www.resistenze.org - segnalazioni resistenti - appuntamenti - 07-11-03

Centro Culturale

 

La Città del Sole

Via dei Tribunali, 362 - 80138 Napoli – Tel.: 081/299215

 

Proposta per la formazione di un

Centro studi sulla transizione

 

 

Con la rivoluzione d’Ottobre prese le mosse una straordinaria esperienza che cambiò il corso della storia aprendo concretamente una strada del tutto nuova all’umanità per la conquista della propria liberazione e che impresse agli eventi una incredibile accelerazione. Il proletariato e le classi subalterne, i popoli coloniali, oppressi e sfruttati, fecero irruzione nella storia rivendicando – non per sé soltanto, ma per l’intera umanità – pienezza di diritti e di dignità, battendosi per la eliminazione definitiva dalla società umana delle cause strutturali e sovrastrutturali della disuguaglianza.

 

Il compito dei comunisti, già immane, era reso ancora più arduo dalle difficoltà obbiettive di una realtà non ancora giunta a maturazione, sempre e dappertutto diversa, più difficile per le inevitabili carenze soggettive nella capacità di comprendere e trasformare la realtà, per le immense difficoltà che le classi dominanti – ancora potentissime e atterrite dalla prospettiva aperta dall’Ottobre e dal leninismo – frapposero con ogni mezzo.

 

Problemi di enorme portata si posero: dalla loro soluzione sarebbe dipeso il passaggio alla nuova società preconizzata dai rivoluzionari marxisti.

L’approccio a questi problemi e le possibili soluzioni furono – e restano – il terreno su cui, spesso empiricamente e pragmaticamente, si è misurato lo scontro tra le classi antagoniste nel corso di quasi tutto il secolo XX.

 

Quella della transizione dal capitalismo al socialismo è una delle questioni centrali della storia recente, che ha attraversato gran parte del ‘900, e ancora resta aperta nel nuovo millennio sia per quei paesi che ancora si pongono in una prospettiva socialista, sia per quelle forze che intendono ricollocarsi e proseguire il proprio percorso in quella stessa direzione. La sua mancata o parziale soluzione ha, per il momento, determinato la sconfitta delle esperienze che convenzionalmente vengono definite di “socialismo reale”, con il conseguente sconvolgimento negli assetti economici e politici sull’intero pianeta negli ultimi anni del XX secolo.

 

Essa è, tuttavia, questione aperta che ancora divide studiosi e politici – quanto meno nel giudizio che deve esser dato sulle esperienze ancora in atto e sulle loro prospettive –, questione di immensa portata e complessità, decisiva per la storia dell’intera umanità, sempre affrontata in modo episodico e ancora ben lontana da una compiuta comprensione.

 

La sconfitta formalmente sancita prima dello spirare del secolo ha precipitato nell’avvilimento molti comunisti, li ha disorientati, ha posto l’esigenza primaria di comprenderne le cause. L’avversario di classe ha mascherato dietro la enfatizzazione della sua temporanea vittoria la propria crisi che resta, tuttavia, più grave che mai. E, contemporaneamente, lo sviluppo impetuoso delle forze produttive ha raggiunto livelli elevatissimi che oggi rendono finalmente concreto e possibile quel rinnovamento radicale rispetto al quale si era misurata la sfida dei comunisti vittoriosi e si era poi consumata la immaturità del cosiddetto “socialismo reale”.

 

Le disastrose conseguenze della sconfitta delle esperienze di transizione sono sotto gli occhi di tutti: l’Unione Sovietica è stata smembrata; alcuni dei paesi che furono di “democrazia popolare” hanno seguito la stessa sorte o sono stati semplicemente cancellati e annessi; i partiti comunisti, compreso il PCUS, sciolti; il capitalismo restaurato; la delinquenza organizzata risorta ferocissima e collusa con il potere; le conquiste proletarie cancellate e le condizioni di vita delle masse ridotte e avvilite spesso a condizioni sub-umane; il capitalismo transnazionale lanciato nel dominio dell’intero pianeta; le contraddizioni interimperialistiche tornate in primissimo piano per la spartizione del mondo ripropongono concretamente la guerra come strumento della politica aggressiva del capitalismo; le lotte dei popoli frenate e schiacciate con metodi di una ferocia senza pari; difficoltà e pericoli ancora maggiori per i paesi che ancora si battono per un futuro di tipo socialista, sperimentando strade diverse su cui è aperto e vivace il dibattito; involuzione riformista e opportunista delle organizzazioni proletarie dei paesi capitalistici e perdita progressiva di tutte le conquiste strappate dalle masse operaie e popolari con decenni di durissime lotte; vittoria del “pensiero unico”; avvilimento e sfiducia nelle file proletarie; rigurgiti di correnti politiche e di pensiero opportuniste e gradualiste, interne al movimento operaio e, in vario modo, ostili alle esperienze consumate a partire dall’Ottobre.

