Iran, Birmania, Cuba, Corea, Bielorussia, Zimbabwe: perchè questi 6 bersagli?
La strana lista di Rice: gli "avamposti della tirannia" sostituiscono
"l'asse del male"
2 marzo 2005
Condoleezza Rice, il nuovo ministro americano degli Affari Esteri designa sei
paesi come «avamposti della tirannia». Questa lista rivela che la
preoccupazione principale degli Stati Uniti non è la democrazia ma i suoi
personali interessi economici e geostrategici.
Iran
Il vicepresidente Dick Cheney considera l'Iran «la prima della lista dei paesi
problematici del mondo». Il regime di Teheran si oppone agli USA su diversi
punti. É contrario soprattutto al Grande Progetto di Bush nel Medio Oriente. Ma
le riserve petrolifere e il miglioramento delle relazioni economiche tra Iran e
Cina sono anch'essi dei problemi preoccupanti.
Finchè gli Stati Uniti non ingaggiano 150.000 uomini in Irak non possono
dichiarare guerra aperta all'Iran. Tra l'altro non sono solo la Russia e la
Cina le uniche a opporsi ad una guerra all'Iran, anche Blair si schiera nel
campo europeo che rifiuta di lasciarsi trascinare in "un'avventura
(militare) iraniana". Dall'estate scorsa, gli USA mandano delle missioni
segrete in Iran per raccogliere delle informazioni e localizzare le zone
nucleari, chimiche e militari iraniane . Recentemente Cheney si è lasciato
scappare che Israele "potrebbe forse decidersi a passare all'azione"
per distruggere il programma nucleare in Iran. Ha lasciato intendere che gli
Stati Uniti probabilmente non sono in grado di impedire questo attacco. Gli
israeliani lascerebbero allora al resto del mondo il compito di "rimettere
dell'ordine in questo impiccio diplomatico" ha aggiunto. Il ministro
israeliano della Difesa non esclude la possibilità di attacchi preventivi
contro l'Iran.
Myanmar (Birmania)
Il Myanmar è una pedina fondamentale nella lotta contro la Cina. Quest'ultima
stringe relazioni con paesi situati nel Medio Oriente fino al sud della Cina,
tra cui il Myanmar. Il 60% delle importazioni di petrolio della Cina devono
passare attualmente per il distretto di Malacca, dominato dagli USA e dal
Giappone. Il blocco di questo distretto potrebbe avere delle ripercussioni
drammatiche in Cina. I progetti di un oleodotto petrolifero tra la Cina e il
Myanmar accorcerebbero il tragitto del petrolio in mare di 3372 km e
eviterebbero soprattutto il passaggio per il distretto di Malacca.
Cuba
Da 45 anni, Cuba socialista è una spina nel piede di ogni governo americano.
Nonostante il blocco economico e il ricatto politico e economico permanente, i
cubani tengono duro. La mortalità infantile è inferiore a quella degli Stati
Uniti, le cure mediche e l'istruzione sono gratuiti e di ottima qualità. Il
paese invia 18.000 medici in altri paesi del terzo mondo. Gli Stati Uniti
temono soprattutto che l'esempio cubano contamini altri paesi. I legami stretti
tra Cuba e il Venezuela ricco di petrolio innervosiscono molto Bush. L'America
latina deve essere richiamata all'ordine e la resistenza contro l'ALCA, una
zona di libero scambio che copre tutto il continente americano a beneficio
delle multinazionali americane, deve finire.
Anche l'aumento degli investimenti cinesi in America Latina è inaccettabile
agli occhi di Washington. Esiste un accordo importante relativo al petrolio,
l'industria e le risorse minerarie tra la Cina, il Venezuela e Cuba. Il
Venezuela si rivolge anche a consiglieri iraniani perchè aiutino la sua
compagnia petrolifera nazionale a raggiungere il mercato asiatico.
