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Convegno su Pietro Secchia - Torino 16/04/05

Introduzione di :
Enrico Vigna,

al convegno
LA RESISTENZA ACCUSA- Pietro Secchia antifascista, partigiano, comunista, Torino, 16 aprile 05

E’ in atto e ormai dilagante, spesso supportata da una certa sinistra, un operazione di largo respiro (culturale, sociale e politico ) di affossamento delle radici di questa Italia nata dalla Resistenza e dalla Lotta di Liberazione nazionale contro il nazifascismo:

- dalla riscrittura dei libri di testo all’equiparamento tra partigiani e repubblichini, tra  torturati e torturatori, tra fucilatori e fucilati, tra carnefici e vittime.

- Dalla campagna mediatica sui crimini dei partigiani durante e dopo la guerra ( dai presunti triangoli della morte emiliani, alle cosiddette foibe, alle presunte esecuzioni sommarie di fascisti,preti,  ecc. ecc. film Porzus, Cuore nel pozzo, libri revisionisti come l’ultimo sui preti uccisi dai partigiani, e molti altri).

- Dalle falsificazioni storiche che riscrivono ad uso delle stagioni politiche fatti e avvenimenti già documentati e archiviati, per arrivare ad equiparare i “ giovani di Salò” con i “giovani partigiani”, notare bene l’uso subdolo di “giovani”.

- Dalle proposte di pensioni e indennizzi per i torturatori e fucilatori di Salò, alle ormai usuali equiparazioni tra svastica e falce e martello, tra nazismo e comunismo, tra fascismo e antifascismo. Cercando così di farli passare come estremi che si equivalgono.

 

 

Niente di nuovo qualcuno dirà, e invece qualcosa di importante è avvenuto in questi anni, perché  molti esponenti della cosiddetta “sinistra” stanno di fatto appiattendosi e avallando questo processo di revisione storica ( si pensi alle dichiarazioni sui “ ragazzi di Salò “, oppure al discorso sull’errore di aver “vangelizzato” la Resistenza, o sulla necessità di fare autocritica sugli eccessi compiuti dalla Resistenza o sull’uso generalizzato della violenza nella lotta di liberazione, e così via.


Con questo processo siamo arrivati ad avere un repubblichino ( passato mai rinnegato fra l’altro ), al proliferare di studiosi e opinionisti dichiaratamente di destra; di associazioni culturali e politiche di destra e neonaziste, con relativi corollari di intimidazioni, pestaggi, aggressioni, ecc. ecc.


In questo quadro siamo giunti nel 60° Anniversario della vittoria sul nazifascismo, non si capisce di quale pacificazione si vada blaterando, la pacificazione è già avvenuta il 25 aprile con la sconfitta del fascismo e la cacciata dell’occupante tedesco e la vittoria delle forze antifasciste, il cui cuore e corpo sono stati indiscutibilmente i comunisti e i lavoratori. Per non scordare l’amnistia del 1947.


In realtà l’obiettivo vero, di fondo è un altro: lo stravolgimento dei valori fondanti la Repubblica nata dalla Resistenza e la sua Costituzione, cancellando così la sua identità antifascista e la sua legittimazione storica, preparando così nuove generazioni svuotate da qualsiasi radice e patrimonio culturale fondato su una anche minima memoria storica e identità antifascista.


Questo è l’obiettivo finale del revisionismo storico e dei suoi paladini, questo bisogna riuscire a impedire e sconfiggere.


A partire da questa sintetica lettura, come Nuovi Partigiani della Pace, come Centro Cultura e Documentazione Popolare e Redazione del sito Resistenze ( su cui c’è una apposita sezione legata alla battaglia antifascista, con molti degli scritti anche di Secchia), abbiamo deciso di caratterizzare una manifestazione per il 60° del ’45, su contenuti fortemente identitari e chiari, di difesa della memoria storica e contro il revisionismo storico, qualificandolo con la parola d’ordine: “La Resistenza accusa”. Per questo abbiamo pensato che la figura di Pietro Secchia “Botte”, antifascista integrale, organizzatore e Commissario politico partigiano, fermo e coerente comunista, rappresentasse e ci fornisse il massimo degli stimoli di approfondimento, perché in tutta la sua militanza e ruoli, è sempre stata una figura scomoda e mai accomodante. Ma soprattutto una ricca fonte di riflessioni e insegnamenti per il presente e il lavoro futuro, non certo nel senso  commemorativo o cerimonioso.


Abbiamo anche inteso ristampare come Quaderni Partigiani Pace alcuni scritti di Secchia tra i più significativi e di valida attualità, che potete trovare all’ingresso della sala.

Vorrei ringraziare oltre ai presenti intervenuti, ai relatori che man mano conoscerete, anche il Gruppo consigliare del PRC della Provincia di TO che ha contribuito per la riuscita di questo Convegno.

 

 

P. Secchia nacque a Occhieppo Superiore ( BI) nel 1903 e morì nel luglio del 1973 a Roma.

Da subito dirigente della Gioventù Socialista nel Biellese, emigrò in Francia per alcuni anni; alla scissione di Livorno del ’21 aderì al Partito Comunista.

Ritornato dalla Francia divenne, nel 1924, membro della Direzione della Federazione Giovanile Comunista e poi Segretario della stessa a Milano.


