Conferenza internazionale di solidarietà con il popolo iracheno in lotta
Parigi, 15 maggio 2004
Lottiamo anche per voi - Corrispondenza di Remy
Herrera
Saluto del partito comunista portoghese
Intervento dell'ex ambasciatore cubano a Baghdad
Risoluzione della prima conferenza di solidarieta’ con la
resistenza del popolo iracheno
“Lottiamo anche per voi” -
Corrispondenza di Remy Herrera
http://www.resistir.info
21 maggio 2004
Lo scorso 15 maggio, a Parigi, si è svolta la prima conferenza di solidarietà
con il popolo iracheno in lotta. Circa un migliaio di organizzazioni militanti
hanno dato la loro adesione o hanno assistito a questo incontro. La lista delle
adesioni da tutto il mondo – provenienti da oltre una quarantina di paesi – è
impressionante. A fianco di responsabili politici come l’ex presidente algerino
Ahmed Ben Bella o l’ex primo ministro portoghese Vasco Gonçalves, figurano
prestigiosi intellettuali progressisti, come il franco-egiziano Samir Amin, lo
statunitense James Petras o la cubana Isabel Monal. Anche alti responsabili di
movimenti sociali o di partiti politici di tutti i continenti hanno firmato l’appello
di appoggio a questa conferenza. Numerosissime le firme pervenute dall’America
Latina, specialmente dal Brasile: dal Partito Comunista del Brasile (PCdoB) al
coordinamento nazionale del Movimento dei Lavoratori “Sem Terra” (MST).
Il comitato organizzatore, che comprendeva in particolare l’iracheno Subhi Toma
e i francesi Georges Labica – che ha presieduto la discussione -, Jean-Pierre
Page e Bruno Drweski, aveva invitato ed è riuscito a far venire in Francia
numerosi compagni iracheni della resistenza interna. Le loro testimonianze
hanno fatto riferimento soprattutto ai combattimenti che hanno avuto luogo in
questi ultimi giorni a Fallujah, cercando di spazzare via la cortina fumogena
della disinformazione diffusa dalle truppe statunitensi, e hanno provocato
profonda emozione tra il pubblico presente. Tutti adesso comprendiamo che è un
popolo intero a lottare contro l’aggressore imperialista, e non solo qualche
elemento isolato oppure proveniente dalla vecchia guardia presidenziale o dal
partito Baath. Tutti sappiamo che quando un popolo intero si getta in questo
modo nella lotta, è invincibile. Le sue sofferenze potranno anche essere
immense e protrarsi a lungo, ma la sua vittoria è solo questione di tempo. Gli
Stati Uniti saranno sconfitti in Iraq, come lo sono stati nel passato in
Vietnam.
I compagni presenti hanno dichiarato che a Fallujah, ad esempio,
migliaia di persone venute dalle campagne hanno tentato di entrare in città,
per portare il loro sostegno ai combattenti iracheni, che sono arrivate donne e
vecchi trasportando munizioni e rischiando la vita, che i medici si sono visti
obbligati a rompere l’accerchiamento dei loro ospedali per soccorrere i feriti,
ridotti in condizioni orribili. La resistenza irachena è riuscita ugualmente ad
unire, di fronte al nemico imperialista comune, componenti eterogenee del
popolo – che qualcuno sosteneva si odiassero a tal punto, che solo la presenza
dell’occupante sembrava impedire che si massacrassero l’un l’altre -: sunniti,
sciiti ed anche cristiani…Si sono visti anche operai tipografi comunisti,
venuti da una lontana regione del paese, difendere le moschee esposte ai colpi
dei soldati della coalizione imperialista. Gli Stati Uniti conducono la guerra
per il petrolio, gli iracheni quella per la libertà. “Ci hanno tolto tutto, non abbiamo più nulla da perdere”.
