NO allo sdoganamento dei fascisti di Salò
“Fascismo e nazismo ebbero modalità differenti ma condivisero la stessa natura
e alla fine la loro unione fu organica e totale. Essere indulgenti con Salò
significa esserlo anche con i nazisti”. (Moni Ovadia)
Alla vigilia del 60° della Liberazione, il centro destra ha presentato un
disegno di legge riguardante il "riconoscimento della qualifica di
militari belligeranti a quanti prestavano servizio militare dal 1943 al 1945
nell'esercito della Repubblica sociale", ma definire «militari belligeranti» i
militi di Salò è un controsenso storico. La loro fu una scelta che
contrapponeva una patria neofascista e filotedesca alla Patria legittima difesa
dai Partigiani e dai soldati rimasti fedeli al Paese, dai tanti combattenti
caduti, dai massacrati di Cefalonia, tutti uniti in una comune guerra di
liberazione nazionale. I militi di Salò invece combattevano contro l'Italia.
Con la sua discesa in campo, Berlusconi ha “sdoganato” i fascisti di Alleanza
Nazionale che col congresso di Fiuggi si sono dati una parvenza democratica.
Ora, con questa proposta, grazie a quella democrazia che hanno sempre
disprezzato, tornati al potere i fascisti manipolano la storia ma gettano la
maschera. E non va dimenticato che, se AN si è permessa di presentare questa legge, è
anche grazie ai numerosi cedimenti fatti negli anni scorsi sul terreno del
revisionismo storico. È ora di dire basta. Riconoscere i “ragazzi di
Salò” è offendere tutti coloro che, per conquistare e difendere questa
democrazia, hanno sofferto e sono morti.
Si comprendono i “ragazzi di Salò” e si demonizzano i partigiani jugoslavi. E
con questi ultimi anche migliaia di italiani che, dopo l’8 settembre, si
unirono ad essi per combattere il nazifascismo in Jugoslavia, sovente morendo
per la libertà di quella terra e per riscattare l’onore del popolo italiano
infangato da vent’anni di fascismo in casa e di politica coloniale all’estero.
Da destra e da “sinistra” molti si dichiarano per la “riconciliazione”, in
realtà lavorano per rinfocolare odi, rancori, razzismo etnico. Questi signori
dimenticano che la riconciliazione c’è già stata: è avvenuta il 25 aprile 1945,
con la sconfitta del fascismo, la cacciata dell’invasore nazista e la vittoria
della lotta di liberazione nazionale.
Il mito
degli italiani “brava gente” è fondato sulla rimozione storica dei crimini di
guerra commessi dall’esercito italiano nelle colonie e nei territori invasi,
prima e durante la 2° guerra mondiale. Dagli archivi delle Nazioni Unite emerge
che nel periodo coloniale e della 2° guerra mondiale i fascisti e l’esercito
italiano UCCISERO oltre UN MILIONE di persone, di cui 300.000 nella sola
Jugoslavia (come testimonia lo storico americano M. Palombo, nel
documentario “Fascist Legacy” che è stato acquistato dalla Rai e mai
trasmesso).
Ben 800
italiani furono dichiarati “criminali di guerra” dalla “Commissione per i
crimini di guerra delle Nazioni Unite”, e mai processati. Nei campi di
concentramento italiani furono rinchiusi più di 100.000 jugoslavi uomini, donne,
bambini, e 11.606 vi morirono (quelli accertati). Quasi 200.000 furono i civili
falciati dai plotoni di esecuzione italiani, in quanto “ribelli e banditi”.
Non si può revisionare storicamente e ribaltare i processi storici
avvenuti senza contestualizzarli.
E’ un’operazione antistorica e faziosa, senza alcuna scientificità e
credibilità, smaccatamente razzista.
