www.resistenze.org - segnalazioni resistenti - libri - 28-03-11 - n. 357

Massimo Recchioni: Il tenente Alvaro, la Volante Rossa
e i rifugiati politici italiani in Cecoslovacchia
 
Presentazione del libro a Torino:
15 aprile 2011, ore 21 presso il Circolo culturale "Progresso" (ex 39) - via Trivero 16 - locandina PDF Mappa
Tutte le prossime presentazioni su www.massimorecchioni.org/iltenentealvaro.html
 
Il «tenente Alvaro» era il nome di battaglia di Giulio Paggio, il comandante della Volante Rossa, un raggruppamento di ex partigiani comunisti milanesi attivo nel dopoguerra. Con le sue azioni antifasciste e antipadronali ha incarnato i sentimenti di una «Resistenza tradita» perché incompiuta e non sfociata in una rivoluzione politica socialista. La Volante Rossa operò fino al gennaio del 1949 rendendosi responsabile anche di alcuni omicidi.
 
Per la prima volta questo libro narra le vicende del suo mitico comandante che, evitato l’arresto, con l’aiuto del Pci riparò in Cecoslovacchia dove rimase per il resto della sua vita, nonostante la grazia concessagli nel 1978 dall’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini. Il «tenente Alvaro» è stato un personaggio misterioso che ha vissuto per trent’anni sotto falso nome nella clandestinità. Ma è stato anche un personaggio molto scomodo, sia per la storia della Resistenza che per quella del Pci, la cui direzione ha sempre avuto con lui rapporti ambigui e contraddittori.
 
Per narrare queste vicende l’autore si è avvalso di numerose testimonianze raccolte tra gli ex rifugiati politici italiani in Cecoslovacchia che allora arrivarono a contare 500 comunisti accusati e condannati per reati compiuti nel corso delle lotte e degli scontri sociali del dopoguerra.
 
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Massimo Recchioni - www.massimorecchioni.org
Massimo Recchioni (1959) è il principale promotore del Comitato dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia nella Repubblica Ceca. Si dedica ad attività politiche, giornalistiche , socio-culturali e associative. Per le nostre edizione è autore di Ultimi fuochi di Resistenza. Storia di un combattente della Volante Rossa.

 
Un estratto da libro:
 
"Settembre 1944, il maledetto tombino"
Era metà settembre del 1944, uno degli ultimi tiepidi sabati pomeriggio di quello che sarebbe stato un piovoso autunno milanese. La sera precedente Giulio aveva scorrazzato per Milano distribuendo volantini contro l’occupazione fino a notte fonda. Erano diventate operazioni pericolose anche quelle di propaganda notturna. L’aria a Milano era pesante, l’occupazione ancora molto dura e feroce.
 
Era passato solo un mese dall’eccidio di piazzale Loreto. Il 10, un giovedì mattina di agosto, avevano avvertito Giulio, come tanti altri, di raggiungere il piazzale, anche se con circospezione. Ci arrivò con Giorgio, compagno di Brigata, con il tram da Lambrate. Giunti nel piazzale, vedendo dei capannelli di persone, si avvicinarono e si presentò loro uno spettacolo raccapricciante. Quindici partigiani erano stati fucilati all’alba e i loro corpi lasciati sul selciato a un lato della piazza.
 
Erano stati uccisi per rappresaglia in seguito a un attentato dove non era morto alcun tedesco. I loro cadaveri erano stati lasciati lì a bella posta per tutto il giorno, ammucchiati e lasciati riempire di mosche sotto il cocente sole di agosto in modo da poter esser visti da tutti i passanti. Quella macabra e vergognosa azione, quindi, doveva servire di monito per tutta la popolazione civile, per dimostrare come sarebbe finito chi avesse osato combattere il nazifascismo.
 
Erano stati quelli della legione Muti della Repubblica sociale italiana, anche se comandati da un capitano delle SS, a passarli per le armi. Ed erano rimasti lì di guardia al loro trofeo per tutto il giorno. Non facevano avvicinare nessuno, neanche i familiari dei quindici arrivati sul luogo. Anzi, mentre questi si disperavano e urlavano «assassini!» i fascisti li schernivano.
 