I compagni hanno anche affermato che i maltrattamenti inflitti ai
prigionieri iracheni non rappresentano assolutamente fatti isolati, perpetrati
da individui che disobbediscono agli ordini dei loro superiori e che abusano
dei poteri ricevuti. Le torture vengono organizzate dall’alto. Le violenze
perpetrate contro civili iracheni (in particolare contro donne e bambini) sono
sistematiche. L’obiettivo degli Stati Uniti è quello di annientare completamente
un popolo. Più di 130.000 iracheni sarebbero attualmente incarcerati dalle
truppe di occupazione, in differenti punti del paese. Tra essi, un migliaio di
donne che non sono state accusate di alcun crimine, se non di quello che non si
è riusciti a catturare i loro mariti. Più di 600 bambini di meno di 13 anni
sono ugualmente trattenuti come ostaggi dall’esercito statunitense, per
esercitare pressione sui padri che stanno nella resistenza. Si sono registrate
numerose violenze anche sui bambini. Non c’è dubbio che il numero degli
iracheni uccisi sia di gran lunga più alto dei 50.000 dichiarati dai media
occidentali.
Sono giunti da ogni parte messaggi di appoggio al popolo iracheno. A
nome di un popolo, la cui cultura della resistenza provoca l’ammirazione di
tutto il mondo, ha parlato l’ambasciatore di Cuba in Iraq, Ernesto Gomez
Abascar, che è rimasto a Baghdad fino al 18 aprile, molto tempo dopo la
partenza delle altre rappresentanze diplomatiche. Il suo discorso è stato
salutato da nutriti applausi e da grida di “Viva
la revolucion cubana, viva!”. Anche uno dei massimi responsabili
della Federazione dei Sindacati di Siria ha preso la parola per richiedere il
ritiro delle truppe di occupazione, lo smantellamento di tutte le armi di
distruzione di massa in Medio Oriente e la pace nella regione. Compagni
spagnoli, portoghesi, italiani, britannici, ecc., hanno espresso il loro
appoggio al popolo iracheno in lotta per la sua liberazione. Perché è proprio
in Iraq che si trova oggi il primo fronte della lotta antimperialista. “Noi combattiamo anche per voi…Abbiamo bisogno della
vostra solidarietà!”.
“Saluto del partito comunista
portoghese”
http://www.iraqresistance.net/
Cari amici, cari compagni,
Vogliamo innanzitutto trasmettere alla Conferenza di Solidarietà con la lotta
del popolo dell’Iraq il saluto del Partito Comunista Portoghese.
Noi attribuiamo grande valore a questa iniziativa a carattere
internazionale, il cui obiettivo centrale è quello di esprimere e concretizzare
la solidarietà con coloro che in Iraq resistono all’occupazione, alle
aggressioni e alle atrocità dell’imperialismo e lottano per un Iraq libero e
sovrano, dove il suo popolo possa decidere liberamente il destino del proprio
paese.
Cari amici,
La guerra di occupazione dell’Iraq ha un significato molto particolare nei
tempi che viviamo. Se di per sé stessa questa guerra rappresenta un atto
criminale di aggressione contro un popolo e un paese sovrani, che distrugge
decine di migliaia di vite, provoca la distruzione di un paese dal punto di
vista economico, sociale ed ecologico – e ci vorranno decenni per una ripresa –
e che tenta di dividere il popolo iracheno, con conseguenze che non possiamo
ancora prevedere nella storia futura di questo paese, allo stesso tempo essa è
un esempio ignobile e un simbolo. Un esempio della strategia attuale
dell’imperialismo che, dovendo confrontarsi con i propri limiti e
contraddizioni, fa ricorso ancora una volta alla guerra e alla militarizzazione
delle relazioni internazionali per ottenere un accresciuto potere economico e
geostrategico e per arrestare e reprimere la resistenza e la lotta liberatrice
dei lavoratori e dei popoli. In Iraq gli occupanti, dal pantano in cui si sono
immersi, scatenando azioni terribili di rappresaglia terrorista contro le
popolazioni civili, come a Fallujah, e aumentando gli effettivi militari e
mercenari sul campo, manovrano attivamente avendo in progetto un simulacro di
“trasferimento dei poteri” che, ottenendo l’avallo delle Nazioni Unite, possa
favorire l’impegno di nuovi paesi nella guerra e offra la copertura per il
mantenimento “sine die” di truppe nord-americane. Dopo la conferma della
falsità dei pretesti per l’aggressione, sulla base del presunto possesso di
armi di distruzione di massa, le rivelazioni sui casi di tortura, di cui
l’Amministrazione Bush da molto tempo era a conoscenza, e che, secondo la Croce
Rossa, non sono occasionali, smascherano la natura inumana e criminale
dell’imperialismo e rendono evidente anche la falsità delle altre ragioni invocate dagli Stati Uniti –diritti umani,
democrazia- per giustificare l’invasione e l’occupazione dell’Iraq.
