Pace e Guerra
FULVIO
GRIMALDI
Tratto da una conferenza
dell’ALTRAFESTA
venerdì 18 Luglio 2003
Trascrizione a cura di Maurizio
Tagliatesta
Io avevo pensato di parlare, almeno in
parte, della mia esperienza di guerra in Iraq, che ho vissuto e filmato. Mi preme
illustrarvi le verità contro l’incredibile montagna di menzogne, silenzi e cose
taciute che vi è stata invece somministrata da tutti i mezzi d’informazione, a
meno che non siate navigatori di internet e con la possibilità di andare in
alcuni siti (più che altro americani, inglesi, tedeschi, francesi, ma pochi
italiani), in cui vengono raccontate cose diverse rispetto a quello che il
sistema d’informazione mondiale vi riferisce. Credo che la disinformazione sia
il nodo, dal quale discendono tutte le nostre debolezze, imprecisioni e
incapacità di reagire al rullo compressore dell’imperialismo americano, il cui
cammino è agevolato e lubrificato da un meccanismo collaudato di mistificazioni
e silenzi, spesso passivamente recepiti anche da chi dovrebbe aver imparato a
decodificare la comunicazione dell’oppressore.
Faccio un passo indietro. Quando
sentiamo il nome dell’imperatore Nerone, noi tutti abbiamo un’immagine molto
precisa, a meno di non essere degli studiosi o degli storici. L’immagine è
quella di un imperatore corrotto, autoritario, mezzo pazzo, incestuoso (con sua
madre Agrippina), matricida, per averla poi uccisa. Persecutore di cristiani
che egli fece morire nel fuoco o sulle croci e autore di altre infinite
nefandezze; mentre Roma bruciava, per sua opera, lui stava con la lira a
declamare i suoi deliri dai balconi dei palazzi imperiali. Così è stato
raffigurato nei film e anche nei libretti di storia che ci hanno accompagnato a
scuola.
E’ una ricostruzione falsa, è una
ricostruzione fatta dai vincitori. E chi erano i vincitori alla resa dei conti?
Erano i ricchi romani, era l’aristocrazia, il Senato, più tardi la chiesa
temporale, la chiesa che si sostituiva al patriziato e all’imperatore nel
dominio su Roma.
Nerone, secondo studi più attenti, seri
e documentati nelle biblioteche, era uno degli imperatori romani più saggi e
democratici. Era un governante che stava dalla parte del popolo, con ciò inviso
al Senato che invece era l’espressione politica dei patrizi, della classe
dirigente, dell’aristocrazia del sangue e del denaro.
Nerone era amante della pace, non
coltivava le guerre ma l’arte, la cultura, la riorganizzazione dello Stato in
termini sociali, economici, industriali. Ha riorganizzato Roma eliminando i
quartieri fatiscenti, infestati da epidemie e miseria, dove viveva la plebe più
infima, un sottoproletariato falcidiato da malattie e povertà. Una bonifica di
enorme portata, descritta poi come “l’incendio di Roma”. Riorganizzò la città
secondo uno schema urbanistico che è rimasto la base della Roma moderna, poi
deturpato dalle amministrazioni successive al 1945 nella maniera in cui
sappiamo.
Per quanto riguarda la pace, a
quell’epoca incombevano da Oriente i Parti, e il Senato era ansioso di
muovergli guerra, per ingrandire i possedimenti dei suoi membri. Con la guerra
i patrizi conquistavano nuovi latifondi e nuove ricchezze. In più, allora come
adesso, le campagne belliche richiedevano grandi mezzi (catapulte, spade,
scudi, armature, logistica, trasporti, amministrazione) che l’industria artigiana,
al servizio dei grandi ricchi, produceva per essere di consumati e riprodotti,
creando così un business, un turn-over, dunqu le guerre contro i pati dovevano
continuare a tutti i costi. Vedi la banda al potere negli USA. Nerone non
voleva la guerra ma il negoziato, una sistemazione, un accomodamento, un
compromesso. Ovviamente attirò le ire del Senato, di Seneca in particolare,
passato alla storia come grande filosofo, ma non come guerrafondaio; e poi gli
anatemi di Tacito, lo scrittore e storico del Senato.
Per quanto riguarda la storia della
persecuzione dei cristiani, l’unica verità è che questa storia è falsa. Nerone
ha governato tra i primi anni 50 e i primi anni 60 d. C. mentre la prima
comunità cristiana appare a Roma, dà segni documentati della sua esistenza nel
70 d. C. Insomma, quando regnava Nerone, i cristiani non erano ancora arrivati.
Questa è l’informazione ufficiale, da
sempre. Oggi le falsificazioni ci sembrano colossali, vista la dimensione
assunta dall’informazione oligarchica in Occidente, ma l’intossicazione, la
deformazione della realtà per i fini politici di gruppi dominanti è una
costante di tutta la storia umana. Vorrei portarvi altri esempi che possono
rovesciare completamente la conoscenza del passato, o quantomeno modificare o
almeno istillare un dubbio sulla conoscenza del presente. Se ancora poche
settimane fa avessi posto queste domande:
quale paese del Medioriente ha armi
nucleari nascoste e non dichiarate? quale paese del Medioriente ha un arsenale
biologico e chimico nascosto e non dichiarato? quale paese del Medioriente non
accetta i controlli, ostacola le ispezioni e non fa sapere alla Comunità
internazionale, agli organismi internazionali, quello che nasconde? quale paese
commette o ha commesso stermini di minoranze nel proprio stato? quale paese ha
rapporti stretti di collaborazione con Al Qaida? quale paese detiene in
carcere, senza processo, migliaia di oppositori politici e pratica la tortura
secondo le denunce di Amnesty International e di altri organismi seri di questo
settore? quale paese del Medioriente impone la censura e limita il diritto
dell’informazione ai giornalisti che lo visitano? quale paese del Medioriente
minaccia espressamente il mondo e l’Europa?
