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- osservatorio - economia - 19-10-15 - n. 561
La situazione economica del capitalismo internazionale: abbiamo un piccolo problema
"Bisogna preparare uomini che consacrino alla rivoluzione non solo le sere libere, ma tutta la loro vita" V.I. Lenin
Una persona va a ritirare il biglietto prenotato per un viaggio pianificato tempo fa. Arriva all'agenzia e si sente dire: "abbiamo un piccolo problema, il suo biglietto è stato annullato e non ci sono posti disponibili sui voli di oggi". Quindi, la persona che ha pianificato il suo viaggio è rimasta a terra senza poterlo realizzare. Non tanto piccolo il problema, pertanto.
Nella situazione attuale del capitalismo internazionale, diversi suoi portavoce in quest'ultimi tempi vanno dicendo di avere un piccolo problema. Non tanto piccolo, è chiaro.
Il 1929 come riferimento
Si dice, di frequente, che questa crisi del capitalismo è di dimensione maggiore di quella del 1929. E i fatti dimostrano la certezza di questa affermazione: se è così - quindi - questa crisi ha una strada lunga.
La crisi generale del sistema capitalistico si trovava, nel 1929, in una fase iniziale del suo sviluppo. Adesso si trova in una molto più avanzata - una fase di metastasi - che gli lascia molti meno margini di manovra per cercare soluzioni.
Raúl Valdés ha definito, fin dai suoi inizi, l'attuale crisi come senza soluzione. Affermazione che ha suscitato non pochi dibattiti.
La crisi si è estesa a livello planetario con una velocità mai conosciuta prima. E la quantità necessaria di distruzione di forze produttive e di capitale sovraccumulato è di dimensioni gigantesche, in chiara e crescente contraddizione con uno sviluppo delle forze produttive che preme con forza irresistibile sulle faglie del sistema.
Questa crisi economica non è divenuta crisi politica rivoluzionaria a causa della situazione di debolezza in cui versa il movimento comunista internazionale.
Sempre verso il basso
A cercarle si troverebbe una grande quantità di previsioni, dalle fonti più diverse, sul come sarà l'evoluzione della crisi capitalistica, il suo sviluppo temporale, i suoi indicatori di ripresa, previsioni di ogni tipo. Al giorno d'oggi è possibile affermare che tutte le previsioni che avevano stabilito date concrete, già passate, di ripresa dalla crisi sono state nettamente smentite dalla dura realtà.
In modo particolare si è ripetuto fino all'esaurimento che l'economia degli Usa era il modello da seguire, che le politiche della Federal reserve si sono dimostrate come le più efficaci per risolvere questa situazione. Anche i rappresentati del governo spagnolo hanno detto: stiamo uscendo dalla crisi, si genera occupazione, cresce il Pil.
Nel concreto il Fmi (Fondo monetario internazionale), nel suo bollettino di gennaio 2015, stabiliva per quest'anno una crescita dell'economia mondiale del 3,5%, abbassando dello 0,3% le sue previsioni dei mesi precedenti. Ma nel bollettino di giugno lo corregge ancora portandolo al 3,3%. La correzione in appena sei mesi è del -0,5%.
La Bm (Banca mondiale) a giugno, analizzando vari fattori e parlando dei paesi emergenti, diceva: La situazione si tradurrà in un quarto anno consecutivo di magra crescita economica.
La pratica ha confermato la diagnosi, nonostante la Federal reserve non abbia aumentato i tassi d'interesse. Nel mese di settembre, l'agenzia S&P ha dichiarato il debito pubblico del Brasile come spazzatura.
Anche la Spagna verso il basso
Nel mese di agosto, l'Ine [Istituto nazionale di statistica, ndt] pubblicava una significativa correzione dei dati economici certificati negli anni precedenti, insieme ai dati pubblicati del Pil corrispondenti agli anni 2012, 2013 e 2014.
Con questi nuovi dati si stabiliscono delle previsioni più basse, che ci portano ad una ipotesi secondo cui la Spagna non recupererà il Pil del 2008 fino al 2017, nove anni dopo. Con ogni probabilità, la pratica tornerà a smentire questo calcolo e ci vorrà, in ogni caso, ancora più tempo.
