www.resistenze.org - osservatorio - europa - politica e società - 11-07-11 - n. 372

dalla lista di diffusione Annie Lacroix-Riz
Traduzione dal francese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
 
La dittatura degli "Euro-ottimisti"
 
di Annie Lacroix-Riz (*)
 
02/07/2011
 
Estratto delle considerazioni di Annie Lacroix-Rix a seguito dell'articolo La France e l'Europe di Jacques Le Goff (medievalista, considerato da alcuni erede dell'illustre predecessore Marc Bloch) apparso su Le Monde libri di giovedì, 9 giugno [http://www.lemonde.fr/livres/article/2011/06/09/melanges-historiques-de-marc- bloch_1534016_3260.html].
 
[...]
L'articolo teleologico del nostro collega Le Goff, fervente "europeista" di vecchia data, mira a far di Marc Bloch un sostenitore della "Unione europea" così cara a Jacques Delors.
1. Il reclutamento del grande medievalista Bloch al servizio di un ideale che si pretende progressista e pacifico poggia su una base precaria: assassinato nel giugno del 1944 "dalla Gestapo", il partigiano Bloch non ha potuto esprimersi sull'Unione. Ci sono principi ai quali egli avrebbe certamente aderito, tra cui l'onestà intellettuale. Nulla autorizza ad affermare che avrebbe messo la sua influenza e il suo talento al servizio della restaurazione del cartello internazionale dell'acciaio del 1926, poiché tale creazione, presentata alla gente come simbolo di pace tra Francia e Germania, non solo non aveva risparmiato al continente una seconda guerra mondiale ma aveva contribuito a renderla inevitabile.
 
2. Se Bloch avesse avuto la possibilità di consultare fonti di archivio sull'integrazione europea, non avrebbe avuto alcun dubbio sulla sua natura. Ben prima del lancio mediatico ufficiale della "Comunità europea del carbone e dell'acciaio" pronunciato dal "padre dell'Europa" Robert Schuman - uno dei tre idoli politici (dopo Poincaré e Pétain) del 20° secolo preferiti dal Comité des Forges [Comitato delle industrie siderurgiche francesi] - i circoli dirigenti francesi non dubitavano delle conseguenze della divisione del lavoro e del contenimento dei salari (denominata "stabilizzazione finanziaria"). Una politica che avevano sempre sostenuto e attuato con crescente energia durante la crisi del 1930 e con un inedito successo nella Francia sotto protezione tedesca: dall'estate del 1940 all'estate 1944, la stretta tedesca aveva contribuito ampiamente ad assicurare la riduzione del potere d'acquisto degli operai e degli impiegati fino al 50% (il cinquanta per cento!) e una perdita di peso dai 10 ai 12 chili (Statistiche ufficiali della Francia, prodotte dall'istituto anteriore all'INSEE). Dopo il discorso di Robert Schuman del 9 maggio 1950 - concordato con lo stesso Comité des Forges? che aveva fatto, attraverso la dinastia Wendel, la carriera politica di Schuman dopo quella di Poincaré? - la sinistra di governo (SFIO) fu responsabile del maquillage per la rinascita del vecchio cartello dell'acciaio. Si era decisa a assicurare al popolo (ne Le Populaire) che l'avido Comité des Forges sarebbe stato annientato grazie un'impresa esaltante: la "morte" del nefasto cartello dei "trafficanti di armi" avrebbe garantito la pace sul continente; il regno della "concorrenza", sotterrando alla buon ora l'insopportabile "monopolio" dei padroni della siderurgia, avrebbe ridotto i prezzi del carbone, dell'acciaio e del resto (e per di più, pacificamente).
 
