www.resistenze.org - cultura e memoria resistenti - antifascismo - 22-04-05

NO allo sdoganamento dei fascisti di Salò


“Fascismo e nazismo ebbero modalità differenti ma condivisero la stessa natura e alla fine la loro unione fu organica e totale. Essere indulgenti con Salò significa esserlo anche con i nazisti”. (Moni Ovadia)

Alla vigilia del 60° della Liberazione, il centro destra ha presentato un disegno di legge riguardante il "riconoscimento della qualifica di militari belligeranti a quanti prestavano servizio militare dal 1943 al 1945 nell'esercito della Repubblica sociale", ma definire «militari belligeranti» i militi di Salò è un controsenso storico. La loro fu una scelta che contrapponeva una patria neofascista e filotedesca alla Patria legittima difesa dai Partigiani e dai soldati rimasti fedeli al Paese, dai tanti combattenti caduti, dai massacrati di Cefalonia, tutti uniti in una comune guerra di liberazione nazionale. I militi di Salò invece combattevano contro l'Italia.
Con la sua discesa in campo, Berlusconi ha “sdoganato” i fascisti di Alleanza Nazionale che col congresso di Fiuggi si sono dati una parvenza democratica. Ora, con questa proposta, grazie a quella democrazia che hanno sempre disprezzato, tornati al potere i fascisti manipolano la storia ma gettano la maschera. E non va dimenticato che, se AN si è permessa di presentare questa legge, è anche grazie ai numerosi cedimenti fatti negli anni scorsi sul terreno del revisionismo storico. È ora di dire basta. Riconoscere i “ragazzi di Salò” è offendere tutti coloro che, per conquistare e difendere questa democrazia, hanno sofferto e sono morti.

Si comprendono i “ragazzi di Salò” e si demonizzano i partigiani jugoslavi. E con questi ultimi anche migliaia di italiani che, dopo l’8 settembre, si unirono ad essi per combattere il nazifascismo in Jugoslavia, sovente morendo per la libertà di quella terra e per riscattare l’onore del popolo italiano infangato da vent’anni di fascismo in casa e di politica coloniale all’estero. Da destra e da “sinistra” molti si dichiarano per la “riconciliazione”, in realtà lavorano per rinfocolare odi, rancori, razzismo etnico. Questi signori dimenticano che la riconciliazione c’è già stata: è avvenuta il 25 aprile 1945, con la sconfitta del fascismo, la cacciata dell’invasore nazista e la vittoria della lotta di liberazione nazionale.

Il mito degli italiani “brava gente” è fondato sulla rimozione storica dei crimini di guerra commessi dall’esercito italiano nelle colonie e nei territori invasi, prima e durante la 2° guerra mondiale. Dagli archivi delle Nazioni Unite emerge che nel periodo coloniale e della 2° guerra mondiale i fascisti e l’esercito italiano UCCISERO oltre UN MILIONE di persone, di cui 300.000 nella sola Jugoslavia (come testimonia lo storico americano M. Palombo, nel documentario “Fascist Legacy” che è stato acquistato dalla Rai e mai trasmesso).
Ben 800 italiani furono dichiarati “criminali di guerra” dalla “Commissione per i crimini di guerra delle Nazioni Unite”, e mai processati. Nei campi di concentramento italiani furono rinchiusi più di 100.000 jugoslavi uomini, donne, bambini, e 11.606 vi morirono (quelli accertati). Quasi 200.000 furono i civili falciati dai plotoni di esecuzione italiani, in quanto “ribelli e banditi”.

