Tratto da
"La Voce del GAMADI"di aprile e maggio 2004
trascrizione a cura del Ccdp
Come cambia il mondo della comunicazione
di Mauro Pascolini
Se non ci stai attentissimo, nemmeno fai in tempo ad accorgetene che ti hanno
già fregato. A volte ci sembra di parlare di cose superflue o inutili. Parlare
per parlare. Quante volte il lettore ha pensato a questo? Non si è sbagliato e
nemmeno è "rimbambito", è un fatto reale, un'arma che il sistema sta
usando a piene mani per tra- sformare il nostro popolo di sudditi corrotti, beati
ubbidienti come quello americano: la comunicazione che distrae.
Un esempio per tutti: il "lifting del Cavaliere". Per circa un mese
la notizia che il nostro presidente del Consiglio e padrone di una gran parte
dei mezzi di informazione, ha occupato le prime pagine di tutti i quotidiani e
riviste, telegiornali e trasmissioni televisive, a destra e a sinistra.
Conseguentemente sono state (solo in parte speriamo) occupate anche, pro o contro, le nostre cellule
cerebrali e parte del nostro tempo dialettico. L'esempio che riguarda questo non nuovo, ma emergente
fenomeno, è bene chiarirlo, è volutamente limite ed eclatante, e allora sta ai
lettori trovarne altri più seri e purtroppo frequentissimi.
Il fenomeno è quello che possiamo definire della comunicazione distraente. Per andare ad un esempio abbastanza
lontano, ma non remoto, della nostra storia, ricordiamo la vittoria (vera) di
Gino Bartali al Tour de France nel 1948 subito dopo l'attentato a Togliatti che
fu riportata dai mezzi di informazione in modo esagerato e gonfiato per calmare
gli animi dei compagni che
volevano riprendere le armi. Forse allora questa tecnica si. usava di .rado,
oggi se ne fa un uso quotidiano. Diciamo pureche parecchi di noi, oggi, sono molto distratti di per sé. Le cose
su cui ragionare sono troppe. Altri ancora sono deboli e si vogliono far
distrarre. Rimane una situazione comoda.
Altri sono attenti un giorno sì e un giorno no. Poi ci sono coloro che sono
incaricati di distrarre tutti. Per
questo viene molto usato questo tipo di comunicazione che non può rientrare
nell'ambito dell'informazione ma, volendo (e il potere lo vuole), non è altro
che un metodo di disinformazione, di formazione al contrario, cioè di
disequilibrio, di diseducazione, di annacqua mento culturale, di spinta verso
l'ignoranza, verso l'individualismo, in antitesi agli ideali, alle lotte dei
popoli, alla serenità, alla crescita dell'individuo umano.
Questo tipo di comunicazione, che oggi più che mai assume forme variegate e
multiformi, trasforma l'informazione, che dovrebbe essere il sale della
democrazia, nell'arma principale per il dominio e l'oppressione dei popoli. Non
a caso in tutto il mondo, ormai globalizzato, è fondamentale possedere le leve
di questo (immenso) potere non per comunicare, non per informare, non per
formare, ma per dominare.
Alcuni anni fa il giornalista Claudio Fracassi, allora direttore di
Avvenimenti e primo "apripista" di tante battaglie scrisse un libro
intitolato "Sotto la notizia … niente" venduto a poche lire insieme al settimanale, dove
si descrive, con dovizia di particolari e di esempi, l'acuirsi di questo
fenomeno allora incipiente ed oggi pienamente confermato.
Nel "Piano di rinascita
democratica" di Licio Gelli, capo della P2, si riconosce, alla comunicazione televisiva e a quella
in genere,
un ruolo fondamentale per la costruzione di quella società del futuro alla quale il Gran Maestro (lui) puntava.
Oggi Gelli è in opportunità e in grado di
chiedere i diritti d'autore per quello che altri (ma sono poi altri?) hanno
realizzato. Allora dobbiamo riconoscere che questo fenomeno non è da
sottovalutare e va affrontato. Ma per combattere bisogna studiare e capire.
Cerchiamo appunto di inquadrare innanzi tutto quali siano le forme di
comunicazione in uso oggi, senza la pretesa di essere esaustivi.
Mimica e gestuale, verbale
(lezioni scolastiche, chiacchierate, discussioni, dibattiti, telefonia fissa o
mobile), scritta e visiva in generale (agenzie di stampa, giornali, riviste, lettere, libri,
comunicazioni burocratiche, volantini, manifesti, depliant, spot pubblicitari) artistica (cinema, teatro, musica, pittura,
scultura, grafica, architettura), auditiva
e/o visiva (radiofonica, televisiva, diffusa con strumenti come
audiocassette, CD, VHS o DVD) Telematica
(posta elettronica, chat e internet).
