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N.  7 – 7 novembre 2005 - Tribunale Aia NOTIZIE

 

Cronache, Documentazioni, Informazioni,Aggiornamenti

Su e dal processo del Tribunale Penale Internazionale dell’Aja per i crimini nella ex Jugoslavia, TPIJ

 

A cura di E. Vigna

 

Sommario :

 

DAL TPIJ :

 

B92Net :   30/09/2005   Udienza : Eshdown protesta per il filmato del 1998
 Ag. Beta : 29/09/2005   Udienza : "Eshdown e UCK: le vostre armi sono obsolete”

ICTY:       07/10/2002   Udienza : Diuro Matovina  Investigatore criminale Teste di accusa

ICTY :      27/09/2002   Udienza : Slobodan Milosevic  Discorso Difesa

ICTY :      03/06/2002   Udienza : 01 K12, identità segreta  Per motivi di sicurezza. Testimone diAccusa

ICTY :      03/06/2002   Udienza: contro interrogatorio di F. Abrahams, Investigatore dell'Assoc. Human Rights Watch    

 

 SUL TPIJ :

 

Perchè la Corte dell’Aja vuole fare tacere Milosevic ? di John Catalinotto (IAC,USA).

 

Uno strumento contro la giustizia e la riconciliazione di
Zoran Zuza, giornalista della rivista PATRIOT (Banja Luka)

 
 

DOCUMENTAZIONE  per la memoria storica :

 

Croazia : crimini di guerra. Indagini su uccisioni di civili.

di Franko Dota  (ANSA, 22/07/05)

FRAMMENTI…per la memoria storica :

 

N. Perrone – Docente Università di Bari

 

A proposito di sovranità nazionale, dignità nazionale e calpestamento della Costituzione…

 

 

Aja. 30/09/05/2005  Lord Eshdown protesta per il filmato del 1998  
Aja - "Mi ha chiamato Lord Eshdown che è dell'opinione che l'azione dell'imputato (n. trad: Milosevic) abbia fatto, creato degli effetti negativi sul terreno", ha detto oggi G. Nice.  Il  video filmato, nel quale si vede Lord Eshdown in Kosovo con gli  Albanesi  kosovari  mentre stava esaminando delle armi, che Slobodan Milosevic  ha  mostrato  ieri  nel processo davanti Tribunale dell’Aja, rappresenta un abuso e potrebbe creare una pubblicità negativa," ha dichiarato oggi il pubblico ministero G. Nice. Egli ha indicato la funzione importante che Eshdown, ex-teste dell'Accusa nel processo a Milosevic, sta svolgendo oggi  come alto rappresentante  della  comunità  internazionale per la B e H.  "Questo gesto: la presentazione di questo video film non sarebbeavvenuto, se l'imputato avesse avuto l'avvocato. Non si può permettere  che le cose vadano avanti così", ha detto Nice.        Secondo le sue  spiegazioni,  "Lord Eshdown stava soltanto accennando riguardo la qualità scarsa  delle armi, e dal film non si può discernere che gli uomini con i quali aveva parlato fossero membri della UCK".
Nice ha annunciato che Lord Eshdown sia anche pronto a presentarsi  nuovamente dinanzi al Tribunale in questo processo, per esporre una dichiarazione riguardante queste circostanze.              Il Consiglio del Tribunale ha accettato  la formulazione di Nice, mentre Milosevic si è opposto, asserendo che nel film era possibile vedere gli uomini con le divise dell’UCK intorno a Eshdown, e il modo come lui stava facendo valutazioni sulle armi.

Da B92 Net

 
"Eshdown e UCK: Le vostre armi sono obsolete”  29/09/ 2005 
Quest'uomo, ora, svolge (funge, finge) il  ruolo di commissario-governatore  del protettorato di Bosnia e Herzegovina, uno dei nuovi feudi occidentali, quello che ora sta ammonendo la Republika Srpska che rischiano di grosso, che avrebbero perso tutto.                                                                 Qui c'è una notizia come l'hanno filmato in Kosovo nel 1998.                                                 "Zaklela se zemlja raju, da se njene tajne znaju" (La Terra giurò al Paradiso, che dei propri segreti, avrebbe visto del viso".         (O. D)                                                                                                            Aja.  Durante  il  processo  contro Milosevic è stato presentato il filmato  sull'incontro di Paddy  Eshdown  e i membri dell’ UCK e cittadini in borghese albanesi, nell'autunno del 1998. Nella  prima parte del filmato realizzato il 28 settembre 1998, si vede Eshdown, che in quella occasione visitava il Kosovo, quale delegato rappresentate  del  Premier Tony Blair, in piedi con due membri dell’UCK in  divisa,  mentre sta esaminando  il  fucile  automatico che gli hanno consegnato nelle mani, togliendo il caricatore pieno di munizioni.                                                                                In  seguito,  Eshdown viene ripreso mentre stava esaminando una decina dei fucili in una casa, dei quali alcune erano automatiche portate  davanti a lui, da delle persone  albanesi  in  borghese.         Il  politico britannico nel filmato azionava il fucile, dopo aver tolto il caricatore, e facendo dei commenti non ben udibili. Dopo  che  hanno  portato dinanzi a lui un saccone pieno delle bombe a mano, lui li  avvertiva che dovevano essere cauti, poiché le bombe erano probabilmente dalla II guerra mondiale. Si sente nel filmato come Eshdown gli stava dicendo che su tutto ciò che ha visto, avrebbe informato il premier Blair, che è uno "scandalo che la comunità internazionale non aveva ancora fatto nulla", promettendo che "avrebbe  fatto il tutto possibile".                                      Milosevic nell'aula del tribunale ha affermato che Eshdown  "stava  esaminando  delle armi di una organizzazione terroristica, dandole delle istruzioni su come dovevano usarle, che dovevano essere cauti, e che l'aveva mandate Blair.".                                                                                                      I giudici Ian Bonomi e Gon Kvon hanno risposto che dal filmato non si sentiva che Eshdown avesse detto qualcosa del genere. Il consiglio del Tribunale, nel seguito del processo, dovrà decidere se questo nastro farà parte del materiale probatorio.
Da Agenzia Beta
 

07/10/2002 Djuro Matovina  Investigatore criminale Teste di accusa

[...]
Mi chiamo Djuro Matovina, sono nato il 22 marzo 1949 a Slatina.
PM: Qual’è la sua etnia?
T: Sono Croato.
PM: Qual’è la sua professione?
T: Investigatore criminale.
PM: Per quanto tempo ha lavorato come ufficiale di polizia?
T: 30 anni.
PM: Dove ha lavorato tra il 1990 e il 1992?
T: A Podravska Slatina.
PM: Dove si trova? E’ nella Slavonia Occidentale?
T: Podravska Slatina si trova sulla strada principale da Virovitica a Osijek. E’ a 100 km da Osijek ed a 30 da Virovitica.  Si trova nel vescovato di Podvraska.
PM: Non necessitiamo di informazioni così dettagliate. Volevo solo sapere, si trova nella Slavonia Occidentale?
T : Sì.
[...]
PM: Testimone, questi documenti - questi documenti, lei li conosce? Li ha già visti prima d’ora?
T: Sì, conosco questi documenti. Sono stati trovati al comando delle unità paramilitari a Zvecevo dopo che le unità avevano arretrato il 12 ed il 13, o, forse il 14 dicembre del 1991. Io penso che questi documenti furono trovati lì, così come altri documenti, ed essi mostrano l’intera composizione della cosiddetta Difesa Territoriale, tutte le unità coinvolte, il distaccamento di Papuk, incluse le unità di livelli inferiori.
G: Sì.
SM: Io ritengo che tutto questo stia diventando completamente insensato. Abbiamo oltrepassato la linea dell’assurdo con queste prove. Si sta tentando di far passare un documento qui, che è stato compilato all’amministrazione di polizia di Virovitica Podravina, la terza stazione di polizia delle autorità croate, che dice “Lista di membri di unità serbo-terroriste”. Questo non è affatto un documento. Non può essere trattato come un documento. Non è una lista che avrebbe potuto essere trovata in qualche posto, diciamo così, dove questi cetnici ai quali si riferisce l’avrebbero lasciato.
G: Lei può fare queste considerazioni quando verrà il momento del contro interrogatorio. Ci siamo occupati di queste particolari pubblicazioni di documenti, ed in effetti ci siamo occupati di questo documento o, meglio, della rilegatrice dal quale è uscito, con l’ultimo testimone. Come le abbiamo detto, noi ammettiamo documenti qui come “voci”. Decidiamo noi il peso da dargli. Ora, il punto al quale lei si riferisce è che esso cita membri di qualche unità terrorista di serbi o qualcosa del genere. E’ questo il punto?
SM: Mr. May, non si rende conto che questo genere di documenti non può essere stato trovato in nessun ufficio serbo, come dice il testimone e nel modo nel quale è stato presentato qui? Non può vedere che si tratta di un documento croato? Dopo tutto, non è un documento. Poi, un documento di polizia dovrebbe avere data e firma. Non è per niente un documento. Sono semplicemente due fogli di carta.
G: Questa è una sfida all’autenticità dei documenti. E’ stato già ammesso dall’ultimo testimone. Solo, non interrompa. E’ già stato ammesso. Lei ha sentito la sfida, Ms. Uertz-Retzlaff. E’ suo compito occuparsene. E’ detto che è chiaramente un documento croato dall’intestazione, e, tra l’altro, non potrebbe essere neanche molto utile a noi.
Ms. Uertz-Retzlaff: Vostro Onore, io ho intenzione di parlare di questo documento con il testimone, perché lui se ne è occupato.
[...]