Non si può revisionare storicamente e ribaltare i processi storici avvenuti senza contestualizzarli.
E’ un’operazione antistorica e faziosa, senza alcuna scientificità e credibilità, smaccatamente razzista.
Occorre avere l’onestà di partire dall’aggressione militare dell’aprile 1941, sbocco di quanto già era stato fatto in termini di snazionalizzazione, vessazione e persecuzione etnica di altri popoli, fino ad arrivare alle vere e proprie deportazioni, dalle infami e criminali politiche fasciste italiane, contro le popolazioni slave da sempre residenti nelle regioni del confine orientale, mischiate e coabitanti, al di là dell’appartenenza a questo o a quell’altro gruppo etnico. Occorre tenere sempre presente la politica dell’Italia fascista che teorizzava l’espansionismo e lo sciovinismo come obiettivi da conseguire. Occorre ricordare che nel 1918, al termine del primo conflitto mondiale, il Regno d’Italia “inglobò” oltre 500.000 sloveni e croati.

Accettare per legge che coloro i quali trascinarono il nostro paese al disastro e la nostra gente al massacro siano da esaltare come eroi, oltre ad essere vergognoso è anche oltraggioso sia verso quella generazione di “ragazzi” che, invece di andare a Salò o stare a guardare, salì in montagna a combattere il nazifascismo, pagando spesso con la tortura e con la morte la scelta della lotta per la libertà, sia verso tutti gli italiani che furono, sono stati e sono democratici e antifascisti.

L’Italia ha già una giornata del ricordo, che è anche giornata della riconciliazione e che può arricchirsi di altri valori come quella della richiesta di perdono ai popoli danneggiati dalle politiche fasciste. L’Italia ha già il 25 aprile, che è la giornata di tutti gli italiani che credono nella democrazia, che sanno dichiararsi antifascisti nelle parole e nei fatti, che credono nella convivenza pacifica tra i popoli, che sanno anche distinguere l’innocente dal carnefice.
 Per questo sottoscriviamo e facciamo nostre le parole di un italiano partigiano e antifascista, che ha combattuto per l’Italia che amiamo e che continueremo a difendere: quella dove la sovranità appartiene al popolo, dove la giustizia è amministrata da una magistratura indipendente, dove libertà, diritto al lavoro, e ripudio della guerra non sono vuote parole ma sono uno stile politico e di vita.

 “…La storiografia revisionista si è così riempita di pidocchi revisionisti che pretendono di cambiare gli accaduti, la memoria, la toponomastica, i libri di testo… Quelli che combattevano al fianco dei nazisti…volevano la fine delle libertà. Furono invece i Partiti della Resistenza a recuperare le libertà…”I morti” diceva Pavese “sono tutti eguali, partigiani e repubblichini”… Ma non erano uguali le loro storie, le loro idee. La pietà è una cosa che fa parte del sentimento umano solidale, ma la pietà per le idee non ha senso, non si può avere pietà per le idee barbare, assassine, non si può revisionare l’orrore, si può al massimo dimenticarlo… per pietà”. (G. Bocca)


dal volantino di aprile 2005 del SOCIALFORUM ZONA OVEST (Torino)
le sezioni collegnesi dell’Associazione di amicizia Italia-Cuba, dei Comunisti Italiani, di Rifondazione Comunista, dei Verdi


In occasione delle attività di celebrazione del 60° anniversario della Liberazione dal nazifascismo, il socialforum zona ovest di Torino ha partecipato con una decisa e vibrante denuncia del revisionismo storico, rifiutando la riabilitazione politica e morale dei “repubblichini” che sta operando il centro destra.
Inoltre, ha denunciato la vile propaganda che demonizza i partigiani jugoslavi e nasconde i crimini di guerra compiuti dallo sciovinismo fascista nei Balcani durante l’occupazione italiana.
Gli interventi del Socialforum Zona Ovest:

21 Aprile    ----- spettacolo gratuito di Bebo Storti a Collegno
25 Aprile    ----- manifestazione per il 60° anniversario Liberazione a Collegno
30 Aprile    ----- fiaccolata in memoria dei 30 martiri a Collegno e Grugliasco
01 Maggio  ----- manifestazione a Torino

Il volantinaggio è stato coadiuvato da una efficace mostra cartellonistica sul tema dei crimini dell’occupazione italiana in Yugoslavia interamente autoprodotta.
Segue il testo del volantino distribuito in quelle date e località.