Come appare inevitabile, in un mondo in cui le espressioni della lotta di
classe si diversificano e si intensificano, l’Iraq oggi diventa anche un
simbolo della resistenza alla strategia criminale dell’imperialismo. Malgrado
l’enorme potenza militare imperialista e la violenza della repressione, la
resistenza armata e popolare cresce e pesanti perdite vengono inflitte alle
forze di occupazione.
Tuttavia, nonostante questa crescente resistenza, noi siamo convinti che
l’imperialismo non disarmerà tanto facilmente. Si moltiplicano le manovre
perché l’occupazione dell’Iraq venga percepita dall’opinione pubblica come un
atto legale alla luce del diritto internazionale. Per questo noi pensiamo che
la solidarietà verso coloro che resistono in Iraq consista in questo momento
nell’appoggiare la resistenza irachena e nel mettere in guardia rispetto alla
straordinaria gravità del fatto che il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, invece
di assicurare l’applicazione della Carta delle Nazioni Unite e il rispetto del
Diritto Internazionale, possa approvare risoluzioni, destinate a legittimare
l’occupazione, che gli Stati Uniti e altre grandi potenze reclamano.
Compagni e amici,
In Portogallo, nello stesso momento in cui ci stiamo sforzando di dare
continuità a un ampio movimento di massa contro la guerra, che riaffermi
l’esigenza della cessazione immediata dell’occupazione dell’Iraq, con il
passaggio della sovranità al suo popolo e il ritiro degli eserciti occupanti,
siamo anche impegnati ad ottenere che il contingente della forza di polizia
militare – la GNR – che si trova in Iraq, ritorni immediatamente in Portogallo
e che si metta definitivamente fine alla vergognosa politica del governo
portoghese di sottomissione all’imperialismo.
L’Iraq è un esempio ed è effettivamente diventato un simbolo della resistenza
popolare che affronta gli eserciti più potenti del mondo. La guerra è stata ancora
una volta portata in Medio Oriente per dominare, sfruttare e reprimere, ma i
popoli della regione hanno dimostrato che hanno la forza, la determinazione e
il coraggio per resistere. Ecco perché, cari amici, in questo nostro saluto,
non possiamo mancare di esprimere la nostra opposizione vigorosa anche alle
azioni criminali del terrorismo di Stato che il governo e l’esercito
israeliani, con l’appoggio dell’Amministrazione nord-americana e la complicità
delle potenze dell’Unione Europea, mettono in pratica nei territori occupati
della Palestina, e non possiamo esimerci dall’esprimere, senza alcuna riserva,
la solidarietà dei comunisti portoghesi con L’Autorità Palestinese e con il
Popolo della Palestina che proseguono coraggiosamente la lotta per i loro diritti
nazionali inalienabili e per la costruzione di un proprio Stato Palestinese
indipendente e sovrano.
Terminiamo con un messaggio di speranza, che abbiamo spesso utilizzato in
Portogallo prima della nostra rivoluzione del 25 Aprile – che quest’anno commemora
il suo 30° anniversario-, un messaggio che noi utilizziamo sempre e che, in una
certa misura, ha determinato la vittoria del nostro popolo contro il fascismo e
che si adatta bene anche alla situazione attuale di resistenza alle aggressioni
e ai crimini dell’imperialismo:
IL POPOLO UNITO NON SARA’ MAI VINTO!
Il Comitato Centrale del Partito Comunista Portoghese
Traduzione di Mauro Gemma
fonte :http://www.radiocittaperta.it/nuovo/index.php
Intervento
dell'ex ambasciatore cubano a Baghdad Ernesto Gomez Abascal alla conferenza di solidarieta' con la resistenza irachena di Parigi
Compagni e compagne
Quando l'anno scorso da Baghdad osservavamo con preoccupazione l'entità del
dispositivo militare statunitense che si stava ammassando presso la frontiera
meridionale dell'Iraq e ormai davamo per scontata una invasione del paese, ci
chiedevamo: dopo che saranno entrati nel Paese, come pensano di occupare un
popolo contraddistinto da un profondo sentimento patriottico e nazionalista?
