www.resistenze.org - osservatorio - movimento antimperialista - 20-11-12 - n. 430

da solidarite-internationale
Traduzione dal francese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
 
Dibattito con i comunisti algerini alla Festa de l'Humanitè:
 
Organizzare la resistenza contro le ingerenze imperialiste in Africa e in Medio Oriente
 
Resoconto di AC* per solidarite-internationale-pcf.over-blog.net
 
"Il PADS [Partito Algerino per la Democrazia e il Socialismo], di fronte alle ingerenze imperialiste negli affari interni dei popoli d'Africa e del Medio Oriente": questo il tema che domenica, 16 settembre, ha riunito una trentina di militanti e di curiosi per il tredicesimo giorno della Festa dell'Umanità, sotto lo stand dei comunisti algerini.
 
Dopo una breve introduzione di Georges Perlès, è stata la volta di Zoheir Bessa, il direttore di "Alger Républicain", che ha aperto la sua presentazione con la domanda: cosa vogliono i comunisti in Algeria?
 
Zoheir Bessa ha ripercorso la storia a cinquant'anni dall'indipendenza dell'Algeria. Un'indipendenza non concessa ma strappata al prezzo di un milione di morti algerini, in una lotta in cui si mescolavano nazionalisti, comunisti e antimperialisti.
 
Il contributo fondamentale dei comunisti francesi nella lotta per l'indipendenza dell'Algeria
 
Nell'occasione è stata ricordata l'importanza del ruolo giocato dai comunisti francesi nel risveglio di una coscienza nazionale algerina. Il PCF seguiva l'indicazione dell'ottava condizione di adesione all'Internazionale comunista [I 21 punti della Seconda Internazionale delimitavano la differenza delle posizioni politiche dei rivoluzionari da quelle dei riformisti; l'ottava condizione era inerente alla denuncia dell'imperialismo coloniale e al sostegno dei movimenti di emancipazione, ndr].
 
Nella sua storia ha difeso i diritti dei popoli colonizzati, ha organizzato i lavoratori algerini immigrati in Francia, agli inizi degli anni 20 ha trasfuso negli algerini militanti l'idea di dover rivendicare l'indipendenza del loro paese, quando quest'idea era lontana dalla consapevolezza degli algerini.
 
Si sono verificati errori di valutazione innegabili, spesso dettati dalla necessità di unire la sinistra. Come diceva Marx: "Non bisogna mai sacrificare i grandi principi per successi effimeri". Oggi si presentano le stesse problematiche: in nome di un grande schieramento (di sinistra), non si rischia di commettere gli stessi errori?
 
Tornando all'attualità, il direttore di "Alger Républicain" ha ricordato l'intensificazione dell'offensiva imperialista su tutti i fronti: piano d'austerità in Europa, manovra di destabilizzazione in America latina, guerra aperta in Medio Oriente e in Africa.
 
I Paesi imperialisti vogliono utilizzare le contraddizioni dei Paesi di tradizione antimperialista
 
I Paesi imperialisti vogliono utilizzare le contraddizioni di alcuni regimi, far scattare le tensioni. Vogliono approfittare della situazione per eliminare alcuni regimi storicamente portatori di una linea d'opposizione all'imperialismo americano e sionista in modo particolare.
 
Comunque, questi regimi non sono privi di contraddizioni e tensioni. Si sono create delle differenziazioni socio-economiche. Questi regimi - che erano dominati dalla piccola borghesia e difendevano delle posizioni antimperialiste - sono caduti sotto il controllo della borghesia stessa.
 
All'interno di essi sussistono delle fazioni piccolo-borghesi, ma la loro influenza è ridotta... da una decina di anni, i regimi di Gheddafi e di Assad hanno fatto delle concessioni, hanno applicato i consigli del FMI, hanno rimesso in causa i diritti sociali conquistati dai loro popoli.
 
Per le potenze occidentali, ciò non è stato sufficiente, e ritengono giunto il momento di instaurare regimi fantocci in Libia, in Siria e nell'intero mondo arabo. Una minaccia che riguarda anche l'Algeria: delle forze tenteranno di utilizzare il malcontento popolare contro la politica di classe del regime algerino e orientare la collera verso una transizione coerente con gli obiettivi dell'imperialismo europeo e americano.
 
L'intervento ha suscitato tra il pubblico alcune domande alle quali Zoheir Bessa ha risposto:
 
Quale è lo stato della lotta in Algeria, quanto è elevato il rischio di strumentalizzazione?
Le manovre imperialistiche in Siria, in Libia, nel Mali costituiscono un accerchiamento dell'Algeria?
Quali sono le conseguenze della liquidazione dei partiti comunisti sul recupero delle rivolte arabe da parte dell'imperialismo?
 