Arrestato nel 1925 subì la prima condanna a 10 mesi; dopo l’entrata in vigore delle leggi eccezionali fasciste, entra in clandestinità e divenne, come scritto da L.Longo:

“… l’anima della resistenza e dell’organizzazione antifascista comunista in Italia. Lavorava sia per l’organizzazione giovanile che per quella del Partito, era dirigente e militante, ispettore, giornalista e tipografo, esempio mirabile di fede, coraggio e di capacità organizzative…”.

Fino al 1928  fece parte del C.C. della FGCI e del Centro Interno del Partito e poi chiamato a far parte del C.C. del Partito.


Nel 1931 fu incaricato di organizzare in clandestinità il IV Congresso del Partito e, nel corso di questo lavoro, fu individuato e arrestato dalla polizia fascista.

Venne condannato a 18 anni, ne scontò 5 in carcere e nel 1936 fu inviato al confino fino al 1943. In questi anni svolse una continua attività di formazione di nuovi quadri.

Liberato dopo il 25 luglio, passò alla lotta clandestina partigiana nell’Italia del Nord, riorganizzando anche politicamente il Partito; divenne poi Commissario Generale delle Brigate Garibaldi.

Dopo la vittoria sul nazifascismo, fece parte della Consulta Nazionale; nel 1946 divenne deputato alla Costituente e successivamente senatore.


Fu per tutto il dopoguerra un dirigente di primissimo piano del PCI, distinguendosi fino alla fine dei suoi anni per una coerente e ferma adesione ai principi e ai valori più legati al movimento operaio, alla lotta di classe ed alla direzione di essi, che sta nel compito e ruolo fondamentale di un Partito Comunista; per questo la sua figura all’interno delle dialettiche e dinamiche dello stesso Partito, per decenni, ha rappresentato le concezioni più leniniste e sovietiche. Rappresentando spesso le istanze più avanzate e classiste che emergevano nello svilupparsi delle contraddizioni sociali del nostro paese.


“…così voi dimostrate di non avere altra fede che nella forza. Non fatevi però soverchie illusioni su questa forza: altri se le sono fatte e quelle illusioni furono causa per il nostro paese di immense rovine. Per conto nostro, illusioni non ce ne facciamo: sappiamo che la lotta per la libertà esige sacrifici e sofferenze, ma queste non ci hanno mai fatto paura. Noi abbiamo una grande fede nel nostro popolo, nel nostro paese e nell’avvenire del socialismo.

Voi fate quello che volete: verrà un giorno in cui nessuna violenza, nessun arbitrio e nessuna forza potrà impedire che l’Italia sia rinnovata. Ne siamo certi.

Per quel giorno noi lavoriamo, per quel giorno lavorano tutti i partigiani della pace!...”  Discorso al Senato 1949

 

Non per nulla Secchia ebbe sempre, fino all’ultimo una particolare attenzione e disponibilità verso le nuove generazioni e i giovani; una figura di dirigente comunista che fino all’ultimo cercava di capire, indirizzare con la riflessione, stimolare con analisi legate ad una esperienza  di decenni di militanza e direzione rivoluzionarie, che aveva visto sacrifici, durezze, sconfitte, delusioni, ma anche epocali vittorie e interi popoli rovesciare i propri destini e le proprie storie secolari di oppressioni e sottomissione, e avviarsi verso l’emancipazione e il socialismo.


E si aveva in lui, sempre un attento osservatore e uditore, una sensibilità e disponibilità al confronto anche critico, che molti altri dirigenti non avevano o peggio, assunsero comportamenti di chiusure totali e dispregiative, che non poche responsabilità politiche ebbero, come conseguenza, all’interno del dispiegarsi anche drammatico dei movimenti e degli avvenimenti degli anni settanta. 


E quei giovani militanti che a decine di migliaia avrebbero poi riempito quegli anni settanta, certo con errori, distorsioni, limiti analitici e politici non secondari, ma con una passione militante e una genuinità e generosità politica, proprie della lotta in sè e della conflittualità di classe, che non si possono creare a tavolino e in nessun laboratorio politico alchemico. Bene quelle nuove generazioni non dimenticarono quella figura di vecchio militante e dirigente comunista: e mentre il funerale e le celebrazioni ufficiali di Roma, si svolsero quasi con imbarazzo e formalità, per mille motivi che sicuramente i relatori di questo convegno sapranno sviscerare e affrontare, a Milano e in molte altre città italiane decine di migliaia di militanti comunisti, in grandissima parte giovani, celebrarono e ricordarono il vecchio dirigente comunista e il coerente partigiano antifascista, con manifestazioni colme di passione rivoluzionaria, di bandiere rosse, canti e striscioni che trasmettevano all’Italia, che un militante e un grande dirigente comunista non c’era più, ma la sua storia, la sua bandiera erano state raccolte.


In uno di questi striscioni c’era scritto “ Non sarai dimenticato “ e come fu scritto in giornali borghesi nelle cronache dell’epoca : “… fa impressione che dietro a quelle parole rivolte a un vecchio e non famoso dirigente partigiano e comunista, ci sono con lacrime e canti di canzoni partigiane e comuniste, migliaia di giovani con i pugni chiusi…”.


Io penso che anche noi oggi qui, con questo modesto convegno, stiamo contribuendo alla difesa e riproposizione in avanti, verso il futuro, delle nostre radici, della nostra storia, dei nostri valori e speranze, in un futuro e mondo più giusti, di cui P. Secchia è stato, con i valorosi partigiani qui presenti, un simbolo e un esempio, a cui molti di noi rendono onore.


Ieri come oggi: LA RESISTENZA CONTINUA!


Grazie a tutti di essere qui e cominciamo i lavori.

 

Enrico Vigna