Conoscevamo il popolo iracheno ed eravamo certi del fatto che possiede una
elevata coscienza formatasi nella sua storia di lotta anticolonialista,
antisionista e nazionalista, e che avrebbe percepito l'invasione come una
azione finalizzata al saccheggio delle proprie risorse petrolifere, come un
colpo alla cultura arabo islamica diretta a favorire gli interessi del sionismo
nel quadro dell'egemonismo statunitense in tutta la regione.
Ma i capi degli eserciti e dei paesi invasori hanno disprezzato e sottovalutato
i sentimenti patriottici degli iracheni. Già si erano sbagliati in precedenza.
Quando ad esempio nel 1962 lanciarono all'attacco 1500 mercenari contro Cuba,
nella Baia dei Porci, pensando che sarebbero stati sufficienti a sconfiggere
una rivoluzione popolare. L'impero è forte, potente, ma è stolto al momento di
trarre degli insegnamenti dalla storia. Cuba, il cui popolo possiede una
cultura di resistenza e di solidarietà internazionalista forgiata in più di 45
anni, certamente capisce il sentimento dei popoli in lotta. Per questo Cuba, in
solidarietà con il popolo fratello dell'Iraq, ha deciso di mantenere aperta la
sua ambasciata di Baghdad durante la prima tappa dell'aggressione e siamo
andati via solo il 18 di aprile, dieci giorni dopo l'ingresso nel paese delle
truppe occupanti e quando già non esisteva più un governo nazionale iracheno.
La guerra illegale costruita sulle menzogne e sulla manipolazione da parte dei
grandi mezzi di comunicazione complici dell'aggressione non è finita quando un
anno fa "l'imperatore" Bush la dichiarò vinta. Oggi la Resistenza sta
assestando durissimi colpi sia alle sue truppe che ai suoi mercenari e la
cosiddetta coalizione si sta sfaldando.
Gli occupanti ragionano solo nei termine di uccidere, opprimere e torturare. Ma
ciò estenderà la convinzione già profonda nel popolo iracheno che resistere e
vincere è l'unica alternativa a disposizione. Il nostro dovere è incrementare
la solidarietà internazionale con questo popolo fratello come una via per
abbreviare i tempi per la sua vittoria e per diminuire i suoi sacrifici che già
sono enormi. Il nostro dovere è far pressione in ogni ambito possibile e
attraverso ogni mezzo possibile affinché si ritirino le truppe di occupazione.
Bisogna manifestare in tutti quei paesi in cui i governi hanno voluto
accompagnare l'Impero mandando le proprie truppe per lasciare soli i
neofascisti di Washington in questa avventura colonialista, bisogna denunciare
i loro crimini, le loro torture, evidenziare il loro disprezzo per gli esseri
umani e l'ipocrisia di chi usa la violazione dei diritti umani per aggredire i
paesi del Terzo Mondo ma che mantengono un silenzio complice di fronte alla
barbarie dell'Impero. Bisogna denunciare il carattere terrorista della guerra
coloniale, che l'invasione di un paese con la forza e lo sfruttamento illegale
delle sue risorse costituiscono una forma di terrorismo su larga scala che va
sconfitto. Alziamo un muro di solidarietà internazionale per sconfiggere il
fascismo, l'imperialismo e il sionismo! Mobilitiamo i nostri popoli in questa
lotta, nell'interesse di tutti i popoli, affinché gli aggressori escano
sconfitti dall'Iraq. Come ha detto il comandante in capo Fidel Castro lo scorso
3 gennaio ripetiamo oggi: a tutti coloro che lottano, che resistono nonostante
le difficoltà, a quelli che credono nella capacità umana di creare, seminare e
coltivare valori e idee, a coloro che scommettono sul genere umano, a tutti
coloro che condividono la speranza che un altro mondo è possibile, lotteremo
insieme a loro e con loro vinceremo!