«Che bastardi criminali, che possano essere fulminati!», disse Giulio a Giorgio. «Ma vedrai che la pagheranno, eccome se la pagheranno...», rispose Giorgio con le lacrime agli occhi. Invece nessuno pagò per quella strage. Il capitano nazista Theodor Saevecke sarebbe stato addirittura arruolato, dopo la guerra, dai servizi segreti statunitensi. Evidentemente «ci sapeva fare» coi comunisti, e per questo lo fecero lavorare.."
 
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"Dopo il 25 aprile del 1945, in memoria di quello che aveva rappresentato nella lotta di Liberazione l’omonima «sotto-brigata» della 85ma Garibaldi, operativa nella Val d’Ossola, alcuni reduci della Resistenza milanese fondarono l’organizzazione della Volante Rossa. Lo fecero nel quartiere di Lambrate, a est di Milano, in via Conte Rosso 12. Il luogo era simbolico, là c’era stata, fino a poco tempo prima, la Casa del Fascio. Ora ci avevano messo radici praticamente tutti i partiti della sinistra, l’Anpi, l’Unione donne italiane e altre organizzazioni tra cui la Casa del Popolo, all’interno della quale la Volante Rossa crebbe. Gli scopi dell’organizzazione erano molteplici: innanzitutto tener viva e vigile la memoria sulla guerra di Liberazione; poi costituire una sede culturale, politica, sociale, sportiva e quant’altro per tutte quelle ragazze e ragazzi che erano cresciuti durante la guerra e che di fatto una gioventù e una crescita sociale non le avevano potute avere. Più passava il tempo e più i fascisti tornavano impuniti in circolazione. La Volante Rossa si pensò obbligata a sostituirsi a chi era preposto a esercitare nei loro confronti vigilanza e giustizia e non lo faceva.
 
Il gruppo venne fondato da giovani che erano freschi di Resistenza. Oltre a Giulio Paggio, detto Alvaro, c’erano Oreste Burato detto Lino, Ferdinando Clerici detto il Balilla, Osvaldo Poli, Otello Alterchi e pochi altri. I rari non iscritti al Partito comunista ne erano comunque simpatizzanti. Gli altri – in totale la Volante Rossa sarebbe arrivata a contare circa una settantina di aderenti – erano tutti molto giovani e assai poco politicizzati, e di alcuni esponenti minori non si conobbe neanche mai il nome. Altri, semplicemente, partecipavano alle attività ludiche del gruppo, ma nel momento in cui si progettava qualche azione si tiravano indietro per paura. Quel che è certo è che la stragrande parte di loro aveva un lavoro da operaio, e anche per questo fu sempre estremamente saldo il legame tra il gruppo e le lotte all’interno delle fabbriche dove essi erano impiegati. A tutti gli effetti erano avanguardie della classe operaia.
 
Ai fondatori, che avevano un’età media di vent’anni, si unirono giovani la cui età era compresa tra i 13 e i 20 anni. Alcuni avevano partecipato all’ultima fase della guerra di Liberazione, con ruoli secondari o come staffette – tra questi Paolo Finardi, Pastecca – mentre altri erano troppo giovani. Però ne sentivano parlare in continuazione dai loro compagni più grandi, e da quei racconti restavano affascinati. Anche se bambini o adolescenti avevano comunque vissuto la guerra e le angherie degli oppressori. All’inizio la Volante Rossa funzionò a tutti gli effetti come un circolo ricreativo-sportivo ben strutturato dove si organizzavano
gare, balli ed escursioni. Ma, dietro queste attività di facciata, iniziò a farsi strada un’azione di vigilanza di tipo clandestino su quanto stava accadendo nel paese.
 
Molti, troppi fascisti, anche responsabili di gravi reati, venivano spesso interrogati sui fatti in questione e poi subito rilasciati. Assai pochi erano coloro che, pur
avendo avuto ruoli importanti nel passato regime, venivano mandati a processo, e ancora di meno quelli che, pur se condannati, restavano in galera. Si contavano davvero sulle dita di una mano. Immediatamente dopo la Liberazione, inoltre, i fascisti iniziarono a riorganizzarsi in gruppuscoli e formazioni diverse. Dall’unione di esse l’anno successivo sarebbe nato, caso paradossale in un paese appena affrancato da una dittatura fascista, un partito di quella stessa dichiarata ideologia: il Movimento sociale italiano.."
 
Massimo Recchioni
Il tenente Alvaro, la Volante Rossa
e i rifugiati politici italiani in Cecoslovacchia
Editrice Derive Approdi - www.deriveapprodi.org
pagg. 192
€15
Isbn 978-88-6548-020-5
 

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