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Il buon diritto della Repubblica Popolare Democratica di Corea

Federico Milano

10/01/2016

Qualcuno ha mai sentito questi nomi: Totality, Strategic Vulnerability, Pincher, Bushwacker, Broiler, Frolic, Grabber, Sizzle, Fleetwood, Halfmoon, Dublestar, Trojan, Shakedown, Offtakle, Crosspiece, Dropshot, Strategic Air Command (SAC), Basic War Plan/1950, SAC Basic War Plan/1956, SAC Basic War Plan/1957?

Sono i nomi dei piani operativi approvati dal 1945 al 1957 dagli USA per la distruzione atomica dell'Unione Sovietica, dal primo che prevedeva l'utilizzo di 50 bombe Mark (tipo Hiroshima) su 20 obiettivi, all'ultimo che prevedeva la mostruosa cifra di 5.450 bombe Mark e H (idrogeno) su 3.261 obiettivi. Non progetti astratti frutto di menti farneticanti, ma veri e propri piani elaborati dal Dipartimento USA della Difesa per annientare il pericolo rosso, uscito vittorioso e rafforzato dal secondo conflitto mondiale.

Non se ne fece nulla non per astratte ragioni morali e di coscienza della leadership stelle e strisce, ma semplicemente perché non si realizzarono le condizioni strategiche opportune: inizialmente fu l'esiguità dell'arsenale atomico, la cui produzione andava a rilento, la necessità di utilizzare come vettori dei bombardieri riadattati dalla scarsa autonomia di volo, la prevedibile ritorsione dell'Armata Rossa, che dalle basi nei paesi dell'est dove era appoggiata, si sarebbe dispiegata su tutta Europa fino a Gibilterra senza incontrare alcuna resistenza, a convincere gli americani dell'irrealizzabilità dei loro piani.

Successivamente, risolte le questioni di natura strategica, massiccia produzione di bombe, sperimentazione e messa in opera di quella all'idrogeno, progresso tecnologico dei vettori aerei, gli americani avevano anche posto rimedio alla superiorità sovietica convenzionale con la costituzione il 4 aprile 1948 della NATO: con machiavellica ipocrisia gli USA, che tre mesi prima avevano approvato in segreto il piano Trojan, 133 bombe contro 70 obiettivi sovietici, convincevano i paesi alleati, per meglio dire le loro colonie europee, a costituire l'alleanza militare atlantica con funzione difensiva contro l'espansionismo sovietico.

A quella data l'URSS, uscita vittoriosa dalla guerra ma al prezzo di venti milioni di morti e della distruzione di gran parte delle proprie infrastrutture industriali e civili, non ancora dotata di un effettivo arsenale atomico non rappresentava alcun pericolo per i paesi dell'Europa occidentale: e per gli americani. L'unico interesse sovietico era infatti quello di preservare la sua presenza militare, che si era conquistata con la controffensiva bellica, nei paesi dell'est e stringere alleanze attraverso i partiti comunisti con le forze progressiste nei paesi liberati dagli angloamericani.

Contrariamente a quanto contenuto nei patti atlantici, la costituzione della NATO trova quindi origine non in un'esigenza difensiva, bensì nella volontà degli americani di garantirsi sul suolo europeo una forza militare in grado di rallentare la temuta forza di espansione dell'Armata Rossa nella probabile ritorsione ad un attacco nucleare contro l'Unione Sovietica. Trova origine nel medesimo milieu, nonostante fosse ispirato da genuine e spontanee istanze di pace e libertà, l'europeismo, movimento al cui sviluppo contribuirono i finanziamenti della CIA e del Dipartimento di Stato, interessati ad una cornice politica che fungesse da collante ideologico all'esercito euro-atlantico, ben più di quelle idee di libertà e fratellanza dei popoli propugnate dai loro fondatori.

