da Partito Comunista dei Popoli di Spagna (PCPE) - www.pcpe.es - in www.solidnet.org
Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
Le elezioni europee e il programma comunista
19/02/2009
Il 7 giugno si celebreranno le elezioni al Parlamento Europeo. Si tratta di un appuntamento che i comunisti non possono trascurare per via del sempre maggiore peso sul nostro paese delle politiche dell'Unione Europea.
Nonostante il più che dubbio carattere democratico di un parlamento che neanche formalmente possiede una minima sovranità per decidere le norme e le politiche europee, dato che funziona piuttosto come un sostegno della Commissione, i comunisti del PCPE devono partecipare al processo per fare conoscere le loro analisi e proposte su questa “costruzione europea” che il capitalismo tenta imporre.
Il PCPE è l'unico partito in ambito statale a difendere una posizione chiara e di principio contro l'Unione Europea. Nei nostri discorsi e pratiche politiche quotidiane denunciamo senza mezzi termini il carattere imperialista dell'Unione Europea, la sua sistematica campagna di accanimento contro i più elementari diritti lavorativi e sociali, così come il fatto di essere lo strumento del capitalismo monopolista per ottenere l'apertura definitiva di tutti gli spazi alla voracità del capitale.
Nei nostri documenti, nei nostri interventi pubblici, non cadiamo nel discorso ipocrita della socialdemocrazia e del riformismo che consiste nel criticare “questa Unione Europea” e difendere “un’altra Europa più sociale”.
Ingannare i lavoratori ed i popoli non è giusto, e dobbiamo sforzarci di denunciare in ogni situazione che l'unica soluzione possibile all'attacco antioperaio e antipopolare dell'Unione Europea è un’opposizione sistematica a tutte le politiche comunitarie. Bisogna disubbidire alle norme imposte dall'UE che condannano la nostra industria, i nostri già minacciati servizi pubblici, i nostri agricoltori e pescatori e i settori più strategici dell'economia, con l'obiettivo di svincolare definitivamente il nostro paese da questo dispositivo capitalista ed iniziare un nuovo processo di relazioni tra i paesi europei su presupposti diversi, sulla base di un'economia che dia beneficio al popolo lavoratore e delle relazioni internazionali che puntino alla pace, alla libera determinazione dei popoli e alla sovranità, in definitiva rottura con la via capitalista e l'inizio del cammino socialista in Europa.
Fortunatamente non siamo gli unici in Europa a mantenere queste posizioni. L'applicazione teorica e pratica del marxismo-leninismo dimostrano che non c'è oggigiorno altra via per i lavoratori ed i popoli se non quella che proponiamo, ed in ciò coincidiamo con altri partiti fratelli dentro e fuori l'attuale Unione Europea. È necessario, e in questo senso il PCPE lavora quotidianamente, che l'attuale fase di sviluppo delle relazioni tra i partiti comunisti europei ceda il passo ad un stadio organizzativo e politicamente superiore, con un programma ed una linea strategica comuni.
Il fallimento del modello della Sinistra europea è evidente. I partiti che fanno parte di questo embrionale nucleo eurocomunista menzioneranno e criticheranno il processo di Bologna per "l'armonizzazione dei sistemi di istruzione superiore", lo smantellamento progressivo dei servizi pubblici, la messa in dubbio dei sistemi pensionistici, la proposta di incremento del tempo di lavoro, la criminalizzazione dell'immigrazione, l'ampliamento della precarizzazione e la flessibilità lavorativa attraverso la cosiddetta “flexecurity”, la cooptazione del sindacalismo ufficiale in cambio di fondi, la pioggia di milioni di euro per lo stimolo della competizione e del libero mercato... ma quale sarà l'alternativa che presentano? NESSUNA. Proporre un'altra Unione Europea più sociale, interessata alla pace, alla democrazia e all'uguaglianza ma non mettere in dubbio la propria costruzione dell'UE che è essenzialmente un mercato unico con libero transito di merci e lavoratori, significa dire il falso e mentire ai popoli e ai lavoratori. Chi arriva a rivendicare una politica di difesa comune europea per “fare fronte” e “servire da contrappeso” all'imperialismo nordamericano maschera con una retorica di sinistra la costruzione imperialista dell'Unione Europea. Per questo motivo tale modello non serve.
Puntiamo nelle elezioni europee sull'unione dei partiti comunisti che non hanno tradito il marxismo-leninismo, come passo necessario per l'avanzamento delle posizioni di classe in questo ambito concreto. I partiti della Sinistra europea, il PCE tra questi, hanno ben definito le loro intenzioni e alleanze, il loro modello e la loro proposta. È nostra responsabilità proporre un'alternativa reale e realistica, di scontro e di lotta contro il capitale monopolista ed il suo progetto imperialista europeo, che denunci i suoi collaboratori in seno alla classe operaia e renda giustizia dell'affermazione di Lenin secondo cui gli Stati Uniti dell'Europa, sotto il capitalismo, o sono impossibili o sono reazionari.
Á.G.