da: vocedelgamadi@yahoogroups.com
traduzione dal francese a cura del Ccdp
Pourquoi, athée convaincu, j’irai à la manif du foulard…
Perché, ateo convinto, andrò al manifestazione del foulard…
di Michel Collon
Un'abbondante posta e vivaci discussioni hanno seguito la mia lettera di tre
giorni fa, in aiuto all'appello delle giovani donne musulmane di Bruxelles :
"Il Collettivo NON TOCCARE IL MIO
FOULARD! vi invita a manifestare la vostra indignazione per il trattamento
umiliante di cui sono vittime le ragazze che portano il foulard, espulse dalle
scuole, escluse dagli studi, umiliate nell'espressione più intima e naturale
delle loro convinzioni religiose personali."
Il foulard o il razzismo?
Parecchi amici progressisti hanno reagito, talvolta con collera,
fino ad accusarmi di allinearmi su "un'ideologia islamica" e di
negare l'analisi critica che Marx faceva della religione. Secondo la maggior
parte delle critiche, il rispetto della scuola laica implica di imporre a
queste ragazze di togliere i loro veli sotto pena di esclusione.
Sebbene non sia per niente un specialista in questo campo, vorrei spiegare
perché penso che questi amici si sbagliano. E perché personalmente, pur essendo
e restando un ateo convinto, andrò tuttavia a questa manifestazione in solidarietà
con queste ragazze contro la discriminazione e la repressione.
Per me, il grande problema, non è il foulard, ma il razzismo. E l'attuale
attacco razzista fa parte di una campagna di demonizzazione degli arabi e dei
musulmani. Questa demonizzazione serve ai preparativi di guerra del Signor
Bush. Di cui gli obiettivi sono: 1) Ricolonizzare e dominare l'insieme del
mondo musulmano, per fare man bassa su tutto il petrolio del mondo e sottrarlo
ai suoi rivali economici. 2) Schiacciare la contestazione crescente di fronte
all'ordine ingiusto imposto dalle multinazionali che impoveriscono gran parte
del pianeta.
L'imperialismo USA minaccia tutto il pianeta. Dopo la Iugoslavia, l'Afghanistan
e l'Iraq, i suoi prossimi bersagli saranno l'Iran, la Siria, la Corea del Nord,
Cuba… Fino alla Cina. Di fronte a questo pericolo colossale, è urgente che
tutti i progressisti e tutte le persone che amano la pace formino un grande
fronte internazionale di resistenza alla guerra ed alla preparazione
psicologica che l'accompagna: il razzismo e le campagne di demonizzazione che
colpiscono tutti i paesi, tutti i popoli presi di mira
L'essenziale: combattere insieme la
guerra
Il corollario alle guerre condotte laggiù, è il razzismo anti-arabo qui. Le
classi dominanti dei nostri paesi vogliono sì degli immigrati che rendano
economicamente, ma rifiutano loro l'uguaglianza dei diritti.
Perché? Per impedirli di resistere allo sfruttamento. Così restano dei
cittadini di seconda o di terza classe. In Francia, particolarmente, i giovani
detti "delle periferie" subiscono una negazione totale dei loro
diritti.
Questa divisione indebolisce la resistenza comune, tanto di fronte allo
sfruttamento dei lavoratori quanto allo scoppio delle guerre laggiù. Al posto
di tentennare sul velo, sarebbe meglio battersi energicamente per il diritto di
voto per tutti ed il rispetto dei diritti sociali di tutti. Le nostre classi
dominanti, laiche o no, non applicano sempre i loro principi costituzionali
rifiutando il diritto di voto ad un largo frangia della popolazione.