A metà degli anni cinquanta non vi erano quindi più ostacoli alla messa in pratica del mostruoso piano di aggressione atomica ideato dagli USA ai danni dell'ex alleato sovietico; la distruzione una volta per tutti dello Stato dei lavoratori e dell'idea comunista che ne era alla base era finalmente all'orizzonte... senonché... l'Unione Sovietica aveva nel frattempo raggiunto la parità nucleare. I sovietici sperimentano la bomba all'idrogeno nell'agosto del 1953, ma è soltanto dalla metà degli anni 50 in poi che sviluppano una flotta aerea di bombardieri capace di penetrare oltre i confini nordamericani. Da quel momento la parità è effettiva, perché l'attacco nucleare preventivo per quanto possa essere distruttivo non garantisce più gli americani dal second strike, cioè dalla capacità sovietica di rispondere all'attacco con una rappresaglia di pari livello: la deterrenza nucleare, la distruzione mutua assicurata.

Il principio della deterrenza ha ispirato per tutto il dopoguerra la dottrina militare nordcoreana, che pare averla finalmente raggiunta testando una bomba all'idrogeno. Da più parti si urla adesso allo scandalo, voci cariche di biasimo dall'intero orbe terracqueo definiscono i test nucleari nordcoreani come provocazioni inaccettabili; il sud coreano Ban Ki Moon convoca il Consiglio di Sicurezza per comminare delle sanzioni all'inquieto vicino di casa.

L'indegna campagna mediatica lanciata contro il governo nord coreano, tanto più indegna in quanto ipocritamente velata dal principio della libera informazione e animata invece dal più becero conformismo alla dottrina del pensiero unico, ci restituisce l'immagine di una Repubblica Democratica Popolare di Corea dominata da un pazzo dittatore bambino, in preda ad una irreversibile crisi economica, abitata da automi plagiati da un'ideologia barbara. Niente di più falso.

Fatta la doverosa tara ad un sistema socio politico di non facile comprensione con peculiarità politicamente lontane dal nostro agire, prima fra tutte la successione dinastica al potere, la Corea del Nord ha un PIL in crescita da alcuni anni; per quanto povera non conosce disoccupazione, per quanto modesto sia il tenore di vita dei suoi abitanti, quantunque siano in crescita la produzione e distribuzione di beni di consumo, ha realizzato un piano di eguaglianza sostanziale dei suoi cittadini attraverso programmi sanitari e scolastici gratuiti, previdenziali, progetti di edilizia popolare, che le decantate democrazie occidentali declinano tutt'ora come mero formalismo giuridico.

Soprattutto la cosiddetta libera informazione invece di propinare continue quanto banali fasità sulla Corea del Nord, avrebbe il dovere di informare sulle effettive ragioni del programma nucleare nord coreano. Per quanto lontana dal nostro paesello, la Corea del Nord non si trova infatti sulla luna, ma si da il caso che sia confinante con la Corea del Sud, al cui interno sono stoccate centinaia di bombe nucleari presso le basi militari USA. E altri basi militari USA si trovano nel vicino Giappone, e negli arcipelaghi del Pacifico amministrati dagli USA, isole Marshall e Diego Garcia.

Per non parlare delle continue, queste si vere provocazioni, esercitazioni congiunte America-Sud Corea- Giappone di fronte alle coste della Corea del Nord. Provocazioni che la Corea del Nord ha dovuto subire sin dalla sua nascita; già prima dello scoppio della guerra di Corea (25.6.1950) secondo fonti di Pyongyang si erano avute ben 2.617 incursioni delle truppe sudcoreane oltre il 38 ° parallelo. Sarebbe inoltre il caso di ricordare che la Corea del Nord non nasce (9.9.1948) per decisione unilaterale dei sovietici o della Cina, ma come risposta alla costituzione del governo della Corea del Sud (13.8.1949) contrariamente agli accordi del Cairo che prevedevano la riunificazione della penisola dopo il ritiro delle truppe americane e sovietiche che avevano combattuto i Giapponesi nella Manciuria. Mentre al nord i sovietici abbandonarono la Corea sin da 1948, gli americani restarono nel sud fino a tutto il 1949 lasciando sul posto 500 consiglieri militari.

