www.resistenze.org - osservatorio - della guerra - 31-03-14 - n. 492

Un attacco all'Iran è ancora allo studio del Pentagono. Israele si prepara a lanciare "il primo colpo"

Michel Chossudovsky | globalresearch.ca
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

20/03/2014

Sotto il titolo "Netanyahu ordina all'IDF di prepararsi per un possibile attacco all'Iran nel corso del 2014", Haaretz conferma che una guerra contro l'Iran è ancora presa in considerazione e che Israele si sta preparando attivamente a sferrare un primo colpo, nonostante i colloqui tra Occidente e Iran riguardanti il programma di armi nucleari iraniane.

L'IDF ha ricevuto ordini "per continuare a prepararsi per un possibile attacco indipendente" contro l'Iran. Inoltre, una considerevole somma di denaro dei contribuenti israeliani è stata destinata a questo rinnovato impegno militare:

Nonostante i colloqui tra Iran e Occidente, alti funzionari dicono che i membri del parlamento hanno stanziato 10 miliardi di shekel (2,9 milardi di dollari) all'IDF per preparare un eventuale attacco.

Secondo recenti dichiarazioni di alti ufficiali militari, il primo ministro Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa Moshe Ya'alon hanno ordinato all'esercito di continuare la preparazione per un possibile attacco militare contro gli impianti nucleari iraniani con un costo di almeno 10 miliardi di shekel (2,89 miliardi dollari) quest'anno, nonostante i colloqui tra l'Iran e l'Occidente.

I tre parlamentari hanno affermato che i rappresentanti dell'IDF hanno detto che l'esercito aveva ricevuto una direttiva chiara dai funzionari  governativi di rango politico - cioè Netanyahu e Ya'alon - di continuare a prepararsi per un eventuale attacco indipendente da parte di Israele sui siti nucleari iraniani, a prescindere dalle trattative attualmente in corso tra Iran e Occidente,

.... Fin dal raggiungimento dell'accordo provvisorio tra l'Iran e le sei potenze, Netanyahu ha sottolineato che Israele non si considera vincolato da esso....

Netanyahu ha alzato la sua retorica sulla questione iraniana, e sta di nuovo facendo implicite minacce di un eventuale attacco unilaterale israeliano sui siti nucleari iraniani.

Il [ministro della Difesa] Ya'alon ha recentemente indicato... di aver mutato visione e di essere ora propenso a sostenere un attacco unilaterale israeliano contro l'Iran, alla luce del fatto che secondo la sua opinione l'amministrazione Obama non lo effettuerà. (Barak Ravid, Netanyahu ordina all'IDF di prepararsi per un eventuale attacco all'Iran nel corso del 2014, Haaretz, 19 marzo 2014)

Il ruolo di Israele come forza militare delegata degli Stati Uniti: "Bombarderebbe per noi"

E' importante analizzare queste ultime minacce in un contesto più ampio. Essendo parte di un'alleanza militare, Israele non può scatenare da solo una guerra contro l'Iran. Questo è qualcosa di noto e riconosciuto dagli analisti militari.

Un attacco all'Iran fa parte di un'operazione coordinata guidata dal Pentagono, prevista fin dalla metà degli anni '90 come parte di una "sequenza" strategica nel teatro di operazioni. Durante l'amministrazione Clinton, il Comando Centrale USA (USCENTCOM) aveva formulato "nei piani del teatro di guerra" di invadere prima l'Iraq e poi l'Iran.

Israele è integrato nel "piano di guerra per le principali operazioni di combattimento" contro l'Iran formulato per la prima volta nel 2006 dal Comando Strategico degli Stati Uniti (USSTRATCOM). Nel contesto di operazioni militari su larga scala, un'azione militare unilaterale non coordinata di un partner della coalizione, vale a dire Israele, è da un punto di vista militare e strategico quasi impossibile. Israele è un membro di fatto della NATO. Qualsiasi azione da parte di Israele richiederebbe una "luce verde" da Washington.

