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Engels viandante socialista

Tiziano Tussi

24/11/2020

Per il 200° anniversario della nascita di Friedrich Engels (28/11/1820-05/08/1895) un'aspetto inconsueto della sua vita.

"La tua idea della felicità?" - "Châteaux Margaux 1848". Botta e risposta della Confessione di Engels, ritrovato in un album di Jenny Marx, la prima figlia di Karl Marx. La Confessione era una serie di domande che gli studenti facevano ai loro parenti. Domande secche, le risposte dovevano esserlo altrettanto. La felicità di Engels risiede in un vino francese di ottima annata. Naturalmente il tutto è ironico.

Questa era la sua idea della felicità. Un'altra idea era quella di potersene andare in giro come un viaggiatore qualunque. Cosa che non gli riuscì molto, almeno dopo gli anni '40. Friedrich Engels molto presto cominciò una vita sociale pubblica, scrivendo su giornali e riviste di critica e di radicale spirito politico. Alcuni di questi scritti riguardano appunto i suoi viaggi e le impressioni che ne ricevette. È questo il tema che tratteremo in queste righe, usando il titolo di un libro che raccoglie alcune di queste corrispondenze, lettere e riflessioni pubblicate o private, dal suggestivo titolo di "Viandante socialista". Così lo possiamo concepire.

In questo testo vengono raccolti, a cura di Nicolao Merker, passi di scritti che ci rendono la voglia di Engels di godere della vita, anche viaggiando. Con in mente il vino, ricordato anche nella Confessione, possiamo riconsiderare alcuni aspetti del suo andare in giro.

Naturalmente non è un gironzolare neutro, soltanto per vedere, ma il vedere si accompagna, quasi sempre, al di là del godimento visivo e paesaggistico, ad osservazioni che ci rendono edotti del luogo da un punto di vista sociale ed anche politico. Certo le osservazioni esistenziali vi hanno un peso non di secondo piano, ma ben si amalgamano colle altre, ricordate sopra. Anche se a volte Engels fatica a separare i due aspetti e forse li vorrebbe vivere senza predominio della parte politica su tutto il resto: "A Vienna ho dovuto fare per due volte la mia comparsa di fronte al partito."[1] E la nota corrispondente, nel testo che usiamo, dice: "L'11 e il 14 settembre [1893, n.d.r.] si erano svolte a Vienna , organizzate dai socialdemocratici austriaci, rispettivamente una festa in onore di Engels con 600 partecipanti e un'assemblea di 2.000 persone …e Engels prese la parola." Pochi anni prima, nel 1888, compie un viaggio negli Stati Uniti. Scrive, nelle lettere che manda dalla sua destinazione, soprattutto a Laura, seconda figlia di Marx: "… è stato necessario tenere nascosta la cosa, [il suo viaggio, n.d.r.] …al fine di sfuggire …agli intervistatori della Gazzetta del popolo di New York…come pure all'affettuosa sollecitudine dei socialisti tedeschi di New York…questo rovinerebbe infatti tutto il piacere del viaggio…Voglio vedere, non predicare…"[2]

Cerchiamo ora di mantenere un ordine cronologico per apprezzare gli approfondimenti sociologici ed esistenziali dei resoconti di viaggio di Engels. Cominciamo da Engels in giovane età. Anche se dobbiamo tenere presente il secolo, la prima metà del 1800, e la percezione da dare alle età di uomini e donne in quel tempo.

Già molto giovane, a 19 anni, Engels descrive i luoghi in cui è nato, in cui vive, in cui ha studiato, finché il padre lo ha lasciato fare, ed in cui lavora, come luoghi asfissianti, siamo nell'odierna Wuppertal, nella Renania settentrionale. La città di oggi è una moderna fusione, dal 1929, di cittadine preesistenti, tra le quali Barmen dove Engels nacque, e Elberfeld, dove studiò. Ecco come le descrive, nella situazione abitativa e lavorativa delle classi popolari: "Il lavoro in ambienti bassi, dove la gente respira più esalazioni di ossido di carbonio e polvere che ossigeno, e per lo più a partire dall'età di sei anni, è fatto apposta per togliere loro ogni forza e ogni gioia di vivere…Chi tra questa gente non cade in mano al misticismo, cade in preda all'alcolismo." Qui Engels se la prende particolarmente, in questo come in altri numerosi passaggi, con il pietismo delle sue zone d'origine e con il comportamento del padre, conforme alla situazione  imperante: "…le poche figure che si vedono vigorose laggiù sono quasi solo falegnami o altri artigiani…tra i conciatori tre anni di quella vita sono sufficienti ad annientarli fisicamente e intellettualmente; tre uomini su cinque muoiono di tisi e tutto ciò deriva dall'alcolismo. …sifilide e malattie di petto hanno una diffusione incredibile…solo a Elberfeld su 2500 bambini soggetti all'obbligo scolastico, 1200 vengono sottratti all'istruzione e crescono nelle fabbriche …Mai ricchi fabbricanti sono di coscienza larga e le anime dei pietisti non finiscono all'inferno se rovinano un bambino in più o in meno, specie se tutte le domeniche essi vanno due volte in chiesa."[3]

