www.resistenze.org - cultura e memoria resistenti - antifascismo - 07-09-07 - n. 193

Comunismo e nazismo sono forse la stessa cosa?
 
Massimiliano Ay, studente e membro del Comitato Centrale del Partito Svizzero del Lavoro (www.pdl.ch)
 
Dire che nazismo e comunismo sono state due facce della stessa medaglia è un errore storico grave, dovuto a poca conoscenza dei fatti o a paraocchi ideologici. Nel marxismo troviamo infatti principi ancora oggi preziosissimi per le scienze sociali e utili per analizzare le contraddizioni della società attuale, non altrettanto nel pensiero fascista. Le battaglie per i diritti dei lavoratori, per l'uguaglianza sociale, per la parità uomo-donna, per il diritto allo studio, per la sanità gratuita, ecc. Tutto questo è presente sia nel socialismo teorico di Marx e di Engels, sia in quello "reale" di Lenin, e addirittura è riscontrabile in quello di Stalin o di Mao, tanto per fare qualche nome. Tutto ciò nel comunismo (o nel socialismo, come sarebbe giusto dire) c'è sempre stato e c'è tuttora. Che dire poi della discriminazione razziale legalizzata? Essa non c’era in URSS, quanto piuttosto sotto Hitler, e fino agli anni ’60 pure nei democratici Stati Uniti d’America.
 
Certo, nei paesi del socialismo reale vi sono stati errori tragici, alcuni casi vanno sicuramente classificati come orrori, ma questo non impedisce ad uno storico serio di analizzare gli accadimenti con occhio critico e soprattutto contestualizzandoli socialmente ma soprattutto culturalmente. Spesso infatti alla Destra piace fare la contabilità dei morti: in realtà i paesi socialisti avevano codici penali non molto dissimili da quelli in voga, a quei tempi, nei paesi liberal-democratici, solo che quando un ladro o un assassino finiva in un gulag o veniva fucilato, nei vari "libri neri" del comunismo esso viene calcolato come "dissidente politico giustiziato", anche quando di “politico” aveva ben poco. E qui si potrebbero scrivere pagine intere sulle imprecisioni storiche volte a fomentare il clima anti-comunista in Occidente.
 
Le vittime ci sono state e sono sempre troppe. Nessuno parla però dei morti dovuti alle carestie create dai modi di produzione capitalista, dei drammi dovuti al lavoro nero, precario e minorile; pochi parlano dei morti civili dovuti alle guerre fra potenze imperialiste e pochi ricordano le vittime delle dittature liberiste, come quella di Pinochet sostenuta dagli USA e da papa Giovanni Paolo II. Questi sarebbero incidenti, o al massimo crimini di questo o di quello statista singolo, mai del capitalismo. Al contrario quello che succedeva all’Est, anche il più banale degli abusi, è sempre la dimostrazione che il socialismo è mostruoso e non funziona. Ma usare due pesi e due misure per analizzare i fatti non è serio e non è obiettivo.
 
Quando parlo di comunismo lo faccio anche per non dimenticare coloro che hanno lottato generosamente non per il proprio egoismo, ma per degli ideali di giustizia e di solidarietà, coloro che volevano fare "come in Russia": la Costituzione della vicina Italia, ad esempio, è stata scritta in gran parte dai comunisti, ed essi hanno ricoperto eroici ruoli della difesa della libertà contro il fascismo in tanti altri paesi. Molti sono stati i giovani comunisti ticinesi che decisero di partire in Spagna per combattere il franchismo, molti quelli che lavorarono al fianco degli esuli italiani in lotta con il regime mussoliniano. Un regime che il nostro Consiglio federale (lo stesso che vietò il Partito Comunista Svizzero) non voleva dispiacere, a differenza invece di una certa URSS che liberò l'Europa dalle nafandezze naziste!
 
Ma se i comunisti svizzeri possono dichiarare di avere contribuito per oltre 60 anni alla democrazia del nostro paese, non altrettanto possono fare i nostalgici nazisti. Del nazismo rifiutiamo tutto: la cultura militarista e il culto della guerra, la teoria della razza, dello spazio vitale, del darwinismo sociale, la discriminazione come base fondamentale della società.
 
E' evidente insomma come il fatto di voler mettere sullo stesso piano nazismo e comunismo vada classificato chiaramente come una pura mossa propagandista che non favorisce in nessun caso la ricerca della verità.