Bergoglio sta svolgendo con zelo il compito di ridare una facciata presentabile al Vaticano e alla alla Chiesa cattolica attraverso una strategia comunicativa rivolta alle masse sfruttate.
Recentemente si è spinto fino al punto di dichiarare: «Vivere del sangue della gente. Questo è peccato mortale!…Quando le ricchezze si fanno con lo sfruttamento della gente, quei ricchi che sfruttano, sfruttano il lavoro della gente e quella povera gente diviene schiava». Un papa comunista? Nemmeno per sogno!
Se il gesuita Bergoglio predica con una mano la povertà e con l'altra mantiene lo IOR per capitalisti e ricchi; se fustiga la borghesia nei giorni feriali e la benedice nelle feste comandate, è perché questo campione del parassitismo clericale svolge una funzione precisa: mantenere i proletari nella rassegnazione e nella passività, evitare che si sollevino per farla finita con ogni forma di sfruttamento dell'uomo sull'uomo.
Qual è infatti la ricetta di Bergoglio? Ce la spiega lui stesso: «Vivere del sangue della gente. E questo è peccato mortale. È peccato mortale. E ci vuole tanta penitenza, tanta restituzione per convertirsi di questo peccato».
Siamo alle solite. Ancora una volta le preghierine dei padroni pentiti e la "restituzione" (all'Obolo di san Pietro per ottenere l'indulgenza?), invece della rivoluzione sociale e dell'espropriazione degli espropriatori.
Bergoglio non attacca il capitalismo, ma solo alcuni suoi aspetti più brutali. Insegna la sottomissione ai lavoratori sfruttati e offre una scappatoia a chi vive grazie al lavoro altrui: essere caritatevoli.
Questo è il contenuto essenziale della dottrina sociale della Chiesa, seguita da Bergoglio e spesso incensata da socialdemocratici e revisionisti. Rifiutiamola, combattiamola su tutta la linea difendendo le ragioni e la pratica del socialismo proletario!
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