 

E, tuttavia, una questione di tale importanza che ha devastato il movimento comunista e ha cambiato momentaneamente la faccia del mondo è stata semplicemente e sfacciatamente ignorata, volutamente rimossa dai gruppi dirigenti del movimento operaio e comunista che – invece di porsi e di porre, con l’urgenza e la serietà che la questione imponeva, l’esigenza di giungere alla comprensione intransigente e autocritica delle esperienze e a una analisi rigorosa della realtà – hanno preferito in tutta fretta adattarsi al nuovo corso. Non è parso loro vero, in definitiva, liberarsi di un’eredità ingombrante che era di obbiettivo ostacolo sulla strada da essi preferita del gradualismo, tutto interno al sistema capitalistico.

 

La forma più semplice di rimozione è quella che segue le mode culturali del momento, che insegue il movimento, e che ritiene perciò inutile riflettere e discutere su una esperienza politica, economica e sociale che considera oramai definitivamente passata. Né è diversa l’altra rimozione, quella che a parole mostra di difendere quella gloriosa esperienza, e nei fatti – disorientata, incerta, tentennante – rinvia anno dopo anno, decennio dopo decennio la indispensabile ricognizione adducendo ed enfatizzando sine die motivi di “opportunità”. Ma vi sono altri modi per realizzare la rimozione. Vi è la rimozione degli irriducibili e dichiarati avversari del comunismo, alla von Hayek: quella esperienza non poteva non sfociare in un disastro, perché sbagliaata sin dalle origini, negatrice della libera impresa e del mercato. E ve ne è un altro, più sottile e più insidioso: quello “palingenetico” – di chi ritiene che si debba ritornare alle pure origini, direttamente a Marx, mettendo tra parentesi una storia, “in fondo, di errori e di orrori” – per ricominciare tutta daccapo una “nuova storia”, che è il modo di non fare i conti con la propria vecchia storia.

E c’è, infine, la rimozione – perfino involontaria – che si realizza con la semplificazione eccessiva, col rifiuto fideistico di ogni approccio critico: le pagelle dei buoni e dei cattivi, dei rivoluzionari conseguenti e lungimiranti e dei carrieristi opportunisti e traditori sono state già da un pezzo compilate: la storia è in fondo già scritta, la spiegazione di tutto quanto è avvenuto ormai consolidata .

 

Modi diversi per non fare veramente i conti con la storia della formazione economico-sociale sovietica, i cui oltre 70 anni di vita rappresentano – nel grandioso e contraddittorio processo delle sue realizzazioni e delle sue involuzioni, delle sue vittorie entusiasmanti e dei suoi arretramenti deludenti – il più lungo e complesso tentativo di transizione al socialismo che si sia sino ad ora conosciuto.

 

E si dimentica che la questione – ben al di là di quanto è stato “decretato” e del suggello di morte del socialismo e del comunismo che troppi hanno frettolosamente apposto – non è affatto chiusa. In Cina, in Korea, in Vietnam, a Cuba: dall’Estremo Oriente ai Caraibi, da un capo all’altro del mondo un miliardo e mezzo di uomini – un quarto dell’intera umanità – ancora si misura con i problemi della transizione. I modi sono diversi – tra loro e rispetto al passato –, le condizioni oggettive e soggettive anche, ma i problemi e gli obbiettivi, pur nel mutato scenario, sono gli stessi. E, allora, chiunque si senta seriamente impegnato sulla strada della trasformazione dei rapporti di produzione in senso socialista non può fare a meno di misurarsi con quest’esperienza, che è stata – nel bene e nel male – paradigmatica e fondativa delle altre rivoluzioni di orientamento socialista del XX secolo, di quelle temporaneamente sconfitte, e di quelle che ancora resistono.

