www.resistenze.org - cultura e memoria resistenti - linguaggio e comunicazione - 12-02-13 - n. 440

Il mito delle armi di distruzione di massa: 5 guerre, 3 continenti e le stesse menzogne
 
Felicity Arbuthnot | michelcollon.info
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
 
04/02/2013
 
"Io non capisco questa riluttanza circa l'uso dei gas. Noi abbiamo una volta per tutte adottato una posizione alla Conferenza di pace, esprimendoci a favore del mantenimento del gas come stabile strumento di guerra ... Io sono fermamente a favore dell'uso di gas velenosi contro tribù non civilizzate" (Winston Churchill, War Office Minute, 12 maggio 1919)
 
Mentre i tamburi di guerra contro la Siria battono sempre più forti e le dichiarazioni si fanno ogni volta più folli, mentre il solare doppio gioco che consiste nel fomentare, complottare e finanziare i terroristi (pardon, aiutare l'opposizione legittima) diviene sempre più evidente, è invece interessante lanciare uno sguardo alle giustificazioni esibite dai governi statunitensi nella storia recente per motivare le loro aggressioni omicide.
 
Panama
 
Nel mese di dicembre 2012 cadeva il 23° anniversario dell'invasione di Panama (20 dicembre 1989), mentre i panamensi si preparavano per le feste di natale. Un breve cenno per richiamare alla mente la rievocazione fatta da Philip Agee del presidente George H. W. Bush mentre ribadisce al popolo americano che la minaccia di Panama (3.571.185 abitanti nel 2011) era tale che "comprometteva il nostro stile di vita". Agee ne parla nella sua conferenza a ben ragione intitolata "Produrre la crisi appropriata" (1). Eloquente, oggi come ieri. Nulla è cambiato.
 
Lo scopo dell'invasione era la cattura del leader del paese, il generale Manual Noriega e, ovviamente, "di stabilire un governo democratico". Un cambio di regime. Con l'approssimarsi del trasferimento del controllo del canale a Panama (originariamente previsto per il 1 gennaio 1990) dopo un secolo di gestione coloniale statunitense, l'America volle assicurarsi che tale controllo restasse nelle mani di alleati malleabili.
 
Noriega, pedina della CIA dal 1967 (2) e transitato per la celebre Scuola delle Americhe a Forte Benning (Georgia), era arrivato al potere con l'aiuto degli Stati Uniti, ma apparentemente il suo sostegno agli USA si era indebolito. In una parola, gli USA lo rapirono e lo condannarono a 40 anni di prigione.
 
Il piano di invasione era stato battezzato "Operation Prayer Book" (Operazione libro di preghiere) e venne in seguito rinominato "Operation Just Cause" (Operazione giusta causa). Il generale Colin Powell approvò il nuovo nome affermando che "anche i nostri critici più severi saranno obbligati a parlare di 'giusta causa' quando ci denunceranno" (Colin Powell e Joseph E. Persico, My American Journey, 1995).
 
Tutte le operazioni militari predatorie dovrebbero semplicemente chiamarsi "Operazione dal nome stupido 1", e poi 2,3,4, ecc. fino ad esaurire i numeri.
 
Ventisettemila soldati statunitensi, sostenuti da elicotteri Apache, devastarono gran parte del piccolo paese difeso da 3.000 uomini. George Bush senior dichiarò che stava rimuovendo un malvagio dittatore che brutalizzava il suo popolo (suona familiare?) e che l'azione si era resa necessaria per "proteggere le vite americane". Lo era anche per "difendere la democrazia e i diritti umani a Panama" e per "proteggere il canale" (sorpresa!).
 
Manual Noriega è stato liberato dalle carceri USA nel 2007 ed estradato in Francia, dove nel 1987 era stato decorato con la legion d'onore. Qui è rimasto in carcere fino al dicembre 2011 per poi essere rinviato a Panama dove è attualmente recluso.
 
