www.resistenze.org - cultura e memoria resistenti - linguaggio e comunicazione - 21-10-13 - n. 471

Campioni di libero pensiero e libertà. Una questione filosofica

Tiziano Tussi

21/10/2013

Una questione filosofica, ma con addentellati sociali ben presenti. Sulla prima pagina del supplemento domenicale del Sole 24 Ore del 20 ottobre due interventi. Un estratto di un libro di Michel Onfray ed una spalla di Roberto Escobar sullo stesso tema: Albert Camus. Un motivo, una scusa (?), per offrire al lettore un cesto di banalità con esiti simili, alla fine degli scritti.

Onfray è oramai considerato dal  mondo culturale borghese – nell'accezione di moderato e perbene che si può dare – come l'adolescente ribelle – al di là degli anni che ha – che fa tanto colore invitare nel salotto buono la domenica a pranzo. Naturalmente il filosofo d'Oltralpe se l'è presa con tutti i sacri Dei della cultura Occidentale, in ultimo Freud, dichiarandoli decaduti. Al borghese che non avrebbe mai osato tanto fa piacere che un altro, per di più con una vita un po' avventurosa alle spalle, lo faccia per lui. Ed ecco che anche Camus viene usato per inanellare una serie di banalità tipo: il maestro lascia che sia il discepolo  ad assumersi il compito di scriversi la propria strada. Una maniera un po' tortuosa  per dire che ognuno deve far il suo cammino. Grande scoperta dell'ovvio. E dice di Camus che è stato il più grande filosofo nietzschiano del Novecento, per questo motivo. Ha seguito Nietzsche, che ad Onfray piace, cita anche la Salomè, donna amata e rincorsa da Nietzsche ma mai raggiunta. Ha camminato sulle sue orme, sulle sue tappe, e le inanella in un elenco da manuale di Filosofia delle superiori, ma poi , poi…

Lo stesso dice Escobar, che insegna in Italia alla Statale di Milano. Un breve inciso di  spalla che fa da controcanto alla citazione dal libro di Onfray su Camus, di prossima pubblicazione in Italia. Escobar è più esplicito. Camus come antistalinista, non sembra vero, meglio di Sartre, filosofo antiragione ma illuminista: come è possibile? Lo spiega in questo modo: "..ragione non intesa come Assoluto in cui credere, ma come lucido strumento critico che accetta i propri limiti, e che perciò è in grado di fare chiarezza." Ora, chi ci capisce qualcosa è bravo, anzi si capisce molto, ma diciamo: come può la ragione esser dogma – credere in se stessa come monumento di interpretazione – la ragione se vuole essere coerente con la sua essenza vera deve essere dialettica, critica. Altrimenti è fede cieca dei propri risultati, e perciò "non ragiona", puro dogma. Non discuto qui di Camus, ma di come due intellettuali  sparati in prima pagina dal Sole lo usino. E tutto è così scopertamente utilitaristico. Già perché i due scritti terminano in modo simile. Onfray dopo avere esaltato le capacità di autonomia di Camus chiosa: Un'eresia per gli universitari. Escobar, alla fine della sua velocissima analisi sul Letterato e, per lui, filosofo: Bisogna imparare da lui, e non ripeterlo come algidi professori di filosofia.

Il Sole è diventato il giornale dei contestatori del sistema. E quindi pubblica articoli … dei professori di Università che vogliono fare un po' di teatro. Onfray ha fondato una sua università privata-collettiva (?);  Escobar insegna all'Università Statale di Milano.

Come sia facile fondare un'università ben lo sappiamo in Italia, dove pullulano università popolari controcorrente ed hanno sovvenzionamenti dallo Stato e dai privati, un florilegio di possibilità. Ovviamente è tutto ironico. Chissà in Francia è ancora più facile dato che Onfray ne ha fondata una dopo un periodo lungo di lavoro assolutamente normale, insegnante in una scuola privata cattolica. Escobar ed Onfray se la prendono con gli universitari – e loro cosa sono?  E con gli insegnanti algidi di filosofia . Potremmo pensare anche a quelli delle Superiori che poveretti capiscono niente della libertà di pensiero. E per di più neppure possono esprimerlo, dato che testate come il Sole 24 ore per dare addosso, ma in fondo è in gioco, a chi insegna o tratta Filosofia non chiama insegnanti di Filosofia del Liceo. Gli altri, di altre discipline,  neppure nominarli, capre. E quindi lasciamo pure sullo sfondo tutta la categoria dei professori e concentriamoci sui pochi saltimbanchi della cultura, bene introdotti negli ambienti che hanno visibilità,  che ricamando banalità a spruzzo ci insegnano a volteggiare sulla testa alata di uomini e donne che debbono essere in primis antistalinisti, abbiano sofferto, tanto lo hanno sopportato loro, abbiano avuto vite difficile e siano stati osteggiati al loro tempo: ben vengono ora come esempi di libertà di pensiero.

Ma al loro tempo tali esempi di libertà non erano tanto tenuti in considerazione. Lo stesso Nietzsche, di cui i due si lavano tanto la bocca, non ebbe una vita facile e finì pazzo i suoi giorni, messo al bando dal pensiero borghese dell'epoca che dopo, molto dopo, lo ha preso come esempio da immortalare. Tanto era già morto e non poteva più fare danno. Tale atteggiamento ricorda da vicino quello della chiesa cattolica che prima ha bruciato e condannato in processi epocali uomini liberi come Giordano Bruno e Galileo Galilei e poi, dopo secoli li ha riabilitati. In fondo il circo culturale borghese, con spruzzature anarchiche, nel caso di Onfray ci ha messo di meno a inneggiare al reietto. 

Ed il quotidiano dei padroni del vapore che sfruttano abbondantemente  da secoli la mano d'opera al loro servizio ben può apparire come il campione di libero pensiero e della libertà. Basta che questa sia opportunamente depotenziata e snaturata nell'ordine del tempo. Dopo, per carità molto dopo. Non è il caso di essere contemporanei.


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