G: Molto bene. Testimone, parlando di Sekulinci, lei sa cosa c’era a Sekulinci durante la guerra?
T: Durante la guerra e durante la temporanea occupazione di quell’area, in questo deposito di Sekulinci, in quest’area di Sekulinci, c’era un campo attraverso il quale passarono dozzine di Croati. Qui venivano torturati, maltrattati e due di loro furono uccisi, i loro corpi furono trovati in seguito in una radura.
PM: Come fa a saperlo? Cosa sa di tutto ciò?
T: Ci sono dichiarazioni di persone testimoni, che sono state trattenute, torturate, detenute lì da 10 giorni a due mesi, e abbiamo una dichiarazione di una testimone femminile, che è stata tenuta lì in un container metallico, torturata e violentata ripetutamente.
A: Nel suo archivio investigativo, lei ha la lista delle 24 vittime, ed anche una lista di molti perpetratori. Di quale unità facevano parte questi perpetratori identificati? Lei lo sa?
T: E’ stato il primo documento di accusa archiviato dopo il massacro. Si tratta di membri di un plotone speciale che operava con il distaccamento di Papuk. Effettivamente, il numero dei coinvolti è effettivamente alto, ma questa è stata la prima informazione che abbiamo ottenuto parlando con i testimoni.
PM: Lei ha detto che era veramente presente sulla scena, e che ha visto i corpi. Furono distrutti anche i villaggi? Lo sa? Ha potuto vederlo?
T: Molte delle case furono incendiate e fatte esplodere. I cavalli furono uccisi con colpi di armi pesanti, mortai. A Cetekovac fu distrutta praticamente più della meta’ del villaggio.
PM: Lei sa se furono coinvolti anche soldati dell’esercito jugoslavo in questo attacco?
T: No. Da quello che so io, lo JNA non prese parte a questo attacco. Erano solo abitanti locali, inclusi quelli dell’area circostante.
[...]

SM: Nella sua dichiarazione, lei dice che secondo il memorandum pubblicato dalla Accademia Serba delle Arti e delle Scienze, c’era qualche artificioso bordo della Grande Serbia, vale a dire qualcosa che partiva e si sviluppava lungo la linea Karlobag-Karlovac-Vitrovica.
G: Lui non ha testimoniato a riguardo. Noi abbiamo sentito molto di questa linea da altri testimoni, quindi non penso che dobbiamo assistere ad un interrogatorio su qualcosa per la quale lui non testimonia. Lui non l’ha citato nella sua testimonianza.  Ora, qual’è il motivo di proseguire su qualcosa - solo un momento -- qualcosa della quale lui non ha testimoniato? Cosa sta cercando di provare con questo?
SM: Non sto cercando di provare niente, Sig. May. Sto soltanto cercando di dimostrare a lei che i testimoni hanno imparato molto bene a memoria le loro piccole canzoni, insegnate loro dall’altra parte, e ciò è assurdo. Ora, che lui abbia testimoniato o no su questo punto, questo è quello che dice a pagina 2 della sua dichiarazione. “Secondo il memorandum..”
G: No. Non intendo permetterle di evidenziare qualcosa nella sua dichiarazione se non vi è qualche rilevanza. Ora, lui non  ha testimoniato su questo, e lei si dovrebbe concentrare sulla sua testimonianza, non su qualcosa nella sua dichiarazione.  Ora, qual’è il punto della questione? Lei dice che è per dimostrare qualcosa o altro, usando termini e facendo selvagge allusioni contro la Corte.
SM: Lei mi sta impedendo di chiedere al testimone qualcosa che ha scritto nella sua dichiarazione?
G: Sì, fino a quando non ci dice la ragione. Qual’è la ragione?
SM: Bene, le mie ragioni sono di mostrare che il testimone non sta dicendo la verità, A; e B, che il testimone non sa di che sta parlando. Questo è il mio secondo punto.
G: Lei sostiene che sta mostrando il falso? E’ questo il punto?
SM: Beh, non è neanche necessario enfatizzarlo: E’ talmente ovvio.
[...]

SM: Ok. E’ vero che la campagna elettorale in Croazia all’inizio del 1990 era piena di manifesti, immagini eccetera, che rinnovavano lo spirito di Ante Pavlic e dello Stato indipendente di Croazia dal 1941 al 1945? Almeno questo se lo ricorda, Mr. Matovina?
T: Io non sono stato coinvolto nella campagna attraverso la Croazia. Ho già detto che ero a Slatina. E non ero in politica. Ero un poliziotto. Ho detto ieri quale fosse la mia posizione e cosa facevo.
SM: Va bene. Conosce quali erano i contenuti di questa politica in riferimento all’atteggiamento verso i serbi? Era molto ben conosciuta: un terzo avrebbe dovuto essere ucciso, un altro terzo espulso, ed il rimanente terzo avrebbe dovuto essere cattolicizzato.
T: Non ho mai sentito tali posizioni. So che forse alcuni individui hanno detto qualcosa del genere, ma mai la polizia ufficiale.
[...]
SM: Lei sa che persino Ivica Racan, attuale primo ministro croato, il 27 febbraio 1990 dichiarò che il HDZ è un partito che ha intenzioni pericolose. Se lo ricorda?
T: Conosco la dichiarazione, ma le dichiarazioni fatte dai politici sono dichiarazioni usate in talune occasioni, come sempre.
[...]

