www.resistenze.org - osservatorio - mondo - politica e società - 24-03-15 - n. 536

Il muro assassino del Mediterraneo: l'omicidio di massa istituzionalizzato dell'Unione europea

Said Bouamama |
michelcollon.info
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

21/03/2015

3.419 migranti sono morti nel 2014 nel tentativo di attraversare il Mediterraneo, secondo l'agenzia Onu per i rifugiati (1). Questa cifra raccapricciante fa del Mediterraneo la frontiera più funesta, essendo il numero totale dei morti nel mondo intero di 4.272. Nel più lungo periodo si sono registrati oltre 20.000 morti di migranti a partire dal 2000. La tendenza è in aumento costante, poiché il 2014, che ha battuto tutti i record, si lascia alle spalle il picco precedente di 1.500 morti nel 2011. I discorsi politici e mediatici costruiscono attorno ogni nuovo dramma un disastro imprevedibile, su cui i governi europei non avrebbero alcun controllo e responsabilità. Questa narrazione nasconde un processo di omicidi di massa dell'Unione europea.

Le miopie sulle cause strutturali

La prima miopia del discorso politico e mediatico riguarda le cause economiche che spingono decine di migliaia di africani a rischiare la vita nella traversata senza vie d'uscita. Dall'indipendenza politica degli anni 60 del secolo scorso si sono sostituiti all'occupazione militare diretta altri meccanismi per garantire la riproduzione del "patto coloniale", vale a dire, la costruzione di economie africane volte a soddisfare le esigenze dell'Europa e non i bisogni del popolo africano. Ricordiamo alcuni di questi meccanismi, senza pretesa di essere esaustivi.

Gli accordi di cooperazione economica, finanziaria e monetaria che i diversi paesi europei impongono ai paesi africani prevedono la vendita di materie prime a costi inferiori rispetto al mercato mondiale e vietano la tassazione dei prodotti importati dall'Europa. Si consideri il recente accordo firmato tra l'Unione europea e i 15 paesi dell'Africa occidentale, denominato "accordo di partenariato economico" (APE). L'accordo vieta la tassazione di 11,9 miliardi di prodotti importati dall'Unione europea nel 2013. Mette inoltre l'agricoltura di sussistenza locale in concorrenza con l'agricoltura industriale europea, spingendo alla miseria centinaia di migliaia di contadini.

"Questo accordo rafforzerà l'immigrazione di massa di intere popolazioni, private di un futuro nei loro paesi di origine, in una situazione in cui la popolazione dell'Africa occidentale raddoppierà entro il 2050, raggiungendo 807 milioni di persone (contro i 526 milioni previsti dell'UE) e un riscaldamento climatico particolarmente acuto nella regione". (2)

La natura predatoria di questi accordi è tale da far dire al professor Charles Chukwuma Soludo, già il 19 marzo 2012, che l'APE dell'Africa occidentale è una "schiavitù (3). L'APE non è che la razionalizzazione su larga scala della logica della dipendenza iniziata con 'aiuti vincolati', imponendo l'utilizzo di società francesi in cambio di progetti di sviluppo, programmi di adeguamento strutturale che pretendono riforme liberali strutturali in cambio di un credito o di un differimento del rimborso del debito o peggio ancora, l'istituzione del franco CFA, che permette il controllo delle politiche monetarie. Queste cause dirette della povertà e dei fenomeni migratori vengono taciute nel discorso politico e mediatico dominante. Ma l'idea di un disastro imprevedibile sul quale l'uomo non avrebbe alcun controllo è confutata nella realtà".

Il discorso dei media sulla catastrofe non è che un processo di mistificazione delle cause economiche strutturali.

Naturalmente tali meccanismi non sono possibili che con l'uso diretto o indiretto della forza, che va dall'assassinio degli oppositori a queste politiche, passando dai colpi di stato fino alle guerre aperte. Questa è la ragione della frequenza degli interventi militari europei diretti o indiretti in Africa. Se la Francia è più presente in queste avventure militari in Africa, è sulla base di una delega europea. Di fronte all'ascesa delle potenze emergenti, di fronte alla concorrenza economica statunitense e cinese, L'Europa dà mandato alla Francia di difendere gli interessi dell'"Eurafrica", vale a dire, per il consolidamento di un neocolonialismo in favore dell'Unione europea. Questa "Eurafrica" economica e militare è un vecchio progetto di alcune frazioni del capitale finanziario europeo. E' stato frenato dalla concorrenza tra i diversi paesi europei, concorrenza che tende a essere messa in secondo piano a causa della maggiore competizione della globalizzazione capitalista. Ecco come Aimé Césaire già nel gennaio 1954 avvertiva sull'Eurafrica, sbagliandosi unicamente sul dettagli della nazionalità del soldato:

"Ripeto: il colonialismo non è morto. Questi si applica, per sopravvivere, nel rinnovamento delle sue forme; dopo l'era brutale della politica della dominazione, abbiamo visto un'epoca più ipocrita, ma non meno dannosa, quella della politica cosiddetta dell'associazione o dell'Unione. Ora stiamo vivendo la cosiddetta politica di integrazione, che si pone l'obiettivo della creazione dell'Eurafrica. Ma qualsiasi maschera indossi il colonialismo, esso rimane pericoloso. Per non parlare della sua ultima trovata, l'Eurafrica, chiaramente una sostituzione del vecchio colonialismo nazionale con un nuovo colonialismo più virulento, un colonialismo internazionale, dove vigilerà il soldato tedesco".(4)

Queste guerre dirette e indirette (5) sono la seconda causa della spinta migratoria. Non è solo per la sopravvivenza economica che migliaia di africani rischiano la vita nel Mediterraneo, ma per sfuggire alle guerre europee e alle loro conseguenze in termini di installazione di regimi dittatoriali o peggio, del caos, come in Libia o in Congo con l'insediamento dei "signori della guerra", con i quali il commercio può continuare. Il discorso mediatico sulla catastrofe mistifica anche la responsabilità europea riguardo la causa delle migrazioni contemporanee.

Frontex o la creazione delle condizioni per l'omicidio di massa

Se le cause summenzionate sono sufficienti per comprendere l'aumento della pressione migratoria, non spiegano l'aumento delle morti durante le traversate. Per questo dobbiamo indirizzare il nostro sguardo verso le risposte dell'Unione europea a quella pressione migratoria. Queste risposte si concretizzano dal 2005 per azione dell'Agenzia europea per la gestione della cooperazione internazionale alle frontiere esterne degli Stati membri dell'Unione europea (FRONTEX). Lo statuto dell'Agenzia ha un'autonomia significativa, ulteriormente rafforzata il 10 ottobre 2011, autorizzando la dotazione di un proprio equipaggiamento militare. Le risorse finanziarie disponibili per FRONTEX sono in costante aumento: da 19.000.000 € nel 2006 a 88.000.000 € nel 2011 (6).

Concretamente l'Agenzia organizza, da un lato, pattuglie militari per arginare gli emigranti verso i paesi vicini e dall'altro, firma accordi con paesi terzi perché facciano scrematura dei candidati all'emigrazione. Per portare a termine la sua missione primaria, l'Agenzia dispone di mezzi militari in costante aumento, messi a disposizione dagli Stati membri o di proprietà: oltre quaranta elicotteri e aeroplani, un centinaio di barche e 400 unità di attrezzature quali radar, sensori, telecamere, ecc (7). Siamo in presenza di una logica di guerra contro i migranti. Tali capacità militari consente all'Agenzia di garantire pattuglie particolarmente frequenti nelle acque territoriali degli Stati membri, ma anche in acque internazionali. La Lega belga per i diritti umani ha giustamente definito l'agenzia come un "esercito vero e proprio al servizio della politica migratoria della fortezza europea, che conduce con armi impari una guerra ai migranti, che nulla hanno del soldato."(8) Questa logica della guerra induce i potenziali migranti a rischi sempre maggiori per sfuggire alla sorveglianza delle pattuglie di FRONTEX. L'aumento dei decessi non è il risultato di un disastro imprevedibile, ma il risultato di decisioni prese in piena consapevolezza dalle conseguenze mortali.

La seconda missione di FRONTEX, che consiste nella sottoscrizione di accordi con i paesi africani che si affacciano sul Mediterraneo, non è altro che l'esternalizzazione del "lavoro sporco", per usare un'espressione del legale Claire Rodier (9). Le implicazioni di tale esternalizzazione sono logiche:

"Questa esternalizzazione che per gli Stati europei consiste nell'affidare la gestione della migrazione irregolare ai paesi limitrofi (Maghreb, Est Europa), ha diversi vantaggi: in primo luogo, si trasferisce il lavoro sporco (deportazioni di massa, detenzioni arbitrarie, torture) in paesi i cui standard sono inferiori a quelli europei, col fine di eludere gli obblighi che le leggi europee impongono sul rispetto dei diritti umani; in secondo luogo, vincolano ad un rapporto di dipendenza dei paesi limitrofi con l'UE. Ai paesi coinvolti promette, in cambio della collaborazione, il finanziamento di azioni di cooperazione o delle contropartite di natura politica o diplomatica". (10)

Ai morti del Mediterraneo è opportuno aggiungere gli abusi, i pestaggi e le morti del subappalto. Queste condizioni che istituzionalizzano le stragi di massa sono, ovviamente, assenti nei reportage dei nostri media su ogni naufragio mortale.

Il discorso dei media sui trafficanti

Dopo aver oscurato le cause strutturali dell'aumento della pressione migratoria e la loro traduzione in decessi nel Mediterraneo, non resta alla narrazione mediatica che concentrarsi sui contrabbandieri. Questi sarebbero i soli responsabili della situazione e la lotta contro le reti di trafficanti viene presentata come la soluzione. Focalizzare i discorsi politici e mediatici solo sui contrabbandieri contribuisce ancora una volta, a mistificare le vere ragioni dei drammi regolari nel Mediterraneo.