Ebbene, a queste domande, la stragrande
maggioranza degli italiani avrebbe risposto istantaneamente: l’Iraq. Invece la
risposta è un’altra, la risposta è: Israele. E provate a smentirmi.
Israele ha un arsenale di 400 bombe
atomiche che ufficialmente non ha mai dichiarato ma che è stato testimoniato da
un coraggioso tecnico Morderai Vanunu, ormai in prigione da 18 anni e 11 in
isolamento in Israele, rapito a Fiumicino sotto gli occhi della polizia
italiana.
Israele ha un arsenale biologico e
chimico che ha espressamente dichiarato e che tutti gli scienziati conoscono,
gli americani confermano, ma Israele non ammette ispezioni.
Israele, come gli Stati Uniti, si
rifiuta di accettare qualsiasi ispezione delle Agenzie internazionali sui
controlli degli armamenti -lo hanno dichiarato ufficialmente-.
Israele sta continuando uno sterminio
senza fine dei palestinesi, che sono la sua minoranza interna (rovesciata
rispetto alla minoranza di ebrei immigrati 50 anni fa).
Israele ha rapporti con Al Qaida e con
il terrorismo internazionale. Secondo una denuncia fatta da pacifisti
israeliani di alto livello come il responsabile della Sicurezza palestinese, o
il pacifista Uri Avnery, Israele e il Mossad, hanno cercato di costituire
cellule di Al Qaida tra i palestinesi, in modo da poter criminalizzare la
resistenza palestinese identificandola con Osama Bin Laden. Su Al Qaida
torneremo nel corso di questo intervento.
Nei campi di concentramento delle
prigioni israeliane, completamente fuorilegge, ci sono 7.000 palestinesi
soltanto a partire dalla Seconda Intifada del 28 settembre di 2 anni fa. Sono
sottoposti a tortura e detenuti senza processo, e né i familiari, né gli
avvocati, hanno il diritto di accesso alle carceri per visitarli.
Israele impone la censura, l’ho
sperimentato io stesso. Nel ‘67 mi hanno mandato come inviato di “Paese Sera” a
documentare la “Guerra dei sei Giorni”. Ogni mio articolo veniva controllato
dalla censura militare. Parti venivano completamente eliminate e non avevo la
libertà di esprimermi su quello che vedevo e conoscevo, sugli orrori di una guerra
di sterminio condotta già allora. Né in Jugoslavia né in Iraq ho mai subito un
minimo di censura su tutto quello che trasmettevo telefonicamente,
televisivamente o che registravo.
Qual è il paese mediorientale che
minaccia l’Europa e il mondo? Ho la dichiarazione di un insegnante
dell’Istituto Superiore di Guerra d’Israele, Martin Vanklever, di poche
settimane fa, che dice: «Israele ha la possibilità di colpire la maggior parte
delle capitali europee con armi nucleari. Abbiamo centinaia di testate, di missili
atomici che possono essere lanciati su obiettivi in ogni direzione, anche su
Roma. La maggior parte delle capitali europee sono obiettivi per le nostre
forze aeree». Questo, quando l’Europa, rispetto al massacro costante e
ininterrotto dei palestinesi, al loro esproprio, allo sterminio di donne e
bambini, opponeva qualche dubbio o qualche tentativo di limitazione.
Ma parliamo un po’ di terrorismo.
Vedete, credo che queste manifestazioni internazionali per la pace che abbiamo
prodotto si siano purtroppo esaurite fulmineamente, accettando il discorso
falso della fine di una guerra che non è affatto finita. E qua, io aggiungo:
non è affatto finita per merito dell’eroismo e della combattività, della
dignità, dell’orgoglio del popolo iracheno che sta opponendo quella che noi un
tempo a sinistra chiamavamo “lotta di liberazione”, contro occupanti,
rapinatori, stupratori e assassini di massa. Perché quello che è stato fatto in
Iraq è un assassinio di massa. Hanno colpito esclusivamente le infrastrutture e
le popolazioni civili. Le bombe dovevano compiere il lavoro che, altrove, per
esempio in Africa, è fatto dall’ AIDS in Africa: sfoltire, spopolare, ridurre
la pressione demografica soprattutto della gente che vive in paesi dove non
dovrebbe vivere perché occupa territori con risorse che interessano
all’imperialismo. Lì c’è il petrolio, ed è meglio che dove c’è il petrolio non
ci siano popolazioni, altrimenti le compagnie petrolifere si muovono con
difficoltà, con rischi di controlli e resistenze .