Ossia, un decennio dopo si recupererà la capacità produttiva del 2008.
Il Lunedì nero delle borse
L'11 agosto, la Cina inizia una serie di svalutazioni consecutive dello yuan.
Il 24 agosto, le borse vivono un lunedì nero. Per il rallentamento della Cina? Per la caduta dei prezzi delle materie prime? Per il movimento delle riserve aurifere? Ci sono interpretazioni per ogni gusto. Qualcuno ha mosso le sue pedine nell'oscurità, in piena sicurezza.
Le perdite nelle borse internazionali, un giorno dopo, si stimano in cinque bilioni di dollari, secondo l'agenzia Bloomberg.
Le Banche centrali, in forma molto discreta, lanciano migliaia di milioni nei circuiti finanziari per calmare il panico. Ma ammortizzano solo per breve tempo le tendenze più negative. Così, alla fine di settembre, tutti gli indici cadono in modo importante.
La scoperta della grande truffa del marchio Volkswagen sul controllo ambientale di undici milioni di veicoli lancia un nuovo secchio di acqua fredda non previsto.
Cercando una via d'uscita
La situazione del capitalismo internazionale si può solamente capire partendo dalla matrice della fase imperialista in cui transita e dagli inevitabili scontri tra i diversi poli inter-imperialistici. Una feroce guerra economica, che si estende anche a livello militare, si sviluppa in tutto il pianeta. Le grandi potenze economiche sparano - sia a livello economico che militare - missili a lungo raggio e altamente distruttivi.
La strategia dell'ultimo periodo, con i prezzi del petrolio in caduta, è un esempio di ciò. Quello che sembrava iniziare come un attacco agli Usa, per pregiudicare la loro strategia di autosufficienza ottenuta con il petrolio di scisto, si ribalta in una caduta sostenuta che riduce i ricavi dei paesi con rendita petrolifera: Venezuela, Russia, Brasile, Iran... Le conseguenze sono negative per gli uni e gli altri: perdite di decine di migliaia di posti di lavoro, chiusura di imprese, riduzione dei ricavi, ecc. I paesi importatori se sono beneficiati.
La data del 16 settembre era determinante per l'economia mondiale, perché si riuniva la Federal reserve per decidere se alla fine avrebbe alzato i tassi di interesse. Tutti lo aspettavano chiedendosi: alzeranno i tassi perché l'economia yankee va bene e bisogna riattivare l'inflazione? Non li alzeranno per l'impatto negativo nell'economia mondiale, la crescita del debito e il rallentamento generalizzato? Alzeranno i tassi di interesse per far retrocedere i loro competitori dei paesi emergenti? ...
Alla fine la Federal reserve non ha mosso nessuna pedina e ha mantenuto i tassi di interesse allo 0%. Questo viene interpretato come un brutto segno per la situazione economica internazionale, che va male e per questo non si modifica nulla. Le borse affondano di fronte a uno scenario futuro tetro e a prospettive molto negative per la ripresa economica.
La nostra tabella di marcia
La classe operaia ha la sua matrice interpretativa di tutta questa situzione.
Crisi generale del sistema capitalistico, a una fase più sviluppata. Controllo assoluto dei grandi monopoli sull'economia mondiale. Finanziarizzazione dell'economia. Cade il profitto con l'aumento della composizione organica del capitale. Tutta la classe operaia mondiale partecipa alla produzione di qualsiasi merce, alta socializzazione della produzione. Acutizzazione estrema delle contraddizioni tra lo sviluppo delle forze produttive e i rapporti di produzione. L'epoca delle rivoluzioni socialiste. Fine del capitalismo.
Questo avverrà se la classe operaia svolge il suo ruolo storico, qui e ora. In caso contrario, il capitalismo si trasformerà in un mostro ancora più atroce e barbaro.
Queste sono le coordinate attuali della lotta di classe. E non è cosa da sere libere.
* Segretario generale del Partito Comunista dei Popoli di Spagna (PCPE)
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