www.resistenze.org - osservatorio - mondo multipolare - 20-02-14 - n. 487

Il Giappone e il pericolo imperialista in Asia Orientale

Juan Nogueira | unidadylucha.es
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

15/02/2014

Più della metà della popolazione mondiale vive nella zona dell'Est asiatico, compreso il subcontinente indiano, l'Indocina, l'Indonesia, le Filippine, la Cina, la Penisola Coreana ed il Giappone.

Oggi confluiscono qui gli interessi imperialisti di molte potenze: dallo spiegamento militare yanki tradizionale - con importanti forze in Corea del Sud, Giappone, Filippine e Pacifico - fino all'Estremo Oriente russo e al sempre più potere emergente della Cina

Già più di un secolo fa, questa zona ha sofferto una prolungata guerra imperialista con il Giappone come principale potenza aggressiva. Dal 1905, con l'annessione della Corea, il Giappone ha iniziato una serie di guerre di conquista, affrontando la Cina durante gli anni 30 e, dal 1941, la Francia, la Gran Bretagna, l'Olanda e gli Stati Uniti, con il conflitto sui suoi possessi coloniali in Indocina, Indonesia, Filippine e Pacifico.

La sconfitta nel 1945 - ed il ruolo determinante dell'Unione sovietica in questa - forzò il Giappone ad assumere una politica di pace, a rinunciare ai suoi possessi coloniali e al possesso di forze armate.

Senza dubbio il Giappone è oggi, uno dei principali paesi del capitalismo monopolista, con una ruolo avanzato nella concentrazione e centralizzazione della proprietà nelle mani di alcuni principali monopoli dei capitalisti del mondo. Inoltre il capitalismo giapponese è uno dei principali esportatori di capitale del mondo.

Lenin definiva il capitalismo monopolista come imperialismo, come fase superiore del capitalismo. In questo senso, il militarismo e la politica estera aggressiva che caratterizza la lotta imperialista con la divisione del mondo, ha i suoi limiti in Giappone, a seguito della situazione stabilita dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Ma la tendenza naturale del capitale è incontrollabile, fatta salva la distruzione del capitalismo. Conseguentemente, il capitale giapponese cerca di superare questi limiti.

La guerra imperialista contro la Corea, scatenata nel 1950 dall'intervento nord americano, è servita affinchè importanti monopoli giapponesi, come Mitsubishi, riprendessero la loro produzione militare, oltre a trasformare l'arcipelago giapponese in una nuova base d'aggressione imperialista. Durante gli anni 50, il Giappone fonda le sue "forze d'autodifesa", un eufemismo per nascondere le forze armate. Già negli anni 90, il Giappone fa il suo primo sbarco militare in un paese straniero dalla Seconda Guerra Mondiale.

Le necessità proprie del capitale giapponese di garantire in forma autonoma l'esportazione di capitali in rivalità con altre potenze imperialiste, lo porta a generare conflitti con paesi vicini ed a legittimare un cambiamento costituzionale, che elimini il carattere "pacifista" giapponese. Attualmente, il Giappone mantiene conflitti territoriali con la Russia - per le isole Sajalin-, con la Corea - per l'isola Tok- e, più récentemente, con la Cina, per l'isola Diaoyu.

Sul piano ideologico, il Giappone fa da decenni una campagna propagandista contro "il pericolo" nordcoreano, come legittimazione al suo militarismo. Questa campagna si è recentemente accentuata con la messa in orbita di un satellite nordcoreano, con il quale i mezzi imperialisti giapponesi hanno allarmato la popolazione lavoratrice, facendolo passare per un missile diretto a Tokio, malgrado la traiettoria non sorvolasse il Giappone.

Inoltre, i testi scolastici giapponesi sono stati riscritti, recuperando giustificazioni dell'imperialismo giapponese sulla "sfera di co-prosperità asiatica", negando fatti provati, come la schiavitù sessuale di più di 200.000 donne destinate a quartieri giapponesi ed accentuando questa tendenza con la annuale visita del primo ministro giapponese al tempio Yaskuni, che onora la memoria dei criminali di guerra dell'Impero Giapponese.

Le ultime notizie sono scoraggianti. Durante l'ultimo anno, il Giappone ha approvato tre importanti programmi di difesa. E l'inizio del 2014 ci ha portato un'altra nuova: per la prima volta, gli Stati Uniti dispiegano droni nell'arcipelago.

Se l'imperialismo ha evidenziato l'Est asiatico come zona d'aggressione, la classe operaia ed i popoli del mondo devono dirigere là, la loro attenzione e la loro solidarietà.


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