www.resistenze.org - segnalazioni resistenti - appuntamenti - 17-09-08 - n. 241

19 Settembre – ore 21.05 su RAI TRE: Kosovo nove anni dopo
 
Segnaliamo a tutti/e l’uscita del lavoro di Riccardo Iacona a cui ha collaborato Enrico Vigna e l’Associazione SOS Yugoslavia, con un lavoro di indicazione e progettazione degli incontri, delle interviste e delle realtà nelle enclavi nel Kosovo, attraverso i nostri referenti in loco.
 
Tutto ciò è stato possibile grazie all’estrema correttezza e disponibilità del giornalista R. Iacona, un vero e indipendente professionista dell’informazione, che ha avuto il coraggio ed il rigore di non accettare per buone le “verità” e le ricostruzioni precostituite sulle tragedie dei popoli jugoslavi e del popolo serbo in particolare.
 
Con questo lavoro di Iacona si rompe a livello mediatico di massa una vergognosa cappa di silenzio e falsificazioni sulla questione del Kosovo Metohija.
 
Con queste poche righe intendiamo ringraziare pubblicamente Riccardo Iacona (da loro espressamente richiestoci come attestato di stima e rispetto nei suoi confronti) a nome della gente resistente delle enclavi, delle vedove di guerra, delle famiglie dei rapiti, con cui da anni come Associazione da anni lavoriamo, e che molte di loro troverete nelle interviste del filmato, per il lavoro di verità fatto.
 
Siamo profondamente soddisfatti di essere riusciti dopo il lavoro di tutti questi anni nel Kosovo Metohija, a contribuire ad una lettura della tragedia del popolo serbo e delle minoranze di quella regione, raccontata dalle genti stesse, testimoni e protagonisti di quella storia, che per la prima volta siamo riusciti a far parlare direttamente al pubblico occidentale, ovviamente grazie a R. Iacona ed al suo staff di lavoro.
 
Sulla sua bravura e capacità professionale non vi erano dubbi, visto il lavoro da lui svolto in questi anni in vari programmi televisivi.
 
Invitiamo il maggior numero di persone a vederlo.
 
Associazione SOS Yugoslavia
 

  
La guerra infinita – RaiTre di Riccardo Iacona
Con la collaborazione di Francesca Barzini. Fotografia: Mauro Ricci. Suono in presa diretta: Peppe Vitale. Musiche originali: Daniel Bacalov. Produttore esecutivo: Miriam Poddi. Montaggio: Paolo Carpineta e Cristina Barbier
 
“KOSOVO NOVE ANNI DOPO”. Un anno di lavoro tra preparazione, sopralluoghi, riprese e montaggio, cinque paesi attraversati – Kosovo, Macedonia, Serbia, Turchia e Afghanistan - e 3 ore di reportage che andranno in onda il 19 e il 26 settembre in prima serata su Raitre.
 
Iacona ricostruisce minuziosamente la terribile pulizia etnica di cui sono stati vittime i kosovari di etnia serba. Dal 1999, da quando la NATO ha vinto la guerra contro la Serbia e insieme alle Nazioni Unite ha preso il controllo del Kosovo, 250.000 serbi sono stati cacciati dal Kosovo solo per ragioni di odio etnico, solo perché serbi. Le loro case sono state bruciate, le loro terre sono state devastate, le loro chiese sono state distrutte, anche le più antiche e preziose, quelle del 1300, i loro cimiteri sono stati profanati a colpi di pala e di piccone, interi quartieri sono stati messi a fuoco solo per impedire ai serbi che vivevano lì da centinaia di anni di poterci ritornare.
 
Nonostante la presenza della Nato gruppi armati di kosovari di etnia albanese hanno messo in atto una delle più sistematiche e feroci pulizie etniche che l’Europa ha vissuto dopo la seconda guerra mondiale, distruggendo così l’idea stessa di un paese multietnico che pure era stata all’origine della campagna militare della NATO contro la Serbia. Ma c’è di più: in questi nove anni il Kosovo è diventato la porta principale di ingresso della droga nel nostro Paese e in tutta Europa; e, sempre nonostante la presenza della Nato e delle Nazioni Unite il Kosovo si è trasformato in una piccola Colombia, un Narcostato nel cuore dell’Europa.
 
I numeri sono impressionanti: l’80 per cento di tutta la droga prodotta in Afghanistan per entrare in Europa passa dalle valli e dalle montagne del Kosovo “liberato”. Le enormi ricchezze accumulate con il traffico della droga hanno reso potenti all’estero e in patria i clan mafiosi kosovaro albanesi, capaci di inquinare in profondità i partiti che oggi guidano il Kosovo, gettando così un enorme punto interrogativo sulla natura democratica del nuovo Stato nato il 17 febbraio di quest’anno con un atto unilaterale. Ma le strade aperte della droga e delle armi che la Nato non è riuscita in questi nove anni di protettorato a chiudere, sono anche quelle da cui passa il terrorismo internazionale di matrice islamica.