Durante la distruzione di Panama, oggi dimenticata (se non siete panamensi), il quartiere povero e densamente popolato di El Chorillo fu a tal punto ridotto in cenere dalle azioni statunitensi da ricevere l'appellativo di "piccola Hiroshima". Una donna dichiarò: "I nordamericani hanno cominciato a incendiare El Chorillo intorno alle 6.30 della mattina. Lanciavano un piccolo oggetto nella casa e la casa prendeva fuoco. Dopo, passavano a un'altra, bruciando così una via dopo l'altra, coordinando gli incendi coi walkie-talkies". Un soldato USA è stato registrato mentre diceva: "Vi chiediamo di arrendervi... Se non lo fate, raderemo al suolo tutte le case". Secondo un abitante della città: "sparavano su tutto ciò che si muoveva".
 
I morti furono gettati in fosse comuni. Alcuni testimoni hanno visto le truppe USA bruciare le vittime con il lanciafiamme e hanno descritto come i cadaveri si accartocciavano sotto il fuoco. Altri corpi erano accatastati a mucchi dai bulldozer (3).
 
Le prove USA di armi chimiche
 
Ma c'è di più e di peggio. Mentre continua il diluvio di affermazioni senza prove da parte di Washington e Londra sulla presenza di armi chimiche in Siria, su questo argomento si dispone di fatti comprovati che riguardano gli Stati Uniti.
 
"Dagli anni '40 ai '90 del secolo scorso, gli Stati Uniti si sono serviti delle diverse regioni panamensi come campo di prova per le armi chimiche, inclusi il gas mostarda (iprite), il VX, il sarin, l'acido cianitrico e altri agenti neurotossici, collocati nelle mine, in razzi o granate, forse in decine di migliaia di munizioni chimiche" (William Blum, "Rogue State", 2002). Inoltre, lasciando Panama alla fine del 1999, hanno abbandonato "numerosi siti contenenti armi chimiche". Hanno anche "effettuato a Panama test segreti dell'Agente orange"… "Durante l'invasione del 1989, il villaggio di Pacora, vicino a Panama City, è stato bombardato (con agenti chimici) da elicotteri ed aerei dell'US Southern Command, con sostanze che bruciavano la pelle e causavano intenso dolore e diarrea".
 
L'Iraq (capitolo primo)
 
Molti analisti considerano che Panama rappresentò il banco di prova per l'Iraq. Nove mesi dopo la contaminazione di Panama, nel giorno di Hiroshima (6 agosto) del 1990, lo strangolamento dell'Iraq a mezzo dell'embargo condotto dagli USA veniva stabilito dall'ONU, dopo che l'ambasciatore americano April Glaspie aveva dato luce verde a Saddam Hussein per invadere il Kuwait a seguito delle notevoli provocazioni di quest'ultimo e la sua destabilizzante azione finanziaria e geografica (4).
 
Il clamore intorno alle armi chimiche e di altro tipo si amplificò, portando Saddam Hussein a dire: "Ho l'impressione che un giorno mi direte: fabbricate polvere da sparo partendo dal grano". Tredici mesi dopo Panama, gli Stati Uniti si misero alla testa di una coalizione di 31 paesi che mirava a "riportare l'Iraq ad un'età preindustriale". I soli prodotti chimici trovati in Iraq sono stati la miscela tossica sprigionata a seguito del bombardamento dagli impianti farmaceutici e di fertilizzanti, delle fabbriche di automobili e degli altri stabilimenti che costituivano l'intera base industriale del paese, compresi i magazzini di sostanze chimiche e biologiche, inclusi quelli ad uso medico, venduti all'Iraq da Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania e da altri nei decenni precedenti (vendite che ironicamente sono proseguite anche durante l'aggressione) (5).
 
Delle sostanze altamente tossiche e radioattive sono state comunque introdotte in Iraq, sotto forma di 750 tonnellate di munizioni all'uranio impoverito (UD) che ha una "emivita" [tempo di decadimento] tossica di 4,5 miliardi di anni. La sequela dei bambini nati morti, abortiti, deformati o venuti al mondo con il cancro e le loro piccole tombe sono la testimonianza muta di queste armi di distruzione di massa di eccezionale crudeltà. L'Iraq è stato bombardato per 42 giorni e notti. Ovviamente, le famose armi chimiche prodotte dagli iracheni non sono mai state trovate.
 
