www.resistenze.org - cultura e memoria resistenti - laicismo - 08-04-05

Questo papa non è stato un grande papa


di Tiziano Tussi


Oggi, 8 aprile, Il Papa è stato finalmente sepolto in Vaticano. Finirà tra poco quindi l’assedio che milioni di persone hanno costruito attorno e dentro Roma. Da circa dieci giorni la città è sotto assedio. Prima l’agonia poi la morte ed ora il funerale. Un intero mondo si è riversato in pochissime ore sulla capitale d’Italia. Tutti i giornali del pianeta ne hanno scritto, tutte le reti televisive nazionali, ben sette, ne sono state piene ad ogni ora del giorno nei momenti dell‘agonia e della morte. L’Italia laica è sparita sotto una coltre di fede mediatica ed esposta alla luce delle telecamere internazionali. Non è mai stata maggioritaria in questo paese cattolico ma in questi giorni è assolutamente scomparsa. Per i nostri commentatori televisivi e per la carta stampata tutti stavano piangendo il Papa, tutti lo stavano ricordando, fedeli e non fedeli. Giovanni Paolo II° è già chiamato “il Grande”, che vuole essere un apripista per la santificazione già acclamata dalla folla ai funerali. Lo si vuole santo perché…già, perché? Sui giornali e nelle interviste al volo delle persone che a Roma stazionavano da tempo evidenziavano, così come i giornalisti scrivevano contemporaneamente, una grande sfoggio di retorica superficiale: “E’ stato grande”; “Mi ha aiutato”; “Un grande Papa”; “Ha viaggiato molto”; “Ha amato i giovani” ecc. Tutti dati di fatto.

Ma se ne possono ricordare anche altri: l’apparizione sul balcone, a Santiago del Cile, con Pinochet nel 1987; il dito puntato contro Ernesto Cardenal, prete sandinista,  nel 1983; il soffocamento della Teologia della liberazione; l’aiuto dato a Solidarnosc per la caduta del regime comunista in Polonia; il riconoscimento dell’indipendenza della Croazia e della Slovenia, che ha aperto di fatto il periodo della guerra civile in Jugoslavia; la proposta dell’ingerenza umanitaria per la Somalia, il Kossovo; la vicinanza ed il supporto dato alle operazioni bancarie dello Ior del vescovo Marcinkus, in pratica la banca del Vaticano, che hanno portato a correlati di distorsioni, di corruzione, di omicidi di banchieri. Insomma un papa reazionario che ha fatto il suo buon lavoro di reazionario.

Una pochezza teologica ed una staticità teoretica nell’approccio a molte questioni: la lotta all’AIDS, il rifiuto ad oltranza di ogni caso in cui si potrebbe anche prefigurare un aborto terapeutico; la questione dell’inseminazione artificiale che dalla chiesa viene comunque vista sempre e solo nell’ottica di non disperdere il seme e della procreazione a tutti i costi; la tiepidezza nel sanzionare i comportamenti dei preti pedofili negli USA. Insomma un grande Papa. Se la grandezza consiste nel rafforzamento della chiesa in quanto istituzione forse ci siamo.

Ma la Chiesa non dovrebbe anche essere veicolo dell’uomo verso Dio? Non dovrebbe favorire una compenetrazione dei poveri, di tutti gli emarginati, creature privilegiate da Cristo, verso la risoluzione dei propri problemi oltre che alla destra del Padre, ora, anche qui, in questa vita? Oppure ci dobbiamo sempre accontentare di una vita di stenti e di ristrettezze per sperare in una vita vera domani, o dopodomani, alla morte, nel regno dei cieli? Mentre qui solo astinenza, castità e povertà? Mentre i ricchi del mondo, le banche del Vaticano, si rimpinguano di soldi e potenza? Insomma si deve anche ora attendere un altro Lutero, un altro Calvino, un altro Valdo od un Giordano Bruno che vengano per ricordarci che il paradiso e l’infermo si possono costruire ed abitare anche su questa terra?

Ecco il Papa polacco per queste questioni che stiamo rammentando, non è stato un grande papa.


In pubblicazione sul quindicinale brasiliano Inverta - www.inverta.com.br