Al nord si attuava la riforma agraria, mentre nel sud attraverso la New Corea Company, controllata dalla National City Bank of New York, i capitalisti americani, rilevando le azioni degli occupanti giapponesi, si impossessavano di tutte le ricchezze coreane, quali ferrovie, industrie minerarie, banche, terreni agricoli. Gli americani, che si erano quindi sostituiti ai giapponesi nell'opera di colonizzazione della Corea, continuavano a mantenere saldo il controllo politico del sud del paese favorendo al contempo quella borghesia che aveva collaborato con i giapponesi.

E' in questo contesto che si sviluppa il malcontento popolare contro l'occupazione americana che sfocia nell'insurrezione di Jeju promossa dal partito comunista che si concluderà tragicamente con il massacro di circa 30.000 persone, fra comunisti, contadini, e gente comune. La riunificazione della Corea, ambizione mai abbandonata dalla Corea del Nord, non nasce quindi da una volontà egemonica del nord, bensì dalla necessità storica di riallacciare, attraverso una conciliazione fra i due sistemi di governo, un legame storico e culturale che accomuna l'intera penisola,. Al contrario l'imperialismo americano, come durante la guerra di Corea quando si volevano garantire ai capitalisti americani subentrati ai giapponesi le ricche miniere del nord, continua a confondere una volta di più il concetto di riunificazione e autodeterminazione del popoli, con quelli di colonizzazione e vassallaggio.

Si può quindi ben capire perché la Corea del Nord nel corso della sua esistenza abbia dovuto destinare consistenti fette della sua ricchezza ai programmi militari a scapito di quelli civili. Un paese che a dispetto dei santi, soprattutto dopo la scomparsa dell'Unione Sovietica, è riuscito a mantenere la sua sovranità, questa è la Corea del Nord.

Che lo si chiami, orgoglio o dignità, è certo concetto difficile da capire per chi vive in un paese che la sovranità non l'ha praticamente mai annusata. Che ha abdicato il proprio destino a favore di istituzioni sovranazionali, prive di legittimazione popolare; che a settant'anni dalla fine della seconda guerra mondiale e a oltre vent'anni dalla guerra fredda ancora è costretta ad ospitare decine di basi militari americane in forza di accordi intergovernativi spesso segreti; sul cui territorio, pur essendo paese non nucleare, sono stoccate centinaia di testate atomiche; che ha partecipato ad almeno cinque guerre dagli anni novanta, mantenendo truppe in una ventina di paesi, quasi sempre in assenza della richiesta di collaborazione militare da parte del legittimo governo, il tutto in assoluto dispregio e violazione del dettato costituzionale, che all'art. 11 dispone il ripudio della guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; spessissimo senza che il Parlamento, organo sovrano della rappresentanza popolare, sia stato neppure chiamato ad esprimersi.

Difficile da comprendere per chi con ostinazione continua a declinare la parola libertà unicamente con lo stantio rito delle "libere" elezioni, come "libere" lo furono quelle di quel lontano 1948, quando se non fossero state sufficienti le pesantissime ingerenze della chiesa cattolica (libera chiesa in libero stato, quando mai), avrebbero posto rimedio le innumerevoli navi da guerra inglesi e americane che stazionavano alla fronda dei porti italiani. De te fabula narratur.

Di quale colpa accusare la Corea del Nord, se non quella di non volersi sottomettere all'abominio dell'imperialismo?

Nessuna violazione del diritto internazionale, né sostanziale né formale, ha posto in essere la Corea del Nord. Il diritto internazionale, quel patto con i quali i potenti sottomettono i più deboli, in totale contrapposizione al diritto dei popoli, è ormai privo di ogni dignità giuridica. I nord coreani sono legittimamente (dal punto di vista formale) usciti dal trattato di non proliferazione nucleare nel 2003, i loro test quindi non possono violare le disposizioni del trattato. Eppure vengono messi dietro il banco degli imputati.

