www.resistenze.org - segnalazioni resistenti - appuntamenti - 02-05-13 - n. 452

14 maggio 2013 - ore 21 - Sez. ANPI "68 martiri"
Via La Salle 4 - Grugliasco (TO) [Mappa[Locandina PDF]
Inoltre il 15 a Oneglia (IM), il 16 a Pisa e il 17 a Rovato (BS) [Calendario presentazioni]
 
Presentazione del libro: Francesco Moranino, il Comandante «Gemisto»
Un processo alla Resistenza
 
Presenta:
Fulvio Grandinetti, Vice Presidente Sez. ANPI "68 martiri" - Grugliasco
Intervengono:
C. Panero, Centro di Cultura e Documentazione Popolare - Resistenze.org
G. Gorgellino, Presidente Sez. ANPI Nizza Lingotto - Torino
Con la partecipazione dell'autore:
Massimo Recchioni | massimorecchioni.org
 
Organizzano:
Sez. ANPI "68 martiri" - Grugliasco
Sez. ANPI Nizza Lingotto - Torino
Centro di Cultura e Documentazione Popolare - Resistenze.org 

Recensione a cura di Resistenze.org
 
Massimo Recchioni da qualche anno approfondisce un filone dell'indagine storica resistenziale con coraggio e precisione. Coraggio perché le vicende e i personaggi della sua trattazione sono stati controversi nella vulgata comune, dal Paolo Finardi degli Ultimi fuochi della Resistenza al Comandante Alvaro della Volante Rossa fino a Gemisto - Franco Moranino, l'ultimo lavoro dedicato al comandante partigiano, perseguitato quando sedeva in Parlamento, costretto all'esilio e a una strenua difesa.
 
Precisione perché la sua indagine è accurata, ogni fatto è indagato, sviscerato e contestualizzato, corroborato da fonti primarie: documenti di archivio, testimonianze, lettere, diari, verbali delle sedute parlamentari… Recchioni dipana la matassa aggrovigliata dell'anticomunismo e dell'ignoranza. Fotogramma dopo fotogramma ricostruisce, poggiandola sulle solide gambe della realtà fattuale e dell'onesta intellettuale, storie tradite o tardivamente e non sufficientemente reintegrate.
 
La figura di Moranino del suo ultimo libro, emerge limpida e limpido è il quadro di riferimento: in piena guerra fredda il comandante Gemisto cade sotto la scure dell'anticomunismo e mentre siede alla Camera viene raggiunto dalla richiesta di rinvio a giudizio per omicidio plurimo e diviene oggetto di reiterata autorizzazione a procedere. L'espediente: la decisione assunta dal Comando di Moranino nei fatti di Portula dell'autunno '44, di eliminare cinque uomini e due delle loro mogli per spionaggio. Un episodio che, artificiosamente separato dal contesto di guerra nel quale era avvenuto, gli costerà la condanna all'ergastolo, poi ridotta a dieci anni grazie all'indulto nel 1953. Dopo anni di esilio, non usufruì della grazia che Saragat gli concesse nel 1964, ma tornò in Italia due anni dopo, cioè quando venne promulgata l'amnistia e i fatti per cui era stato condannato riconosciuti come azioni di guerra.  
 
Perché colpire la lotta partigiana: perché è stata una lotta al di fuori della legalità, ancorché legalità fascista, al di là della Convenzione dell'Aja, lotta di chi si è elevato e sollevato, nonostante l'estrazione proletaria, di chi non si è attardato nell'attendismo, lotta talmente "scorretta", dice Recchioni, da concorrere in modo determinante alla liberazione del paese.
 
La lettura di questo Processo alla Resistenza, colma vuoti, scuote coscienze impigrite dalla propaganda che da anni, da subito, ha lavorato contro la Resistenza, riducendo il 25 aprile all'annuale ripetizione di una liturgia, sempre più lontana dall'ideale che aveva accompagnato la liberazione e più prossima alla pacificazione, ossia all'omologazione delle vittime con i carnefici. Il libro di Recchioni ingenera domande e dubbi: perché l'amnistia Togliatti? Quali scelte avrebbero consentito un esito differente? Come scardinare i gangli del potere? Quanto profonda era l'ingerenza straniera nell'Italia del dopoguerra? Com'è stata possibile la disfatta di chi, i comunisti, furono i principali animatori della lotta di Liberazione? La reintegrazione dei fascisti nei loro ranghi, la guerra fredda, Gladio, P2, le stragi di stato, la strategia della tensione, quanti interrogativi nella storia italiana…
 