Un attacco da parte di Israele (approvato da USA-NATO), tuttavia, potrebbe essere utilizzato come "il meccanismo di innesco", che scatenerebbe una guerra totale contro l'Iran, così come li ritorsioni da parte dell'Iran dirette contro Israele.

Ma se Israele non decide, può però essere utilizzato da Washington come delegato, cioè per sparare il primo colpo, senza che gli Stati Uniti siano ufficialmente coinvolti.

A questo proposito, ci sono indicazioni che Washington sta ancora prendendo in considerazione la prima opzione formulata durante l'amministrazione Bush Jr di un primo attacco (appoggiato dagli USA) da parte di Israele piuttosto che una vera e propria operazione militare a guida USA diretta contro l'Iran.

Mentre l'opzione del primo colpo da parte di Israele ufficialmente non ha la benedizione dell'amministrazione Obama essa, non illudiamoci, è stata per diversi anni parte dei piani di guerra del Pentagono.

Si chiama "guerra indiretta", laddove i delegati degli USA (compreso Israele) scatenano la guerra per conto dello Zio Sam e in collegamento con il Pentagono.

Questa strategia di coinvolgere gli alleati per "fare il lavoro sporco" ha caratterizzato parecchie imprese militari sponsorizzate dagli USA, comprese Afghanistan, Siria, Libia e in misura minore Iraq. In Siria, la guerra terroristica segreta era in gran parte condotta con il supporto di Arabia Saudita, Turchia e Qatar, in stretto coordinamento con gli Stati Uniti.

"Difendere Israele"

Supponendo che un attacco israeliano contro l'Iran – anche se condotto in stretto collegamento con il Pentagono e la NATO – fosse lanciato da Netanyahu, sarebbe presentato all'opinione pubblica come una decisione unilaterale di Tel Aviv. A quel punto potrebbe essere utilizzato da Washington per giustificare, agli occhi dell'opinione mondiale, un intervento militare più ampio degli Stati Uniti e della NATO (per motivi umanitari) al fine di "difendere Israele", piuttosto che di attaccare l'Iran. In virtù degli accordi di cooperazione militare esistenti, sia gli Stati Uniti che la NATO sarebbero "obbligati" a "difendere Israele" contro l'Iran.

Vale la pena notare, a questo proposito, che all'inizio del secondo mandato di Bush, l'ex vice presidente Dick Cheney ha definito senza mezzi termini, il ruolo di delegato di Israele.

Israele, per così dire, "bombarderebbe per noi", senza il coinvolgimento militare degli Stati Uniti e senza che noi esercitiamo pressioni su di loro "per farlo" (vedere: Michel Chossudovsky, Planned US-Israeli Attack on Iran, Global Research, 1 maggio 2005): Secondo Cheney:

"Una delle preoccupazioni della gente è che Israele potrebbe farlo senza che gli venga chiesto... Dato che l'Iran ha una politica dichiarata secondo cui il suo obiettivo è la distruzione di Israele, gli israeliani potrebbero decidere di agire per primi e lasciare il resto del mondo a preoccuparsi di ripulire il pasticcio diplomatico che seguirebbe", (Dick Cheney, citato da un'intervista di MSNBC, gennaio 2005)

L'intento politico di questa diabolica affermazione dell'ex vice presidente è chiarissimo: la distruzione di Israele equivale a un "danno collaterale".

Netanyahu è un fantoccio degli Stati Uniti. Un "primo colpo d'attacco" di Israele è stato preso in considerazione dagli strateghi militari statunitensi negli ultimi dieci anni. In caso di attacco, sarebbe Israele piuttosto che gli Stati Uniti a sostenere il peso maggiore della rappresaglia iraniana.

Il nostro messaggio al popolo di Israele: rimuovete Netanyahu, chiedete la pace in Medio Oriente, attuate un "cambio di regime" a Tel Aviv.


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