Tra l’altro, la resistenza irachena
ormai colpisce, anche se non lo raccontano, ogni giorno (almeno 15 operazioni
organizzate) e spiega il subitaneo sparire dell’esercito iracheno di fronte
all’invasione americana. Si sapeva che lo scontro in campo aperto sarebbe stata
la fine per un esercito in stracci, tecnologicamente superato da trent’anni,
per un esercito che non aveva che armi leggere, nonostante le fanfaluche
raccontate dai “bugiardoni” delle tre “B” (Berlusconi, Bush e Blair).
La guerriglia riesce a tenere inchiodati
questi vincitori trionfanti in un paese come l’Iraq, mettendoli in imbarazzo e
provocando dubbi e opposizione nella propria opinione pubblica. Stanno
crescendo sia la rabbia della gente contro le bugie, sia la rabbia per le
perdite dei propri congiunti e amici (lo stillicidio di almeno tre soldati
americani ogni giorno uccisi e di una quindicina di feriti). Questo significa
che gli Stati uniti avranno maggiore difficoltà a continuare le aggressioni e
la guerra permanente contro altri “Stati canaglia”.
Nella guerra preventiva non c’erano fra
gli obiettivi primari e immediati la Siria e l’Iran, la Corea del Nord e Cuba?
Ora tali aggressioni sono diventate più problematiche, e lo dobbiamo alla
resistenza irachena.
Un tempo noi eravamo dalla parte di
quelli che resistevano e credo che dovremmo rimodellare i nostri atteggiamenti.
Oltre agli aiuti alle vittime (per noi oggi esistono solo vittime perché siamo
buoni e compassionevoli), forse c’è da considerare il fatto che bisogna dare
una mano a chi combatte e, col suo esempio, ci garantisce la speranza di una
liberazione.
Ma volevo parlarvi del terrorismo e
dell’11 settembre. Vedete, non credo che esista un terrorismo arabo. Io non ho
prove che esista un terrorismo che non sia nord americano e israeliano, se non
tra cellule condizionate e dirette a distanza dagli USA. Non c’è un paese arabo
che produca terrorismo. Il collegamento con l’Arabia Saudita è ciò che hanno
inventato coloro che hanno manipolato la verità sull’11 settembre; si sono
inventati dei dirottatori sauditi e egiziani in modo che si potesse creare un
nuovo, feroce nemico dopo la scomparsa dell’Unione Sovietica e del socialismo
realizzato, che giustificasse l’aggressività geopolitica e strategica degli
Stati uniti finalizzata al dominio del mondo, come dichiarano i documenti della
cricca golpista oggi al potere a Washington.
Il programma strategico USA dichiara
che non deve esistere nessun rivale che possa emergere e ostacolare il dominio
mondiale degli Stati uniti. E così si comportano, massacrando, aggredendo,
facendo stragi, guerre biologiche, chimiche e nucleari. Perché sull’Iraq è
stata fatta una guerra nucleare e non soltanto adesso, ma anche nel ‘91. Nel
‘91 hanno scaricato 400 tonnellate di polvere di uranio e plutonio che
ammazzeranno per generazioni e generazioni. Adesso le tonnellate di uranio sono
state nell’ordine delle migliaia e fanno quello che fa l’AIDS, secondo una
strategia cosciente e lucida dell’imperialismo.
Sull’11 settembre poniamoci qualche
dubbio, se lo pongono anche negli Stati Uniti. Ci sono siti interessanti dove
si fa controinformazione, dove si fa ricerca in maniera seria e documentata,
andando a mettere il naso dove i nostri giornalisti non lo mettono mai, ad
esempio nei documenti desecretati del Pentagono, della Casa Bianca e del
dipartimento di Stato, dove vengono fuori cose orrende, di un terrorismo nord
americano che dura da 100 anni.
Nel 1962, il Pentagono e il governo
americano, approvarono un piano che si chiama «Northwoods» che doveva creare il
pretesto per attaccare Cuba, dopo il fallimento della baia dei Porci. Il
Pentagono preparò un piano approvato dal governo e che Kennedy bloccò
all’ultimo minuto, perché all’epoca avrebbe provocato un conflitto mondiale.
Poche settimane dopo fu ammazzato, secondo le migliori fonti, dalla mafia
cubana di Miami. Il “Piano Northwoods” prevedeva dei bombardamenti alla base di
Guantanamo che avrebbe fatto esplodere i depositi di munizioni, provocando la
morte di molti soldati americani. Questi bombardamenti avrebbero dovuto essere
effettuati da agenti USA travestiti da militari cubani. Poi si doveva affondare
del naviglio in navigazione tra Cuba e la Florida, con gente mandata ai pesci a
centinaia, dando la colpa sempre ai cubani. Inoltre si prevedevano una serie di
attentati (guardate è scritto, potete andarlo a cercare in internet: “Piano
Northwoods”, Archivi di Sicurezza Nazionale “National Security Archives”)
contro proprietà della mafia cubana a Miami -case private, circoli, uffici,
proprietà- e in varie località degli USA, con altre centinaia di vittime.
