, le cui note pur qui presenti non sono una risposta esauriente;
- il funzionamento del capitalismo contemporaneo nel contesto globalizzato.
 
Se avrò stimolato chi ha capacità e strumenti di indagine a mettersi in moto, di modo che si sia in tanti ad aiutare Yu Kung, vorrà dire che questo lavoro non sarà stato fatica sprecata.
 
Renato Ceccarello
 

Nota redazionale di resistenze.org
 
Le dispense di economia politica di cui oggi iniziamo la pubblicazione s'inquadrano nel percorso di creazione e raccolta di materiale formativo utile affinché i nostri lettori, i compagni e le persone interessate possano dotarsi di alcuni strumenti essenziali alla conoscenza e comprensione delle leggi di movimento della società in cui viviamo, delle forze e delle classi che la compongono e dei conflitti che dal loro interagire scaturiscono.
Assieme ai testi classici e agli altri materiali resistenti disponibili in linea, queste dispense aprono un ciclo di pubblicazioni che - come auspichiamo - potrà ampliarsi anche nella misura del contributo apportato da tutte le compagne e i compagni attratti da questa prospettiva di studio e di lavoro.
Ringraziamo l'Autore per il suo prezioso lavoro e per la disponibilità dimostrataci nel fugare i dubbi e sciogliere i quesiti emersi nel corso del primo contatto con il testo.
La redazione di resistenze.org
 

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