www.resistenze.org - cultura e memoria resistenti - poesia e letteratura - 29-10-09 - n. 293

dall’autore
 
Il muro di Karl
 
A Karl prof. emerito della DDR
 
C’era il Muro, mi dicevi Karl,
il muro di un mondo diviso,
speranza di uomini uniti.
C’ era il Muro, mi dicevi Karl,
la dignità degli oppressi,
la libertà degli uguali,
la parte giusta della Storia.
Il Muro in pezzi è all’asta
il mondo in pezzi combatte
cento guerre della pace calda.
I padroni del mondo offrono
libertà di crepare ai dannati
della terra e galloni dorati
ai loro eterni domestici,
esportano la democrazia
delle bombe intelligenti,
mungono pozzi e gasdotti
con i loro affari di morte.
Colonne di nuovi schiavi
alzano piramidi inutili
alla gloria del Mercato,
bevono illusioni e coca cola
nelle miniere di cemento
delle città saccheggiate,
incatenati da ceppi catodici
ai teleschermi di Goebbels.
Avevi ragione, Karl, c’era
il Muro, la dignità degli uguali,
speranza di uomini uniti.
Ricostruiamo il Muro, Karl,
il muro degli uomini in lotta,
la parte giusta della Storia.
 
Novembre 1999 
Paolo Pietrini

A proposito del Muro … e della DDR
 
di Paolo Pietrini
aprile 2009
 
Ho visto casualmente solo ora (per una serie di problemi di salute che mi hanno assillato in questi mesi) la lettera del Comp. Davide Rossi del 23/12/2008 a Liberazione (“Non ci appartengono i muri, accettiamo la complessità della storia”). Ed anche la nota del 22/12/2008 del Comp. Mauro Gemma sull’espulsione della compagna Christel Wegner dal DKP (Germania. Se la "democratica" Linke espelle i militanti comunisti...).
 
Condivido integralmente le osservazioni di entrambi. Sulla questione del Muro e del ruolo della DDR avevo dedicato ad un caro compagno, professore emerito della DDR, allora scomparso da poco (era l’anno 1999, decennale della caduta del muro) una poesia titolata “Il muro di Karl” che mi pare sia attuale nel contesto del discorso e che mi permetto di allegare.
 
Mi stupisce solo che ci si stupisca … ma capisco che non ci si possa non indignare.
 
Sinistra senza connotazione antifascista non ha alcun significato, come comunista senza alcuna connotazione anticapitalista ed antimperialista non significa niente.
 
Qui ed ora, per i nostri “sinistri” appaiono dunque termini che hanno perduto l’essenza.
 
Charles Lawghton, grande attore e regista americano sfuggito alla Caccia alle Streghe scatenata nel dopoguerra dalla “democrazia” USA contro i comunisti, giunto a Londra nel  1950, di fronte ai giornalisti dei maggiori quotidiani europei osservò:
 
Quel che mi nausea della sinistra americana è che non ha tradito per salvare la pelle come quella tedesca ma per salvare la piscina…”
 
Credo sia quanto di più attuale si possa affermare della cd. sinistra e dei sedicenti comunisti che per salvare la piscina non riescono a trovare neppure una parvenza di unità politica e si consolano citando le veline di regime. Bertinotti, la Mascia e soci difendono l’argenteria, quella che tocca ai maggiordomi dei padroni (termine sempre attuale ma in totale disuso).
 
Impossibile si è dimostrato e si dimostra conciliare comunismo e socialdemocrazia; che non vuol dire che comunisti non debbano marciare insieme ai socialdemocratici fin che fanno la stessa strada; ma senza confondere mai pragmatismo e opportunismo, tattica e strategia…
 
Se così non fosse sarebbero stati solo dei poveri fessi Marx e Gramsci che hanno sopportato “una vita difficile” quando avrebbero potuto avere per loro il mondo dei padroni …
 
Se è vero come è vero che il termine etica non è della politica e l’unica soluzione per mettere assieme Marx e Riccardo si chiama Robespierre (chi l’ha detto non lo so ma la cito da tanto tempo ormai che ho finito per ritenerla mia) credo che il quadro attuale sia più drammatico che quello del ’24: quel che viene oggi spudoratamente definito modernità non è altro che un nuovo Medioevo ma borghese, corporativo, nepotistico e clientelare.
 
Robespierre è stato l’esempio emblematico di moralità politica, “la virtù”, ignota ai politicanti borghesi di ogni tempo ed ai corrotti di sempre, insomma ai Danton e ai Giolitti, ai Craxi e ai Previti, citati a caso, emblematicamente, a riprova della mediocrità della corruzione, dell’invidia crassa della borghesia e dell’amore dell’ignoranza. Non a caso la storiografia borghese ha costruito senza prova alcuna il mostro sanguinario Robespierre, per rassicurare gli eterni maggiordomi, ladruncoli e servili, ed impegnarli a coprire le proprie malefatte.
 
Basta e avanza citare i massacri eseguiti dai “moscardini” nel 1796, quando la Senna trasportò sangue e cadaveri per tre giorni… dei quali ovviamente la storiografia borghese ha taciuto e tace. Fatto che forse gli storici “pansanei” dei giorni nostri hanno usato per ideare la leggenda “nera” delle “foibe”, puntualmente condivisa da tanti “sinistri” nostrani, che hanno dedicato persino onori e musei ad alcuni dei 1200 criminali di guerra italiani, mai consegnati allo stato jugoslavo, nonostante la documentazione ricevuta e approvata dall’ONU.
 
I nostri sedicenti “sinistri” - non dico i fascisti tornati al potere – dovrebbero ricoprire di fiori     la tomba di Tito che, se non è riuscito a impedire in toto alcune comprensibili e inevitabili vendette ne ha quanto meno davvero minimizzato la consistenza.
 
Purtroppo la corruzione della politica da elemento “sovrastrutturale” si è fatta ora “strutturale”, divenendo essa stessa rapporto diretto di produzione e di scambio; questo mi pare l’unico elemento di riflessione critica, rispetto all’analisi marxiana attualissima e puntuale sotto ogni aspetto. Prova è che Marx è d’uso corrente dai ”padroni”, ovviamente nell’interpretazione loro che consente ottimi profitti, scaricando tutte le perdite sui lavoratori; e della sua attualità, i padroni, quando serve, dibattono pure in grandi convegni, come hanno fatto puntualmente nei momenti critici, nel ‘72 a Filadelfia, nel ‘94 a Detroit ed ora…