www.resistenze.org - cultura e memoria resistenti - poesia e letteratura - 18-10-05

H. Pinter Premio Nobel “Resistente” e antimperialista


Con la riproposizione di questi tre testi, testimonianze chiare e forti del suo impegno costante e coerente contro la guerra,

i “ Nuovi Partigiani della Pace “, l’Associazione  “SOS Yugoslavia” e il Forum Belgrado Italia, salutano il Nobel a un militante della pace e della lotta contro la guerra.


Harold Pinter: resistere agli Usa

Alla vigilia del conflitto in Iraq, Harold Pinter, uno dei più prestigiosi autori inglesi del nostro tempo, ha tenuto un discorso alla House of Commons Speech. Più trascorrono le ore, più questo appello alla resistenza diventa potente e irrinunciabile. Harold Pinter è nato nel 1930. Ha rivoluzionato il teatro contemporaneo borghese con un'attività drammaturgica che lo ha spinto, a più riprese, nel novero dei candidabili al Nobel. I suoi lavori, da The Room ('57) al celeberrimo The Caretaker ('60), da Monologue ('73) a No Man's Land ('75), insieme alle sceneggiature cinematografiche (L'ultimo tycoon di Elia Kazan e La donna del tenente francese di Karel Reisz, tra gli altri) ne fanno una delle voci più insigni della cultura anglosassone oggi. Pinter si spende con forte impegno civile, che data dal colpo di Stato con cui Pinochet e la Cia presero il controllo del Cile, assassinando il legittimo presidente Salvador Allende.


Appello contro la guerra
di Harold Pinter
Una delle immagini più nauseanti del 2002 è quella del Primo Ministro Tony Blair che si inginocchia in chiesa, il giorno di Natale, pregando per la pace sulla terra e per il bene dell'umanità. Nello stesso preciso momento Blair si preparava a partecipare e contribuire al massacro di migliaia di innocenti in Iraq.

Per parte mia, sono stato interpellato sulla protesta contro l'ambasciata americana in Inghilterra - laddove si definiva l'Amministrazione Bush "un animale selvaggio assetato di sangue". Il mio laconico contributo è stato: date un occhio alla faccia di Donald Rumsfeld e il caso è chiuso.
Sono dell'opinione che un atto bellico del genere non sia semplicemente tacciabile di criminalità, perversione e barbarie - ravvedo in esso anche una forma di gioia nella distruzione. Il Potere, come spesso è stato sottolineato, è un grande afrodisiaco così come, almeno dalle apparenze, anche la morte altrui.
Gli americani si garantiscono il cosiddetto appoggio della “comunità internazionale” attraverso varie modalità di fuoco protetto, esploso a mo' di intimidazione: condizionamento, corruttela, ricatto, mistificazione. La cosiddetta “comunità internazionale “ si è trasformata via via in un'entità degradata, totalmente dedita a legittimare e appoggiare un'istituzione militarizzata completamente fuori controllo. Quanto all'Inghilterra, ciò che appare più deprecabile di ogni altra cosa è il fatto che essa pretenda di stare a fianco alla pari il suo grande alleato americano - quando invece viene trattata alla stregua di un cane indocilito a forza di percosse, esattamente come gli altri Paesi. Siamo umiliati, disonorati e messi in gravissimo pericolo dal comportamento servile senza riserve che il nostro governo ha adottato nei confronti degli Stati Uniti.
Questa guerra che hanno pianificato può ottenere soltanto esiti come: il collasso di quanto rimane in piedi del sistema di infrastrutture in Iraq, la morte di massa, mutilazione e malattia, un milione circa di potenziali profughi, un'incontrollabile escalation di violenza in tutto il mondo. E tuttavia continuano a mascherarla come “crociata morale”, “guerra giusta”, un conflitto scatenato dalle “democrazie in nome della libertà”, al fine di portare “democrazia” in Iraq.
Il puzzo di ipocrisia è soffocante.
Questa mascherata è un bel raccontino che dovrebbe coprire l'invasione di uno Stato sovrano, l'occupazione militare dello stesso e il controllo dei giacimenti petroliferi.
Noi abbiamo un compito irrinunciabile e chiaro: resistere a tutto questo.

31 marzo 2003

Da Carmillaonline


La Gang Bush/Blair
di Harold Pinter
 

“Un mostro di proporzioni oscene e grottesche"

Il fatto e' che il signor Bush e la sua gang sanno quello che fanno e Blair, a meno che non sia il perfetto idiota che sembra spesso, sa anch'egli quello che fanno. Bush and company sono determinati, semplicemente, a controllare il mondo e le sue risorse. E non se ne fregano un accidenti di quanta gente uccideranno lungo il cammino.