La realtà è che gli americani, consci del significato politico che attribuisce la supremazia nucleare, hanno sin dal piano Barush del 1946 cercato di cristallizzare la loro posizione di forza attraverso una cornice legale. Allora si trattava di impedire ai sovietici di raggiungere la parità atomica, ma era ormai troppo tardi, il monopolio tecnico e delle materie prime non era più appannaggio degli USA. Più tardi nel 1968 le due superpotenze si sedettero nuovamente al tavolo delle trattative, ma questa volta ad armi pari. In un'epoca di bipolarismo fondato su sistemi socio-economici e politici opposti, il trattato che fondava il suo obiettivo sulla necessità di porre un freno agli armamenti per raggiungere un effettivo disarmo, poteva garantire le parti in causa. Le potenze nucleari avrebbero mantenuto il loro dominio, ma gli Stati militarmente non nucleari aderendo al trattato avrebbero potuto fare affidamento su un'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (AIEA) imparziale e sul diritto di veto Sovietico all'ONU.

Con il dissolvimento dell'Unione Sovietica e del socialismo reale quelle condizioni sono mutate; l'AIEA si è infatti trasformata nell'ennesimo organismo sovranazionale portatore degli interessi del capitale: la seconda guerra del golfo e la destabilizzazione del medio oriente che ne è conseguita portano anche la firma dell'Agenzia Atomica. Così mentre l'AIEA e il mondo intero da una parte chiudono gli occhi sul programma nucleare israeliano, dall'altro accusano il Nord Corea per avere sperimentato la bomba all'idrogeno.

Da quale pulpito il mondo occidentale incrimina la Corea del Nord? Sono gli USA i primi a non rispettare gli accordi internazionali, perennemente alla ricerca di alterare a loro vantaggio l'equilibrio strategico: dai tempi dello scudo spaziale di Reagan al più recente sistema antimissilistico PRO (al quale non è estraneo il sistema di telecomunicazioni MUOS) rivolto chiaramente contro la Russia.

Almeno tre potenze nucleari, al pari della Corea del Nord, non fanno parte del Trattato di Non Proliferazione Nucleare, senza che alcun organo di informazione gridi allo scandalo: India, Pakistan, e soprattutto Israele; quest'ultimo, nel più assoluto segretto di pulcinella, pare disponga di un centinaio di testate atomiche in un area altamente destabilizzata come il medio oriente. Nonostante gli accordi di non proliferazione nucleare lo vietino, gli Usa hanno stipulato un accordo bilaterale di assistenza in campo nucleare con l'India. Addirittura, compagnie private americane pare abbiano fornito con l'autorizzazione del Congresso materiale tecnologico alla stessa Nord Corea, in ossequio al noto principio che al capitale pecunia non olet.

Mentre la Corea del Nord ha pubblicamente dichiarato che il suo programma nucleare ha funzione unicamente difensiva, di deterrente, quindi espressamente rinunciando al first strike, gli USA non hanno mai espresso pubblicamente una simile intenzione, riservandosi la rinuncia al first strike soltanto nei confronti di Stati non nucleari o non dotati di altri armi di distruzione di massa.

Mentre preoccupa il programma nucleare nordcoreano o quello meramente ipotetico iraniano, nessuno si spaventa per le atomiche in mano agli israeliani. Eppure se c'è uno Stato che continua a mettere continuamente a repentaglio la pace è proprio Israele: operazione Piogge estive su Gaza 2006, 606 palestinesi uccisi, di cui oltre 300 civili; operazione Inverno caldo su Gaza 2008, 112 palestinesi uccisi, di cui 58 civili; operazione Piombo fuso su Gaza 2008-2009, utilizzo di armi al fosforo bianco, 1330 morti fra i palestinesi, più della metà civili (40 morti soltanto nella scuola ONU utilizzata come rifugio per i civili); operazione Margine di protezione su Gaza 2014, circa 2.500 palestinesi uccisi, fra cui 600 bambini, il 70% di vittime civili, oltre 20.000 tonnellate di esplosivo sganciate su Gaza; seconda guerra in Libano 2006, oltre 1000 i civili uccisi, villaggi distrutti; continui sconfinamenti e attacchi aerei sul territorio siriano.