La Jugoslavia
 
Il 24 marzo 1999, la NATO iniziò a "liberare" il Kosovo dalla Serbia (nome stupido USA: "Operation Noble Anvil", Operazione nobile incudine). Il Kosovo aveva nelle miniere di Trebca una quantità "inesauribile" di minerali per un valore stimato di dieci trilioni (10mila miliardi) di dollari. La "liberazione" è consistita in 78 giorni di intensi bombardamenti, che hanno incluso l'impiego di armi all'uranio impoverito. Sono state sganciate ventimila tonnellate di bombe, che hanno sistematicamente distrutto i centri di comunicazione, i depositi di carburante, gli aeroporti, la rete stradale, i treni, i mercati, finanche l'ambasciata cinese (la Cina si era opposta all'aggressione e la NATO dichiarò in modo assolutamente non convincente di possedere una mappa errata di Belgrado) e ovviamente anche il centro della stampa. Assassinare i giornalisti è diventata oggi una routine, un imperdonabile crimine di guerra.
 
Prima dell'aggressione, il Pentagono aveva affermato che l'esercito iugoslavo disponeva di almeno due tipi di gas tossici e dei mezzi per produrli. Il dipartimento della Difesa USA aveva avvertito Slobodan Milosevic e lo Stato maggiore dell'esercito iugoslavo: "Se Belgrado utilizzerà i gas tossici sarin e mostarda contro la NATO, la risposta sarà devastante".
 
Curiosamente, una volta cominciato il martellamento aereo, la NATO non ha detto una parola sul fatto che l'attacco poteva essere motivato dalla convinzione americana che la Serbia era in grado di produrre armi chimiche (Zagreb Globus, 16 aprile 1999, pp. 18-19).
 
La distruzione su larga scala dell'industria ha tuttavia risparmiato le miniere di Trebca.
 
Il 14 agosto 2000, circa 900 uomini pesantemente armati - inglesi, francesi, italiani, pachistani e membri della KFOR - furono trasportati da elicotteri sul sito. I dirigenti e gli operai che provarono a combatterteli vennero sopraffatti con gas lacrimogeni e pallottole di gomma. Il personale che aveva resistito fu arrestato. I giornali della NATO descrissero l'azione come "l'inizio della democratizzazione del Kosovo". In effetti l'attacco ha aperto la strada alla vendita delle miniere - contenenti le "inesauribili" riserve di 77.302.000 tonnellate di carbone, rame, zinco, piombo, nickel, oro, argento, marmo, manganese, ferro, amianto e calcare, solo per citarne alcune - ai gruppi privati stranieri. L'"Esercito di liberazione del Kosovo" (UCK) era stato negli anni addestrato e finanziato con i milioni di dollari e di marchi tedeschi della CIA e del BND (servizio informazioni di Berlino) per questa guerra, falsamente battezzata "guerra civile" (6) dai governi della NATO e dai loro portavoce. I mortiferi effetti tossici e radioattivi dell'uranio impoverito sono stati prodotti in tutta l'ex-Jugoslavia.
 
Nel 2001, i medici dell'ospedale serbo di Kosovska Mitrovica hanno constatato che il numero di pazienti affetti da cancro erano aumentati del 200% rispetto ai dati del 1998. Nel 2003, il Programma ambientale delle Nazioni Unite (UNEP) ha condotto uno studio su campioni contaminati di aria e acqua potabile in Bosnia-Erzegovina. Chiaramente, "non c'era motivo di allarmarsi". Pekka Haavisto, ex-ministro finlandese dell'ambiente a capo dell'UNEP, ha domandato un'inchiesta ampia e approfondita per stabilire la superficie e l'intensità della contaminazione. Gli Stati Uniti - citati come il solo paese ad avere utilizzato armi all'uranio impoverito nel conflitto - hanno bloccato la richiesta (7). Tuttavia, l'inquietudine si è diffusa in Europa quando si è visto che i caschi blu italiani, portoghesi, belgi e francesi venivano colpiti da cancro e morivano nel giro di alcuni mesi. I caschi blu norvegesi hanno rifiutato di essere dispiegati sul posto (8).
 
Meno di un mese dopo la fine della guerra in Jugoslavia nel 1999, il British National Radiological Protection Board avvertiva i cittadini britannici del pericolo di risiedere in Kosovo "a causa della contaminazione del territorio da parte delle armi all'uranio impoverito".
 