Risoluzione della prima
conferenza di solidarieta’ con la resistenza del popolo iracheno
http://www.iraqresistance.net
24 maggio 2004
La Prima Conferenza di solidarietà con la resistenza del popolo
iracheno si è riunita a Parigi il 15 maggio 2004. Essa ha ottenuto il sostegno
di circa un migliaio di organizzazioni politiche, sindacali e sociali, di
personalità, in rappresentanza di una cinquantina di paesi.
La Conferenza lancia un appello pressante ai cittadini di tutti i paesi del
mondo perché si prenda coscienza della necessità di mettere fine alle imprese
di guerra fomentate dall’imperialismo. L’aggressione contro l’Iraq, fondata su
menzogne, e sostenuta dalla scusa di portare la pace, la democrazia e il
progresso economico nel quadro del “progetto di Grande Medio Oriente”, ha
rivelato, in pochi mesi, la sua vera natura. Si tratta di fare man bassa delle
ricchezze naturali, di controllare la loro esportazione nel mondo, di impedire
lo sviluppo indipendente dei popoli e di fornire un appoggio allo Stato
coloniale israeliano. La “Coalizione”, sotto l’egida statunitense, è un’armata
di occupazione che cerca di asservire ed umiliare un popolo, portando alla
rovina il suo paese, massacrando uomini, donne e bambini, distruggendo
l’eredità culturale della Mesopotamia e la vita culturale del popolo iracheno.
Infrangendo tutti i principi e le risoluzioni internazionali, gli atti di
barbarie testimoniano dell’esistenza di un sistema organizzato di tortura.
L’occupazione dell’Iraq è accompagnata dall’aggravamento delle minacce da parte
degli USA che riguardano la Siria, verso cui Washington ha cominciato ad
applicare l’embargo, l’Iran, ed anche Cuba, dove l’imperialismo moltiplica le
misure di ingerenza e di aggravamento del blocco, il Venezuela, paese della
regione andina, la Corea del Nord ed altri paesi. Per parte loro i Palestinesi
subiscono una repressione sempre più dura. L’Iraq costituisce dunque oggi la prima
linea del fronte della lotta contro l’imperialismo.
La Conferenza solidarizza con la resistenza del popolo iracheno, in tutte le
sue tendenze, ed esige il ritiro immediato delle truppe di occupazione, il
completo ristabilimento dell’indipendenza, della sovranità nazionale del popolo
iracheno, la garanzia del rispetto di tutti i suoi diritti, l’abolizione di
tutte le disposizioni prese dall’occupante e la riparazione dei danni economici
e personali causati all’Iraq e al suo popolo.
La Conferenza propone, a tal scopo, lo svolgimento di un Forum Internazionale
di solidarietà con la resistenza irachena composto da tutti i suoi partecipanti
ed aderenti, allargata agli aderenti futuri, e un Comitato di coordinamento
internazionale, incaricato:
- di dare impulso a iniziative nazionali nei confronti dei governi, che siano o
meno partecipanti all’aggressione, e nei confronti dell’opinione pubblica,
- di lavorare all’organizzazione di manifestazioni in occasione del prossimo
Forum Sociale di Londra, del Forum Sociale Mondiale e di altri avvenimenti, che
devono sfociare nello svolgimento di una giornata internazionale di solidarietà
con la resistenza del popolo iracheno,
- di preparare una seconda conferenza, che dovrà accompagnare la creazione di
comitati nazionali di solidarietà,
- di sostenere e diffondere informazioni su tutte le iniziative conosciute che
abbiano come scopo quello di manifestare solidarietà alla resistenza del popolo
iracheno e che saranno prese o imposte dalla situazione,
- di opporsi alla venuta di George Bush in Europa, alla presenza di basi della
NATO sul continente europeo e di sostenere la convocazione di una giornata
mondiale di solidarietà con la resistenza ed ogni altra iniziativa che
contribuisca ad allargare la mobilitazione internazionale.
SULL’ESEMPIO DELL’EROICA RESISTENZA DEL POPOLO IRACHENO, MOBILITIAMOCI, NEL
MONDO INTERO, PER OSTACOLARE TUTTE LE MINACCE IMPERIALISTE.
Traduzione di Mauro Gemma