In settant'anni di esistenza la Corea del Nord ha dovuto subire uno stillicidio di provocazioni e prevaricazioni da parte degli Stati Uniti e della Corea del Sud: tutto ciò trova ragione nella politica ostile degli USA, che successivamente alla fine formale della guerra di corea (1953) hanno sempre rifiutato gli accordi di pace proposti dalla Nord Corea. I due paesi sono ancora sostanzialmente in guerra, in quanto gli USA hanno deliberatamente deciso di prolungare l'Armistizio di Panmunjon (27.7.1953) sino ad ora: l'armistizio che aveva quale funzione quella di permettere che la penisola coreana fosse liberata da tutte le truppe straniere assicurando una pace duratura non è mai stato sostanzialmente rispettato dagli USA; invece di ritirarsi hanno deciso di restare nella parte sud del paese con un numero di guarnigioni che non ha corrispondenti in altre parti del mondo, stoccando centinaia di testate atomiche impedendo la denuclearizzazione della penisola coreana, in quanto contrariamente agli accordi di Panmunjon, obiettivo americano era quello di «prevenire l'espansione del comunismo nella penisola fino a a quando non sarebbe avvenuta una riunificazione politica, ideologicamente ed economicamente favorevole agli interessi degli Stati Uniti» (risoluzione 170 Consiglio Sicurezza nazionale degli Stati Uniti).

L'intenzione, neppure velata, dell'amministrazione USA è sempre stata quella di giungere ad un'invasione armata della Corea del Nord per sopprimerne il sistema politico. E' a causa di questi piani di guerra che gli americani continuano a condurre vari tipi di esercitazioni militari congiunte e a comminare sanzioni economiche da ben prima che sorgesse il programma nucleare nordcoreano. Mentre negli anni novanta, seppure a fatica, pareva all'orizzonte profilarsi un accordo di pace, con l'investitura di George W, Bush venivano disconosciuti gli accordi raggiunti, inserendo la Corea del Nord nel cosiddetto "asse del male" individuando in essa l'obiettivo per un possibile attacco preventivo nucleare.

E' a causa di questa politica estremamente ostile che il governo della Nord Corea si è trovato costretto ad uscire dal Trattato di Non Proliferazione Nucleare e ad utilizzare la propria industria militare per lo sviluppo di un deterrente nucleare di autodifesa. Nulla è cambiato sotto Obama, che ha inizialmente polemizzato con i lancio a scopi pacifici di satelliti artificiali nord coreani e mantenuto le sanzioni di tipo economico, che strangolano l'economia nordcoreana, alla stregua di un'arma di distruzione di massa.

L'imperialismo americano responsabile di centinaia di migliaia di morti dalla fine della seconda guerra mondiale, che ha sperimentato sui civili di Hiroshima e Nagasaki il mostruoso potere della bomba atomica, che ha usato il napalm in Vietnam, il fosforo bianco in Iraq, che ha resuscitato, aizzato e finanziato il radicalismo islamico per contenere e poi sconfiggere il pericolo comunista, è il vero responsabile del programma nucleare nord coreano.

Se con l'esportazione forzata del capitale il capitalismo si trasforma in imperialismo, è attraverso il potere del blocco economico- finanziario e militare che tale fase si storicizza. La Corea del Nord lo ha imparato sulla propria pelle, e proprio in questo sta il buon diritto della Repubblica Popolare Democratica di Corea di difendere la sua sovranità e il suo sistema politico attraverso un programma nucleare a scopo deterrente.

Comunicato del Ministero degli Esteri della Corea del Nord, 2012

«Noi abbiamo optato per la costruzione di un deterrente nucleare non perché volessimo venderlo a paesi stranieri o altro, ma perché ci trovavamo a dover affrontare le minacce degli Stati Uniti, la più grande potenza nucleare del mondo, atte a rovesciare la RPDC. Il nostro deterrente nucleare atto all'autodifesa è un'arma preziosa, la quale previene la guerra ed assicura pace e stabilità nella Penisola Coreana. Se gli Stati Uniti non compiranno la scelta giusta, il possesso di un arsenale nucleare da parte della RPDC sarà inevitabilmente ed oltre ogni immaginazione da parte degli stessi Stati Uniti prolungato e modernizzato».


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