 

La conseguenza della rimozione opportunistica è che è stato lasciato campo libero alle interpretazioni e alla propaganda di parte avversa che ha – con potenti mezzi, ma in termini propagandistici e non scientifici – sostenuto la sconfitta definitiva del comunismo e, con essa, di ogni orizzonte di liberazione dell’umanità dal giogo capitalista. Questa acquiescenza, questa accettazione passiva delle interpretazioni – interessate e spesso velenose – di parte borghese, hanno determinato l’avvilimento e la passività delle masse proletarie e, perfino, il temporaneo inaridimento del pensiero critico.

 

Non rimuovere, ma fare i conti con queste esperienze, significa anche rimettere sul tappeto alcune questioni fondamentali – teorico-politiche – che hanno assillato generazioni di comunisti e di marxisti e che mantengono – al di là delle contingenze – tutto il loro peso: quali sono le condizioni strutturali per rendere possibile la transizione? come costruire un’economia socialista? come collocarsi nelle contraddizioni del mercato mondiale? come realizzare un’effettiva socializzazione dei mezzi di produzione? qual è il ruolo dello Stato nella transizione? quale il ruolo del partito comunista? quale il rapporto partito-masse? come superare la separazione-contrapposizione tra dirigenti e diretti? come contrastare l’involuzione del processo rivoluzionario? quale educazione? quale cultura? quale concezione del mondo?

 

In questo contesto già così complesso il cinquantesimo anniversario della morte del compagno Giuseppe Stalin ha giustamente e necessariamente posto un altro grande problema: quello di combattere finalmente ed opporsi attivamente alla demonizzazione che la propaganda borghese ha fatto della figura e dell’opera del grande dirigente sovietico e dell’intero gruppo dirigente del PCUS, e che fragilità e pochezza non hanno saputo – e l’ opportunismo non ha voluto – contrastare.

La posta in gioco è infinitamente più importante della sterile e autogratificante contrapposizione fideistica a interpretazioni interessate, parziali, tendenziose e – perfino – alle infamie. Recuperare o guadagnare – soprattutto tra i giovani – consenso e sostegno alla causa del comunismo può esser fatto non con semplicistiche, stereotipate e tassative affermazioni, ma attraverso la lettura motivata e critica dell’esperienza realizzata.

 

È per questo motivo che abbiamo ritenuto preferibile iscrivere l’occasione del cinquantenario della morte di Stalin all’interno di un percorso paziente di ricerca sull’esperienza di transizione realizzata nell’URSS. La centralità del ruolo di Giuseppe Stalin in tanta parte della storia sovietica, del comunismo e dell’intero secolo appena trascorso è ineludibile e irrinunciabile, e l’anniversario offre l’opportunità per iniziare il percorso di ricerca senza infingimenti, mistificazioni o tortuosi tatticismi.

 

È allora questo il tempo di iniziare una rigorosa riflessione sulla grandiosa esperienza che il movimento operaio e comunista ha avviato, a partire dagli straordinari fatti dell’Ottobre – che restano l’esperienza e il riferimento cardine e irrinunciabile di una indagine sulla questione –, sfuggendo sia alla tentazione di vecchie concezioni celebrative o assolutorie, sia alle saccenti certezze liquidatorie di vecchi e nuovi nemici interni del movimento comunista.

 

Questa esigenza è, sì, dei militanti comunisti, ma è – anche e soprattutto – oggettivamente messa all’ordine del giorno dallo sviluppo stesso delle contraddizioni per chiunque si ponga in modo rigoroso di fronte alla necessità di comprendere la storia. Evitare ancora questa riflessione non soltanto assolve i gruppi dirigenti dei vecchi partiti dalle loro pesanti responsabilità, ma offre aiuto insperato alla parte borghese che ha buon gioco nel far credere che il comunismo abbia rappresentato soltanto una parentesi definitivamente chiusa nella storia, e getta confusione sulle prospettive.

