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E' morta Fátima Ahmed Ibrahim, una delle femministe arabe più importanti del XX secolo

El Lince | lahaine.org 
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

27/09/2017

E' deceduta il mese scorso. Era sudanese e ha cominciato molto giovane, a soli 16 anni, a lottare per i diritti delle donne. Il suo metodo era quasi "cinese": scriveva frasi sull'uguaglianza sui fogli del suo quaderno che dopo strappava e attaccava alle pareti della sua scuola. E questo quando non aveva denaro per comprare altri quaderni e matite.

A 20 anni dà vità, quasi da sola, all'Unione delle Donne del Sudan. Era l'anno 1952 e due anni più tardi entra nel Partito Comunista. Con l'appoggio del Partito mette in moto un giornale diretto alle donne, "La Pioniera-La voce della donna", che fu fondamentale per lo sviluppo della coscienza femminista legata sempre alla lotta di classe in Sudan. Nel 1964 fu arrestata - suo marito assassinato - e incarcerata per tre anni, fino a che le campagne di solidarietà internazionale fecero in modo che il governo la rilasciasse in libertà.

La sua lotta fu fondamentale per raggiungere il risultato del voto alla donna e di conseguenza fu la prima donna eletta deputato nel parlamento del Sudan e anche di tutto il continente africano. Venne di nuovo imprigionata e di nuovo liberata, anche se agli arresti domiciliari, per la sua lotta contro gli islamisti. Una situazione, a metà tra detenzione e libertà, che si mantenne fino all'anno 1985.

Di nuovo libera e di nuova detenuta nel 1990, quando però fuggì e si rifugiò in Gran Bretagna, dove stette fino all'anno 2005 quando tornò nuovamente in Sudan e venne scelta deputata per il Partito Comunista. La sua instancabile attività militante e la sua veemenza oratoria fecero sì che fosse conosciuta come "la Pasionaria sudanese".

Fátima scrisse molti articoli politici e teorici sul femminismo, combinando la lotta della donna con l'identità e le tradizioni. Si mantenne sempre fedele alla sua ideologia e non diede mai priorità al femminismo rispetto alla lotta di classe. Per lei una cosa doveva andare inevitabilmente pari passo con l'altra. Fátima diceva che il femminismo non doveva abbandonare valori e tradizioni, che la donna sudanese non doveva trasformarsi in una copia della donna occidentale e che doveva centrare la sua lotta sull'educazione e sulla giustizia sociale.

Un esempio del suo pensiero: "L'emancipazione della donna sudanese è l'emancipazione dall'analfabetismo, dall'indifferenza, dalla malattia, dalla disoccupazione, dalla povertà, dalla discriminazione tra le mura domestiche e nella società. L'uguaglianza non significa che la donna sudanese si trasforma in un'altra copia dell'uomo. Significa che le donne sono pienamente uguali nei processi di decisione a tutti i livelli. Gli uomini, come uomini, non sono responsabili della discriminazione contro le donne. La maggioranza di essi sono anche loro sfruttati e discriminati". Questo disse nel 1964.

E per gli amanti delle cose semplici: dato che sostenne sempre che il femminismo non doveva abbandonare valori e tradizioni del Sudan, indossava sempre il velo. Non solo però per questo motivo, ma come dimostrazione di rifiuto verso i valori occidentali, di ieri e di oggi (ieri coloniali, oggi colonialisti per quanto si adoperino belle parole).

Un altro fatto. Il mondo mi stupisce: il primo ministro del Sudan (ossia il Rajoy di turno o mettete il nome che volete) ha avuto la brillante idea di andare al suo funerale. E' stato allontanato dai partecipanti, insieme al ministro degli Affari esteri e al governatore di Jartum, che anche loro presenziavano. I video che sono stati pubblicati sono chiarificatori di quell'allontanamento. Sono gli eredi diretti di coloro che perseguirono, imprigionarono e torturarono Fátima per decenni, cosicché i partecipanti alle esequie hanno certamente fatto molto bene ad allontanarli. Qui, nello Stato spagnolo, non sarebbero mancati gli ipocriti che avrebbero accettato personaggi del genere con la scusa del "mettiamoci una pietra sopra" e sciocchezze simili. È come se si permettesse alle canaglie del PP di partecipare al funerale di un repubblicano appena appena recuperato da una fossa, dove giacciono da 70 anni in un numero superiore ai 200.000 senza che nessun potere pubblico abbia mai avuto la decenza di recuperarne i resti.

Un'ultima questione: non ho sentito nessun riferimento a Fátima Ahmed Ibrahim tra le femministe. Suppongo per assoluta ignoranza. Cosicché sono in tempo per recuperare e salutare una donna irripetibile (e africana, per di più).


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