SM. Si ricorda questo?  Il 31 ottobre del 1991 furono ripuliti 15 villaggi nella municipalità di Grubisno Polje? Se lo ricorda questo? Quindici villaggi serbi.
T: Non saprei, perché ho detto che durante quel periodo ero a Slatina. Ora, non posso davvero dire cosa successe in quell’area. Non me lo chieda perche’ non ho informazioni a riguardo.
SM: Bene, lei ha qui parlato anche di altre regioni, ma si ricorda quando il 13 dicembre del 1991, il 13 dicembre del 1991, dico, quando più di 100 insediamenti nelle municipalità di Podravska Slatina - Daruvar, Orahovac, Slavonska Pozega - furono ripuliti, ed i serbi furono espulsi, il 13 dicembre del 1991. E’ allora che avvenne tutto questo. Suppongo che lei ne sia al corrente.
G: Sì, signor Matovina ?.
T: Beh, io a questo proposito non so niente. Ho detto ieri che in questa circostanza, le unità dei paramilitari arretrarono, e così fece anche parte della popolazione di quell’area, che io ho citato ieri.
G: Beh, se ci fosse stato -- lei era a Slatina, e lei lì era il capo della polizia. Se 100 insediamenti nella municipalità fossero stati ripuliti, lei ne sarebbe venuto a conoscenza, non è vero?
T:  In quel periodo mi trovavo a Slatina, ed ero l’assistente del capo della stazione di polizia, e bisogna considerare che il Sig. Milosevic, nella sua domanda, ha chiesto se io sapessi qualcosa delle municipalità di Pozega, Daruvar, Orahovica e Slatina. Per la parte che ho testimoniato, ovvero dall’area della municipalità di Slatina dove ero l’assistente del capo della polizia, posso dire che, sì, è vero che la popolazione aveva arretrato insieme alle unità paramilitari fino alla linea -- la linea Pozega-Kamensko-Pakrac verso la zona dove più tardi si è stabilita la UNPA. Ma per ciò che concerne gli insediamenti di Pozega e Daruvar ed il resto, io davvero non so cosa mi stia chiedendo il Sig. Milosevic a riguardo.
G: Chiariamo questo punto. Parli, se vuole, delle aree delle quali sa qualcosa, vale a dire Slatina. Lei afferma che la popolazione o parte della popolazione aveva arretrato. C’era… la domanda era: Ci fu una qualche pulizia della popolazione? Vale a dire, la popolazione fu cacciata? Intendo dire, la popolazione serba.
T: La popolazione serba non fu forzata ad andarsene dalle autorità croate. Se ne andò volontariamente con una parte dei ribelli serbi e delle unità che erano di stanza lì oppure sistemate -- meglio, sistemate lì.
SM: Ciò significa che loro stesso hanno lasciato volontariamente centinaia di insediamenti presenti sul territorio di queste municipalità. E’ questo che sta dicendo, Sig. Matovina.
[...]
SM: Bene, queste questioni si riferiscono al suo testimone, e io desidererei ricordarle, Sig. May, che il testimone precedente non concordava con me sulla figura che io avevo riguardo 183 villaggi: lui disse che non erano 183, ma 165. Come se 165 fosse un crimine minore, anche se erano veri.
[...]
SM: Non parliamo della leadership dello stato. Qui c’è qualcosa di specifico: Si ricorda un evento a Borovo Selo, quando i serbi hanno accettato di rimuovere i blocchi stradali, per far ritornare la situazione alla normalità, ed al momento stabilito la polizia è entrata nel villaggio con due bus, due mezzi agricoli e un veicolo passeggeri, contrariamente all’accordo, tutti questi veicoli erano pieni di poliziotti. Ed invece di parlare alla popolazione, essi uscirono dalle loro vetture ed incominciarono a sparate su tutto il villaggio. Si ricorda di questo evento? Si ricorda questo crimine, Sig. Matovina?

G: Lo lasci rispondere. Lei sa nulla di questo particolare evento, Sig. Matovina?
T: Mi ricordo. Non mi trovavo lì, ma mi ricordo di averlo letto sulla stampa, e la copertura fu grande. Era stato commesso un crimine contro poliziotti croati che erano entrati nel villaggio.
[...]

SM: Lei ha parlato ieri del distaccamento serbo di Papuk, ed ha evidenziato che questo distaccamento Papuk seguiva le tradizioni della 12a Brigata della Slavonia che combattè durante la Seconda Guerra Mondiale. Queste sono state le sue parole di ieri, giusto?
T: Sì. Questa è una dichiarazione di diversi membri dell’unità che prese parte alla ribellione armata serba, che erano membri di quell’unità, quel distaccamento. La loro testimonianza fu che il distaccamento fu stabilito allo scopo di seguire queste tradizioni con l’idea di liberare queste aree. Non so da chi sia partita.
SM: Molto bene. Ma lei dice che essi seguivano le tradizioni della 12a Brigata della Slavonia che combattè durante la Seconda Guerra Mondiale. Ho scritto proprio le sue parole. Contro chi combatteva questa Brigata nella Seconda Guerra Mondiale?
T: La 12a Brigata della Slavonia era una brigata partigiana. Combattè contro i fascisti nella Seconda Guerra Mondiale.
SM: Quindi combattè contro i tedeschi e gli ustascia, giusto?
T: Giusto.
[...]

 

 

27/09/2002  Slobodan Milosevic  Discorso Difesa

[...]
SM: E comunque, quando eravamo in buoni rapporti, Holbrooke mi diceva che Izetbegovic è riuscito a recitare il ruolo della vittima e che lui, Holbrooke, definiva ciò, mi ricordo le sue parole, “spudorata genialità”. Però questa non è affatto genialità ma spietatezza nel sacrificare migliaia di suoi concittadini per poter poi accusarne i serbi.
Mi devo sbrigare, ho qua una mappa, ve la do. I lager per i serbi dal 91 al 96 in diversi periodi sono esistiti, alcuni per poco altri più a lungo: ce ne sono stati  778 nell’insieme. 536 in Bosnia Herzegovina e 221 in Croazia e questo è l’elenco di tutti questi lager. Sono stati commessi molti crimini, non avrò il tempo di mostrarli tutti. Molti commessi in Croazia prima della dichiarazione di indipendenza, prima del riconoscimento internazionale, molti commessi in Bosnia prima della dichiarazione di indipendenza, prima del riconoscimento internazionale, vi prego, mettete solo queste due foto, o queste tre, ecco queste due. Guardate. Non metterò nient’altro, solo queste due foto. Questo crimine è del 26 marzo 1992 a Sjekovac, dove sono piombate le unità attraverso la Sava uccidendo i Serbi. E poi, mettete, mettete questa foto grande. Eh, questi sono, e questo hanno fatto quei mujahedin che abbiamo visto ieri in divisa davanti al loro leader Izetbegovic. Cosa? Che è successo? Non c’è sullo schermo!
G: E’ sullo schermo. Vuole la prossima fotografia sullo schermo?
SM: Io non l’ho visto sullo schermo, io vedo lei sullo schermo.
G: Sui nostri schermi si vede, probabilmente non ha premuto il bottone giusto.
SM: Va bene, non volete che il pubblico lo veda.
G: Sig; Milosevic, questa foto c’è sui nostri schermi.
SM: Non c’è sugli schermi che vede il pubblico, e dove si vede questa, ecco, adesso io lo vedo, ma su questo interno. Allora, tiene la testa tagliata di un Serbo, tiene la testa tagliata, questi sono quei 20 mila mujahedin portati con la politica di Clinton nel teatro di guerra europeo, che sono ancora dalle vostre parti, ma in parte andati anche in America e negli altri paesi e per tutta l’Europa. E poi, quando inizieranno a tagliare le vostre gole, improvvisamente saprete di cosa si tratta.
[...]