I caschi blu, evidentemente, ci stavano solo per alcune settimane o mesi. La popolazione della regione lì ci vive. Hanno visto i peggioramenti della loro salute e di quella delle generazioni a venire ignorati e dimenticati dai loro "liberatori". Questi ultimi avevano altri "tiranni" da rovesciare e altre popolazioni da "liberare" dalle loro condizioni di esistenza, dai loro arti e dalle loro vite.
 
L'Iraq (capitolo secondo)
 
L'Iraq fu nuovamente bombardato dagli USA e dal Regno Unito nel 1998, durante il periodo natalizio, quattro mesi prima dell'aggressione alla Jugoslavia, e da allora tornò ad essere nell'agenda delle invasioni. Le menzogne erano abituali ed incessanti. Un esempio, tra migliaia di altri, fu quello del 2 settembre 2002. "Secondo gli esperti, l'Iraq possiede tonnellate di armi chimiche. Mentre elementi dell'amministrazione Bush chiedono un attacco preventivo contro l'Iraq, affermano di avere prove sempre più numerose del fatto che Saddam Hussein abbia ammassato delle vaste scorte di armi chimiche e biologiche che nasconde da un eventuale attacco militare USA. La preoccupazione di Washington è che l'Iraq possa consegnare queste armi ai gruppi terroristici. 'Se aspettiamo che il pericolo si materializzi, sarà forse troppo tardi', ha dichiarato il senatore Joseph Biden, presidente del Foreign Relations Committee".
 
Biden oggi è vicepresidente, ed è impossibile non chiedersi se l'attuale propaganda anti-siriana, farcita di formule così straordinariamente simili, non sia in qualche modo da lui ispirata.
 
Jon Wolfsthal, analista del Carnegie Endownment for International Peace, ha affermato che l'inventario iracheno è significativo: "L'Iraq continua a possedere parecchie tonnellate di armi chimiche, abbastanza per uccidere migliaia e migliaia di civili e di soldati" (9).
 
Esperti dell'ONU in materia di armamenti hanno supposto che l'Iraq avesse immagazzinate più di 600 tonnellate di agenti chimici, inclusi gas mostarda, VX e sarin. Secondo loro, circa 25.000 razzi e 15.000 granate di artiglieria dotate ufficialmente di prodotti chimici non erano state registrate.
 
"La preoccupazione è che (gli iracheni) dispongano - o possono velocemente disporre - dei mezzi per produrre grandi quantità di antrace o di altri materiali", aggiungeva Wolfsthal. Secondo il segretario di Stato alla Difesa Donald Rumsfeld: "L'Iraq ha dei laboratori mobili di armi biologiche che per le forze USA sono praticamente impossibili da puntare". Affermava che era in gioco la vita di migliaia di persone. In effetti, è il numero di iracheni vittime delle truppe americane ed inglesi, delle loro milizie e del governo fantoccio imposto, che può essere paragonato ad un vero olocausto.
 
Jonathan Schwartz ha riesaminato il carico di menzogne versato sull'Iraq all'ONU da parte del generale Colin Powell, il 5 febbraio 2003. Lo cita: "Miei cari colleghi, tutte le dichiarazioni che faccio oggi sono provate da fonti, da solide fonti. Non sono delle semplici affermazioni. Sono fatti e conclusioni basate su informazioni concrete".
 
Oggi, Powell esprime rimorso ma Schwartz non ne è toccato più di tanto. Al quinto anniversario delle false assurdità del generale, ha commentato: "Per quante critiche abbia ricevuto Powell - dice che sono state dolorose e faranno sempre parte della sua vita - non sono niente rispetto a ciò che avrebbe meritato. È stato molto più che un orribile abuso. È provato che ha fabbricato i documenti e ignorato i ripetuti richiami sul fatto che ciò che raccontava era falso".
 
L'invasione totalmente illegale dell'Iraq, basata su questa montagna transatlantica di menzogne, è cominciata quarantacinque giorni dopo. Il nome (molto stupido) dell'operazione? "Operation Iraqi Liberation" (Operazione liberazione degli iracheni).
 
La Libia
 
Le menzogne sulla Libia, che sotto il colonnello Gheddafi era arrivata al primo posto nell'Indice di sviluppo umano dell'Africa, sono di recente memoria. Non guastano comunque alcuni richiami.
 
