www.resistenze.org - cultura e memoria resistenti - laicismo - 26-06-03

da: vocedelgamadi@yahoogroups.com

traduzione dal francese a cura del Ccdp

 

Pourquoi, athée convaincu, j’irai à la manif du foulard…

Perché, ateo convinto, andrò al manifestazione del foulard…


di Michel Collon

Un'abbondante posta e vivaci discussioni hanno seguito la mia lettera di tre giorni fa, in aiuto all'appello delle giovani donne musulmane di Bruxelles :

"Il Collettivo NON TOCCARE IL MIO FOULARD! vi invita a manifestare la vostra indignazione per il trattamento umiliante di cui sono vittime le ragazze che portano il foulard, espulse dalle scuole, escluse dagli studi, umiliate nell'espressione più intima e naturale delle loro convinzioni religiose personali."

Il foulard o il razzismo?
Parecchi amici progressisti hanno reagito, talvolta con collera, fino ad accusarmi di allinearmi su "un'ideologia islamica" e di negare l'analisi critica che Marx faceva della religione. Secondo la maggior parte delle critiche, il rispetto della scuola laica implica di imporre a queste ragazze di togliere i loro veli sotto pena di esclusione.

Sebbene non sia per niente un specialista in questo campo, vorrei spiegare perché penso che questi amici si sbagliano. E perché personalmente, pur essendo e restando un ateo convinto, andrò tuttavia a questa manifestazione in solidarietà con queste ragazze contro la discriminazione e la repressione.

Per me, il grande problema, non è il foulard, ma il razzismo. E l'attuale attacco razzista fa parte di una campagna di demonizzazione degli arabi e dei musulmani. Questa demonizzazione serve ai preparativi di guerra del Signor Bush. Di cui gli obiettivi sono: 1) Ricolonizzare e dominare l'insieme del mondo musulmano, per fare man bassa su tutto il petrolio del mondo e sottrarlo ai suoi rivali economici. 2) Schiacciare la contestazione crescente di fronte all'ordine ingiusto imposto dalle multinazionali che impoveriscono gran parte del pianeta.

L'imperialismo USA minaccia tutto il pianeta. Dopo la Iugoslavia, l'Afghanistan e l'Iraq, i suoi prossimi bersagli saranno l'Iran, la Siria, la Corea del Nord, Cuba… Fino alla Cina. Di fronte a questo pericolo colossale, è urgente che tutti i progressisti e tutte le persone che amano la pace formino un grande fronte internazionale di resistenza alla guerra ed alla preparazione psicologica che l'accompagna: il razzismo e le campagne di demonizzazione che colpiscono tutti i paesi, tutti i popoli presi di mira

L'essenziale: combattere insieme la guerra 

Il corollario alle guerre condotte laggiù, è il razzismo anti-arabo qui. Le classi dominanti dei nostri paesi vogliono sì degli immigrati che rendano economicamente, ma rifiutano loro l'uguaglianza dei diritti.
Perché? Per impedirli di resistere allo sfruttamento. Così restano dei cittadini di seconda o di terza classe. In Francia, particolarmente, i giovani detti "delle periferie" subiscono una negazione totale dei loro diritti.

Questa divisione indebolisce la resistenza comune, tanto di fronte allo sfruttamento dei lavoratori quanto allo scoppio delle guerre laggiù. Al posto di tentennare sul velo, sarebbe meglio battersi energicamente per il diritto di voto per tutti ed il rispetto dei diritti sociali di tutti. Le nostre classi dominanti, laiche o no, non applicano sempre i loro principi costituzionali rifiutando il diritto di voto ad un largo frangia della popolazione.

Il problema, non è il velo. Parecchi professori francesi hanno scritto recentemente:
"Questo velo ricupera delle realtà diverse, e noi abbiamo degli apprezzamenti diversi, addirittura divergenti, sul suo significato, ma siamo tutti d'accordo per stimare che, in ogni caso, che il velo sia imposto alle ragazze o che risulti da una scelta, l'esclusione è la peggiore delle soluzioni. Non siamo dei "sostenitori del velo"; siamo semplicemente sostenitori di una scuola laica che opera all'emancipazione di tutti, e non all'esclusione. Perché la laicità, come la definiscono le leggi del 1881, 1882 e 1886, è un obbligo che riguarda i locali, i programmi, scolastici ed il corpo insegnante, e non gli alunni. Agli alunni si impongono delle regole come l'assiduità a tutti i corsi o il rispetto altrui, ma non è legittimo moltiplicare gli obblighi per dei giovani in formazione che vengono a scuola unicamente per apprendere, formarsi e trasformarsi - soprattutto se questi obblighi non hanno nessuna necessità dal punto di vista del funzionamento della scuola. Siamo in molti ad affiancare o ad aver affiancato queste alunne velate nelle scuole, e possiamo testimoniare che mai la loro presenza ha impedito agli insegnanti di insegnare, né agli alunni o agli studenti di studiare." (Libération, 20 maggio 03)