Più onesti, gli alti funzionari degli Affari Esteri e delle Finanze annunceranno presto, nelle loro riunioni congiunte, un futuro immediato e di lungo periodo molto meno idilliaco: ridimensionamento delle maestranze nelle miniere (il 25% nel breve termine al Nord) prima dell'eventuale chiusura, fine delle rovinose e insopportabili, per il bilancio, sovvenzioni sociali (a differenza degli ingenti sussidi concessi al settore siderurgico privato, che sarebbero stati mantenuti), austerità salariale e "dumping sociale". La migliore situazione sociale si sarebbe imposta grazie alla libera circolazione dei capitali e dei lavoratori, provenienti da paesi a bassissimo costo del lavoro: la "libertà" avrebbe allineato gli stipendi sui livelli salariali più bassi praticati in ciascun stato membro o futuro membro. Ciò divenne immediatamente realtà, marcatamente statunitense e tedesca, e percepita dalla comunità meglio informata rispetto alla popolazione francese, come il nuovo cartello destinato a trasformarsi nel breve termine in "mercato comune" e poi "Unione europea".
 
La trasformazione ebbe effettivamente luogo (…) l'integrazione ha avuto come scopo principale di ridurre i salari (a cosa altro ha contribuito la concentrazione dei prodotti agricoli a marce forzate e il calo dei prezzi agli agricoltori?). Questo obiettivo, al quale l'ex sindacalista della CFTC Jacques Delors diventato alto funzionario ha dedicato la sua carriera, ha raggiunto attualmente una fase avanzata. Fare del Sig. Delors, sostenitore e artefice dell'austerità salariale permanente e della sovranazionalità, il fondatore di una "Europa delle Nazioni" - astuzia meramente destinata a neutralizzare in seno all'Unione europea chi resiste a tale programma? - e altrettanto indebito che descrivere Marc Bloch come soldatino dell'Unione europea.
 
Arruolando il suo glorioso predecessore sotto questa bandiera decisamente anti-nazionale, Jean-Marie Le Goff, sfrutta inoltre lo stigma che incombe sui "partiti populisti in Europa" per mettere nello stesso sacco tutti i sostenitori dell'"abbandono dell'euro e dell'uscita dall'Europa del grande capitale". Osa associare Le Pen con il KKE, il Partito Comunista della Grecia che per parte sua - come aveva fatto già nella primavera del 1941 a seguito dell'aggressione hitleriana e dopo, a successive riprese - difende il popolo greco consegnato nuovamente alla morsa "europea-tedesca" e al Fondo monetario internazionale, strumento degli Stati Uniti creato dalla Conferenza di Bretton Woods (luglio 1944). Elogia "l'unicità dello spazio Schengen", che si suppone antirazzista e generoso, dimenticando di specificare che esso incarna sia la libera circolazione dei capitali letali ai salari sia la repressione generalizzata a chi devia, ai ribelli, ai "terroristi", ecc.: questa non è nemmeno la storia de "la libera volpe in libero pollaio" ma quella della "libera volpe in un pollaio sempre più costretto" (anche se si può presumere che non sia mai stato libero).
 
Un medievalista eminente che ne mobilita un altro, morto nel giugno del 1944, senza il rischio di smentite. Le Goff ricalca la sua tesi su quella della classe dirigente e della stampa al suo servizio, che per mesi aveva martellato 24 ore 24 contro il no al referendum sulla Costituzione [UE] del maggio 2005: chi pretendeva di rifiutare l'Europa sopranazionale - l'Europa dei popoli a cui ora è applicata la "Strategia dello shock" una volta riservata ai cosiddetti paesi in via di sviluppo - era un ignorante o un "populista" fascista o fascistizzante (l'uno non impedisce l'altro). Dopo lo scrutinio del 29 maggio, gli stessi presero a cantilenare che gli idioti che avevano votato no, non meritavano il diritto di voto visto il cattivo uso che ne facevano. Chi conosce la storia degli anni Trenta del secolo scorso, può legittimamente preoccuparsi di tale conclusione. All'occorrenza, coloro che ci governano non sopprimeranno il diritto di voto, si contenteranno di infrangere i risultati elettorali semplicemente ricorrendo al Parlamento "europeo": lo stesso che consideravano inutile quando erano convinti che avrebbero vinto i si alla Costituzione europea, "referendum" apparentemente "democratico". In altri paesi il quesito referendario è stato sottoposto più volte, fino a quando la vittima espiatoria se è decisa finalmente a votare sì (come in Irlanda).
 
[...]
  
* Annie Lacroix-Riz, professore emerito di Storia Contemporanea (Relazioni Internazionali) presso l'Università Paris VII-Denis Diderot
 
 

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