 

La cancellazione del ’900 e il rifiuto a riflettere sulla ricchezza di esperienze del comunismo (o, anche, darne una lettura unilaterale e scopertamente tendenziosa) sono operazioni complementari – anch’esse di “revisionismo storico” – volte a impedire una reale ripresa del movimento comunista, a deviarlo verso percorsi e traguardi di tipo riformista e “compatibili”, miranti, in definitiva, a perpetuare il sistema di potere e di dominio esistente.

 

È soprattutto ai giovani – scippati della memoria storica e privati di strumenti di pensiero critico – che va rivolta la massima attenzione.

 

* * *

 

Si tratta di un lavoro di essenziale importanza e di enorme complessità, ma chi dovrebbe e potrebbe mettere in campo energie, fonti e risorse necessarie si guarda bene dal farlo: sulle rimozioni consapevolmente realizzate e consolidate, anzi, vengono costruiti percorsi “teorici” e politici che si basano sulla accettazione sostanziale del punto di vista ormai corrente – che è quello borghese – e vanno in direzione opposta a quella di una comprensione scientifica delle esperienze e di un loro recupero critico.

 

E, tuttavia, non ci si può sottrarre al compito: la insufficienza apparente delle energie e la pochezza iniziale delle risorse non possono ulteriormente ritardare l’avvio di una tale ricerca. Si può e si deve rompere il silenzio colpevole di questi anni, pur con  mezzi per il momento modesti. Si tratta di avviare un processo e di raccogliere sul campo le energie e le risorse esistenti ma disperse o disorganizzate.

 

Il Centro Culturale “La Città del Sole”, allora, propone di dar vita ad un Centro Studi sulla transizione. Lo scopo è di intraprendere un percorso di ricerca, con i tempi e i mezzi che le possibilità e le circostanze consentono, sulla base di un’ipotesi concreta e praticabile, capace di delineare il progetto della ricerca, iniziarlo materialmente e di svilupparlo a mano a mano, che abbia ben chiari, però, fin dal primo momento, il respiro e la complessità della questione.

 

L’ipotesi di lavoro è di avviare una ricerca di lungo periodo e di grande impegno sui problemi della transizione dal capitalismo al socialismo, sia nelle esperienze esaurite del cosiddetto “socialismo reale” – e, in primo luogo dell’URSS –, sia in quelle ancora in atto, pur su percorsi diversi.

 

Non si parte da zero, perché in questi anni molto – date le condizioni esistenti – è stato fatto: da un lato alcuni lodevoli e, spesso, eccellenti approcci al problema che ci indicano la strada da intraprendere; dall’altro è cresciuta intanto la convinzione che occorra riprendere il cammino di una seria riflessione sia sulle esperienze realizzate, sia su quelle realtà che, nelle nuove condizioni, si sforzano di esplorare nuove ipotesi di percorso.

 

Non solo: negli ultimi anni c’è stata anche una ancor giovane, ma robusta ripresa della ricerca teorico-filosofica da cui stanno iniziando a venire nuove interessanti e, probabilmente, promettenti chiavi di lettura anche dell’esperienza sovietica e dell’intero ‘900.

 

Va sottolineato, inoltre, con forza, che – nella persistente assenza dell’“intellettuale collettivo” – una enorme e pesante responsabilità grava su quei singoli intellettuali, su tutti quei compagni che possono apportare un serio e concreto contributo di conoscenza e di analisi al percorso collettivo da intraprendere. Essi non possono sottrarsi allo sforzo da compiere in comune, insieme, rifiutando la pratica della ricerca e dell’analisi solitarie che, in qualche caso, nascondono aristocratico compiacimento e autogratificazione individualista. È giunto il tempo di perseguire il confronto ravvicinato, di mettere in comune dati conoscitivi, di utilizzare gli stessi metodi, di fare insieme il percorso di ricerca e di analisi. Anche per questa via obbligata verranno create le condizioni di formazione e di esistenza dell’”intellettuale collettivo”.

 

* * *

 

Non possiamo, con tutta evidenza, affrontare in questa fase la ricerca contemporaneamente rispetto a tutte le diverse esperienze di transizione realizzate o tentate, sconfitte o ancora in atto.

