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Rompere il silenzio sulla guerra mondiale alle porte

John Pilger | johnpilger.com
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

13/05/2014

Perché tolleriamo la minaccia di un'altra guerra mondiale nel nostro nome? Perché acconsentiamo le menzogne che giustificano questo rischio? La dimensione del nostro indottrinamento, ha scritto Harold Pinter, è un "brillante, persino arguto, atto di ipnosi di grande successo", come se la verità "non accadesse nemmeno mentre accade".

Ogni anno lo storico statunitense William Blum pubblica il suo "sommario aggiornato dei dati di politica estera USA", che mostra come dal 1945 gli Stati Uniti abbiano tentato di rovesciare oltre 50 governi, molti dei quali democraticamente eletti, abbiano grossolanamente interferito nelle elezioni di 30 paesi, bombardato le popolazioni civili di 30 nazioni, fatto uso di armi chimiche e batteriologiche e attentato alla vita di leader stranieri.

In molti casi il Regno Unito ne è stato complice. Il grado di sofferenza umana provocato, per non parlare dei crimini, è poco noto in occidente, malgrado la presenza del più sofisticato sistema di comunicazioni del mondo e del giornalismo nominalmente più libero. Che il maggior numero di vittime del terrorismo - del "nostro" terrorismo - sia di musulmani è taciuto, come è taciuto che lo jihadismo estremo, quello dell'11 settembre, sia stato nutrito come arma dalla politica anglo-statunitense (operazione ciclone in Afghanistan). Nel mese di aprile, il Dipartimento di Stato USA ha reso noto che, in seguito alla campagna della NATO del 2011, "la Libia è diventata un rifugio sicuro dei terroristi".

Nel corso degli anni è mutato il nome del "nostro" nemico, dal comunismo all'islamismo, ma generalmente si tratta di società indipendenti dall'egemonia occidentale o che occupano territori nevralgici dal punto di vista strategico o ricchi di risorse naturali. I leader di queste nazioni recalcitranti deposti di norma con la violenza, come i democratici Muhammad Mossedeq in Iran e Salvador Allende in Cile, o uccisi come Patrice Lumumba in Congo. Tutti sono oggetto di campagne caricaturali e vilipesi dai media occidentali, come Fidel Castro, Hugo Chavez e ora Vladimir Putin.

Il ruolo di Washington in Ucraina è diverso solo per le implicazioni nei nostri riguardi. Per la prima volta dagli anni di Reagan, gli USA minacciano di trascinare il mondo in una guerra. Con l'est Europa e i Balcani oramai avamposti NATO, l'ultimo stato cuscinetto al confine con la Russia viene dilaniato. Noi occidentiali stiamo sostenendo i neonazisti in una nazione dove i nazisti ucraini sostennero Hitler. Dopo aver ideato il colpo di stato nel mese di febbraio contro il governo democraticamente eletto a Kiev, è fallito il piano di Washington di sequestrare alla Russia la sua storica e legittima base navale in Crimea. I russi si sono difesi, come hanno fatto per oltre un secolo contro ogni minaccia e invasione occidentale.

Ma l'accerchiamento militare della NATO ha subito un'accelerazione, insieme con gli attacchi orchestrati dagli Stati Uniti ai danni degli ucraini di etnia russa e se Putin viene provocato a intervenire in loro aiuto, il suo ruolo di paria predestinato giustificherebbe una guerriglia della NATO che potrebbe rovesciarsi nella Russia stessa.

Invece Putin ha frustrato il partito della guerra cercando un'intesa con Washington e l'UE, ritirando le truppe russe dal confine e scoraggiando i russofoni nell'Ucraina orientale a partecipare ai provocatori referendum. Questa popolazione russofona e bilingue, un terzo del totale, aspira da tempo a una federazione democratica che rifletta le differenze etniche del paese, nel contempo autonoma e indipendente da Mosca. La maggioranza di queste persone non sono né "separatiste" e né "ribelli", ma cittadini che vogliono vivere sicuri nella loro patria.

Come le rovine dell'Iraq e dell'Afghanistan, l'Ucraina è diventata un parco divertimenti della CIA, governata da un funzionario della CIA, John Brennan, a Kiev, assieme a "unità speciali" che monitorano attacchi selvaggi contro coloro che si oppongono al colpo di stato di febbraio. Guardate i video, leggete le denunce dei testimoni oculari del massacro di Odessa di questo mese. Bande di criminali fascisti hanno dato fuoco alla sede dei sindacati, uccidendo 41 persone intrappolate al suo interno. Guardate la polizia impassibile. Ascoltate la testimonianza di un dottore che ha tentato di salvare alcune persone "ma sono stato fermato dai sostenitori dei nazisti ucraini. Uno di loro mi ha cacciato brutalmente, promettendomi che presto io e gli altri ebrei di Odessa avremmo avuto la medesima sorte... mi chiedo perché il mondo intero se ne stia in silenzio".

Gli ucraini russofoni stanno lottando per la sopravvivenza. Quando Putin ha annunciato il ritiro delle truppe russe dal confine, il segretario della difesa della giunta di Kiev, un membro fondatore del partito fascista Svoboda, si è vantato che gli attacchi contro "i ribelli" sarebbero continuati. In stile orwelliano, la propaganda occidente ha ribaltato i fatti, asserendo che "Mosca cerca di fomentare il conflitto e la provocazione", secondo William Hague. Il suo cinismo fa il paio con i grotteschi complimenti di Obama alla giunta golpista per la sua "notevole moderazione" dopo il massacro di Odessa. Illegittima e fascista, la giunta è descritta da Obama come "eletta". Ciò che conta non è la verità, ha detto una volta Henry Kissinger, ma ciò che è percepito come vero.

Nei media statunitensi le atrocità di Odessa sono state presentate come "oscure" e "tragiche", con i "nazionalisti" (neonazisti) che hanno attaccato i "separatisti" (persone che raccoglievano firme per un referendum a sostegno della Federazione Ucraina). Il Wall Street Journal di Rupert Murdoch ha dannato le vittime: "Il rogo è stato probabilmente appiccato dai ribelli ucraini, dice il governo". La propaganda in Germania è stata pura guerra fredda, con il Frankfurter Allgemeine Zeitung che avvertiva i suoi lettori della "guerra non dichiarata" della Russia. Per i tedeschi è una spiacevole ironia che Putin sia l'unico leader a condannare il riemergere del fascismo nell'Europa del 21° secolo.

Una popolare banalità è che "il mondo è cambiato dopo l'11 settembre". Ma cosa è cambiato? Secondo il grande informatore Daniel Ellsberg, un colpo di stato silenzioso è avvenuto a Washington e ora governa il militarismo rampante. Il Pentagono ultimamente svolge "operazioni speciali", guerre segrete, in 124 paesi. In patria, l'aumento della povertà e la riduzione delle libertà sono il tradizionale corollario di uno stato di guerra permanente. Aggiungiamo il rischio di una guerra nucleare e la domanda da porsi é: perché tolleriamo tutto questo?


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