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Disuguitalia

Oxfam Italia, a cura di | oxfamitalia.org

Gennaio 2018

I dati sulla disuguaglianza economica in Italia

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La disuguaglianza in italia: ricchezza nazionale

In occasione del nuovo rapporto di Oxfam, "Ricompensare il lavoro, non la ricchezza", pubblichiamo un sintetico aggiornamento sulla dimensione statica della distribuzione della ricchezza netta in Italia a metà dell'anno appena conclusosi.

La rielaborazione di Oxfam si basa su dati, modello econometrico e metodologia di stima utilizzati da Credit Suisse per la stesura delle edizioni più recenti del Global Wealth Reporte Global Wealth Databook1e permette di fotografare gli squilibri distributivi e gli eccessi nella concentrazione della ricchezza netta alla fine del primo semestre del 2017.

Alla fine del primo semestre del 2017 la distribuzione della ricchezza nazionale netta (il cui ammontare complessivo si è attestato, in valori nominali, a 10.853 miliardi di dollari, registrando un aumento di 706 miliardi in 12 mesi) vede il 20% più ricco degli italiani detenere oltre il 66% della ricchezza nazionale, il successivo 20% (quarto quintile) controllare il 18,8% della ricchezza, lasciando al 60% più povero dei nostri concittadini appena il 14,8% della ricchezza nazionale. Il top-10% (in termini patrimoniali) della popolazione italiana possiede oggi oltre 6 volte la ricchezza della metà più povera della popolazione.

Confrontando il vertice della piramide della ricchezza con i decili più poveri della popolazione italiana, il risultato è ancora più sconfortante. La ricchezza dell'5% più ricco degli italiani (titolare di quasi il 40% della ricchezza nazionale netta) è pari a 44 volte la ricchezza del 30% più povero dei nostri connazionali. Il rapporto sale a 240 volte circa, se si confronta lo stato patrimoniale netto dell'1% più ricco degli italiani (che detiene il 21,5% della ricchezza nazionale) con quello detenuto complessivamente dal 20% più povero della popolazione italiana.

A metà 2017 la ricchezza dei primi 14 miliardari (in dollari 2017) italiani della lista Forbes2 equivale alla ricchezza netta detenuta dal 30% più povero della popolazione (ovvero 107 miliardi di dollari, al netto dell'indebitamento del primo decile della popolazione pari a -0,09% della ricchezza netta complessiva degli italiani).
Nel periodo giugno 2016-giugno 2017 l'indice di GINI della ricchezza (66) risulta in calo di 0,5 punti, rimanendo tuttavia ben 12 punti superiore al valore minimo dall'inizio del nuovo millennio (53,9) registrato alla fine del 2002.

La disuguaglianza in Italia: reddito disponibile

Rielaborando i dati dalle indagini sui livello di reddito e dei consumi del World Panel Income Distribution Database3 di Lakner e Milanovic, Oxfam ha ricostruito e analizzato la distribuzione del surplus di reddito pro capite registrato nel periodo 1988-20114 su scala globale. Quasi il 46% dell'incremento del reddito disponibile pro-capite globale è stato appannaggio del 10% più ricco della popolazione mondiale a fronte di appena il 10% ricevuto dalla metà più povera della popolazione del pianeta. I dati italiani rivelano per il periodo in esame un incremento complessivo del reddito nazionale pari a 220 miliardi di dollari (a parità del valore di acquisto nell'anno di riferimento 2005). Come per la ricchezza, anche per il reddito disponibile pro-capite nazionale quasi la metà dell'incremento (45%) è fluito verso il top-20% della popolazione, di cui il 29% al top-10%. In particolare, il 10% più ricco della popolazione ha accumulato un incremento di reddito superiore a quello della metà più povera degli italiani. La sperequazione desta ancor più allarme se ci si sofferma sulla quota di incremento del reddito ricevuta nell'arco degli oltre vent'anni in esame dal 10% più povero dei nostri connazionali: un risicato 1% corrispondente ad appena 4 dollari pro-capite all'anno.