Infine sarebbe partito un charter americano, con a bordo centinaia di giovani
studenti statunitensi per un viaggio di vacanza e studio nell’America centrale
(Salvador, Honduras e Guatemala) che, passando nello spazio aereo di Cuba,
sarebbe stato abbattuto da un Mig cubano, che non avrebbe dovuto essere un Mig
cubano, ma un Phantom statunitense camuffato. Questo è stato concepito, firmato
e deciso dal governo degli Stati uniti. Hanno seguito questa strategia per 100
anni, ovunque, in giro per il mondo. Stiamo attenti a credere alle versioni
ufficiali dell’11 settembre.
In America, nei documenti che circolano
sull’11 settembre, disponibili a tutti voi, ci si chiede, da parte di
scienziati, studiosi, personaggi illustri come Chomsky o il professor
Chossudovsky (insegna economia politica a Toronto in Canada e ha fatto un
gruppo di studio e ricerche che si chiama «global research», preziosissimo),
per quale motivo la più aggiornata difesa aerea del mondo non sia intervenuta per
quasi due ore contro 4 aerei dirottati che facevano i pazzi nel cielo più
proibito e più difeso degli Stati uniti.
Secondo le disposizioni della difesa
aerea, alla base Andrews c’erano aerei pronti a decollare costantemente, come
nelle altre basi, contro eventuali intrusori. E’ arrivato l’ordine del Capo di
Stato Maggiore dell’aeronautica militare americana di sospendere il meccanismo
di difesa antiaereo proprio alla vigilia degli attentati. Com’è possibile che
un sistema di difesa, che prevede l’alzarsi in volo in 2 minuti e mezzo, il
raggiungere tutti i punti del cielo degli Stati uniti in 8 minuti, non sia
intervenuto per 2 ore contro gente che stava colpendo obiettivi che hanno
addirittura delle difese automatiche missilistiche piazzate intorno ad esse, il
Pentagono, la Casa Bianca e le Torri Gemelle? Come è possibile che il
presidente degli Stati uniti -questo è documentato addirittura dalla
televisione-, durante tutti gli attacchi, pure informato costantemente di
quello che stava succedendo (primo schianto contro la prima torre, secondo
contro la seconda torre, terzo contro il Pentagono) continuasse a visitare una
scuola elementare nelle Florida raccontando favole ai bambini, senza cambiare
espressione, senza mettersi al sicuro, senza convocare i suoi collaboratori per
organizzare le difese a questo attacco senza precedenti al proprio paese?
In America si chiedono come sia
possibile che si raccontino panzane come quelle dei dirottatori addestrati su
degli aerei Chesna, che sono poco più che deltaplani, per poi pilotare, senza
esperienza, dei 747 e 757 Boeing.
In una trasmissione televisiva di
Corrado Augias, vari, esperti comandanti dell’aeronautica civile hanno
dichiarato che si trattava di un’impresa impossibile. E’ impossibile virare e
colpire tra i palazzi il centro di un grattacielo, con un aereo gigantesco,
dopo essere scesi a spirale o in picchiata varie migliaia di metri in
pochissimo spazio. Esperti e comandanti di volo di tutto il mondo hanno
confermato che neanche con 10.000 ore di volo è possibile operare manualmente
una cosa di questo genere. E’ soltanto possibile con comandi elettronici a
distanza, collaudati del resto alla grande in Afghanistan con gli aerei
Predator, senza pilota: partono, decollano, fotografano, mitragliano,
bombardano, ritornano e atterrano.
Se c’erano 19 dirottatori che si sono
imbarcati su questi aerei, e sono passati tutti per gli aeroporti, e tutti gli
aeroporti degli Stati uniti, come anche i nostri, hanno telecamere piazzate
ovunque che filmano qualsiasi passo, dall’ingresso, all’imbarco, al bar, al
controllo passaporti, alla consegna bagagli o al check in… dove sono i filmati
di questi 19 dirottatori che ci convincano che sono stati loro? Non avrebbero
dovuto essere trasmessi e ritrasmessi dalle televisioni per cancellare ogni
dubbio?
Un ostaggio ha telefonato dall’aereo a
terra, alla mamma, dando nome e cognome. Strano dare alla mamma nome e cognome:
«sono Jack tal dei tali...», mentre l’aereo era in una zona dove non c’era
copertura del telefonino, né era possibile comunicare col cellulare a terra da
quel l’altezza e a quella velocità
Si chiedono negli Stati uniti se un
edificio colpito lateralmente possa crollare simmetricamente su se stesso, se
non quando delle cariche esplosive sono state piazzate nei punti strategici
della costruzione. Le detonazioni delle esplosioni sono state sentite da
testimoni, compresi giornalisti della BBC, le cui testimonianze sono poi
sparite.
Come una indagine dell’FBI ha appurato,
nei giorni precedenti agli attentati, c’è stato un insider trading, delle
speculazioni nella borsa di New York, su titoli che sarebbero poi crollati
-linee aeree- e altri saliti alla grande -assicurazioni-. C’è chi ha fatto
miliardi. L’FBI ha indagato e ha trovato gente che sapeva quello che sarebbe
successo prima di essere stata bloccata come tutte le altre inchiesta da Bush,
e ha scoperto comunque che chi aveva coordinato questi movimenti di azioni era
il direttore operativo della Cia, tale Buzzy Krongard. La banca che ha gestito
le operazioni era la Bankers Trust, che pochi mesi prima aveva assorbito al
A.B. Brown, una banca il cui vicepresidente era appunto Krongard. Dopo la
fusione, nel marzo del 2001, Bush ha promosso Krongard a direttore operativo
della CIA, il numero tre dell’agenzia.