C'e' una vecchia storia su Oliver Cromwell. Dopo aver conquistato la citta' irlandese di Drogheda, ordino' che i cittadini fossero portati nella piazza principale. Li' ordino' ai suoi luogotenenti: "Uccidete tutte le donne e stuprate tutti gli uomini". Uno dei suoi aiutanti disse: "Mi scusi, generale, non dovrebbe essere il contrario?" Una voce fuori campo a quel punto urlo': "Cromwell sa bene quello che fa".

Quella e' la voce di Tony Blair: "Bush sa bene quello che fa".

Certo, Bush sa bene quello che fa: vuole controllare le risorse mondiali e non se ne freghera' un accidenti di quante persone periranno nel tentativo. E Blair gli regge la candela.
Non ha il supporto del partito laburista, non ha il supporto del paese o della celebrata "comunita' internazionale". Come puo' giustificare il fatto di lanciare il suo paese in una guerra che nessuno vuole? Non puo'. Puo' solo ricorrere alla retorica, ai cliche', alla propaganda. Pochi di noi, quando lo hanno votato, pensavano che sarebbero giunti a disprezzarlo. La sola idea che egli possa avere influenza su Bush fa ridere. La sua supina accondiscendenza verso la spacconeria USA e' patetica.

Essere spacconi e', ovviamente, una vecchia tradizione degli Stati Uniti. Rivolgendosi all'ambasciatore greco negli USA, nel 1965, Lyndon Johnson disse: "Vaff* il vostro parlamento e la vostra costituzione. Gli USA sono un elefante. Cipro e' una pulce. La Grecia e' una pulce. Se queste due pulci continuano ad infastidire l'elefante, possono ritrovarsi colpite dalla proboscide, colpite per bene".
Sapeva cio' che diceva. Dopo poco tempo, i colonnelli, sostenuti dagli USA, presero il potere in Grecia ed il popolo greco fini' all'inferno per sette anni.

Riguardo all'elefante USA, esso e' cresciuto fino a diventare un mostro di proporzioni oscene e grottesche.
La terribile atrocita' di Bali non altera i fatti del caso.

La "speciale relazione" tra USA e Gran Bretagna ha portato, negli ultimi 12 anni, alla morte di migliaia e migliaia di persone in Iraq, Afghanistan e Serbia. Tutto cio' per perseguire la "crociata morale" degli USA e della G.B. che "mira a portare pace e stabilita' al mondo".

L'uso di uranio impoverito durante la Guerra del Golfo e' stato particolarmente distruttivo. I livelli di radioattivita' in Iraq sono molto elevati. I bambini nascono senza cervello, occhi e genitali. Quando hanno orecchi, bocche e retti, questi servono solo per espellere sangue.
Blair e Bush, ovviamente, sono totalmente indifferenti a queste cose, per non parlare dell'affascinante, sghignazzante, illuso Bill Clinton, che ha addirittura avuto un'ovazione alla conferenza del partito labour. Per cosa? Per aver assassinato bambini iracheni? o bambini serbi?

Bush ha detto: "Non permetteremo che le peggiori armi al mondo restino nelle mani dei peggiori leaders del mondo." Giusto. Guarda nello specchio, amico. Si tratta di te.

Gli USA stanno attualmente sviluppando avanzati sistemi di "armi di distruzione di massa", e stanno preparandosi ad usarle dove vogliono. Stanno violando tutti gli accordi internazionali sulle armi chimiche e biologiche rifiutandosi di permettere ispezioni internazionali alle loro fabbriche.

Stanno imprigionando centinaia di prigionieri afghani a Guantanamo Bay, senza alcuna imputazione e senza processo, condannandoli virtualmente al carcere a vita.
Stanno insistendo per ottenere l'immunita' da parte della Corte criminale internazionale, che e' ora supportata dalla Gran Bretagna. L'ipocrisia e' mozzafiato.

La spregevole sottomissione di Tony Blair a questo criminale regime USA svaluta e disonora il suo paese.

traduzione a cura di www.arabcomint.com


La lezione americana di Pinter

Dieci minuti di inusuale standing ovation hanno salutato ieri pomeriggio, all'Università di Torino la «lectio magistralis» con cui Harold Pinter ha ricevuto la laurea honoris causa da quell'ateneo. Lo scrittore inglese, ritenuto da molti il maggior drammaturgo vivente, in modo sobrio e secco, e senza risparmiarsi i risvolti personali, ha pronunciato il suo discorso, che riprende il duro attacco antiamericano e contro la guerra che costituisce da anni l'aspetto principale del suo impegno civile, parallelo e non meno forte della sua scrittura per il teatro.