SM: Bene. Prima di iniziare a parlare vorrei che si mettesse una cassetta. Vi prego di iniziare con la riproduzione della cassetta.
G: Sig. Milosevic, la prego di interrompere la videocassetta. Non ha senso mostrare questo se non abbiamo la traduzione, e non ce l’abbiamo in nessuna delle nostre lingue ufficiali.
SM: Beh, io suppongo che voi avete la traduzione dal serbo, e la dichiarazione di Simon Wiesenthal ha i sottotitoli in serbo e l’interprete può semplicemente leggere. E’ comunque breve e tutto il resto è in inglese o tradotto in inglese se si parla in olandese o tedesco.
G: Possono dirci gli interpreti se possono lavorare come proposto, cioè tradurre i sottotitoli? Grazie. Va bene, possiamo continuare.
Cassetta: “Lo so, lo so, è stato scritto da Hermann Neuburg dopo la guerra lui è stato mandato in Jugoslavia in carcere per 20 anni, poi ha scritto un libro sui suoi discorsi con Artukovic e gli altri. Loro gli hanno detto: noi abbiamo un problemino con i serbi, un terzo deve morire, un terzo deve diventare cattolico e un terzo deve rimanere in vita così com’è. Questo era il loro programma...”
...interr.cassetta: ... “HDZ: nient’altro che la pretesa della rinascita dell’NDH (stato croato indipendente) ustascia. Mentre dimenticano che l’NDH non era soltanto una creazione di Quisling e il crimine fascista, ma anche l’espressione del popolo croato e del proprio stato indipendente, come anche la consapevolezza della giovane Germania hitleriana che i confini geografici della Croazia avrebbero modellato il loro nuovo ordine europeo...”
Cassetta: “Anche quelli che sono venuti da noi sono lavoratori stranieri, per non dire “nostri amici serbi”, che non sono mai usciti dal loro “territorio” belgradese, non hanno mai attraversato ne il Danubio ne la Sava. Poi, dopo il ‘18 sono arrivati in Vojvodina, si stanno mangiando la Macedonia, il Montenegro, e si stanno mangiando alla grande anche la Bosnia-Herzegovina. Adesso hanno iniziato a mordersi anche la Croazia. Ma questo lo permetteremo? Non è che noi croati non sappiamo metter mano alle armi e quindi combattere per la patria?”
Cassetta: (ndt: discorso di Franjo Tudjman) “Anche la nostra gente, alcuni individui in Croazia e soprattutto nel mondo, quelli che non erano amici della Croazia, dicevano che non avrebbe dovuto esserci la guerra e che noi ne siamo colpevoli, ed io dicevo e dico: non ci sarebbe stata la guerra se noi avessimo rinunciato al nostro scopo di creare un’indipendente e autonoma Croazia.”
Cassetta: Stipe Mesic: “Penso di aver completato il mio compito, la Jugoslavia non c’è più e grazie mille.”
Cassetta: (ndt: Alija Izetbegovic) “Non importa dove siamo, tutti, uomini, donne, grandi, piccoli, è tutto jihad, per la liberazione del nostro popolo musulmano qua in Bosnia e dovunque si trovi. Questo è per noi un ordine di Dio e un dovere umano.”
Cassetta: “L’esercito jugoslavo è diventata la preda di quelli che vogliono la distruzione della Jugoslavia. Durante le manifestazioni croate a Spalato nel ‘91, i dimostranti hanno strangolato un giovane soldato e buttato il suo corpo sulla strada. La CIA l’aveva previsto e tutte le sue previsioni si stanno realizzando.
Nell’ottobre del 1990 la CIA ha detto che tra poco ci sarebbe stato il disfacimento della Jugoslavia, nell’arco di sei mesi. Però nessuno ha dato importanza a questi avvertimenti.
Nel giugno del ‘91 James Baker ha tentato di prevenire la catastrofe. E’ andato a Belgrado per riunirsi con i leader delle 6 repubbliche. Ha detto: se uno qualunque di voi farà un passo non approvato da tutti, noi non glielo permetteremo. Però, Kucan e Tudjman erano convinti che potevano prescindere da quello che aveva il segretario di Stato USA. E hanno dimostrato ciò il 25 giugno. Sapevano di poter contare sull’appoggio di Genscher e Mock. Il vortice di violenza è iniziato quando Kucan ha ordinato alle sue truppe di occupare le caserme e i confini. La bandiera della Jugoslavia è stata ammainata, e sostituita con quella slovena. Gli sloveni pensavano di avere il diritto di mettere la propria bandiera, perchè sarebbe diventata in futuro una nazione riconosciuta internazionalmente. Mai e poi mai Belgrado si sarebbe aspettata una tale determinazione. Genscher è arrivato al confine austriaco con la Jugoslavia per trovarsi con Kucan e avvertire la JNA di non tentare di mantenere il controllo delle frontiere. Kucan ha ordinato alle forze slovene di sparare sull’esercito jugoslavo, inclusi i soldati non armati. La Germania ha guidato la posizione internazionale e Markovic (premier jugoslavo) ha ordinato all’esercito jugoslavo di uscire dalla Slovenia. I leader sloveni avevano un piano eccezionale. Avevano un centro stampa internazionale e mandavano notizie che la Slovenia aveva sconfitto il quarto esercito più forte d’Europa.
I giornalisti sloveni mandavano bellissimi rapporti di combattimenti vari, inclusi quelli che non sono mai successi. Quello che è successo in Slovenia, è che la Slovenia si è dichiarata indipendente. In TV tutto ciò è stato descritto come un’aggressione dell’esercito jugoslavo alla Slovenia, e non come una dichiarazione d’indipendenza della Slovenia. C’è stata una manipolazione dell’informazione sulle cause della secessione della Jugoslavia. JNA è sempre stato descritto come un esercito aggressore, e la realtà era diversa. Veljko Kadijevic (gen. esercito) era mezzo croato-mezzo serbo, Zvonko Jurjevic era croato, e il capo della marina era sloveno. I leader tedeschi ed austriaci erano da sempre convinti che Slovenia e Croazia avrebbero potuto separarsi dalla Jugoslavia pacificamente, ma gli americani la pensavano diversamente.”
[...]

 

 

03/06/2002   Fred Abrahams, Investigatore dell'Assoc. Human Rights Watch. Obiezione della difesa

                                                  

SM: Vorrei dire che per me non importa quello che state per decidere, ma l'avete dichiarato qui in modo assolutamente chiaro che dall'aprile al giugno 2000 e ancora nell'agosto del 2001, come lui ha detto, ha svolto investigazioni e condotto un analisi per l'accusa sul Kosovo contro Slobodan Milosevic. In altre parole, Abrahams ha scritto l'accusa. E ancora noi incontriamo il desiderio del Procuratore di essere sia il Procuratore sia il testimone, di porre domande e di rispondere alle domande. Ancora, questo è uno degli associati dell'OTP più coinvolti nello scrivere l'accusa, ed è l'autore di quel libro della Human Rights Watch, che è stato anche usato come uno dei mezzi principali dell'accusa.
G: La risposta è che lei ha il diritto di contro-interrogarlo su questo. E' una questione di importanza, non del fatto se dovrebbe o meno essere autorizzato a testimoniare.
SM : Io stavo dicendo che è così evidente la sua diretta partecipazione nella scrittura dell'accusa che la sua intera deposizione è praticamente uguale all'accusa. Questo è ciò a cui mi stavo riferendo. Quindi si suppone che questa deposizione serva a scopi di propaganda per il Procuratore dell'accusa. Per quanto mi riguarda, voi potete avere qualunque testimone volete. Ma voglio solo evidenziare a che genere di cose l'altra parte si appiglia quando tentano di fare qualunque cosa per supportare la loro accusa. Questo uomo non ha preso parte a niente di rilevante.
[...]
PM: [...] Sig. Abrahams, abbiamo sentito dell'accordo sull'educazione e su questioni elettorali e cose del genere; ma una cosa della quale non abbiamo sentito parlare sono i sistemi a piramide. Mi dica soltanto, se può, dalla sua conoscenza ed esperienza personale, in breve, se e come hanno partecipato alla storia moderna.
T: Beh, il collasso dei sistemi a piramide all'inizio del '97 ha portato a -- veramente alla dissoluzione dello stato albanese nel marzo '97 e la conseguente anarchia ha avuto un impatto diretto sul Kosovo, particolarmente sulla distribuzione di armi, il fatto che probabilmente 700.000 armi leggere sono state distribuite o rubate in Albania. Questo ha dato all'UCK una fornitura di armi che prima era negata.
[...]
T: Sì. Durante la mia ricerca a giugno, ho fatto un'intervista a Mr.Bosko Drobnjak che era rappresentante del Ministero dell'Informazione a Pristina.
PM: Il suo comportamento allora?
T: Il Sig. Drobnjak ha in sostanza difeso la posizione del governo. Ha ribadito che la polizia stava combattendo i terroristi e che le loro azioni erano giustificate. Io penso che i due principali punti della conversazione hanno riguardato il blocco degli aiuti umanitari. In quel periodo, il governo aveva bloccato la consegna -- a volte bloccava la consegna degli aiuti umanitari, sia di organizzazioni locali come la Società Madre Teresa, ma anche di organizzazioni internazionali. E quando gli ho chiesto chiarimenti, ha detto che qualche organizzazione umanitaria stava assistendo i terroristi, aiutandoli nella consegna di rifornimenti.
[...]
SM: E' vero che nel suo articolo pubblicato nell'Herald Tribune del 5 di agosto, già il 5 agosto 1998, che è all'incirca due mesi prima dell'arrivo di Holbrooke, e la Missione di Verifica fu posta nel 1998, in agosto, lei ha scritto come qui di seguito cito: "La prima priorità della politica Americana dovrebbe essere un'accusa contro Milosevic. Per quelli che si stanno chiedendo se egli possa essere direttamente collegato ai crimini in Bosnia ed in Croazia, uno sguardo alla struttura di comando jugoslava non lascia dubbi rispetto alla sua responsabilità per i crimini in Kosovo, che è chiaramente compresa nel mandato del Tribunale." Questa non è una delle frasi da lei emessa che esprime -- come dire? -- che anticipa, in effetti, una visionaria e profetica, se mi passate il termine, mossa futura di quella parte di politica Americana riguardante la Jugoslavia? E questo è successo in agosto, pubblicato nell'agosto del 1998.
T: Prima di tutto, dovrei vedere il testo per verificare se la citazione è accurata, ma credo -- so che ho detto queste -- ho fatto -- espresso queste generali -- quel sentimento generale. Se poi questo è o non è effettivamente successo, allora sappiamo tutti che è successo.
[...]

