www.resistenze.org - osservatorio - della guerra - 15-01-10 - n. 302

da Rebelion.org  
Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org a cura di F.R. del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
 
Africom, l’ultimo tentativo statunitense di ricolonizzare il continente
 
di Tichaona Nhamoyebonde* - allAfrica.com
 
11/01/10
 
Gli Stati Uniti vogliono piazzare Africom, un esercito permanente in Africa, per vegliare sugli interessi imperialisti statunitensi e non si fermano di fronte a niente.
Alla fine dell’anno scorso il governo USA ha intensificato i suoi sforzi per stabilire l’African Command, l’ultimo strumento della sottile ricolonizzazione dell’Africa.
Il generale William E. Garret si è riunito con i responsabili della difesa di tutte le ambasciate africane a Washington per vendere ai loro governi l’idea di un esercito nordamericano in Africa.
 
Gli ultimi documenti della Casa Bianca di gennaio indicano che gran parte del lavoro dell’esercito è stato compiuto attraverso l’unità militare con base a Stoccarda, in Germania, e che il resto si è dedicato a trovare un paese africano che ospiti l’esercito e si muova diplomaticamente in tal senso. Liberia e Marocco si sono già offerti di ospitare Africom, mentre la Comunità di Sviluppo dell’Africa Australe (SADC**) ha invece negato decisamente qualunque disponibilità.
 
Altri paesi sono rimasti in silenzio. La Liberia ha una lunga relazione con gli Stati Uniti a causa della sua storia di schiavitù, mentre il Marocco, che non appartiene all’Unione Africana e non celebra elezioni, può darsi che abbia bisogno dell’esercito statunitense per reprimere qualunque volontà democratica. Il no del SADC è una piccola vittoria dei popoli africani in lotta per la loro indipendenza totale, ma il resto dei blocchi regionali devono pur arrivare ad una posizione comune, il che è preoccupante.
 
Lo stesso governo USA ha bisogno di un paese ben più strategico di Marocco e Liberia, giacché l’esercito sarà l’epicentro d’importanti influenze, protettorati politici ed economici. L’altro pericolo è che Africom apra in Africa un campo di battaglia fra USA e gruppi terroristici antistatunitensi.
 
Africom non è che una cortina di fumo per nascondere gli intenti di garantirsi risorse naturali africane. I dirigenti africani non devono dimenticare che Stati Uniti ed Europa hanno usato più volte la forza militare quale strumento di coercizione politica per assicurarsi che ogni paese sia diretto da persone sottomesse alla disciplina statunitense. Africom permetterà agli USA di allungare ogni suo tentacolo su ciascun paese africano. Ospitare l’esercito USA in Africa ridurrà l’indipendenza militare e segnerà l’accettazione della ricolonizzazione. La domanda fondamentale è: chi toglierà Africom una volta che sia stato piazzato? Con che mezzi?
 
Sarà superiore sul piano tecnico e finanziario a qualunque esercito di un paese africano e permetterà il cambiamento di regime ovunque gli USA lo vogliano. Inoltre, permetterà di accelerare lo sfruttamento delle risorse africane. Non ci sono dubbi che una volta che l’esercito statunitense sarà piazzato permanentemente in Africa verranno meno tutti i benefici dell’indipendenza. Se i dirigenti africani si piegheranno ora ai desideri statunitensi passeranno alla storia come la generazione politica che fatto vincere il male.
 
(...) Africom è stato oggetto di controversie da quando l’ex presidente George W. Bush lo ha presentato nel febbraio del 2007. I dirigenti africani non devono dimenticarsi che la politica di Barak Obama rispetto all’Africa e al resto del mondo non è cambiata per nulla, continua a essere una politica di dominio militare.
Nessuno vuole parlare dell’impatto che Africom avrebbe sui partiti e i governi minoritari, o sui dirigenti considerati infedeli, né del fatto che gli USA potrebbero usare Africom per promuovere dittatori amici.
 
I programmi di addestramento e di armamento, il trasferimento di armi dall’Ucraina alla Guinea Equatoriale, a Ciad, Etiopia e al governo di transizione somalo, indicano chiaramente l’uso del potere militare per mantenere l’influenza (statunitense) sui governi africani, che continua a essere una priorità del governo USA.
 
Con la Rivoluzione arancione hanno portato al potere gli attuali dirigenti ucraini, e gli stanno dando carta bianca per fornire armamenti ai conflitti africani. I dirigenti africani devono essere capaci di dimostrare solidarietà e bloccare ogni tentativo USA di costruire basi nella madre patria, a meno che vogliano un nuovo assalto colonizzatore.
 
Se si permetterà che si piazzi Africom, Kwame Nkrumah, Robert Mugabe, Sam Nujoma, Nelson Mandela, Julius Nyerere, Hastings Kamuzu Banda, Kenneth Kaunda, Augustino Neto e Samora Machel, avranno combattuto guerre di liberazione per niente. Migliaia di africani morti nelle carceri coloniali e sui vari fronti di guerra durante la lotta di liberazione avranno versato il loro sangue per niente.
 
Perché il gruppo dirigente africano attuale dovrebbe accettare la ricolonizzazione quando tanto è stato imparato dal colonialismo, dall’apartheid e dal razzismo? Perché non rispondono che hanno già un esercito comune, quello dell’Unione Africana? I dirigenti africani non hanno bisogno di profeti marziani per sapere che il fascino statunitense per il petrolio, la guerra contro il terrorismo e l’esercito ora si concentrerà in Africa, dopo l’avventura in Iraq.
 
*Tichaona Nhamoyebonde è un politologo che risiede a Città del Capo, Sudafrica
**Il SADC (Southern African Development Community) è un’organizzazione intergovernativa creata nel 1979 con sede a Gaborone, Botswana. Il suo fine è rafforzare la cooperazione e l’integrazione politica e militare fra 15 stati dell’Africa australe (Angola, Botswana, Lesotho, Malawi, Mauricio, Mozambico, Namibia, Repubblica Democratica del Congo, Seychelles, Sudafrica, Swaziland, Tanzania, Zambia e Zimbabwe)..
 
Fonte: http://allafrica.com/stories/printable/201001070715.html
 
 

Resistenze.org     
Sostieni una voce comunista. Sostieni Resistenze.org.
Fai una donazione o iscriviti al Centro di Cultura e Documentazione Popolare.

Support a communist voice. Support Resistenze.org.
Make a donation or join Centro di Cultura e Documentazione Popolare.