Posso aggiungere che Osama bin Laden è
un socio di Bush; che la famiglia di bin Laden ha imprese in comune con la
famiglia Bush da lunga data (da almeno 25 anni). La compagnia petrolifera
ARBUSTO appartiene ai bin Laden e ai Bush. I Bush sono quelli che hanno
incassato le ricchezze del produttore di armi per Hitler, von Thyssen. La banca
di von Thyssen, monopolista dell’acciaio tedesco che ha riarmato la Germania di
Hitler, aveva una filiale a New York diretta dal nonno dell’attuale Bush
minore, Prescott Bush. C’è una continuità, un legame terroristico,
imperialista, criminale.
Possiamo continuare a fare le
manifestazioni per la pace? Dobbiamo. E per favore, questa volta, a sostegno
anche dei resistenti. Ma non faremo mai goal, non sfonderemo, se non cominciamo
a delegittimare i banditi, i delinquenti, i bugiardi che stanno operando questo
planeticidio. Fin che non li smascheriamo e gridiamo come il bambino di
Andersen: «il Re è nudo», questi manterranno legittimità e credibilità.
Facciamo vedere che sono loro i terroristi. La matrice di ogni terrorismo sono
gli Stati uniti. Lo hanno praticato, l’hanno studiato, l’hanno formulato nelle
loro scuole. La “Scuola delle Americhe”, che adesso è stata spezzettata in
varie agenzie per l’emergere di troppe rivelazioni, troppe accuse, ha insegnato
ai golpisti e ai dittatori latino-americani per 50 anni tecniche di terrorismo,
di destabilizzazione, di colpi di stato. Ma dove sta il terrorismo? Non è
terrorismo di stato quello israeliano? Quello nordamericano? Quello britannico?
Quello di paesi vassalli, come l’Italia delle stragi di Stato, di Gladio, della
P2, che forniscono collaborazione e militari agli aggressori?
Il giornale l’Unità è stato l’unico che
ha ammesso una verità sconvolgente alla fine della guerra, del massacro, dello
squartamento della Jugoslavia. Anche lì si era costruito il mostro, con tutte
le cose orrende su un solo piatto della bilancia, sull’altro niente. Ma è il
meccanismo collaudato fin dai tempi di Nerone, bisognava satanizzare Milosevic.
L’Unità ha avuto, come unico giornale italiano, la deontologia e la coscienza
civile di pubblicare la ricerca degli investigatori dell’ONU e della NATO al
termine della guerra alla Jugoslavia e dell’occupazione del Kossovo da parte
della NATO. L’ha fatto in understatement, cioè in sordina, nella pagina
interna, taglio basso, ma l’ha fatto, l’unico. Ha rivelato che non c’era stata
la pulizia etnica di 400.000 albanesi-cossovari sterminati dai serbi come
diceva Wesley Clark, comandante in campo della NATO. E quando sono entrati nel
Kossovo hanno detto erano 40.000, perché c’erano tutti, visto che sono 900.000
i cossovari-albanesi e 1.800.000 gli abitanti. Com’è che c’erano tutti se ne
erano stati ammazzati la metà e l’altra metà erano profughi? Così sono scesi a
40.000. Ma gli investigatori, il cui resoconto è stato appunto pubblicato da un
unico coraggioso giornalista sull’Unità, hanno detto che in 3 anni di guerra
civile, tra separatisti e narcotrafficanti UCK e forze Federali Jugoslave e 78
giorni di un bombardamento a tappeto della NATO sul Kossovo, anche all’uranio,
le vittime erano 2.800. Peccato che erano di tutte le etnie,
albanesi-cossovari, serbi, zingari (tanti), bulgari, egiziani e greci. E questo
ci dovrebbe veramente far riflettere su come è fatta l’informazione, su che cosa
dobbiamo esigere dall’informazione.
RISPONDENDO AD ALCUNE DOMANDE
Sull’Iraq: [nell’inchiesta del Senato americano si legge che i presidenti
Reagan e Bush hanno corteggiato segretamente e illegalmente Saddam Hussein con
uno slancio sconsiderato in denaro e armi. Said Aburish, giornalista americano,
in una intervista ha dichiarato questa frase: «Saddam ha molto per cui
ringraziare la CIA, per aver portato il partito Ba’ath al potere, per averlo
mantenuto al potere, per averlo aiutato personalmente, per avergli fornito
aiuto finanziario durante la guerra in Iran, per averlo protetto contro colpi
di stato interni. E’ un rapporto che continua dai primi anni ‘60 ad oggi ed è
un rapporto di amore e odio. Qui non c’è questione di principio, non c’è
democrazia da perseguire, non ci sono diritti umani da proteggere, sono i
nostri amici e i nostri interessi”]. Questa informazione io la butteri subito
in un cestino, perché è un’informazione strumentale, quella che si fa
sistematicamente nei confronti di un nemico con lo scopo di “sputtanarlo” a
sinistra presentandolo come doppiogiochista, traditore della sua gente.