Oxfam mette ancora una volta in luce come dal 1999 al 2013 (ultimo anno in cui il dato è disponibile) la crescita dei redditi da lavoro salariato (su scala globale e in termini reali) fosse in netto ritardo sull'aumento della produttività del lavoro. Un dato che evidenzia come la crescita della produttività e un aumento di output globale non si traducano in un incremento proporzionale delle retribuzioni dei lavoratori, facendo venire meno il legame fra produttività e prosperità. Gli ultimi dati Eurostat confermano inoltre che i livelli retributivi non solo non ricompensano adeguatamente gli sforzi dei lavoratori, ma risultano sempre più spesso insufficienti a supplire alle necessità dei singoli e delle famiglie. Non ne è esente il continente europeo, pur essendo tra le regioni con i redditi più alti al mondo. L'Italia, in particolare, con un tasso di occupati a rischio di povertà pari nel 2016 a 11,7%5 dell'intera forza lavoro nazionale in età compresa fra i 15 e i 64 anni, è sotto di ben due punti percentuali alla media europea (9,6%) stimata nel 2016. Su un arco temporaneo meno esteso (2006-2016) che include il biennio della grande recessione il reddito disponibile lordo delle famiglie italiane ha visto un incremento netto di 72,5 miliardi di euro. Appena il 15,4% di tale incremento è fluito verso la metà più povera delle famiglie italiane (con un calo netto del 23,1% del reddito complessivo delle famiglie del decile più povero) a fronte di una quota del 40,4% dell'incremento ad appannaggio del 20% dei percettori dei redditi più elevati (il 22,6% per il decile più elevato)6.

Nel 2016 la quota del reddito nazionale disponibile lordo del decile più povero risultava più bassa di 28% rispetto al 2006. Il calo della partecipazione percentuale al reddito disponibile ha interessato nel 2016 (relativamente al 2006) i primi tre decili della popolazione e il decile più ricco (-0,4%). Complessivamente nel 2016 il 20% più ricco delle famiglie italiane ha tuttavia visto la propria quota di reddito disponibile aumentare di quasi 1% rispetto ai livelli del 2006.

L'Italia nel contesto ue

Nel 2016, con il coefficiente di Gini pari a 33,1 (superiore di quasi due punti alla media UE attestatasi a 31,3), l'Italia occupa la ventesima posizione tra i 28 Paesi membri dell'UE per i livelli di disuguaglianza del reddito disponibile7. Per quanto concerne il profilo degli squilibri nella distribuzione dei redditi primari (di mercato) l'Italia si posiziona nel 2016 in quattordicesima posizione in UE con un coefficiente di Gini pari a 49,4, inferiore di 0,7 punti alla media UE. Desta tuttavia preoccupazione la scarsa capacità del sistema dei trasferimenti sociali nazionali di abbattere la disuguaglianza dei redditi. Mentre gli squilibri nella distribuzione del reddito di mercato si riducono nel 2016 in UE mediamente del 39,5%, in Italia il sistema dei trasferimenti sociali ha prodotto un abbattimento di appena il 33%, collocando il nostro Paese in ventitreesima posizione nell'UE.

La disuguaglianza percepita e l'urgenza di agire

L'Italia non figura tra i 10 Paesi menzionati nel rapporto Ricompensare il lavoro, non la ricchezza in cui Oxfam ha commissionato nel 2017 un'indagine demoscopica sulla percezione dei livelli di disuguaglianza e sulla necessità di porvi rimedio attraverso specifici interventi di politica pubblica. Il sondaggio più recente relativo all'Italia è stato realizzato dalI'Istituto Demopolis per Oxfam Italia a fine 20168. Dai risultati di questa indagine, reddito e ricchezza rappresentavano le due dimensioni in cui i cittadini italiani percepiscono le disuguaglianze più pronunciate, cresciute nel periodo 2011-2016 secondo il 61% dei nostri connazionali. Accanto dunque alle misure e stime ufficiali degli squilibri distributivi, emerge una netta percezione di iniquità nella distribuzione delle risorse, più marcata persino delle disparità nell'accesso al mondo del lavoro, ai servizi e alla disuguaglianza di genere (si veda figura sotto). Oltre i due terzi del campione interpellato ritenevano che l'accesso ai servizi pubblici in Italia fosse garantito solo in parte e con livelli di qualità differenti, mentre il 75% dei nostri connazionali dichiaravano di non considerare come equa la retribuzione corrisposta per il lavoro svolto (sebbene il 42% si vedeva costretto ad 'accontentarsi visti i tempi che corrono').
Dall'indagine emergeva infine una forte esortazione alla classe politica italiana a prendere provvedimenti efficaci, identificando come urgenti e prioritarie misure di contrasto delle disuguaglianze.

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