Non abbiamo, ovviamente, alcuna simpatia per questi trafficanti. Tuttavia, dobbiamo ricordare che fino a quando vi sarà una domanda di migranti, ci sarà un'offerta di passaggi clandestini. E' tipico delle politiche che non vogliono affrontare le cause di un problema sociale, affrontare l'offerta e nascondere la domanda. Affrontare solo i trafficanti senza mettere in discussione la domanda di "paradisi artificiali" di un numero crescente di cittadini, adottare una politica proibizionista senza intervenire sulle cause dell'alcolismo, etc. Ci sono molti esempi di queste politiche ipocrite che pretendono di agire sulle conseguenze di un fenomeno, quando le cause restano nascoste.

Dovendo fronteggiare maggiori rischi sui controlli, i trafficanti sono incoraggiati a sbarazzarsi del loro ingombrante carico il più presto possibile e con ogni mezzo. "Nuove prove raccolte, martedì 16 settembre, dall'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), hanno confermato la tesi secondo cui sono i contrabbandieri che hanno deliberatamente speronato la barca carica di centinaia di migranti, prima di affondare" ha detto Elise Vincent nell'edizione di Monde del 16 settembre 2014. Se questi criminali devono essere perseguiti e puniti, resta il fatto che tali pratiche sono possibili solo perché la politica europea ne crea le condizioni.

Questi stessi orientamenti politici creano opportunità di profitto per la mafia attraverso lo sfruttamento di coloro che sfuggono alla morte. Il giornalista di Reuters ha descritto come segue questa nuova "gallina dalle uova d'oro" della mafia a Lampedusa:

"Qui, a otto ore di navigazione dalla Sicilia, la mafia ha già fatto i suoi affari accogliendo i migranti nei centri gestiti da società private su delega dello Stato. E' sempre lo stesso appaltatore che vince le gare da anni. Un migrante corrisponde ad una sovvenzione di 30 € al giorno. Con decine di migliaia di migranti il
business è d'oro e anche più redditizio del traffico di droga, per ammissione di un delinquente intercettato telefonicamente in un'inchiesta per corruzione a Roma. Ciò che è vero nella capitale, sarà vero in tutta Italia. Un esempio di questa organizzazione, è lo scenario, sempre lo stesso, che precede i soccorsi. A bordo di bagnarole marce partite dalle coste libiche, non c'è niente da bere o da mangiare, né benzina, ma un telefono satellitare per chiamare aiuto. Un equipaggiamento ben costoso per i contrabbandieri. A terra, i migranti forniscono manodopera a basso costo. In agricoltura gli uomini, nella prostituzione le donne. Un vero e proprio commercio di schiavi e gli schiavisti sono africani e italiani". (11)

Le ricerche sulla discriminazione considerano che una forma di questo fenomeno è la discriminazione sistematica, cioè la conseguenza di un sistema e non una decisione volontaria di discriminare. Vale lo stesso per quanto riguarda la morte nel Mediterraneo. Certamente l'assassinio di questi migranti non è diretto. Tuttavia è il risultato inevitabile delle politiche dell'Unione europea, sia della sua politica africana, che della sua politica migratoria, sia dell'aumento della pressione migratoria nella sua traduzione in decessi su larga scala.

Note

(1) http://www.unhcr.fr/54871a45c.html,

(2) Communiqué de presse, Non à la signature de l'Accord de Partenariat Économique UE-Afrique de l'Ouest par le Conseil de l'Union européenne !, 11 décembre 2014, http://www.solidarite.asso.fr/IMG/p...,

(3) Jacques Berthelot, Il est urgent d'arrêter d'imposer les APE, 16 janvier 2013, http://www.diplomatie.gouv.fr/fr/po...,

(4) Aimé Césaire, Le colonialisme n'est pas mort, La nouvelle critique, n° 51, janvier 1954, p. 28.

(5) Conférer pour aller plus loin, Raphaël Granvaud, Que fait l'armée française en Afrique, Agone, Marseille, 2009.

(6) Frontex, le bras armé de l'Europe Forteresse, demain le Monde, n° 18, mars-avril 2013.

(7) Ibid.

(8) Frontex : guerre aux migrants" - le document audio, http://www.liguedh.be/les-fichiers-...,

(9) Claire Rodier, Xénophobie Business, à quoi servent les contrôles migratoires, La Découvertes, Paris, 2012.

(10) Interview de Claire Rodier dans Libération du premier octobre 2012.

(11) Antonio Parrinello, Reuters du 17 janvier 2015.

Fonte: Journal de l'Afrique n°9, avril 2015.


Resistenze.org     
Sostieni Resistenze.org.
Fai una donazione al Centro di Cultura e Documentazione Popolare.

Support Resistenze.org.
Make a donation to Centro di Cultura e Documentazione Popolare.