Togliergli ogni prestigio, ogni dignità di politico, di uomo di stato,
aggiungendo a questo l’efferatezza e la nefandezza, dallo strangolamento dei bambini,
ai nemici arrostiti, alle donne stuprate, fino ad aggiungere poi «è un nostro
fantoccio e stava dall’altra parte». E’ una contraddizione lampante. Il governo
iracheno non è mai stato dalla parte degli americani, ne è mai stato favorito
dagli americani e tutto il suo percorso lo dimostra.
La rivoluzione del ‘58 del Baath (era
un partito socialista arabo fondato da un marxista di nome Michel Aflak,
antimperialista e per l’unità araba), cacciò gli inglesi, portò al governo i
comunisti e il Partito Democratico Curdo con il quale governò fino al ‘79. Poi
una parte dei comunisti decise di schierarsi con l’Iran di Khomeini obbedendo a
Breznev, altri si rifiutarono. Saddam Hussein nazionalizzò il petrolio e fu
l’unico che ci riuscì, ed è il più grave affronto che si possa fare al sistema
imperialistico del petrolio anglo-americano. In Iran, nel ‘52, Mossadegh fu
cacciato con un colpo di stato che portò lo Scià, per aver fatto la stessa
cosa.
Saddam Hussein ha appoggiato i
palestinesi fino all’ultimo giorno della sua scomparsa da Baghdad, unico paese
arabo che lo facesse. Questo non piace agli israeliani e quel che non piace
agli israeliani non piace agli americani. Israele ha sostenuto l’Iran nella
guerra Iraq-Iran con piloti e istruttori e con lo scandalo Iran-Contras (quando
vendeva armi all’Iran e col ricavato gli americani finanziavano i banditi
Contras in Nicaragua). Documenti ufficiali del Congresso rivelano che gli USA
hanno armato l’Iran, non l’Iraq, dal 1981 al 1988. Potrei dire tante altre
cose. Ma, un amico della CIA, installato dalla CIA, non lo si fa finire così e
non se ne distrugge il paese distruggendone le basi, sradicando ed epurando
tutto il suo partito.
I kamikaze palestinesi non li vedo
disperati, li vedo con un senso della vita un po’ diverso, da quello
occidentale individualista che impone il singolo individuo al centro di tutto.
I kamikaze pongono la Comunità al centro e muoiono per far vivere la Comunità
ed è una forma di affermazione della vita. Vive e conta un po’ più la Comunità,
un tempo era così anche da noi.
Per quanto riguarda Fidel Castro, a
parte il fatto che bisogna andare a studiare quale partecipazione di massa c’è
nel processo decisionale a Cuba rispetto al nostro, in che misura noi pesiamo
con le nostre elezioni sui destini del nostro paese, in cui abbiamo una bella
democrazia che ci regala protagonisti come Berlusconi, Previti, Dell’Utri e
tutto il resto (che veramente non mi sembrano esempi di democrazia da esportare
da nessuna altra parte). Una democrazia migliore di questa non c’è, per cui non
abbiamo titoli per fare i maestrini nei confronti degli altri.
Poi vorrei dire un’altra cosa, hanno
detto che ci odiano. Non è vero che ci odiano, odiano i governi. Sono molto
saggi, sono molto maturi nel Terzo Mondo. Non odiano gli italiani, gli europei,
i cittadini statunitensi, sanno fare la differenza tra governi e popoli. Quello
che gli dà fastidio, oltre allo sfruttamento delle multinazionali, alle bombe
all’uranio, ai genocidi, è che noi facciamo le crociate ideologiche e culturali.
E’ che da mille anni noi pensiamo d’avere la verità da portare ai selvaggi,
quando la loro civiltà magari è infinitamente più autentica e più avanzata
della nostra, lo era sicuramente al tempo delle crociate, probabilmente lo è
anche adesso. Noi affogati nel consumismo, nella mercificazione di tutto, nella
disponibilità alla mistificazione militarista. Ma che cosa abbiamo da insegnare
e da esportare?
Ho visto a Cuba partecipare le masse di
quartiere, di municipio, di città, alla nomina degli amministratori, alla
revoca quando non funzionavano. Certo non ci sono i partiti, ma allora vi dico
una cosa: Slobodan Milosevic, che tutti quanti a sinistra -tranne il
sottoscritto e anche un pezzo grande del mio partito- hanno chiamato dittatore
e despota. Tale non è mai stato. Eravamo semplicemente lobotomizzati dalla
propaganda imperialista che voleva fare la guerra per squartare un grande paese
non allineato, che aveva dei diritti sociali ancora in vigore, protezione degli
operai ancora in vigore. Ma doveva essere frantumato e ridotto in piccoli
pezzetti che si odiassero tra loro e fossero inoffensivi e magari schiavi
dell’imperialismo.
Milosevic non era un dittatore. Se noi
avessimo guardato con attenzione la televisione ce ne saremmo accorti, ma
eravamo “infinocchiati” dalla propaganda. In televisione avremmo visto che
c’erano elezioni regolari costantemente -nazionali, amministrative, federali e
presidenziali-. Addirittura che l’opposizione a Milosevic, monarchica e
capitalista, vinceva. Le maggiori città in Jugoslavia erano governate da Vuk
Draskovic (il monarchico, il santone) come Belgrado, Kragujevac, Nis, Novi Sad.
Ma che dittatura è?