Nel corso dei decenni, la CIA ha pagato dei quisling in tutte le sue invasioni. Per Gheddafi c'è stato il generale Abdul Fatah Younis, suo ministro degli Interni che è "passato all'opposizione" - ci si può chiedere quale sia stato il suo prezzo - per diventare il capo di stato maggiore degli insorti. Ha richiesto agli alleati della NATO armi pesanti per i ribelli, inclusi elicotteri e missili anti-carro per difendere la città assediata di Misurata. Ha preannunciato che "il dittatore era pronto a servirsi di armi chimiche nel suo combattimento estremo contro i ribelli e la popolazione civile", affermazioni che sembrano uscite di bocca dall'attuale "opposizione" in Siria. "Gheddafi è disperato. Purtroppo, ha ancora circa il 25% del suo armamento chimico che potrebbe utilizzare se in situazione disperata (...) E' risaputo che gli restano circa dieci tonnellate di gas mostarda della quantità che aveva distrutto sotto la supervisione dell'agenzia dell'ONU, l'Organizzazione per il divieto delle armi chimiche" (10).
 
Per localizzare il contesto, ricordiamo che nel 2002, Neil Mackay, giornalista investigativo pluripremiato del Sunday Herald, aveva denunciato: "Spinto dalla rapacità e da una profonda mancanza di moralità, il governo britannico ha violato la Convenzione sulle armi chimiche vendendo dei prodotti tossici che possono essere convertiti in armi di guerra. I paesi che beneficiano di queste vendite comprendono la Libia, lo Yemen, Israele, l'Arabia Saudita, Cipro, l'India, il Kenya, il Kuwait, la Malaysia, la Nigeria, l'Oman, il Pakistan, Singapore, la Slovenia, il Sudafrica, la Corea del Sud, lo Sri Lanka, la Tanzania, la Turchia e l'Uganda, un'accusa 'chiaramente ammessa' dal dipartimento del Commercio e dell'Industria".
 
Dopo l'abbraccio dato da Tony Blair al colonnello Gheddafi nel marzo 2004, il governo britannico ha annunciato i piani per l'invio in Libia di esperti per distruggere le armi chimiche che gli avevano venduto, con la pretesa che il colonnello Gheddafi avesse ingannato Blair sulla loro esistenza. Il fatto che Londra avesse le ricevute della consegna in Libia sembra essergli sfuggito. Una doppiezza identica a quella del Regno Unito in Iraq.
 
Tra l'inizio della distruzione della Libia, il 19 marzo 2011, e la presa in mano delle operazioni da parte della NATO, il 31 marzo, Stati Uniti e Gran Bretagna hanno lanciato 110 missili Cruise contro un paese con meno di 6,5 milioni di abitanti. Quando la NATO ha assunto il comando dell'"intervento umanitario", ha aggredito questa minuscola popolazione con 26.500 azioni di bombardamento. Nessuna lacrima presidenziale è stata versata per i bambini libici uccisi e la cui la morte è stata preceduta da un terrore inimmaginabile, durante attacchi che portano due nomi idioti: uno per gli USA, "Operation Odyssey Dawn" (Operazione odissea all'alba), e uno per la NATO, "Operation Unified Protector" (Operazione protettore unificato), quest'ultimo lascia senza parole.
 
Gheddafi stesso ha perso tre nipoti e tre figli. Nel 1986, in un altro bombardamento statunitense, aveva perso una figlia adottiva in tenera età.
 
Alcuni istanti dopo avere appreso della sua terribile morte per mano di una rabbiosa gang di "protetti" dalla NATO, la segretaria di stato Hillary Clinton è apparsa in televisione e ridendo ha esclamato: "Siamo venuti, abbiamo visto, è morto". Quanto tempo è passato da quando diceva: "Penso veramente che occorra un villaggio per crescere un bambino". Oggi sembra che il suo credo sia di eliminare il villaggio, i suoi bambini ed i loro genitori, e di linciare gli anziani per avere l'opportunità di scherzare alla televisione.
 
La Siria
 
Il 4 dicembre 2012, Clinton ha annunciato che il presidente siriano Bachar al Assad stava forse spostando - indovinate che cosa - una "scorta di armi chimiche".
 