Occorre avere l’onestà di partire dall’aggressione militare dell’aprile 1941,
sbocco di quanto già era stato fatto in termini di snazionalizzazione,
vessazione e persecuzione etnica di altri popoli, fino ad arrivare alle vere e
proprie deportazioni, dalle infami e criminali politiche fasciste italiane,
contro le popolazioni slave da sempre residenti nelle regioni del confine
orientale, mischiate e coabitanti, al di là dell’appartenenza a questo o a
quell’altro gruppo etnico. Occorre tenere sempre presente la politica dell’Italia
fascista che teorizzava l’espansionismo e lo sciovinismo come obiettivi da
conseguire. Occorre ricordare che nel 1918, al termine del primo
conflitto mondiale, il Regno d’Italia “inglobò” oltre 500.000 sloveni e croati.
Accettare
per legge che coloro i quali trascinarono il nostro paese al disastro e la
nostra gente al massacro siano da esaltare come eroi, oltre ad essere
vergognoso è anche oltraggioso sia verso quella generazione di “ragazzi” che,
invece di andare a Salò o stare a guardare, salì in montagna a combattere il
nazifascismo, pagando spesso con la tortura e con la morte la scelta della
lotta per la libertà, sia verso tutti gli italiani che furono, sono stati e
sono democratici e antifascisti.
L’Italia ha già una giornata del ricordo, che è anche giornata della
riconciliazione e che può arricchirsi di altri valori come quella della
richiesta di perdono ai popoli danneggiati dalle politiche fasciste. L’Italia
ha già il 25 aprile, che è la giornata di tutti gli italiani che credono nella
democrazia, che sanno dichiararsi antifascisti nelle parole e nei fatti, che
credono nella convivenza pacifica tra i popoli, che sanno anche distinguere
l’innocente dal carnefice.
Per questo sottoscriviamo e facciamo
nostre le parole di un italiano partigiano e antifascista, che ha combattuto
per l’Italia che amiamo e che continueremo a difendere: quella dove la
sovranità appartiene al popolo, dove la giustizia è amministrata da una
magistratura indipendente, dove libertà, diritto al lavoro, e ripudio della
guerra non sono vuote parole ma sono uno stile politico e di vita.
“…La storiografia revisionista si è così riempita di
pidocchi revisionisti che pretendono di cambiare gli accaduti, la memoria, la
toponomastica, i libri di testo… Quelli che combattevano al fianco dei
nazisti…volevano la fine delle libertà. Furono invece i Partiti della
Resistenza a recuperare le libertà…”I morti” diceva Pavese “sono tutti eguali,
partigiani e repubblichini”… Ma non erano uguali le loro storie, le loro idee.
La pietà è una cosa che fa parte del sentimento umano solidale, ma la pietà per
le idee non ha senso, non si può avere pietà per le idee barbare, assassine,
non si può revisionare l’orrore, si può al massimo dimenticarlo… per pietà”.
(G. Bocca)
dal volantino di aprile 2005
del SOCIALFORUM ZONA OVEST (Torino)
le sezioni collegnesi dell’Associazione di amicizia Italia-Cuba, dei
Comunisti Italiani, di Rifondazione Comunista, dei Verdi
In occasione delle attività di celebrazione
del 60° anniversario della Liberazione dal nazifascismo, il socialforum zona
ovest di Torino ha partecipato con una decisa e vibrante denuncia del
revisionismo storico, rifiutando la riabilitazione politica e morale dei
“repubblichini” che sta operando il centro destra.
Inoltre, ha denunciato la vile propaganda che demonizza i partigiani jugoslavi
e nasconde i crimini di guerra compiuti dallo sciovinismo fascista nei Balcani
durante l’occupazione italiana.
Gli interventi del Socialforum Zona Ovest:
21 Aprile ----- spettacolo gratuito
di Bebo Storti a Collegno
25 Aprile ----- manifestazione per il
60° anniversario Liberazione a Collegno
30 Aprile ----- fiaccolata in memoria
dei 30 martiri a Collegno e Grugliasco
01 Maggio ----- manifestazione a Torino
Il volantinaggio è stato coadiuvato da una efficace mostra cartellonistica sul
tema dei crimini dell’occupazione italiana in Yugoslavia interamente
autoprodotta.
Segue il testo del volantino distribuito in quelle date e località.