Aspetti oscuri e troppo in fretta dimenticati la cui lunga ombra però ha ostinatamente operato per impedire, fra le altre cose, il nascere e lo svilupparsi di un processo di coscienza storica collettiva, politica e culturale, delle conseguenze di morte e distruzione inflitte dall'Italia governata dal fascismo al suo e agli altri popoli. Se ciò è avvenuto e se oggi è possibile che figure istituzionali onorino il criminale di guerra Graziani con un sacrario, senza che nella "società civile" ci sia un senso di ripulsa e di condanna, le responsabilità non possono ricadere solo sugli altri, sui "poteri forti", sulla DC, sugli americani e via discorrendo. Vanno cercate anche fra le forze che hanno diretto e guidato quelle grandi masse di uomini e donne, la cui parte più cosciente aveva contribuito col sangue a creare i presupposti per una Italia nuova. Il fatto che il PCI e le altre forze della sinistra si siano, negli anni, più o meno gradualmente, allontanate dalle figure "scomode" come quella del comandante partigiano "Gemisto" Moranino ha avuto un peso in questa dinamica che difficilmente può essere ignorato. Per capire quindi come si è arrivati fin qui, occorre rimettere in ordine i tasselli della nostra memoria, riannodare quei fili con l'Italia di ieri senza i quali quella di oggi diventa, per certi versi, incomprensibile. Questo libro, a merito dell'autore, potrà aiutarci nel lavoro.

 
2013 - Derive Approdi [scheda]
Introduzione di Resistenze.org
Prefazioni di Lidia Menapace e Alessandra Kersevan e un ricordo di Francesco Moranino da parte di Pietro Ingrao.

Francesco Moranino
 
anpi.it
 
Nato a Tollegno (Vercelli) il 16 febbraio 1920, deceduto a Grugliasco (Torino) il 18 giugno 1971, operaio e poi tecnico tessile.
 
Nel 1940 si era iscritto al Partito comunista clandestino e già l'anno dopo era finito davanti al Tribunale speciale. Condannato a 12 anni di reclusione, Moranino fu detenuto a Civitavecchia sino alla caduta del fascismo. Il tempo di tornare a casa ed eccolo organizzare, nel settembre del 1943, con il nome di battaglia di "Gemisto", le prime formazioni partigiane nel Biellese. Dopo essere stato comandante del distaccamento Garibaldi "Pisacane", "Gemisto" assunse il comando della 50ª Brigata Garibaldi che diresse sino a quando gli fu affidato l'incarico, prima di comandante e poi di commissario politico della XII Divisione Garibaldi "Nedo".
 
Alla Liberazione, "Gemisto" divenne segretario della Federazione comunista biellese e valsesiana e fu quindi eletto nel 1946 deputato alla Costituente. Sottosegretario alla Difesa nel terzo governo De Gasperi, Moranino fu rieletto deputato nel 1948. Nel 1951 fu nominato segretario della Federazione mondiale della gioventù democratica. Nello stesso anno una montatura giudiziaria, che aveva come obiettivo la Resistenza nel suo complesso ("Gemisto" era stato accusato dell'eliminazione di sette persone, avvenuta nella zona partigiana controllata dalla sua formazione), costrinse Moranino a riparare in Cecoslovacchia per sfuggire all'arresto.
 
Rieletto parlamentare nel 1953, Moranino poté tornare in Italia, ma dovette di nuovo riparare all'estero, quando una maggioranza di centrodestra votò alla Camera l'autorizzazione a procedere nei suoi confronti. Processato in contumacia, nel 1956, "Gemisto" fu condannato all'ergastolo. Era così evidente l'intento persecutorio contro il comandante partigiano che, nel 1958, il presidente della Repubblica, Giovanni Gronchi, decretò la commutazione della pena in dieci anni di reclusione.
 
Il provvedimento avrebbe consentito a Moranino di tornare in Italia, ma il comandante partigiano rifiutò di accettare questa sorta di grazia. Rimpatriò soltanto quando fu ufficialmente riconosciuto che i fatti di cui era accusato erano "atti di guerra" (tra l'altro non da lui ordinati), connessi con la Guerra di Liberazione e quindi giuridicamente legittimi. Rientrato in Italia, Moranino fu eletto, nel 1968, senatore nel collegio di Vercelli con 38.446 voti. Morì, tre anni dopo, stroncato da un infarto.
 

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