La proposta è di tentare l’approccio a quella certamente più complessa e più difficile, ma anche – in assoluto – ineludibile e centrale per la sua importanza: quella dell’URSS.  Le altre – sia quelle terminate anch’esse nella sconfitta (come le democrazie popolari dell’Europa orientale), sia quelle ancora esistenti, pur in mezzo ad immense e più aspre difficoltà (come quelle della Cina, della Korea, del Vietnam, di Cuba) potranno essere però oggetto di attente ricognizioni che sottolineino i tratti comuni o le peculiarità di ciascuna rispetto all’esperienza sovietica. Occorrerà, certo, accumulare ulteriori risorse ed energie, nonché – dalla nostra stessa ricerca – conoscenze significative sui tanti temi della transizione, per poter affrontare adeguatamente e interpretare queste altre esperienze.

 

Sull’URSS sarà necessario individuare i molti e grandi problemi legati a tutti gli aspetti di quella vasta esperienza, e sarà – probabilmente – utile procedere sulla base di una periodizzazione temporale che – senza impossibili cesure – favorisca la ricerca rispetto ad una esperienza estremamente complessa e non omogenea nelle sue diverse fasi, dall’Ottobre al crollo.

 

* * *

In concreto la proposta è di:

 

1. tenere a Napoli  un convegno sul tema: “I problemi della transizione nell’URSS”.

Per evitare dispersioni e per meglio focalizzare le questioni principali che dovranno essere gli ambiti portanti della ricerca da continuare, sono stati suggeriti e concordati con i diversi relatori precisi argomenti, ed è stato loro richiesto non soltanto di fornire rigorose chiavi di lettura dello specifico problema, ma anche di evidenziarne la complessità, gli intrecci con l’intera esperienza della transizione, le differenti caratterizzazioni assunte nell’arco dell’intero ‘900, le relazioni con lo sviluppo della lotta di classe a livello internazionale e, quando possibile, i nessi e le derivazioni di carattere filosofico. In altre parole si cercherà di contribuire a individuare insieme i capisaldi e i punti di attacco della ricerca da proseguire in comune.

 

2. Dal momento che sarebbe ridicolo immaginare che un convegno possa fare chiarezza e dire qualcosa di conclusivo su un’esperienza grandiosa, complessa e contraddittoria come quella della transizione nell’URSS, o, anche, soltanto sull’opera di Stalin e dei gruppi dirigenti sovietici, l’intento dichiarato è soltanto quello di creare le premesse e le condizioni del futuro lavoro.

Scopo dichiarato del convegno è, allora, anche quello di dar vita concretamente al “Centro studi sulla transizione”, indicandone le direttrici e gli obbiettivi del lavoro, individuando il metodo e gli strumenti per operare, costruendone le strutture – sia pure elementari – e attribuendo precise responsabilità.

In seguito sarà necessario operare per “guadagnare” al “Centro” l’adesione, il sostegno o la collaborazione di strutture universitarie e/o culturali e di ricercatori e studiosi.

Sarà opportuno accompagnare il percorso di avvicinamento agli eventi programmati con attività e materiali preparatori e di sostegno (es.: produzione editoriale, seminari, sito web, etc.).

Il “Centro” potrebbe avere sede a Napoli dove è possibile disporre di una struttura permanente attrezzata.

 

3. Occorrerà, inoltre, evitare – per quanto possibile promuovendone la raccolta – la dispersione dell’immenso patrimonio di documenti storici (l’apertura degli archivi sta fornendo, anche se in modo poco ordinato, una grande quantità di materiali interessanti che gettano una nuova luce sulla storia sovietica e tolgono terreno a interpretazioni semplicistiche e demonizzanti), di elaborazioni teoriche (si pensi solo alla ricchezza del dibattito sovietico degli anni Venti sul diritto, l’economia, la dialettica materialistica; ma, in realtà, una riflessione sulle grandi questioni, anche se non sempre in modo aperto, vi è stata in tutti i momenti di vita dell’URSS), di produzione culturale in generale (libri, riviste, giornali, film e materiali audiovisivi).

