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Razza e razzismo: questione biologica o di sistema?

Kayla Hilstob * | rebelyouth-magazine.blogspot.it
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

20/09/2016

Il modo in cui arriviamo a identificare noi stessi e gli altri all'interno della nostra società ha molto a che fare con il nostro condizionamento sociale. La maggior parte di noi è stata condizionata a credere che a causa del colore della nostra pelle, si appartenga naturalmente a un certo gruppo. Questo è il concetto di razza, la madre del razzismo.

Questo condizionamento è apparso solo poche centinaia di anni fa, come mossa deliberata per giustificare e far rispettare il sistema della schiavitù dei proprietari bianchi del sud delle piantagioni americane. Sin dall'inizio gli scienziati hanno ripetutamente cercato di trovare una base biologica della razza, per giustificare l'oppressione razziale, il conflitto, la segregazione, l'apartheid e il genocidio, ma senza ottenere risultati di sorta. In conclusione, non vi è alcuna differenza biologica tra persone di carnagione diversa, ad eccezione dei pochi geni che producono la caratteristica del colore della pelle. La razza è una costruzione sociale ideata per imporre una gerarchia di popolazioni oppresse e per rendere un pugno di potenti proprietari di piantagioni molto, molto ricchi.

La razza non è reale, ma lo è molto l'eredità di questa invenzione, come il razzismo sistemico che l'odierno capitalismo rafforza continuamente. Le persone sono ancora svilite, discriminate e persino uccise per il significato attribuito al colore della loro pelle. Per comprendere il razzismo di allora e quello di oggi, dobbiamo guardare allo sviluppo del capitalismo in America.

L'origine del mito della razza

Originariamente in America, le colonie del sud erano state in gran parte destinate all'estrazione delle risorse, non all'insediamento. Questa assenza iniziale si traduceva di conseguenza in una una carenza di manodopera. I coloni tentarono di ridurre in schiavitù la popolazione indigena locale dopo averla sconfitta militarmente, ma non riuscirono a istituzionalizzare la loro schiavitù, a causa della conoscenza e dei legami che i nativi avevano con la loro terra. Avevano dunque la necessità di portare forzatamente degli estranei senza riferimenti locali e che avrebbero potuto essere facilmente soggiogati.

In un primo momento fu usato il lavoro sia degli schiavi bianchi, che neri, ma anche questo diventò problematico quando gli schiavi e la maggioranza povera si univano contro i possidenti e i proprietari delle piantagioni. Il loro interesse comune era chiaro: erano stati oppressi dai ricchi e il modo per uscirne era combattere insieme.

Per rispondere a ciò, le élite decisero di rapire e schiavizzare i popoli dell'Africa. Il colore della loro pelle divenne il segno distintivo del lavoro forzato e della mancanza di cittadinanza. Pur imponendo questo sistema di schiavitù, il legislatore, gli stessi latifondisti e proprietari di schiavi decisero di dare cittadinanza e diritti simbolici ai bianchi poveri al fine di istituzionalizzare questo divario razziale. Legalmente libera, la maggior parte della popolazione bianca era ancora povera, senza terra ed esclusa, ma con la pelle bianca. Era la tattica perfetta per dividere la popolazione, definire il concetto di razza.

La fluidità della razza

Nella società di oggi la situazione si è fatta più complessa rispetto alla semplice divisione tra bianco e nero, schiavo e persona libera. La percezione della razza di un individuo dipende da molteplici fattori, tra cui la gradazione cromatica della pelle in relazione con quello della popolazione economicamente dominante, la posizione geografica, la condizione economica e la religione, tra gli altri. In origine, il termine "bianco" era destinato a indicare gli anglosassoni, mentre irlandesi, slavi, italiani e canadesi francesi sono stati considerati non-bianchi fino alla metà del XX secolo. Essere non-bianco aveva una connotazione di classe, con il lavoro svalutato e le pessime condizioni di vita nel centro della città.

A causa delle nuove forme di nazionalismo e del mutamento del capitalismo nel secondo dopoguerra, questo esclusivo punto di vista dell'essere bianco, è cambiato. E' oggi comunemente accettato che questi gruppi siano ora bianchi, mentre ci sono ancora alcuni europei che non sono necessariamente considerati tali. Ad esempio gli europei musulmani, che hanno una carnagione relativamente chiara, ma provenendo da paesi dei Balcani con grandi popolazioni musulmane, così come da nazioni transcontinentali come la Turchia, non possono esserlo. Il loro essere "non-bianco" non riguarda la pelle, ma la loro religione, la loro "alterità", soprattutto oggi con l'aumento dell'islamofobia.

Essere considerati neri o bianchi varia in modo significativo a seconda di dove e quando la questione viene sollevata. Per esempio, una persona può essere considerata bianca in Brasile, "colorata" in Sud Africa e nera in Canada. Ogni paese ha una gerarchia dell'essere bianchi rispetto alla composizione della popolazione locale e al livello di discriminazione accettabile. Ad esempio, in America, fino alla metà del XX secolo, c'erano ancora leggi che definivano le norme dell'essere nero, che in alcuni punti includevano persone con 1/32 della loro genia familiare identificata come nera, senza curarsi della gradazione della pelle. Oggi probabilmente qualcuno con quella piccola eredità nera verrebbe considerato come bianco. Questa fluidità dimostra che la razza è un costrutto sociale, che è suscettibile di interpretazione in base al tempo e al luogo.