Noi abbiamo visto per anni le
manifestazioni dei cosiddetti studenti democratici (attenti a quelle iraniane),
che si chiamavano prima “Alleanza Civica” e poi “Otpor” che facevano ogni week
end grandi manifestazioni a Belgrado. Non abbiamo mai visto in tre o quattro
anni queste manifestazioni trattate come il governo dell’Ulivo ha trattato i
“compagni” a Napoli, nel marzo di due anni fa, o nel luglio il governo di
Berlusconi a Genova per il G8. Arrivava la polizia con gli idranti a dar da
bere quando faceva caldo (io c’ero e l’ho visto) e lo potevate vedere anche in
televisione. Questo non succede in una dittatura. C’erano i partiti in
Jugoslavia. Su venti, due erano di sinistra (lo IUL post-comunista e il Partito
Socialista), gli altri erano tutti quanti comprati dagli Stati uniti. Il
“National Endowment for Democracy”, che è un istituto americano di Washington
che fa da vetrina alla CIA, ha versato 700 milioni di dollari in tre anni a
questi partiti. Li ha dotati di telefonini, di sedi con marmi alle pareti, e il
partito socialista e il suo presidente Milosevic, avevano lo stipendio di
funzionari in un paese del terzo mondo sotto embargo. E dove sono finiti, a
proposito, i soldi del “tesoro” di Milosevic, negati da tutti i paesi in cui si
diceva fossero custoditi?
Questi partiti sono stati comperati
dall’imperialismo a suon di dollari. “Otpor” e “Alleanza Civica” facevano le manifestazioni
con le bandiere americane, il loro programma diceva: «privatizzazione di tutto»
e lo stanno attuando. Oggi la Jugoslavia è un buco nero con al potere una
classe dirigente di mafiosi e narcotrafficanti. La legge che proteggeva e
garantiva gli operai nel caso di vendita dell’impresa -il 60% delle azioni agli
operai-, è abolita. La scuola si paga, la sanità si paga, la disoccupazione è
circa il 27% della popolazione, il 40% vive sotto il livello di povertà. Questo
non c’era sotto Milosevic. Milosevic è rimasto democratico, ha lasciato che
l’opposizione controllasse il 90% dei media, tutti finanziati dagli USA,
compresa la famosa radio B92, tanto cara ai nostri Disobbedienti. Se Castro
avesse fatto come Milosevic addio Cuba sovrana, indipendente, socialista,
speranza di tutta l’America Latina e dei popoli del mondo.
Ho scritto un articolo che mi ha
causato moltissimi guai su “Liberazione” in difesa di Cuba, pur prendendo le
distanze dalla pena di morte e dal carcere. Il carcere non mi va addirittura
per Sofri che dovrebbe, per conto mio, stare fuori dal contesto umano per il
resto della sua esistenza, per come fa il trombettiere di ciò che succede
all’ombra dell’imperialismo d’Israele e degli USA. Ma ho scritto: ragazzi,
quello che fa schifo è che noi chiamiamo dissidenti e minoranze e oppositori
una rete di terroristi, malfattori, al soldo dello straniero che vuole
distruggere quel paese e ridurlo come Port-au-Prince ad Haiti. Erano terroristi
assoldati da James Cason (incaricato d’affari americano) con il compito di
costruire una rete di sabotaggi. Avevano programmato 29 dirottamenti, 9 li
avevano già attuati. Come si fa a chiamarli dissidenti? questo è collateralismo
con l’imperialismo. Non si può, diciamo pane al pane e vino al vino. Questi erano
terroristi di un paese da 40 anni in guerra, e sapete che tutti i paesi del
mondo, il nostro compreso, hanno ai più alti e insospettati livelli infiltrati
e spie al servizio del nemico.
Dieci marocchini sono stati
giustiziati, impiccati soltanto una settimana fa. Ne avete sentito parlare? A
sinistra? Nel mio partito? Neanche una parola. Un trafiletto sul “Manifesto”.
Ma su Cuba, “cazzo” che casino abbiamo fatto. E allora c’è qualcosa di non
molto onesto sotto. Chiudo su Saddam.
Io so che era un governo autoritario,
ho frequentato quel paese per 25 anni, ma so qualcosa che voi non sapete e
dovreste sapere. Perché sul piatto della bilancia hanno messo l’autoritarismo,
il partito unico, i comunisti massacrati, i curdi gassati. Peccato che i gas li
abbiano buttati gli iraniani, lo hanno affermato gli americani di nuovo,
recentemente. Già all’epoca, nel 1988, tutti i media e tutti i servizi segreti
del mondo avevano confermato che i gas sul villaggio curdo di Halabieh li
avevano gettati gli iraniani, che l’Iraq non disponeva di quel gas nervino. Il
31 gennaio scorso uno dei massimi dirigenti della CIA l’ha confermato sul New
York Times. La storia che erano stati gli iracheni venne diffusa dagli USA solo
nel 1990, per agevolare l’aggressione della prima guerra del Golfo. Ma
sull’altro piatto della bilancia c’era un paese che nel ‘56 era a livello di
Port-au-Prince, quando gli inglesi furono cacciati. In vent’anni si sono
guadagnati la sanità gratuita per tutti, in vent’anni si sono guadagnati
l’istruzione, cioè la conoscenza, cioè la critica (dall’asilo all’ultima
specializzazione universitaria con libri, mense e alloggio per tutti e anche
per gli studenti stranieri, gratuiti) e la casa garantita a tutti. Era l’unico
paese al mondo con piena occupazione. Va bene, aveva il petrolio, ma quegli
utili da petrolio andavano alla gente, andavano alle masse e sono queste le
cose contano, perché sono diritti umani, sono i primi diritti umani. Chiedetelo
agli iracheni che oggi stanno nella “Resistenza Nazionale” contro questa
occupazione, perché si ricordano di quello che avevano. Si guardano intorno e
vedono l’Arabia Saudita e il Kuwait dove le donne non esistono, mentre in Iraq
prima facevano i ministri e i giudici, e su una massa sconfinata di senza
diritti regna una banda di satrapi corrotti e subalterni all’imperialismo.
