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In Siria l'imperialismo cerca di chiudere il cerchio del controllo geopolitico
 
PC dei Popoli di Spagna (PCPE) | pcpe.es
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
 
31/01/2013
 
Iniziavano gli anni Ottanta del secolo scorso e l'imperialismo yankee lavorava sugli ipotetici scenari futuri che potevano minacciare la sua egemonia mondiale. In particolare, il rischio dell'emergere di nuovi attori politici che avessero la sufficiente potenzialità per porsi al di sopra degli Stati Uniti.
 
In epoche precedenti l'imperialismo britannico definì le proprie strategie negli allora suoi paesi dominati arabi e in India. Il suo progressivo ritiro dalla zona, sotto la spinta inarrestabile delle lotte di liberazione nazionale, è stato accompagnato da una strategia di ricomposizione delle frontiere che faciliterà le successive politiche neocoloniali. La costruzione del Canale di Suez e l'artificiale creazione del Kuwait sono esempi del gioco d'interessi di questo imperialismo in Medio Oriente.
 
Brzezinski l'ideologo
 
Zbigniew Brzezinski riassunse negli anni ottanta la tesi centrale dell'imperialismo per questa zona del pianeta: "Chi controlla il corridoio eurasiatico controlla il mondo". Questo controllo consente la tutela dei paesi che possiedono la principale riserva di combustibili fossili conosciuta, e dall'altro consente di stabilire un recinto sulle possibili potenze emergenti in grado di contendere l'egemonia mondiale all'imperialismo yankee.
 
Brzezinski è stata una figura centrale nella formulazione di questa linea politica dell'imperialismo yankee. Un polacco al centro del potere imperialista, figura di primo piano con il presidente Carter, ma sempre presente e con un peso maggiore sotto la presidenza Clinton, per poi proseguire in un più discreto secondo piano.
 
Sunniti e Islam politico
 
Gli Stati Uniti hanno le loro pedine nella zona. Ovviamente Israele, come testa di ponte nella difesa iteressata dei loro interessi, e facente parte dei settori economici imperialisti di prim'ordine. Ma l'imperialismo utilizza le contraddizioni esistenti negli stessi popoli della zona, e per questo ha scelto i sunniti come frazione alleata vista la loro presenza maggioritaria in molti di questi paesi, e in altri con un peso significativo.
 
Questo appoggio nel fattore religioso è ciò che è noto come Islam Politico. Questo, in termini operativi, si traduce nei Fratelli Musulmani, come organizzazione politica di riferimento.
 
La guerra imperialista come strumento
 
Per prima sono state le guerre di aggressione contro l'Iraq quelle che hanno aperto una nuova era della violenza imperialista nella zona. Si è sempre spiegata la prima di esse come una trappola degli Stati Uniti a Saddam Hussein, spingendolo prima all'invasione del Kuwait.
 
Poi è seguita l'invasione dell'Afghanistan come "risposta" agli strani attentati alle torri gemelle. Senza dimenticare le azioni militari in Somalia e Sudan.
 
I recenti processi di cambiamento nel Nord Africa sono stati diretti dall'imperialismo fin dall'inizio. È illuminante che in nessun caso questi movimenti abbiano avuto un orientamento anti-americano, sebbene i governi che lottavano erano tutti - in misura maggiore o minore - dipendenti dall'imperialismo yankee. E' vero che il punto di partenza è stata una situazione sociale estrema che spiega la mobilitazione di massa per spingere il cambiamento, ma l'imperialismo non ha perso l'occasione per portare acqua al suo mulino.
 
L'intervento in Libia corrisponde ad una azione diretta dell'imperialismo, per un controllo più diretto delle risorse del paese e per distruggere un progetto politico che non offriva sufficienti garanzie alla sua strategia geopolitica. Inoltre gli accordi per la fornitura di petrolio alla Cina, e il tentativo da parte della Libia di abbandonare il dollaro come valuta di scambio, sono stati fattori scatenanti.
 
In Egitto, infine, sono i Fratelli Musulmani al potere, e l'Islam politico si è incarnato nella nuova costituzione contestata in maniera massiccia da parte dei settori laici e anti-capitalisti.
 
In questa situazione l'ultimo grande attacco sionista contro Gaza ha avuto una soluzione rapida con l'intervento dei nuovi governanti egiziani. Hamas anch'essa appartiene alla linea sunnita, e favorisce pertanto la collaborazione.
 
Siria, chiusura del cerchio
 
Nei processi di cambiamento controllato della zona, la Siria appare come un ostacolo da rimuovere. L'imperialismo, incoraggiato dal successo dei processi precedenti, si lancia all'applicazione del nuovo manuale del presidente Obama: sono gli stessi "processi sociali" quelli che portano i morti, e aprono la porta alla dominazione imperialista (Libia). In una documentata analisi della realtà sociale e le sue contraddizioni, i servizi segreti attivano quei soggetti che hanno più potenzialità per provocare il cambio di potere con l'intervento delle masse. Per adesso non serve l'invasione stile Panama e Granada; ma un domani non si sa.
 
In questa occasione la situazione si sviluppa con un importante elemento di differenza: la posizione di Russia e Cina. Diversamente dall'azione contro la Libia, adesso questi due paesi si oppongono all'ONU per non far approvare la scusa per l'invasione, e mantengono, ognuno con le proprie posizioni, il rifiuto di sostenere la sovversione armata da parte dell'imperialismo.
 
Lo sviluppo di questa manovra di aggressione militare contro il governo di Bashar al-Assad ha incontrato una dura resistenza da parte delle forze governative, con il forte sostegno del popolo, mettendo a nudo il carattere straniero dell'aggressione. I miliziani armati, per lo più provenienti da altri paesi sopportano il peso del conflitto armato, facilitati dall'intervento della Turchia al servizio dell'imperialismo. Ma sono soprattutto gli interventi dei servizi segreti imperialistici nelle azioni di sabotaggio. Ogni volta che i ribelli si vedono costretti alla ritirata per l'avanzata delle forze governative, la risposta è un'azione di sabotaggio contro la popolazione civile, provocando vere e proprie stragi. Sofisticate azioni di sabotaggio, nella stessa Damasco, che mostrano una capacità operativa che non ha nulla a che fare con una rivolta popolare spontanea e invece molto a che fare con l'intervento diretto della CIA e del Mossad.
 
Il ruolo dei mezzi di comunicazione internazionale dell'imperialismo si sviluppa con autentica disciplina militare. Tutti riportano lo stesso slogan, la stessa interpretazione manipolata dei fatti, in particolare quando si producono i terribili attentati contro la popolazione civile l'informazione pone un velo di incertezza sul lato al quale appartengono gli autori di questi attacchi.
 
L'imperialismo si scontra con sanguinaria costanza con un bastione fondamentale per avanzare nel controllo dell'Eurasia. Il recente riconoscimento, da parte di più di cento paesi, di un nuovo coordinamento delle forze lacchè dell'imperialismo può essere il preludio ad un intervento militare diretto, alla luce del fallimento della strategia di destabilizzazione interna.
 
Se l'operazione aggressiva dell'imperialismo in Siria dovesse riuscire, sarà libera la strada che porta ad un attacco contro l'Iran.
 
  

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