 

 

03/06/2002  01 K12, identità segreta  Per motivi di sicurezza   Testimone di Accusa

[...]
PM: Testimone K12, ha svolto il servizio militare jugoslavo?
T: Sì, l'ho fatto.
PM: In che anno?
T: 1988/1989.
PM: Che lavoro ha svolto nel servizio nazionale?
T: Autista.
PM: Ha avuto una formazione militare base così come la formazione necessaria per essere un'autista militare?
T: Sì.
PM: Dopo il servizio militare, è ritornato alla vita civile e ha lavorato come autista di camion per diversi anni?
T: Sì, l'ho fatto.
PM: Aveva una donna con la quale conviveva - solo sì o no - ma con la quale non era in effetti formalmente sposato?
T: Non ho voglia di rispondere a questo.
PM: Nel febbraio 1999, è successo qualcosa quando alcune persone arrivarono a casa sua? Prima, solo sì o no.
T: Sia ragionevole. Non mi confonda qui. Capisce la lingua che sto parlando? Capisce ciò che voglio dire quando dico che non posso?
PM: Vorrei che lei, per favore, ascoltasse la domanda. Nel febbraio 1999, alcune persone arrivarono a casa sua? Sì o no, per favore.
PM: Sono ostinati o cosa? Se dico che non posso collaborare in quel senso, allora non posso. Non chiedetemelo 100 volte. Ve lo dico, non ho intenzione di snervarmi qui e continuare a bere acqua o cos'altro. Non posso.
G: Lei è qui per dire la verità. Dovrebbe tenerlo a mente.
T: Sì, ma la verità, la verità è che non posso testimoniare, e non c'è altra verità che questa.
[la giuria discute]
G: Mr K12, potrebbe gentilmente darmi la ragione alla Corte del perché non può dare la -- sua testimonianza di nuovo?
T:  Io dovrei -- le va bene questo: Vuole -- vuole che dia spiegazioni aggiuntive e mettere in pericolo altre persone nel processo? E' in linea con i vostri regolamenti? Me lo dica prima.
[...]

 

 
 
 

SUL TPIJ :

 

Perchè la Corte dell’Aja vuole fare tacere Milosevic ? di John Catalinotto (IAC,USA).

 

La Corte Penale Internazionale per l’ex-Jugoslavia  (TPIY) dell’Aja, al servizio della NATO, ha preso inquietanti nuove misure allo scopo di limitare il diritto dell’ex presidente jugoslavo Slobodan Milosevic ad autodifendersi.

Il Tribunale utilizza i reali problemi di salute di Milosevic come scusa per giustificare il fatto di privarlo dei suoi diritti.

L’indomani, la Corte decise che il suo processo sarebbe ricominciato il 14 Luglio (nel frattempo rimandato al 31 agosto,Ndt) ma che un cardiologo sarebbe stato assegnato al fine di osservare lo stato di salute di Milosevic con l’obiettivo di costringerlo ad accettare un avvocato da loro designato.

Milosevic è attualmente imprigionato da 3 anni all’Aja, in una prigione dove i  nazisti rinchiudevano i resistenti olandesi durante l’occupazione.

Durante 2 anni , sono stati interrogati circa 300 testimoni anche per procura, ed ora egli stava per iniziare la fase della difesa.

Benché abbiano limitato il tempo della sua difesa a150 giorni, l’ex presidente si apprestava a presentare una difesa convincente denunciando i crimini della NATO e degli Stati Uniti contro la sua patria e a provare la sua innocenza e quella del popolo jugoslavo.

Milosevic ha dichiarato alla stampa e alla Corte che mai avrebbe accettato un avvocato da loro designato e intende perseverare a continuare la propria difesa.

Questo tribunale illegale osa giudicare su problemi biologici e medici, dopo aver dimostrato di essere incapace di giudicare su problemi legali e storici” ha dichiarato.

“Questo Tribunale è come l’inquisizione”.

Madeleine Albright, che era segretario di Stato durante la guerra della NATO contro la Jugoslavia nel 1999, è stata vista all’Aja nell’edificio del Tribunale il 5 luglio.

I sostenitori di Milosevic pensano che la presenza dell’Albright sia legata alla decisione della Corte

di differire il processo e il tentativo di cambiare le regole.

Vladimir Krsijanin , collaboratore di Milosevic durante questi anni, annuncia da Belgrado, il 5 luglio:

“ Quello che noi abbiamo visto all’Aja è il peggior esempio di rappresentazione politica e d’ingiuria legale contro il presidente. Slobodan Milosevic è stato messo sotto accusa mentre era seriamente ammalato. Malgrado i nostri appelli e le nostre richieste e le petizioni di esperti medici indirizzate al Tribunale, esso ha rifiutato di accordarci più tempo per la preparazione della difesa e di riposo per il presidente Milosevic.

Fin da principio, il Tribunale ha creato le condizioni che hanno aggravato la sua salute e adesso si servono della sua salute cagionevole per giustificare l’imbavagliamento e per impedirgli la presentazione della sua difesa.

Cambiare le regole

Il Tribunale iniziò l’accusa (contro Milosevic Ndt) nel febbraio 2002 dopo un anno di preparativi:

Il Tribunale dotato di grandi mezzi e di molto personale scelse le proprie regole per lo svolgimento del processo.

Autorizzò Milosevic ad autodifendersi , come da lui stesso richiesto.

A quell’epoca il Tribunale e i Media presentavano il processo contro Milosevic come il “processo del secolo”.

Era l’epoca in cui la Corte sperava di servirsi di questo processo da operetta per condannare il dirigente jugoslavo e per rendere lui e il popolo serbo responsabile delle guerre dei Balcani.

Tuttavia nello spazio di un mese, Milosevic aveva presentato il suo punto di vista politico e legale con tale talento ed aveva interrogato i testimoni a carico in modo talmente efficace, che molti tra i giornalisti dovettero ammettere che l’accusa contro il dirigente jugoslavo era debole se non inesistente. La pubblicità attorno a questo processo metteva a mal partito i pretesti della NATO  per la guerra d’aggressione nel 1999.

Durante i 2 anni che durò l’accusa e che si completò alla fine di febbraio ( 2004), il presidente Milosevic soffriva di iperpressione e di disturbi cardiaci .

Decine di medici sollecitarono un trattamento più umano per il presidente.

Il Tribunale spostò certe sedute ma rifiutò di alleggerirlo dalle condizioni draconiane che subiva in carcere e rifiutò di fornirgli cure mediche di sua scelta.

Benché  la Corte abbia impiegato un anno per preparare l’accusa e 2 anni per presentarla, il Tribunale concesse solo 90 giorni a Milosevic per preparare la sua difesa ed egli non ottenne che 150 giorni per presentarla.

Ogni volta che c’è un rinvio per motivi di salute, la Corte rifiuta di permettergli d’aver accesso alle sue carte e ai suoi libri o di discutere con dei testimoni potenziali quando si riposa. Egli ha perso così 51 dei 90 giorni di preparazione quando non era in buone condizioni di salute.

Durante la sua difesa Milosevic prevedeva di convocare l’ex-presidene USA Bill Clinton, il primo ministro della Gran Bretagna Tony Blair e altri dirigenti della NATO, alfine d’interrogarli sui crimini di guerra della NATO.

Egli prevedeva anche chiamare un certo numero di commentatoti politici e attivisti, che avevano scritto, parlato, organizzato contro l’intervento della NATO e degli Stati Uniti nei Balcani.