HAROLD PINTER

Sono molto onorato di ricevere questa laurea da un'Università così prestigiosa. Qualche mese fa sono stato operato di cancro. L'intervento in sé e le implicazioni postoperatorie sono stati per me un vero incubo. Mi sentivo come uno che, incapace di nuotare, annaspa nell'acqua scura di un oceano senza fine. Sono riuscito a non annegare e sono molto contento di essere vivo. Ma appena sono emerso dal mio incubo personale sono subito piombato in un incubo pubblico dilagante - l'incubo dell'isterismo, dell'ignoranza, della stupidità e della belligeranza americani; la più grande potenza che si sia mai vista combattere contro il resto del mondo.
«Chi non è con noi è contro di noi» ha detto il presidente Bush. E ha anche detto: «Non permetteremo che le peggiori armi rimangano nelle mani dei peggiori capi di stato del mondo». Giusto. Guardati allo specchio, bello. Quello sei tu.
Gli Stati uniti stanno costruendo delle armi molto sofisticate, «armi atte a distruggere le masse» e sono pronti a usarle là dove lo riterranno necessario.     Ne hanno più loro di quante ce ne siano in tutto il resto del mondo. Hanno ignorato gli accordi internazionali sulle armi chimiche e biologiche, e non permettono a nessuno di ispezionare le loro fabbriche di armamenti. L'ipocrisia insita nelle loro dichiarazioni e nelle loro azioni sembrano quasi uno scherzo.
Gli Stati uniti pensano che i tremila morti di New York siano gli unici morti che contano. Sono morti americani. Gli altri morti sono irreali, astratti, senza importanza.
Dei tremila morti in Afghanistan non si sente mai parlare.
Delle centinaia di migliaia di bambini iracheni che sono morti a causa delle sanzioni inglesi e statunitensi che li hanno privati dei farmaci essenziali non si sente mai parlare.
Degli effetti dell'uranio impoverito, usato dagli Usa nella guerra del Golfo, non si sente mai parlare. Il livello di radiazioni in Iraq è spaventosamente alto. Nascono bambini senza cervello, senza occhi, senza genitali. E dagli orifizi delle orecchie, delle bocche e dei retti esce soltanto sangue. Dei duecentomila morti di Timor Est, nel 1975, di cui è responsabile il governo indonesiano ma con il consenso e l'incoraggiamento degli Stati uniti, non si sente mai parlare.
Dei cinquecentomila morti in Guatemala, Cile, El Salvador, Nicaragua, Uruguay, Argentina e Haiti, tutte iniziative appoggiate e finanziate dagli Stati uniti non si sente mai parlare.
Dei milioni di morti in Vietnam, Laos e Cambogia non si sente più parlare.
Della sofferenza palestinese, fonte principale dell'inquietudine mondiale, se ne parla pochissimo.
È una pessima cognizione del presente e una ancor peggiore interpretazione della storia.
Le persone non dimenticano. Non dimenticano la morte dei loro concittadini, non dimenticano le torture e le mutilazioni, non dimenticano le ingiustizie, non dimenticano l'oppressione, non dimenticano il terrorismo delle grandi potenze. E non solo non dimenticano. Ma reagiscono attaccando a loro volta.
La tragedia di New York era prevedibile e inevitabile. Una rappresaglia contro i continui e sistematici atti di terrorismo di stato da parte degli Usa in tutti questi anni e in tutti gli angoli del mondo.
In Inghilterra, da un po' di tempo a questa parte, si dice alla gente di «vigilare» in vista di probabili atti terroristici. L'espressione è di per sé assurda. In che modo la gente dovrebbe - o potrebbe - vigilare? Mettendosi una sciarpa sul naso e sulla bocca per non respirare i gas letali? Purtroppo esiste davvero la possibilità di atti terroristici e questo grazie alla spregevole e vergognosa sottomissione del Primo Ministro inglese agli Stati uniti. Pare che ultimamente sia stato sventato un attentato con gas letali nella metropolitana di Londra. Ma potrebbe benissimo succedere di nuovo. A Londra migliaia di bambini prendono la metropolitana tutti i giorni per andare a scuola. E se ci sarà un attentato e moriranno avvelenati dai gas la colpa sarà unicamente del Primo Ministro. Il quale, inutile dirlo, non va mai in metropolitana.
L'attacco contro l'Iraq mira, di fatto, al massacro di migliaia di civili col pretesto di salvarli dal loro dittatore.
L'Inghilterra e gli Stati uniti stanno percorrendo un cammino che porterà a un aumento della violenza nel mondo e che andrà a finire in una vera e propria catastrofe.
È comunque ovvio che gli Stati uniti stiano facendo di tutto per far scoppiare la guerra contro l'Iraq. E credo che ci riusciranno - non solo per avere il controllo sul petrolio iracheno - ma anche perché oggi il governo americano è come una bestia assetata di sangue. Conosce solo il linguaggio delle bombe. Molti americani, come sappiamo, sono inorriditi di fronte all'atteggiamento del loro governo ma purtroppo sembra che non possano fare niente.
Se l'Europa non riesce a trovare la solidarietà, l'intelligenza, il coraggio e la volontà per combattere e resistere il potere degli Usa si meriterà la definizione di Alexander Herzen (così come è apparsa nel Guardian di Londra) «Noi non siamo il nemico, siamo il morbo».

(Traduzione di Alessandra Serra)

il manifesto, 28 Novembre 2002