Sulle lotte in Algeria, Zoheir Bessa ha sottolineato lo sviluppo di queste in ogni settore. Delle cosiddette ONG legate ai servizi sovversivi dell'imperialismo, notoriamente sostenute dall'Unione Europea, tentano di manipolare o di orientare le azioni delle associazioni o dei sindacati autonomi come le Snapap, sotto la copertura della solidarietà nei confronti dei lavoratori e della difesa dei diritti umani.
Alcune sezioni dei ceti medi sono disposte a perseguire gli obiettivi delle potenze imperialiste in cambio di una fetta della torta. Le potenze imperialiste non tollerano più alcun margine di indipendenza di questi regimi, anche se hanno già applicato le loro ricette ultra liberali. Tra gli interessi dell'imperialismo ci sono sicuramente il petrolio, l'installazione di basi militari e anche il controllo del sistema statale algerino, per potersene servire come uno strumento (harka) per sorvegliare l'Africa e sostituire l'impotente CEDEAO (Comunità Economica degli Stati dell'Africa Occidentale).
 
Per quanto riguarda le manovre in Siria, in Mali e l'accerchiamento dell'Algeria, per l'imperialismo non si tratta di distruggere il regime siriano nel suo complesso ma di utilizzare le contraddizioni del regime tra le fazioni borghesi del potere che potrebbero cercare un compromesso con l'imperialismo e le fazioni della piccola borghesia antimperialista e della borghesia stessa, per far emergere nuovi fantocci del sistema neo-colonialista.
Libia, Niger, Mali, Marocco: il dispiegamento delle forze imperialiste ha condotto ad un inesorabile accerchiamento dell'Algeria. Un accerchiamento materiale che si è nutrito di una base ideologica all'interno dell'Algeria, in particolare nelle campagne mediatiche volte a criminalizzare l'esercito per i massacri degli anni 1990. Di fronte a questa campagna, il regime algerino offre una bassa resistenza, è sulla difensiva.
Si può ricordare l'aneddoto della visita di Hilary Clinton nel febbraio scorso, che incontra l'ambasciatore americano prima di Bouteflika ad Algeri, fa uscire i giornalisti per riunirsi a porte chiuse con 20 membri della società civile, designati dagli USA come i futuri leader dell'Algeria.
 
Per ciò che concerne la liquidazione dei partiti comunisti, si deve ricordare l'importanza dei fattori esterni. In Algeria, il PC algerino è vietato dal novembre 1962, anche se di fatto tollerato. La borghesia nazionalista, ma anche la piccola borghesia progressista e antimperialista, come in Siria, dove il Baath si è auto-proclamato forza trainante della società, ha costretto il PC siriano ad accettare questo stato di subordinazione.
Il PCA nel 1964 ha avviato, con tutte le sue contraddizioni, la riflessione sulla via algerina verso il socialismo. Il PAGS, nato in seguito, non si è posto la questione delle contraddizioni interne al regime, tra fazioni borghesi capitaliste e socialisteggianti. Ma i fattori interni hanno avuto un'influenza capitale. Il PAGS è stato liquidato dall'interno, nel nome di un'unità a tutto tondo che ha sostituito l'analisi comunista. Ma unità per cosa? Una maggioranza dei dirigenti del PAGS, agli inizi dagli anni 1990, aveva virato a destra. Hanno strumentalizzato la lotta contro l'islamismo per promuovere lo scioglimento del Partito in un ampio fronte di mobilitazione di sinistra, per la difesa del regime. La distruzione volontaria del partito ha condotto alla distruzione del movimento sindacale rivoluzionario, con tutta l'influenza che i comunisti avevano nel movimento operaio, contadino e studentesco.
 
La ricostruzione del partito comunista, una necessità
 
La ricostruzione del partito comunista è un compito necessario ma difficile. Si tratta di restare fermi su alcuni principi. Non si può accettare che dai programmi le categorie di borghesia, di lotta di classe, di socialismo, d'imperialismo siano cancellati, che l'aggregazione di tutto e niente si sostituiscano all'analisi rivoluzionaria.
 
Il compito della ricostruzione del Partito Comunista non è solo una necessità, ma è possibile nell'attuale Algeria dove esiste una classe operaia cosciente, intellettuali e quadri inquieti davanti ai pericoli che vanno accumulandosi. Le lotte si sviluppano come quelle degli operai in sciopero da quattro mesi per la mancata retribuzione da parte delle aziende per cui lavorano. Lo sciopero è stato dichiarato illegale. Gli operai sono stati minacciati di incarcerazione al posto dei loro capi canaglia.
 
Ci vuole un partito comunista non un movimento aperto a tutto come diceva Lucien Sève.
 
Un partito organizzato secondo un centralismo democratico è necessario per far fronte alla dittatura del capitale. La lotta eroica dei nostri compagni greci del KKE è un indispensabile punto di riferimento internazionale, la prova che è possibile ricostruire un partito comunista di massa e di classe.
 
Zoheir Bessa ha concluso con una nota di ottimismo sulla ricostruzione delle organizzazioni di classe, con un proverbio popolare algerino:
"E' meglio una manciata di api che un carro di mosche".
 
* Ringraziamo il compagno Zoheir Bessa per la sua cortese attenta rilettura di questa relazione.
 

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