Non sono qua per esaltare Saddam
Hussein, cosa di cui qualcuno subito mi accuserà. Dico che bisogna sapere le
cose e metterle tutte quante sui piatti della bilancia. Esistono anche le
conquiste sociali, la dignità nazionale, la cultura, nessuno lo può negare. E
per un popolo che esce dal buco nero del sottosviluppo colonialista, contano.
Poi è difficile fare una democrazia perfetta, Milosevic insegna. Accettare
partiti quando si è assediati, quando ti fanno le guerre biologiche
ininterrotte, quando ti infilano spie, provocatori e terroristi per mandare a
picco il tuo esperimento sociale.
Perché l’Iraq, il Vietnam, la
Jugoslavia e Cuba, vengono aggrediti non soltanto perché dicono di no alla
NATO. Dicono di no all’imperialismo e vengono ammazzati, squartati, distrutti,
perché sono un modello sociale diverso. Un modello sociale che da noi si
chiamava Welfare (ed era una pallida imitazione di giustizia sociale) e che non
deve più esistere. Non ci devono più essere lavoratori, operai, contadini, che
possono pensare di studiare o farsi un trapianto di fegato anche se non hanno i
soldi. Questo modello non ci deve più essere nel mondo. Nel mondo della
privatizzazione, del turbocapitalismo. Perciò questi paesi vengono aggrediti,
non perché c’è un boia o una belva sanguinaria. Perché le belve sanguinarie
sono tutte a Washington o protette da Washington.
Il PNAC è un acronimo e sta per
“Project for the New American Century” (progetto per il nuovo secolo
americano). E’ un testo formulato nel 1992 dal gruppo dirigente attuale
statunitense, prima di arrivare al potere, mentre stava per finire il regno di
Bush padre e incominciava quello di Clinton. Era un progetto strategico fatto
da un gruppo di ebrei, (è un dato di fatto, Wolfowitz, Ledeen, Perle, Cheney,
Rumsfeld, eccetera) in stretto contatto ideologico e anche strategico con gli
estremisti del Likud israeliano e con Sharon. Questo progetto è stato
anticipato per la prima volta dal “New York Times” proprio nel ‘92. Oggi è
stato reso la politica ufficiale del governo Bush e del suo gruppo e si chiama
appunto “Strategia per la Sicurezza Americana nel Nuovo Secolo”. Questo
documento ripete esattamente quello che era il programma del ‘92, ed è oggi la
linea ufficiale.
Prevede che gli Stati uniti puntino
all’egemonia mondiale e questo comporta l’ eliminazione, la neutralizzazione di
qualsiasi potenza che possa emergere a contrastare tale egemonia.
Chiaramente intendono Europa, Russia e Cina, oltre che il mondo arabo. E che
quindi qualsiasi forza dovesse emergere e potesse contrastare gli interessi
statunitensi globali, cioè non limitati a settori dove gli americani sono
presenti, ma a tutto il mondo, questi devono essere affrontati. Da cui la
scelta e la decisione della “guerra preventiva infinita”.
Poiché è evidente che coalizioni che si
pongano il problema della sopravvivenza e anche d’un certo imperialismo, come
l’Europa in particolare, e altri come la Russia e la Cina che stanno cercando
di ricostruirsi quanto meno a livello di potenza regionale, entreranno in
collisione con gli interessi USA. Ecco perché la linea strategica americana
attraverso la guerra Iraq, Iran, eccetera, punta come un cuneo visibilissimo
tra l’altro, verso la Cina e il centro asiatico.
Ultima cosa, trovo che non sia un
problema di cultura ma di conoscenza e che nei migliori dei miei interlocutori,
tra quelli che più rispetto e dai quali più mi aspetto, anche come contributo
alla nostra salvezza e in questo caso, dopo, di vittoria (perché la vittoria
deve restare un nostro concetto anche se la nominiamo molto di rado, ma ce
l’hanno regalata i partigiani), bisognerebbe conoscere il fatto che, o
ricordarsi del fatto che, i partigiani colpivano i soldati tedeschi, perché in
Italia, i civili tedeschi che avessero fatto le colonie, che si fossero
insediati al posto delle nostre case, al posto dei nostri terreni, al posto dei
nostri uliveti, non ce n’erano. Altrimenti come tutti i movimenti di
liberazione nazionale li avremmo colpiti.
FULVIO GRIMALDI