Il problema, non è il velo. Parecchi professori francesi hanno scritto
recentemente:
"Questo velo ricupera delle realtà
diverse, e noi abbiamo degli apprezzamenti diversi, addirittura divergenti, sul
suo significato, ma siamo tutti d'accordo per stimare che, in ogni caso, che il
velo sia imposto alle ragazze o che risulti da una scelta, l'esclusione è la
peggiore delle soluzioni. Non siamo dei "sostenitori del velo"; siamo
semplicemente sostenitori di una scuola laica che opera all'emancipazione di
tutti, e non all'esclusione. Perché la laicità, come la definiscono le leggi
del 1881, 1882 e 1886, è un obbligo che riguarda i locali, i programmi,
scolastici ed il corpo insegnante, e non gli alunni. Agli alunni si impongono
delle regole come l'assiduità a tutti i corsi o il rispetto altrui, ma non è
legittimo moltiplicare gli obblighi per dei giovani in formazione che vengono a
scuola unicamente per apprendere, formarsi e trasformarsi - soprattutto se
questi obblighi non hanno nessuna necessità dal punto di vista del
funzionamento della scuola. Siamo in molti ad affiancare o ad aver affiancato
queste alunne velate nelle scuole, e possiamo testimoniare che mai la loro
presenza ha impedito agli insegnanti di insegnare, né agli alunni o agli studenti
di studiare." (Libération, 20 maggio 03)
Di fatto si è in piena discriminazione. Nessuno propone di vietare l'accesso
alla scuola ai giovani che mostrino una croce cristiana al loro occhiello o in
un gioiello, o altri distintivi simili. Sono solo i musulmani che sono presi di
mira
E' nostro interesse impedire ciò che ci si divide. Se veramente cerchiamo di
costruire un fronte di resistenza alla guerra, qual'è la questione più
importante : le nostre differenze sulla religione o il nostro rigetto comune
dell'imperialismo? Atei, cristiani, musulmani, dobbiamo imparare ad unirci ed a
lavorare insieme perché la nostra epoca esige realmente una mobilitazione
totale. Ciò vuole dire in primo luogo che bisogna imparare a conoscersi, a
comprendersi. Sembra che certi miei avversari non abbiano mai discusso con
giovani musulmani o musulmane.
Aprirsi e comprendersi
Nella sinistra europea, non si è fatto abbastanza sforzi, e talvolta neanche
uno, per dare il posto che spetta agli immigrati arabi. In Belgio, in Francia,
ed in altri paesi, i giovani arabi rappresentano una parte molto importante, e
molto sfruttata, della classe operaia. Rappresentano anche una parte crescente
degli intellettuali.
Questi giovani arabi hanno un ruolo importante da giocare nelle lotte attuali.
Per convincere gli europei "di origine" che le guerre di
colonizzazione attaccano anche loro. Quando una multinazionale colonizza un
paese per saccheggiarne le ricchezze, la sua guerra porta miseria alle
popolazioni del terzo mondo. Ma quando la stessa multinazionale si
"delocalizza" per approfittare dei super-profitti che ha potuto così
crearsi, rinforza qui la disoccupazione e la miseria. La guerra sociale e la
guerra sono due facce della stessa medaglia.
Questo ruolo di spiegazione e di solidarietà concreta, i giovani di origine
araba devono e possono giocarla. L'ho constatato nella mia esperienza pratica.
Avendo fatto numerose conferenze o formazioni scolastiche su questi temi, sono
stato colpito nel vedere quanto i giovani di origine araba comprendessero
meglio i veri obiettivi delle guerre condotte dagli Stati Uniti in Medio
Oriente. Quanto erano di regola diffidenti verso la propaganda mediatica.
In questi ultimi tempi, ho avuto parecchie opportunità di parlare invitato da
comunità musulmane. Ho constatato, in tutte le generazioni, ma particolarmente
nei giovani, un interesse, un'apertura, una volontà di azione notevole.
Ho parlato recentemente in un raduno islamico. Sono stato colpito nel vedere
gli uomini e le donne occupare le metà separate dall'uditorio. Circa i tre
quarti delle donne portavano il velo. Dopo il dibattimento, un gran numero di
persone si avvicinano sempre alla tribuna per prendere un'informazione,
scambiare degli indirizzi o informarsi sulle loro attività. Mentre parlavo ho
pensato: "Certamente, in una tale assemblea, saranno gli uomini che
verranno a trovarmi dopo la mia esposizione!".
I miei pregiudizi! Dai due lati, erano venuti numeroso per parlarmi. Con una
leggera maggioranza dal lato delle donne. E delle conversazioni molto
spontanee, molto aperte, molto interessanti. Foulard o no.
Questa esperienza, e altre, mi hanno insegnato che ciascuno di noi farebbe bene
lasciare i suoi pregiudizi nel guardaroba. La sinistra europea deve lasciare il
suo "eurocentrismo" che la fa considerare il centro del mondo e dei
valori.
Unire per resistere
Dobbiamo lottare assolutamente insieme. La religione, per me, deve
restare un affare personale, privato, ed occorre impedire ogni discriminazione.
Battendosi per far rispettare più i diritti dei discriminati si rinforzerà la
comprensione reciproca, i diritti di tutti e il fronte anti-guerra.
L'esperienza pratica nella lotta comune mostrerà bene quali idee permettono di
risolvere i problemi della società e la liberazione dell'umanità a patto di
condurre insieme la lotta.
Sono i grandi poteri coloniali che hanno sempre giocato sulle divisioni
religiose, nazionali, eccetera: in Palestina, in Iugoslavia, in Irlanda, in
Africa, dovunque.
"Dividere per regnare". Il motto della sinistra può essere
"Unire per resistere."
Perciò andrò a manifestare domenica con queste giovani donne.
MICHEL COLLON