Alcuni di questi testi potenziali hanno partecipato al Tribunale Popolare sulla Jugoslavia organizzato dall’International Action Center (IAC), nel 1999/2000.

Imbarazzato di fronte alla prospettiva d’una denuncia politica convincente dei dirigenti degli Stati Uniti e della NATO, il Tribunale ha deciso di cambiare le regole e di rifiutare a Milosevic il diritto di rappresentarsi da se stesso.

Un testimone potenziale era , Sara Flounders, co-direttrice dell’IAC e editrice del libro diffuso dall’IAC  “Mire segrete ; La presa del potere della NATO  e degli USA in Jugoslavia”

La Flounders doveva testimoniare all’inizio, e per questo che incontrò Milosevic all’Aja il 28 giugno.

Flounders dichiarò a Workers World che il “tentativo d’impedire al presidente Milosevic di essere il proprio avvocato è un segno che testimonia che egli è innocente dei crimini di cui è accusato, e dimostra la responsabilità della NATO e degli USA nella preparazione e nella conduzione d’una guerra di 10 anni che sbriciolò una Federazione jugoslava forte e felice in una mezza dozzina di colonie e neocolonie schiave degli Stati Uniti e dell’Europa Occidentale.

“Come in Iraq , dove le armi di distruzione di massa non sono mai state trovate” continua Flounders “le accuse di massacri, di fosse comuni, e del genocidio in Kosovo si sono rivelate essere delle mistificazioni”.

E’ fondamentale che il presidente Milosevic abbia l’intera possibilità di denunciare i crimini di guerra della NATO , di difendere la Jugoslavia e di rispondere alle accuse contro il suo governo.

Il fondatore di IAC e il vecchio ministro della giustizia degli Stati Uniti Ramsey Clark si sono espressi chiaramente sul diritto di Milosevic di auto difendersi.

“Il presidente Milosevic  ha deciso di autodifendersi, si tratta di un diritto dell’Uomo fondamentalmente riconosciuto dal Patto Internazionale  relativo ai diritti civili e politici.

T. Dickson, un’avvocatessa canadese che assiste il Comitato Internazionale per la difesa di Slobodan Milosevic  (ICDSM) dichiara che negli “Stati Uniti, la Corte Suprema ha riconosciuto ciò,

come un diritto derivante dal sesto emendamento della Costituzione. Rifiutargli tale diritto equivarrebbe a trasformare questo tribunale, già di per sé illegale, in un fantoccio di giustizia totalmente arbitraria.

Da JOURNAL WORKERS WORLD, 15/07/ 2004                       (Traduz. Di I. Vagli)

 

 

Uno strumento contro la giustizia e la riconciliazione di Zoran Zuza

Dalla rivista PATRIOT (Banja Luka)