Di fatto si è in piena discriminazione. Nessuno propone di vietare l'accesso alla scuola ai giovani che mostrino una croce cristiana al loro occhiello o in un gioiello, o altri distintivi simili. Sono solo i musulmani che sono presi di mira

E' nostro interesse impedire ciò che ci si divide. Se veramente cerchiamo di costruire un fronte di resistenza alla guerra, qual'è la questione più importante : le nostre differenze sulla religione o il nostro rigetto comune dell'imperialismo? Atei, cristiani, musulmani, dobbiamo imparare ad unirci ed a lavorare insieme perché la nostra epoca esige realmente una mobilitazione totale. Ciò vuole dire in primo luogo che bisogna imparare a conoscersi, a comprendersi. Sembra che certi miei avversari non abbiano mai discusso con giovani musulmani o musulmane.

Aprirsi e comprendersi

Nella sinistra europea, non si è fatto abbastanza sforzi, e talvolta neanche uno, per dare il posto che spetta agli immigrati arabi. In Belgio, in Francia, ed in altri paesi, i giovani arabi rappresentano una parte molto importante, e molto sfruttata, della classe operaia. Rappresentano anche una parte crescente degli intellettuali.
Questi giovani arabi hanno un ruolo importante da giocare nelle lotte attuali. Per convincere gli europei "di origine" che le guerre di colonizzazione attaccano anche loro. Quando una multinazionale colonizza un paese per saccheggiarne le ricchezze, la sua guerra porta miseria alle popolazioni del terzo mondo. Ma quando la stessa multinazionale si "delocalizza" per approfittare dei super-profitti che ha potuto così crearsi, rinforza qui la disoccupazione e la miseria. La guerra sociale e la guerra sono due facce della stessa medaglia.

Questo ruolo di spiegazione e di solidarietà concreta, i giovani di origine araba devono e possono giocarla. L'ho constatato nella mia esperienza pratica. Avendo fatto numerose conferenze o formazioni scolastiche su questi temi, sono stato colpito nel vedere quanto i giovani di origine araba comprendessero meglio i veri obiettivi delle guerre condotte dagli Stati Uniti in Medio Oriente. Quanto erano di regola diffidenti verso la propaganda mediatica.

In questi ultimi tempi, ho avuto parecchie opportunità di parlare invitato da comunità musulmane. Ho constatato, in tutte le generazioni, ma particolarmente nei giovani, un interesse, un'apertura, una volontà di azione notevole.
Ho parlato recentemente in un raduno islamico. Sono stato colpito nel vedere gli uomini e le donne occupare le metà separate dall'uditorio. Circa i tre quarti delle donne portavano il velo. Dopo il dibattimento, un gran numero di persone si avvicinano sempre alla tribuna per prendere un'informazione, scambiare degli indirizzi o informarsi sulle loro attività. Mentre parlavo ho pensato: "Certamente, in una tale assemblea, saranno gli uomini che verranno a trovarmi dopo la mia esposizione!".
I miei pregiudizi! Dai due lati, erano venuti numeroso per parlarmi. Con una leggera maggioranza dal lato delle donne. E delle conversazioni molto spontanee, molto aperte, molto interessanti. Foulard o no.
Questa esperienza, e altre, mi hanno insegnato che ciascuno di noi farebbe bene lasciare i suoi pregiudizi nel guardaroba. La sinistra europea deve lasciare il suo "eurocentrismo" che la fa considerare il centro del mondo e dei valori.

Unire per resistere

Dobbiamo lottare assolutamente insieme. La religione, per me, deve restare un affare personale, privato, ed occorre impedire ogni discriminazione. Battendosi per far rispettare più i diritti dei discriminati si rinforzerà la comprensione reciproca, i diritti di tutti e il fronte anti-guerra. L'esperienza pratica nella lotta comune mostrerà bene quali idee permettono di risolvere i problemi della società e la liberazione dell'umanità a patto di condurre insieme la lotta.
Sono i grandi poteri coloniali che hanno sempre giocato sulle divisioni religiose, nazionali, eccetera: in Palestina, in Iugoslavia, in Irlanda, in Africa, dovunque.
"Dividere per regnare". Il motto della sinistra può essere "Unire per resistere."

Perciò andrò a manifestare domenica con queste giovani donne. 

MICHEL COLLON