Corea del Nord
Con il Myanmar, la Corea è un punto strategico nell'accerchiamento militare
della Cina. «Gli Stati Uniti hanno fatto sapere molto chiaramente che volevano
intervenire militarmente in Corea del Nord e in Cina», spiega il deputato
sudcoreano Roh Hoe-chan.
In un articolo intitolato "Finirla con la tirannia", il neoconservatore
Eberstadt elabora una strategia in sei punti per cacciare il presidente
nordcoreano Kim Jong Il dal potere. Uno di questi punti consiste nel creare
divergenze tra la Corea del Nord e i suoi vicini (Cina e Corea del Sud). Fino
ad ora questa strategia non ha funzionato. Nonostante la sua implicazione in
Irak a lato degli USA, la Corea del Sud si impegna attivamente nel
ravvicinamento economico con il suo vicino del nord.
Bielorussia
Buona parte delle condotte di gaz naturale e di petrolio dal Caucaso verso
l'Europa occidentale passano per la Bielorussia. Contrariamente alle altre ex
repubbliche sovietiche, il presidente Lukatchenko difende la protezione sociale
della popolazione, la stabilità economica e politica e lotta contro la
corruzione. Ha conservato gran parte dell'economia di stato e le fattorie
collettive anche se in un'economia globalmente capitalista. In Bielorussia, il
tasso di disoccupazione è del l'1,7% e c'è il 2,6% di lavori vacanti. Il
livello di vita è scarso, così come le pensioni, ma la gente è ben nutrita e
ben vestita. L'istruzione è gratuita e anche l'Università. Gli studenti
ricevono delle borse di studio. Lukatchenko vuole anche consolidare l'unione
con la Russia e si oppone all'espansione della NATO. Prendendosela con la Bielorussia,
gli USA vogliono mettere in guardia tutti i paesi provenienti dall' ex Unione
Sovietica di non opporsi al loro dominio.
Zimbabwe
Nel 1998-99, lo Zimbabwe ha appoggiato militarmente la lotta del presidente
Kabila per l'indipendenza nazionale del Congo, contro gli interventi del Ruanda
e dell'Uganda, sostenuti dagli USA. Da allora, lo Zimbabwe è bistrattato
dall'Occidente. Il FMI ha chiuso il robinetto dei crediti e, nel 1999, gli
Stati Uniti hanno interrotto ogni aiuto, a causa "del problemi dei diritti
umani".
Fu allora che Mugabe intraprese una riforma agraria, rimandata per lungo tempo.
Successe nel 1975, dopo l'indipendenza, anche se le terre rimanevano proprietà
di un piccolo gruppo di grandi proprietari coloniali. I contadini bianchi nel sudafrica
e in Namibia temevano che le loro terre seguissero questo esempio. Un gruppo di
pressione, lo «Zimbabwe Democracy Trust», ha lanciato una campagna attraverso i
giornali britannici. Questo «Trust» conta membri come Chester Crocker, un
vicesegretario di stato sotto Reagan e Bush senior, e la baronessa Lynda
Chalker, ex ministro britannico dello Sviluppo d'Oltremare . Hanno ottenuto il
sostegno anche di Lord Carrington, ex segretario generale della NATO. Nel 2002
tutta l'Unione europea ha seguito questo comportamento aggressivo. La pressione
è diventata enorme. «Blair vuole un cambiamento di regime», scriveva il New
African nel mese di febbraio 2004.
Mugabe è anch'esso criticato a causa delle sue relazioni con la Cina. I paesi
africani beneficiano del libero accesso doganale al mercato cinese. Nel giugno
2004 ben 670 imprese cinesi erano attive in 49 paesi africani. La Cina ha dei
progetti petroliferi in Sudan e dei progetti minerari nello Zimbabwe. Investe
nelle telecomunicazioni in Kenya, nello Zimbabwe e in Nigeria. Questi paesi
apprezzano fortemente questo contrappeso al dominio occidentale poichè ciò gli
conferisce una migliore posizione per negoziare. A grande scapito di Bush e
Blair.
Pol De Vos
(Stop USA Belgio)
fonte: michel.collon@skynet.be