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Sulle elezioni, in attesa di un segnale di rinascita

Tizaino Tussi

06/03/2018

Proviamo a dire qualcosa sulle elezioni appena effettuate. Proviamo. Poco comunque ci resta - E adesso, pover'uomo?

Viene da dire che ogni elezione è come un rapporto d'amore che finisce. Lascia sul terreno quello che prima, nel rapporto, era materiale incandescente, ma nascosto e non si riusciva a capire veramente la genesi del rapporto. Traduco. Prima, durante la campagna elettorale ed ancora prima in Parlamento, nella vita sociale di questo nostro disgraziato Paese, segnali di tanta tragedia erano presenti ma nascosti nella quotidianità. Ora sono evidenti.

Il Giornale pubblica in prima pagina una cartina dell'Italia pre unitaria ed una del voto di oggi. Sono pressoché uguali. Il Regno delle Due Sicilie, dipinto anche con chiare esagerazioni, ma in ogni caso con realtà effettive, era descritto come il luogo dell'arretratezza e dell'ignoranza. Diventò il problema del Meridione, oggi è in mano ai 5stelle. Il Granducato di Toscana ed appendici ancora al PD. Questo Regno in fondo era un elemento di modernità, ma non troppo. Ed il Settentrione - ora Lega e Forza Italia, nell'ordine - il luogo delle relazioni con l'Europa, con il resto del mondo industriale. Pare che dopo circa 150 anni di unità d'Italia si sia ancora a quei livelli. Piace così evidentemente.

Se teniamo fermo l'assunto che gli elettori hanno sempre ragione, la loro ragione si perde in un sistema che ha questa età. Alla faccia di quello che i 5stelle dichiarano di essere: moderni, puri e produttivi. Un movimento che vorrebbe governare l'Italia con l'accondiscendenza di non si sa chi e che ha molti meno seggi in Parlamento della Destra coalizzata. Il Partito di Renzi va scomparendo e lui con esso e la sinistra, sia quella socialdemocratica, sia quella di classe, che conta niente.

Questo è il nostro Paese dopo le elezioni. Questo Paese, così com' è ora, non si capisce e neppure gli stessi eletti sanno cosa diventerà.

L'accondiscendenza ai valori dell'attuale forma capitalistica - una guerra economica mondiale che vede vincitori e vinti assieme ed in mezzo a guerre reali che dovrebbero vedere vincitori e vinti ma che non li esprimono in forme definitive - ha dato come risultato una stupefacente nullità politica che si è ancora di più evidenziata nei voti, seggi, ed affluenza alle urne.

Chi sarà il novello Garibaldi che riunificherà gli sforzi di una classe politica allo sbando, in balia di pirati che arrembano il vascello dello Stato? Siamo in assenza di alcun velo di classe istituzionale autorevole che riesca a fare rispettare le regole che si dovrebbero osservare all'interno di una modernità utile al ben vivere comune. Non se ne vedono all'orizzonte. Non certo nei paradossi dei 5stelle, guidati da una coppia veramente approssimativa: un candidato premier ed un non candidato che hanno fatto campagna elettorale assieme. Non certo la Destra che aveva come nome trainante un non candidabile ed un arrembatore di folle che si è omologato ad un teatrino sciovinista fuori tempo e che ha perso anche quel richiamo ad una tradizione ottocentesca che prendeva il nome di federalismo. Il Centro dello schieramento che vede a capo un bambino viziato, dalla politica, e che non vede oltre il suo naso, il naso del suo narcisismo. La Sinistra scomparsa che non riesce neppure a proporre analisi di autocritica e che anzi, in alcuni esponenti, plaude al risultato.

Ma perché i lavoratori, i poveri, i tartassati dalla vita e dalla delinquenza organizzata non hanno votato in massa per i difensori, almeno a parole, del proletariato? Perché i luoghi attraversati dall'ignoranza diffusa, non si sono sollevati oltre gli imbonitori tecnologici computerizzati? Perché chi ha una vita in parte o totalmente garantita non sente la necessità di pensare in termini sociali e volere perciò allargare il proprio benessere alla società che lo circonda, per averne indietro benefici sociali utili anche alla sua vita? Perché l'egoismo vince in ogni caso?

Certo l'offerta politica era poca cosa, certo le proposte politiche si aggirano nel regno dell'illusione collettiva, certo le parole usate dai politici erano veramente poca cosa. Ma anche le risposte dell'elettorato si sono dimostrate poca cosa. Possibile si debba vivere così miseramente?

Aggiungiamo che una grande parte della responsabilità di detta miseria sociale la dobbiamo addebitare alla classe dei giornalisti. Mai campagna elettorale è stata condotta da loro nel solco della ripetizione costante: stesse domande e, logicamente, stesse risposte. Le stesse facce, gli stessi luoghi televisivi, sempre in ripetizione.

Ma se si vuole tenere il popolo elettorale nella culla delle sue manchevolezza così si deve fare. Non bisognerebbe poi meravigliarsi dei risultati. In questo magma indistinto dell'attuale situazione è chiaro che allora le masse dei diseredati e dei sofferenti si rivolgano all'unico ente che li piò aiutare ed ascoltare, ascoltare ed aiutare: la chiesa. Non un gran risultato dopo che l'Unità d'Italia è stata fatta proprio scontrandosi con lo Stato della Chiesa nel 1800. Ma i tempi lunghi sono solo di Dio e della sua rappresentanza in terra.

A questo la politica ci ha condotti. I partiti strutturati del secolo scorso hanno lasciato sul terreno solo evanescenti ripetitori. La società liquida si è totalmente annacquata. Attendiamo speranzosi un segnale terreno di rinascita. Per quelli ultraterreni siamo già abbondantemente forniti.


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