In Italia, oltre ai pochi istituti universitari che si occupavano esplicitamente di ricerca e documentazione sull’URSS e sulle società di transizione, esistevano alcuni centri non istituzionali che raccoglievano questi materiali: in particolare, l’importantissima cineteca sovietica dell’Associazione Italia-URSS, la biblioteca centrale della stessa Associazione (e le diverse biblioteche, talora ampiamente fornite di materiale raro e interessante, dei numerosi circoli disseminati in diverse città italiane) e la sezione dedicata all’URSS e ai paesi dell’Europa centro-orientale dell’Istituto Gramsci di Roma. Molti di questi centri – com’è noto – sono stati chiusi e il materiale non è più disponibile per la consultazione.

Si può ragionevolmente cominciare a fare un lavoro di ricognizione e catalogazione del materiale esistente sparso nelle diverse città del nostrro paese per trovare il modo di renderlo accessibile e disponibile. Sarà importante, nel tempo, costituire una biblioteca (e una videoteca) telematica.

 

4. Ovunque ne esistano le condizioni sarà possibile utilizzare strumenti diversi, capaci di coinvolgere attivamente tutti coloro che sono interessati alla ricerca all’interno di un laboratorio di iniziative molto articolate: i classici seminari organizzati sotto forma sia di  lezioni sia di dibattiti; raccolta di materiali documentari e di pubblicazioni da mettere nella disponibilità e nell’utilizzo di tutti gli interessati; bibliografie, materiali audiovisivi e testimonianze orali e scritte; circolazione dei contributi (scritti e orali) al dibattito che via via saranno prodotti o che perverranno; pubblicazioni; allestimento di un sito telematico; borse di studio (se possibile). Obbiettivo primario dovrebbe essere anche quello di realizzare seminari che abbiano la funzione di formazione di base (soprattutto per i giovani) sulla storia dell’URSS e di precisa individuazione delle problematiche delle società di transizione.

 

5. Si potrà, infine, stimolare e, possibilmente, indirizzare una produzione editoriale (tradizionale e in rete telematica), tra cui: la riproposizione di testi sovietici importantissimi – un tempo disponibili anche in italiano – ormai introvabili (dalle stesse opere di Lenin ai dibattiti sulla costruzione del socialismo, sull’economia, sulla filosofia materialistica, sulla cultura e l’arte, ecc.); la traduzione di testi prodotti in URSS e nelle società di transizione inediti in Italia (dalle recenti acquisizioni negli archivi sovietici alle analisi che i comunisti (russi  e non solo) propongono oggi sulla storia e la situazione dei loro paesi); lavori fondamentali di storia e di analisi critiche della struttura economico-sociale dell’URSS e delle società di transizione, anch’essi ormai irreperibili; “libri di base”, rivolti essenzialmente alle giovani generazioni, allo scopo di fornire gli elementi fondamentali per la conoscenza dell’esperienza delle società socialiste; nuovi lavori di ricerca storica e di analisi teorica.

In quest’ambito è possibile cogestire o utilizzare (a seconda dei casi) iniziative editoriali già esistenti, o programmare nuove produzioni funzionali al progetto di ricerca e al lavoro del Centro.

 

* * *

 

Dopo aver verificato l’interesse che questa proposta ha incontrato tra studiosi e militanti – tra cui molti giovani – il Centro Culturale “La Città del Sole” ha deciso di prendere senz’altro l’iniziativa organizzando il convegno da cui far partire concretamente il percorso di formazione del “Centro studi sulla transizione”.

 

 

I PROBLEMI DELLA TRANSIZIONE AL SOCIALISMO IN URSS

 

 

Convegno

Napoli, 21-23 novembre 2003

 

Con il patrocinio di

 

 

Istituto Italiano per gli Studi Filosofici

 

Istituto di Scienze Filosofiche e Pedagogiche

dell’Università degli Studi di Urbino

 

Venerdì 21 , ore 15.00

Istituto Italiano per gli Studi Filosofici

Palazzo Serra di Cassano

via Monte di Dio 14

 

 

Sergio Manes                           Introduzione

 

 

1.     Problemi e problematiche della transizione sovietica

          ore 16.00-21.00

 

Alessandro Mazzone                 Categorie interpretative della storia delle rivoluzioni del 900.

                                               Relazione

                                              

Hans Heinz Holz                      Il testamento filosofico e politico di Stalin.

                                               Relazione

 

Domenico Losurdo                   Stalin e “La rivoluzione tradita”.