Biologia e differenza

La razza percepita di una persona non ci dà alcuna indicazione circa le sue caratteristiche biologiche. Le persone provengono da varie zone geografiche, con adattamenti in linea con il loro ambiente. L'unica differenza biologica tra le persone di tutto lo spettro delle carnagioni è la quantità di raggi ultravioletti che possono essere assorbiti dalla pelle, sulla base di una piccola serie di geni legati alla storia evolutiva degli antenati di un individuo.

In realtà, vi è molta più diversità genetica all'interno delle razze che tra di loro. Ad esempio, nonostante l'idea eurocentrica che l'Africa sia piuttosto omogenea, il continente ospita più diversità genetica umana che tutto il resto del pianeta. Da un punto di vista biologico, con una tale variazione genetica, l'idea che le persone con un certa gradazione di pelle abbiano un qualche tipo di connessione è assurda come affermare che le persone che condividono un altro elemento genetico fisico comune, come ad esempio gli occhi azzurri, appartengano a una razza.

Dopo generazioni di vita in America, in che istante un nero americano cessa di essere "afro-americano" e diventa un "americano", allo stesso modo in cui lo è un bianco (europeo)? Quando si pone questa domanda, diventa chiaro che siamo ancora separati dalla razza e ci sono popolazioni che sono più "americane" o "canadesi" di altre. Ma questo sta a significare che se ci si limita a cambiare le idee della gente circa l'identità razziale e si condanna il pregiudizio con sufficiente forza, il razzismo sarà abolito? O ancora più ingenuamente, che se si adotta una visione del mondo "color blind" dove non esistono persone come gli "afro-canadesi" o persone divise su base razziale il mondo cambierà? Questi punti di vista liberali non comprendono le profonde connessioni storiche e contemporanee tra razzismo sistemico e capitalismo da cui scaturiscono i pregiudizi e le ideologie razziste.

C'è razzismo oggi in Canada?

Per quanto possa sfidare la nostra comprensione della società canadese costruita attraverso i nostri anni di istruzione e stereotipi perpetuati di inclusione e multiculturalismo, l'eredità della creazione della razza affonda le radici nella nostra storia. Nonostante la nostra tanto celebrata storia e mito nazionale del Canada "mosaico culturale", sappiamo che il razzismo istituzionalizzato esiste ancora.

Grattando la superficie di questa narrazione, vediamo l'omicidio impunito di innumerevoli (letteralmente innumerevoli, in quanto StatsCan si rifiuta di raccogliere questi dati) uomini neri da parte della polizia, ad esempio come nel caso di Andrew Loku lo scorso anno. Le persone razzializzate vivono in povertà in percentuale doppia rispetto quelle non-razzializzate. Il tasso di incarcerazione di afro-canadesi è il triplo della media nazionale e quello delle popolazioni indigene lo è dieci volte tanto.

Queste sono tutte modalità attuali e tangibili che indicano come il razzismo sia ancora vivo e vegeto. La razza concerne il razzismo, non il colore della pelle. L'eredità della creazione della razza continua a svalutare il lavoro e la vita delle persone razzializzate in Canada e ad alimentare il nostro sistema capitalistico. Da noi assume la forma della brutalità della polizia, dell'incarcerazione di massa e della povertà. Il razzismo solleva il suo orribile volto nella nostra coscienza con una presenza internazionale, dove gli attacchi terroristici contro i bianchi sono tragedie, ma sono praticamente sconosciuti quando capita a civili non-bianchi. E' considerato accettabile e lodevole partecipare a guerre straniere che uccidono migliaia di civili (scuri) e che servono ad estrarre le loro risorse per il guadagno della elite. Come il capitalismo genera l'imperialismo, così dà origine al razzismo.

Facciamo crescere il malcontento verso il razzismo e il capitalismo, denunciamo la costruzione del concetto di razza come strumento di divisione e giustificazione di atti crudeli che ci tengono divisi a beneficio a lungo termine di nessun all'infuori di una piccola élite - un'eredità che continua fino ad oggi. Gruppi come Black Lives Matter e i suoi alleati sono in prima linea nella sfida all'oppressione perpetuata dal sistema capitalista. La Lega dei Giovani Comunisti esprime piena solidarietà a questo movimento e quelli oppressi in tutto il mondo dagli Stati borghesi razzisti.

* da Rebel Youth, organo della Lega dei Giovani Comunisti del Canada

Note:

Achenbach, Joel. "Study Finds Africans More Genetically Diverse Than Other Populations." Washington Post, May 1, 2009. http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2009/04/30/AR2009043002485.html

Jones, Brian. "The Social Construction of Race." The Jacobin Magazine, June 25, 2015. https://www.jacobinmag.com/2015/06/racecraft-racism-social-origins-reparations/

Omi, Michael and Howard Winant. "Racial Formations". In The Social Construction
of Difference and Inequality: Race, Class, Gender and Sexuality, 4th ed., edited by Tracy E. Ore, 19 - 28. Boston: McGraw-Hill Higher Education, 2009.

Soo-Jin Lee, S. et al. "The ethics of characterizing difference: guiding principles on using racial categories in human genetics." Genome Biology, 9, no. 404 (2008). doi:10.1186/gb-2008-9-7-404

Waters, Mary. "Optional Ethnicities: For Whites Only?". In The Social Construction of Difference and Inequality: Race, Class, Gender and Sexuality, 4th ed., edited by Tracy E. Ore, 29 - 41. Boston: McGraw-Hill Higher Education, 2009.


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