L'ex presidente della Repubblica Serba di Bosnia, Biljiana Plavsic, insieme ai suoi complici politici nazionali e stranieri, ha dato nuovo vigore al Tribunale per i crimini di guerra dell'Aia: crimini certo, ci sono stati, è indiscutibile, ma la Plavsic, nel citato documento, si spinge oltre dichiarando che i crimini venivano decisi e istigati dalle più alte cariche statali. Ciò rappresenta la tesi essenziale dell'accusa al tribunale dell'Aia, ma non solo questo non corrisponde a verità, anzi si può dimostrare il contrario. La firma della Plavsic sul citato documento, che certamente la Del Ponte userà come prova scritta in tutti i futuri processi contro gli accusati serbi, non si può comprendere se non come una forma di frustrazione vendicativa e come la continuazione della resa dei conti iniziata tra i contendenti politici all'interno della Repubblica Serba di Bosnia. "La confessione di B. Plavsic non solo indica il tipo di crimine nel quale è lei stessa coinvolta, ma conferisce anche legittimità al tribunale dell'Aia e alle sue funzioni", ha detto Alex Borejn (ex presidente della Commissione sudafricana per la verità e la conciliazione) nella fase finale del processo contro la presidentessa della RS di Bosnia. Sembra che proprio questa frase definisca l'essenza e gli obiettivi dell'inganno politico e giuridico che si è svolto durante la scorsa settimana nel tribunale dell'Aia di fronte a tutto il mondo. Riconoscendo la colpa ma anche le pesanti accuse contro altri leaders serbi, uniti nell'azione criminale, come dicono gli accusatori, la Plavsic ha terminato la sua missione politica come "insider" serbo [infiltrata, ndT], iniziata già nella primavera del 1997, quando si è incontrata a Sistri, cittadina portoghese, con il proprio riflesso nello specchio - l'allora segretario di stato Usa Madeleine Albright. Le due, spinte ognuna dai propri scopi, ma entrambe guidate dall'odio e dalla ripicca - e determinate nei propri obiettivi politici - hanno dato una nuova boccata d'aria al Tribunale dell'Aja, istituito dalla Albright e dai suoi lobbisti nel 1993, la cui credibilità stava vacillando anche presso il Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite. La Albright, come pure la Procuratrice generale Carla Del Ponte (terzo personaggio importante in questo scenario politico) userà questa vergognosa confessione della Plavsic per dare legittimità al suo sporco lavoro ed eseguire così la funzione essenziale del tribunale, il cui scopo non è di affermare la giustizia e la riconciliazione nei paesi della ex Jugoslavia, ma di falsificare la storia ed indicare dei presunti colpevoli per le guerre e le sofferenze del popolo in questi territori. Quando lo farà, avrà concluso la sua "storica missione" e cesserà di esistere, mentre sottratti alla giustizia - perché anche questo è lo scopo del tribunale - rimarranno tra gli altri i veri istigatori della guerra e i fondatori di questo tribunale. La confessione della Plavsic ha di certo escluso per sempre la possibilità che davanti a qualsiasi tribunale appaia ad esempio il diplomatico Warren Zimmermann, l'uomo che persuase Alija Izetbegovic a ritirare la sua firma dal piano di pace di Josè Cutillero. La propaganda di una marionetta Potete comprendere quale imbarazzo e quale panico, tra gli attori di questo processo nel quale anche domande e risposte erano già prestabilite, abbia suscitato la parola "marionetta" incautamente pronunciata in tribunale nel contesto dei rapporti tra la Albright e la Plavsic. La Albright non si è lasciata confondere, sicura che nessuno in quella sala le avrebbe chiesto come fosse possibile che la "propaganda belgradese collaborasse strettamente" con la Plavsic, sapendo che era accusata per crimini di guerra. La domanda non è stata posta ma la risposta è arrivata da Carla Del Ponte, definendo la strada e la sorte finale di ogni marionetta! "La confessione della colpevolezza di Biljana Plavsic non ci ha sorpreso. E' stata la continuazione del suo nuovo percorso intrapreso nel 1995, subito dopo la firma degli accordi di Dayton. Questo però non diminuisce minimamente la sua responsabilità per aver partecipato ai peggiori delitti commessi contro l'umanità". La Del Ponte ha recitato magistralmente la sua parte in questa spudorata commedia internazionale. Il suo compito era sicuramente di recitare con severità e di proporre una pena quanto più alta per la settantaduenne donna politica, a favore della quale si sono schierati sia i giudici sia gli accusatori, per varie "circostanze attenuanti". L'accanita Carla Del Ponte doveva persuadere l'opinione pubblica che la Plavsic aveva rifiutato di cooperare, cioè di testimoniare direttamente contro Slobodan Milosevic e Momcilo Krajisnik [Krajisnik fu presidente della RS di Bosnia dopo la Plavsic, e forzatamente trasferito al tribunale dell'Aia, ndT]. Tale testimonianza non sarebbe stata presentata come tradimento del movimento da lei rappresentato e degli scopi perseguiti fino al 1996, ma come sacrificio perché al suo popolo venisse cancellata la colpa collettiva. "Non sono ancora riuscita a persuaderla ad entrare nell'ultima fase dell'assunzione delle proprie responsabilità, perché si presentasse quale testimone agli altri processi", ha sottolineato Carla Del Ponte, chiedendo per la Plavsic una pena non inferiore ai quindici anni e non superiore ai venticinque di reclusione. Il collaboratore più significativo del Tribunale La verità vera sul ruolo della Plavsic viene rivelata dal suo avvocato Robert Pavic, considerando che la confessione e la dichiarazione resa davanti alla Corte dell'Aia martedì scorso rappresenta "la massima cooperazione". Come denominare altrimenti il documento intitolato "I concetti basilari dell'affermazione di colpevolezza" che dal 15 settembre 2002 fino a lunedì scorso era rimasto sigillato? Tolto il sigillo e messo in luce il documento, apparve chiaro cosa fece la Plavsic e perché i suoi avvocati sono riusciti il 2 ottobre 2002 ad accordarsi facilmente con la Procura. A seguito di tale accordo, sono stati ritirati tutti i punti d'accusa (anche quello di genocidio e partecipazione ad un genocidio), eccetto quello che si riferisce alla persecuzione razziale e religiosa, per la quale la Plavsic ha confessato la sua colpa. Nel documento, composto di 22 punti, che oltre alla Plavsic hanno sottoscritto anche Eugene O'Sullivan e Robert Pavic, si tenta di togliere vergognosamente gran parte delle responsabilità della Plavsic e addossarle invece a Slobodan Milosevic, Radovan Karadzic, Momcilo Krajisnik e al generale Ratko Mladic. "Lo scopo principale dell'SDS [il partito di Karadzic, ndT] e anche della leadership dei Serbi di Bosnia era che tutti i Serbi della ex Jugoslavia rimanessero nello stesso stato". Uno dei metodi per raggiungere questo obiettivo era la divisione su base etnica della popolazione della Bosnia. Fino all'ottobre del 1991, tutti i capi serbo-bosniaci, inclusa la signora Plavsic, ne erano consapevoli e intendevano includere anche l'espulsione definitiva di determinati gruppi etnici, sia con l'accordo che con la forza, quindi applicando una politica discriminatoria verso la popolazione non serba per allontanarla dai territori ai quali aspiravano i serbi. Questa politica di divisione forzata della popolazione sarà menzionata ulteriormente nei documenti, come obiettivo al quale contribuirono molte figure, inclusi Slobodan Milosevic, Radovan Karadzic, Momcilo Krajisnik e Ratko Mladic. Tra queste persone esistevano delle differenze in quanto a consapevolezza dei dettagli di questo obiettivo. La signora Plavsic ha accettato e sostenuto il piano di divisione forzata dei gruppi etnici e ha contribuito alla sua realizzazione. Ella però rivestiva un ruolo meno importante degli altri. La Costituzione violata Nel documento si sottolinea che "i due capi più importanti dei serbo-bosniaci" R. Karadzic e R. Mladic spesso andavano a consultarsi da Milosevic a Belgrado, dal quale ricevevano indicazioni e sostegno per raggiungere gli obiettivi previsti. Si dice inoltre che la VRS (Esercito della RS di Bosnia) riceveva aiuti finanziari e sostegno logistico dal vertice politico e militare di Belgrado. Nel testo, pieno di mezze verità e di falsi, la Plavsic e i suoi avvocati citano il 14 e il 15 ottobre del 1991, quando l'Assemblea [Parlamento] della Repubblica di Bosnia ed Erzegovina, in assenza dei deputati serbo-bosniaci, ha approvato il Memorandum per la creazione della Bosnia ed Erzegovina sovrana; ma sottolineano che in questo modo "per così dire è stata violata la Costituzione della Bosnia ed Erzegovina". Si cita l'avvertimento di Karadzic ai musulmano-bosniaci che saranno sconfitti se si arrivasse alla guerra, ma si omette la "famosa" frase di Izetbegovic, "che verrà sacrificata la pace per una Bosnia ed Erzegovina sovrana". Si citano le persecuzioni subite dalla cittadinanza non serba, spietati attacchi contro villaggi e cittadine, forzati trasferimenti, carcerazioni illecite, la distruzione di obiettivi culturali e religiosi, i saccheggi, i lavori forzati e l'uso di scudi umani. Questi crimini furono certamente commessi e gli esecutori devono essere puniti, ma la Plavsic, nel succitato documento, va anche oltre a questo, e afferma ciò che per il tribunale dell'Aia è il dato essenziale: che i crimini sono stati ordinati e istigati dai vertici più alti. Questo non solo non corrisponde alla verità, ma è possibile dimostrare il contrario - anche tra le mani della stessa Plavsic sono passati centinaia di documenti, ordini e decisioni, con i quali si chiedeva alle forze di polizia e dell'esercito della RS di Bosnia il rispetto della Convenzione di Ginevra e si richiedeva l'arresto e la condanna di tutti coloro che avrebbero commesso crimini di guerra e contro l'umanità. Perciò la firma della Plavsic sul documento citato, che siamo certi verrà usato dalla Del Ponte come deposizione scritta in tutti i futuri processi contro i Serbi accusati, non si può ritenere altro che la vendetta di una persona frustrata e la continuazione di una disputa iniziata tra gli avversari politici della RS di Bosnia. "Credo sia chiaro che io mi sono allontanata da questi leaders, ma troppo tardi. Eppure questa dirigenza, senza alcuna remora, continua a chiedere la fiducia e il sostegno del nostro popolo. Ciò si ottiene suscitando la paura, dichiarando mezze verità, nella convinzione che tutto il mondo sia contro di noi. Ma i frutti del lavoro di questa dirigenza sono chiari: le tombe, i profughi, l'isolamento e l'esasperazione contro tutto il mondo che ci ha respinto proprio a causa di questi leaders", dice Biljiana Plavsic, il cui odio cieco ha trasformato l'aula del processo all'Aia nel balcone di Banski Dvor [residenza del presidente croato a Zagabria, ndT]. La "verità" di Dodik Proprio questo - la trasformazione del tribunale in un palcoscenico politico contro l'SDS, iniziato prima contro il movimento del popolo serbo e poi in seguito contro il partito politico - è stato l'obiettivo conclusivo di questo processo. Ecco il motivo per cui su questo palcoscenico dovrebbero sfilare le Madeleine Albright, i Carl Bildt, i Robert Frowick, tutti i personaggi che, usando la posizione e l'influenza di B. Plavsic, hanno spaccato l'unità del popolo serbo nella RS di Bosnia ed hanno tracciato così gli obiettivi politici. Nel ricordare questo triste e infelice periodo, un vero e proprio vespaio che rischio' quasi di portare ad un conflitto armato tra gli stessi Serbi, si è inserita anche la testimonianza di Dodik [ex presidente della RS di Bosnia, ndT], che dicendo "la verità, tutta la verità e nient'altro che la verità" ci ha riportato addirittura all'anno 1992?! Il leader della SNSD non ha spiegato - e nemmeno gli hanno chiesto - come mai lui stesso, quale ex delegato nel Parlamento della Repubblica di Bosnia ed Erzegovina, si sia aggregato alla maggioranza dei delegati serbi, i quali oggi vengono dichiarati dal tribunale dell'Aia "gruppo ribelle con lo scopo di creare la grande Serbia". Come è possibile che durante tutta la guerra in Bosnia abbia mantenuto rapporti politici e di affari con Milosevic, il quale ora è accusato di essere "il principale artefice del crimine intrapreso"? Come è possibile che proprio a questa B. Plavsic, che durante il 1993-94 "si scontrava con il resto della guida dell'SDS", R. Karadzic prima del suo definitvo addio alla vita pubblica abbia trasmesso gran parte dei poteri? Né giustizia, né conciliazione Quanto sia difficile capire le azioni della Plavsic lo dimostra il fatto che lei, oltre ad avere accettato di diventare un'arma nelle mani del tribunale, è profondamente consapevole che si tratta di un tribunale politico, il quale sicuramente non eseguirà la missione per cui è stato istituito, cioè giustizia e conciliazione dei paesi della ex Jugoslavia. "Fate tutto ciò che è in vostro potere per essere giusti di fronte a tutte la parti in guerra. Facendo ciò, forse sarete nella possibilità di espletare la missione per la quale questo tribunale esiste", ha raccomandato la Plavsic ai giudici accusatori e procuratori del tribunale. In questa frase risiede tutto ciò che non era neanche previsto dal ruolo che la ex presidentessa della RS di Bosnia ha interpretato sul palcoscenico del tribunale. Malgrado qualsiasi cosa abbiano confessato gli accusati, o che confesseranno nel prossimo futuro, giustizia e conciliazione non ci saranno su questi territori finché non si attesterà la responsabilità politica e militare dei leaders delle altre due parti in causa, come anche dei faccendieri internazionali nelle guerre e nella distruzione della ex Jugoslavia. Purtroppo, la storia di questi territori viene ancora dettata dai potenti del mondo. La Plavsic ha recitato la sua parte alla perfezione e per questo sarà adeguatamente ricompensata o condannata, a seconda della prospettiva dei giudici del tribunale. Quello che non entrerà nella storia scritta dai vincitori restera' nel ricordo popolare, e diverrà un racconto o un poema e, dopo un certo periodo, leggenda e mito. Non c'è da meravigliarsi se i cantori di queste leggende, in cui sono entrati durante la vita o anche in seguito, invece del cognome Brankovic [il traditore della battaglia di Kosovo Polje, che vide la sconfitta dei serbi contro gli ottomani nel 1389, ndT] useranno il cognome Plavsic.