"Abbiamo chiarito perfettamente la nostra posizione - ha detto durante una conferenza stampa a Praga - per gli Stati Uniti questo rappresenta una linea rossa. Non entro nei dettagli su ciò che faremo nel caso di prove credibili che il regime di Assad intenda utilizzare delle armi chimiche contro il suo popolo. E' sufficiente dire che stiamo certamente pianificando di passare all'azione nel caso si verifichi questa eventualità".
 
Secondo un funzionario USA, "Le armi possono essere predisposte per contenere gas sarin". Un altro ha aggiunto: "Ci preoccupiamo di ogni movimento che possa indicare che sono pronti a utilizzare delle armi chimiche contro il loro popolo." (11)
 
Un déjà vu a ripetizione, come si dice.
 
La risposta siriana è arrivata il 6 dicembre: "La Siria sottolinea una volta ancora, per la decima, la centesima volta che se avesse questo genere di armi, non sarebbero utilizzate contro il proprio popolo", ha detto alla televisione libanese Al Manar il ministro degli Esteri, Faisal al Maqdad. "Non abbiamo l'intenzione di suicidarci. (...) Temiamo un complotto mirato a fornire il pretesto di un intervento dei paesi che fanno pressione sulla Siria". In effetti, non sarebbe proprio la prima volta.
 
A fine ottobre, le truppe USA sono giunte in Giordania per una grande esercitazione congiunta vicino alla frontiera siriana, dal nome tanto stupido e infantile di "Operation Eager Lion" (Operazione leone ansioso). La traduzione dall'arabo di "Al Assad" è "il leone".
 
Ironicamente, la prima allusione alle armi chimiche della Siria sembra essere venuta da John R. Bolton, che il deputato Henry Waxman accusa di essere colui che ha persuaso George W. Bush ad includere nel suo discorso del 2003 sullo stato dell'Unione, la favola dell'acquisto iracheno di uranio dalla Nigeria. L'accusa non è provata perché i documenti sono ancora classificati.
 
Bolton è implicato in una pletora di organizzazioni lungi dall'essere liberali come il Project for the New American Century, The Jewish Institute for National Security Affairs (JINSA) e la National Rifle Association, attualmente al centro delle notizie.
 
Per ciò che riguarda la Siria, bisogna ricordare che dal 2004 il paese è strangolato dalle sanzioni.
 
Il vecchio capo-ispettore dell'armamento in Iraq, Scott Ritter, ha scritto che "le armi chimiche hanno una durata di conservazione di cinque anni. Le armi biologiche di tre". Esse emanano anche un "etere", dicono gli esperti, che può essere scoperto da una sorveglianza satellitare, di cui la Siria è certamente oggetto come prima lo è stato l'Iraq.
 
Che il cielo ci salvi da Washington, Londra, Tel Aviv e dalla coalizione dei forzati a gridare ancora "al lupo!". E che il cielo aiuti quelli che ci credono.
 
Note
 
1. http://www.serendipity.li/cia/agee_1.html 
2. http://revcom.us/a/017/us-invasion-panama.htm 
3. http://www.addictedtowar.com/docs/panama.htm 
4. http://www.globalresearch.ca/the-war-on-iraq-five-us-presidents-five-british-prime-ministers-thirty-years-of-duplicity-and-counting/20510 
5. http://www.commondreams.org/headlines02/0908-08.htm 
6. http://www.currentconcerns.ch/index.php?id=785 
7. http://www.iacenter.org/depleted/un_du.htm 
8. http://www.frontlineonnet.com/fl1803/18030580.htm 
9. http://articles.cnn.com/2002-09-02/world/iraq.weapons_1_biological-weapons-weapons-inspectors-iraqi-president-saddam-hussein?_s=PM:WORLD 
10. http://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/africaandindianocean/libya/8481250/Libya-Col-Gaddafi-still-has-quarter-of-chemical-weapons-stockpile.html 
11. http://news.yahoo.com/clinton-assads-chemical-weapons-red-line-us-170103890-abc-news-politics.html
 
Fonte: http://www.globalresearch.ca/five-invasion-plots-three-continents-identical-lies/5316537
 

Resistenze.org     
Sostieni una voce comunista. Sostieni Resistenze.org.
Fai una donazione o iscriviti al Centro di Cultura e Documentazione Popolare.

Support a communist voice. Support Resistenze.org.
Make a donation or join Centro di Cultura e Documentazione Popolare.