Abbiamo detto che, come in verità sempre
è avvenuto, ma oggi più che mai, l'informazione gioca un ruolo molto importante
sulle sorti del mondo. Anche perché essa arriva a tutti tramite gli svariati e
anche supertecnologici mezzi che abbiamo descritto. E' diventata cioè una
comunicazione di massa che raggiunge tutti gli individui qualsiasi cultura
abbiano a disposizione. Nella civiltà del terzo millennio molto del successo
del Potere (o dei Poteri) si gioca appunto sull'informazione. Non a caso in
Italia e in tutto il mondo c'è la rincorsa ad accaparrarsi con tutti i mezzi
più o meno leciti: reti televisive, testate giornalistiche ecc. L'informazione
o meglio, in questo caso, la comunicazione, è diventata uno strumento
indispensabile per tenere a bada le masse, per rimbambirle, per sfruttarle e
sottometterle totalmente.
Altro che elemento di democrazia! Questo tipo di comunicazione che, ribadiamo,
in- formazione non è più, è al contrario divenuto disinvoltamente un mezzo di
diseducazione e di coercizione rivolto a tutti. Un particolare riferimento alle
classi che meno hanno la possibilità, per motivi culturali ma anche economici,
di approfondire, di studiare, di viaggiare, di ribattere cioè tutte le menzogne
che passano attraverso i suddetti mezzi. La notizia che arriva alla casalinga,
alla persona anziana, al giovanissimo, insomma a tutte le fasce meno corazzate,
è decisamente più penetrante e più convincente.
Quante volte abbiamo sentito dire: l'ha detto la televisione! come di una testimonianza
di verità assoluta e incontrovertibile. Altre fasce deboli sono rappresentate
dal sottoproletariato sempre più ignorante, da tutti coloro che dai corrotti
sono di- sposti a farsi corrompere, da coloro che non vogliono capire.
Tuttavia questa informazione è così pressante ed efficiente che anche le
persone migliori, acculturate e accorte non riescono a star dietro
adeguatamente a tutti gli eventi che si susseguono e a tutto il magma
propagandistico.
Allora cerchiamo di capire come dovrebbe essere l'informazione e come spesso,
al contrario, la riceviamo.
L'informazione può essere:
- Vera, cioè che vuole veramente
informare l'utente dei fatti che avvengono nel mondo vicino e lontano e allora
sarà:
Verificata alle fonti
In buona fede
Esauriente
Senza orpelli e possibilmente senza commenti di parte
Corredata di un preambolo storico
Arricchita di fatti e dati
Con eventuali conclusioni
- Fallace e allora assume una o
più di queste caratteristi- che:
Incompetente o disinformata
completamente falsa
artefatta (trasformata ad arte)
indotta dalle fonti e non verificata
esagerata (sulla qualità = propagandistica o sulla ~ quantità = asfissiante)
minimizzata
parziale, superficiale
allarmistica (per creare panico)
corredata da immagini false, non adeguate o di repertorio
ideologizzata: di parte, strumentale
distorcente
distogliente o distrattiva
subliminale: culturalmente o tecnicamente
strisciante (o tangenziale)
occulta (o nascosta)
ironizzata (o ridicolizzata)
confusa e strumentalmente "bipartisan" (una botta al cerchio...)
la collocazione della notizia (posizionamento sui giornali, progressione
nelle notizie televisive)
Anche se sussiste una sola di queste caratteristiche, che tuttavia spesso convivono, l'informazione non può essere
considerata veritiera.
Basta leggere un giornale qualsiasi o ascoltare attentamente un telegiornale e
si riscontreranno facilmente queste fallacità delle notizie. Provate a farlo su
argomenti sui quali siete ferrati, in tutti gli ambiti, politici o meno. Tra
l'altro accade un fatto controverso che testimonia la pericolosità di questo
fenomeno: più il popolo è ignorante e più è efficace l'informazione fasulla e
contemporaneamente più questa comunicazione è massiccia e più il popolo diventa
ignorante. Esattamente il contrario di quanto certe belle menti
"democratiche" possano pensare. Perché?
Poniamoci alcune domande:
Perché e come l'informazione viene manipolata dal potere?
Siamo in guerra, questo è incontrovertibile, eppure scegliere i direttori delle
testate è più importante che scegliere i generali, perché?
Chi li sceglie?
Fra chi si scelgono?
E i giornalisti come reagiscono?
Come si entra a far parte dei media guidati dagli avversari?
Come si crea la notizia?
A che cosa serve?
Quali sono i campi più fertili nei quali la notizia può essere modificata?
Quali sono le motivazioni contingenti, ma soprattutto quali sono gli effetti?
E allora quali sono i risultati culturali della notizia, a breve e a medio
termine?
E infine... non si salva nessuno?
A voi le risposte!
Noi proponiamo un paradosso:
l'informazione fallace del Potere deve tener viva "la memoria corta".
...e una verità dialettica:
La vera cultura deve tener conto della storia e tener viva la memoria lunga,
quella reale, quella che studiando la realtà ci fa ragionare e capire cosa
accade nel nostro mondo e come possiamo lottare per cambiario.