 [A cura di Ivan e Manuela, CNJ]

 

 

DOCUMENTAZIONE  per la memoria storica :

 

CROAZIA:CRIMINI GUERRA; INDAGINI SU UCCISIONI CIVILI

(di Franko Dota)
(ANSA) - ZAGABRIA, 22/07/05 - Si prospetta sempre piu' calda l'estate politica a Osijek, il capoluogo della regione piu' orientale della Croazia, la Slavonia: la procura di Zagabria sta portando avanti un'inchiesta sulle uccisioni di civili serbi avvenute all'inizio della guerra (1991-1995) che vedrebbero coinvolto Branimir Glavas, vincitore delle ultime elezioni regionali nella citta' croata.
Non e' una sorpresa che Glavas, conosciuto sin dai primi mesi della guerra come 'lo sceriffo di Osijek', 'il padrone della vita e della morte', venga indicato come il boss che ordino' le ''le liquidazioni di pacifici cittadini di etnia serba'', come scrive oggi sul quotidiano di Zagabria Jutarnji list, l'analista Sanja Modric.
Giornali e settimanali indipendenti hanno parlato innumerevoli volte di un centinaio di civili trucidati. Molti, forse troppi, sapevano, e tanti avevano visto con i propri occhi cadaveri riemergere dal fiume Drava che attraversa la citta'. E tutti sapevano chi comandava a Osijek in quei caldi mesi dell'estate del 1991 quando il paese era sotto l'attacco delle forze dell'ex presidente serbo Slobodan Milosevic e Osijek, quarta citta' per numero di abitanti in Croazia (150.000), doveva reggere ad ogni costo.
Ma Glavas, ufficialmente riconosciuto come il fautore della difesa della citta' e' stato per anni intoccabile. Come uno dei dirigenti della Comunita' democratica croata (Hdz), partito del defunto presidente Franjo Tudjman, godeva della protezione delle piu' alte leve politiche ed ha potuto per piu' di un decennio governare a suo piacimento la Slavonia.
Lui ha sempre negato tutte le accuse con nonchalance, le autorita' giudiziarie non si sono mai mosse, e mai un testimone che si facesse avanti, almeno finora.
Cos'e' cambiato? Solo poche settimane prima delle regionali dello scorso 15 maggio, Glavas ha lasciato l'Hdz, oggi guidato dal premier Ivo Sanader, presentando una lista indipendente. Sulla rottura tra Sanader e Glavas si sono fatte le ipotesi piu' disparate, ma e' certo che Glavas e' uno degli ultimi falchi nazionalisti a venire espulso o a lasciare l'Hdz che Sanader sta spostando verso il centro, costruendo un'immagine di partito democratico ed europeista che vuole condurre la Croazia nella famiglia europea, al piu' presto.
Ma, a dispetto di Sanader, alle elezioni a Osijek ha vinto Glavas facendo piazza pulita dell'Hdz e incassando quasi il 30% dei voti. Entrando in coalizione con il Partito del diritto, (Hsp) di destra, Glavas, anche se personalmente non ricopre nessun incarico pubblico, e' ridiventato il 'padrone della citta' e della regione'.
Sara' forse un caso, ma a due mesi dalla vittoria, il settimanale Feral Tribune svela nell'ultimo numero che uno dei fedelissimi soldati di Glavas, appartenente nel 1991 allo squadrone che prese anche il nome dell'allora segretario della protezione civile di Osijek, Glavas appunto, sta parlando come testimone sotto protezione con i magistrati di Zagabria. La sua testimonianza, sempre secondo Feral Tribune, incolperebbe Glavas come ''il mandante di interrogatori, torture e liquidazioni sommarie di varie decine di civili '' di etnia serba avvenuti nei primi messi del conflitto. Almeno due le vittime con un nome, Djordje Petrovic e Cedomir Vuckovic, la cui atroce morte viene descritta nei particolari. ''Dopo essere stati torturati a bastonate, furono costretti a ingerire dell'acido'', riporta il giornale. Gli 'interrogatori' avrebbero avuto luogo in due edifici di Osijek usati dalla protezione civile e da li' le vittime venivano caricate su di un camion e portate alla riva del Drava dove venivano fucilate e gettate nel fiume. Dopo le scoperte del settimanale si e' fatta viva anche una vittima, scampata per pura fortuna alla morte, Radooslav Ratkovic, oggi residente in Serbia, che avrebbe raccontato tutto ai magistrati croati gia' nel 2001, ma senza alcun esito.
Glavas continua a negare ogni sua responsabilita' per i fatti del 1991, e controbatte a Vladimir Seks, uno dei suoi piu' stretti amici di partito, prima della rottura, e oggi presidente del parlamento di Zagabria, che all'epoca era lui a capo della protezione civile. Seks se ne lava le mani spiegando che la sua carica era puramente civile e non aveva alcun'ingerenza militare. ''A Osijek regnava il caos, creato da individui e gruppi che nessuno poteva controllare '', ha spiegato Seks negando di essere stato a conoscenza dei crimini.
Ieri il ministro della giustizia Vesna Skare Ozbolt ha confermato che anche il Tribunale penale dell'Aja (Tpi) per i crimini commessi nell'ex Jugoslavia sarebbe interessato al caso. Rispondendo alle ultime accuse di Glavas che ha definito la questione ''un processo montato, uno spettacolo politico-giudiziario messo in scena '' contro i vincitori delle regionali a Osijek, esponenti del governo hanno negato di aver esercitato alcuna pressione sulla magistratura ''che sta conducendo le indagini in piena indipendenza ''.
Nelle prossime settimane la procura dovra' decidere se procedere, mentre il riemergere di uno dei piu' atroci crimini di guerra commessi in Croazia, su cui molti allungo hanno chiuso gli occhi, continua a scuotere la scena politica, non solo della citta' di Osijek. (ANSA)

 

 

FRAMMENTI …per la memoria storica :

 

A proposito di sovranità nazionale, dignità nazionale e calpestamento della Costituzione…

“…una pubblica dichiarazione di D’Alema, con la quale egli ipotecò i gravissimi passi che hanno impegnato il governo italiano in aperta violazione della Costituzione nazionale, in ossequio a una sopranazionalità dominata dagli Stati Uniti. Il 18 gennaio 1999, quando al crisi con la Jugoslavia cominciava a delinearsi, D’Alema infatti affermava : “ Quando la Nato riterrà di intervenire, noi saremo con i nostri alleati.”. Quanto alle basi sul territorio italiano, D’Alema dichiarava :

Visto che facciamo parte della Nato, non dobbiamo concederle, perché il loro impiego è automatico.”   ( da La Stampa 19/03/1999 ).

Insomma una sorta di guerra di dipendenza nazionale, che ha chiuso definitivamente persino il ricordo delle guerre che erano state alla base dello Stato italiano.

In questo quadro l’Italia, ridotta a cobelligerante passivo e base operativa, impedita nella pesca, nel turismo e nei trasporti aerei civili, pattumiera di bombe inutilizzate, inquinata di residuati e miasmi bellici nell’atmosfera e nel mare, compromessa nelle relazioni coi paesi vicini, ha visto lo scempio della propria sovranità…”

                                                               N. Perrone, Docente dell’Università di Bari