                                               Relazione

 

          ore 17.30: intervallo 30

 

          ore 18.00

 

Lorenzo Pace                           La dittatura del proletariato in Urss negli anni ’20 e ’30.

                                               Comunicazione

 

Ruggero Giacomini                   Stalin   e Trockij di fronte alla politica dei fronti popolari e alla guerra.

                                               Comunicazione

 

Aldo Bernardini                        1936 - 1977: Due Costituzioni sovietiche a confronto.

                                                               Relazione

 

Alessandro Leoni                      Il patto Ribentropp-Molotov.

                                               Relazione

 

ore 19.15- 21.00: spazio dibattito e interventi

 

 

 

 

Sabato 22 novembre , ore 9.00

Centro Culturale “La Città del Sole”

Palazzo Spinelli di Laurino

Via dei Tribunali, 362

 

 

2.     Stato, società e cultura negli anni 20-40

             ore .9.00-11.00

 

Cristina Carpinelli                     Donne e famiglia nella Russia sovietica dagli anni venti agli anni quaranta.

                                               Relazione

 

Andrea Martocchia                   Problemi della ricerca scientifica in URSS

                                               Comunicazione

 

Fabio Minazzi                           Il dibattito sul materialismo dialettico negli anni Trenta Quaranta.

                                               Relazione

 

Guido Oldrini                            Il cinema sovietico alla svolta degli anni ‘30

                                               Comunicazione

 

          ore 11.00-11.30: intervallo

 

 

3.     I problemi di un’economia socialista

          ore 11.30- 13.00

 

 

Gianni Fresu                             Lenin, la questione contadina, il problema delle alleanze.

                                               Relazione

 

Adriana Chiaia                         La collettivizzazione dell’agricoltura: una vittoria decisiva

                                               dell’economia socialista. al socialismo.

                                               Relazione

 

Gianfranco Pala                        Categorie economiche marxiste della società di transizione

                                               dal capitalismo al socialismo.

                                               Relazione

 

 

             ore 13:  intervallo

 

          ore 15.00-16.00

 

 

Fausto Sorini                            L’elaborazione di alcuni partiti comunisti oggi su Nep, mercato e piano

                                               nella transizione

                                               Comunicazione

 

 

Andrea Catone                         “Problemi economici del socialismo” di J. Stalin. Le questioni poste                                   alla società sovietica.

                                               Relazione

 

             ore 16.00-17.00: interventi e dibattito

 

          ore 17-17.30  intervallo

 

4.      Il declino e la crisi dell’URSS

            ore 17.30-21.30 

 

 

Mauro Casadio                         La politica internazionale dell’URSS e le lotte antimperialiste negli anni ’60-’80

                                               Comunicazione

 

 

Marcello Graziosi                      La politica dell’URSS tra il 1975 e il 1985

                                               Comunicazione

 

Alexander Höbel                      La fine dell’URSS. Fattori di crisi e interpretazioni.

                                               Relazione

 

Kurt Gossweiler                       Il revisionismo quale affossatore del socialismo.

                                               Relazione

 

Luigi Marino                             Breve storia di Italia-URSS

                                               Comunicazione

 

Mauro Gemma                         Lo schieramento politico russo alla vigilia delle elezioni politiche e presidenziali

                                               Comunicazione

 

 

             ore 20.30-21.30 dibattito

 

Al convegno interverrà anche, con una propria relazione, Ihsan Caralan , direttore del quotidiano operaio turco “Daily UNIVERSAL” (Günlük EVRENSEL).

 

 

 

 

 

Domenica 23 novembre, ore 9.00

Centro Culturale “La Città del Sole”

Palazzo Spinelli di Laurino

Via dei Tribunali, 362

 

 

Sessione dedicata alla costituzione del Centro Studi sulla Transizione

 

 

* * *

 

 

Coloro che volessero avere ulteriori informazioni possono far riferimento ai seguenti recapiti:

 

Centro Culturale “La Città del Sole”         via dei Tribunali 362 – 80138 Napoli

                                                              tel.            081 4206374

                                                                  081 299215

                                                              (chiedere di Sergio Manes)

                                                             

                                                              oppure mandare un messaggio al seguente indirizzo:

 

                                                              centroculturale@lacittadelsole.net