www.resistenze.org - osservatorio - italia - politica e società - 12-06-18 - n. 676

Destrutturazione

Tiziano Tussi

12/06/2018

Prendiamo un vocabolario: destrutturazione=destrutturare v. tr. [der. di struttura, col pref. de-]. - In genere, scomporre una struttura negli elementi che la costituiscono, sia al fine di smantellarla, sia per avviarne una riorganizzazione . (Treccani)

Poi ci sono interpretazioni alte, in filosofia, ma le lascerei da parte. Questo verbo lo possiamo prendere nell'accezione più negativa e bassa, la prima che appare nel vocabolario Treccani. Che termina con "al fine di smantellarla". Smantellare qualsiasi cosa. Un pensiero, una nazione, un valore, un senso comune non becero, una capacità di produrre civiltà, un percorso culturale che vada oltre gli stimoli del ventre. Insomma smantellare una vita che abbia un denso significato umano: emozioni, sentimenti pensiero e progetti civili.

Siamo arrivati anche a questo, allo smantellamento dello stato italiano sotto i colpi, per la verità non irresistibili, della destra di questo Paese. Un semplice dato, che le vite, le esistenze non evaporano - Mao diceva che le teste non ricrescono come i cavoli - dovrebbe averci convinto da secoli, ma è solo da pochi anni che ci siamo acclimatati nel discutere ancora di nefandezze da risolvere in un battibaleno. È solo da pochi anni che ci aggiriamo in discorsi urlati contro qualcuno che è sempre lì, dato che esiste, e che non evapora. Certo nella storia qualcuno ha anche provato evaporazioni in grande quantità - il genocidio armeno ad esempio, Hitler e le uccisioni di massa - ma le vite si sono riprese, i problemi rimangono sul tappeto.

Lo schifo rispetto a questi nostri attuali dirigenti politici monta ma in pochi spiriti: oggi veramente discutiamo se Salvini ha fatto bene a fare quel che ha fatto, se Conte esiste come premier oppure no, o ancora se Di Maio e compagnia stanno per essere fatti a pezzi da troppo forti personalità. Nel medioevo si discuteva veramente su quanti angeli stessero sulla capocchia di uno spillo. Anche allora, gli uomini di allora, lo facevano con una certa convinzione. Oggi ne sorridiamo.

Ed allora quanto dovremmo aspettare per sorridere di queste amenità, che ricordavo, e che ci vengono alle orecchie ogni giorno. Pare che mettere della gente su barconi che affondano, dopo averli fatti attraversare mezza Africa, vedere se riescono a fare qualche miglia in mare aggrappati alle barche senza affondare - la lotteria della vita -, contare chi non ce l'ha fatta, mandare qualcuno a prenderli, per poi portarli da qualche parte dove saranno odiati e sbeffeggiati, dove vivranno male, sfruttati in lavori di fatica, dopo avere pagato agli scafisti migliaia di euro, sia veramente una sana visione di vita.

Non si potrebbe, ad esempio, dato che il problema esiste e che gli europei lo hanno creato, metterli su aerei low cost, biglietti a poche centinaia di euro, per prendersi un biglietto per la vita ed arrivare tutti dove vogliono andare. Quanta fatica per morire, quanta fatica per vivere. Ed intano destrutturando il nostro Paese, dall'interno e dall'esterno, non riusciamo più neppure noi ad avere una chiarezza di interpretazione esistenziale. E ci richiamiamo ai nostri espatriati - ci sono più italiani fuori dall'Italia che nel nostro Bel Paese - e cerchiamo una risoluzione, destrutturando. Ed eccoci perciò nelle mani dei Salvini di turno. La storia non insegna proprio nulla a nessuno. Non è magistra vitae ma una puttana da strada e da poco prezzo.


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