La descrizione fa il paio, per il percorso che stiamo seguendo, con quella che troviamo in una lettera alla sorella Marie del 7 luglio de 1840 e che riguarda il viaggio che gli emigranti tedeschi compivano verso gli Stati Uniti d'America: " …stanno tutti insieme sottocoperta… Là giacciono tutti, uomini, donne, bambini …spesso vi si trovano 200 persone…Vi è già un'aria soffocante."[4] Riprende, sempre per questa analisi che stiamo seguendo, lo stesso argomento in una corrispondenza alla Gazzetta del mattino per lettori colti il 20 agosto 1841: "Ma la sotto è terribile, citarono tutti i miei accompagnatori… Là sotto giaceva la canaglia che non ha abbastanza denaro per spendere novanta talleri nella traversata in cabina, il popolo, davanti al quale non ci si toglie il cappello…"[5]

Nella stessa lettera un colore di internazionalismo, ricordiamo che Engels ha 21 anni:" In questi giorni ho conosciuto uno che ha il padre francese nato in America e la madre tedesca, lui è nato sul mare e come sua lingua abituale, dato che abita in Messico, parla spagnolo. Qual è allora la sua patria?"[6]

Il binomio misticismo e alcolismo ritorna in un'altra corrispondenza poco dopo: "...chi vuole veramente conoscere questa genia, deve entrare in una fucina o una calzoleria di pietisti. Là siede il mastro, a destra ha la Bibbia, a sinistra, almeno molto spesso, l'acquavite."[7] Questi ultimi scritti il diciannovenne Engels li invia al Telegraph für Deutschland (Telegrafo per la Germania) nella primavera del 1839. Il pietismo, piaga teorico-pratica che Engels aborre, appare pure nelle scuole della regione di cui Engels da conto, e quelle religiose sono, in rapporto a quelle pubbliche, più limitate nell'insegnamento che arriva solo, oltre alle competenze basilari - leggere, scrivere e fare di conto - ad "imprimere nella testa dei loro scolari solo il catechismo…"[8] La religione è il luteranesimo ancora più chiuso della versione originale, in forma pietistica, un comportamento tendente all'espiazione permanente che doveva caratterizzare tutta la vita del pio cristiano.

Ma spesso nelle sue lettere Engels scrive di aspetti sociali sconvolgenti dal punto di vista di condanna della disgraziata vita sociale delle classi più povere. In una lettera alla sorella del 28 agosto 1938, addirittura un anno prima del periodo che stiamo considerando, 18 anni, dopo i saluti e le domande per la salute di due sue cugine, irrompe con queste parole: "Anche qua, [nella città di Brema, n.d.r.] è appena successa una disgrazia, un imbianchino - il secondo in otto giorni - è caduto dalle tavole ed è morto sul colpo."[9] E la nota di Merker di riferimento ci dice che i morti per lavori affini, era anche nei decenni successivi, a Berlino, erano di un muratore su sette.

Colpisce in queste corrispondenze specialmente una, che viene pubblicata dalla Gazzetta del mattino per lettori colti, che abbiamo già citato; questa è del 18 agosto 1841. In poche pennellate, durante una gita al porto di Brema, che dista dalla città molte ore di navigazione, Engels descrive la società di quella città con accurata precisione. Pare di vederli, quegli uomini e quelle donne. La descrizione risaliva all'anno precedente ma è utile in qualsiasi tempo: "Autentici Borger[10] bremesi… formavano il nucleo della compagnia, c'erano ugualmente in massa, bottai, emigranti, artigiani; qua e là stava un uomo della Borsa che, appartenendo alla buona società, si teneva in disparte dalla folla, e dappertutto si vedevano la scacchiera di una città commerciale…i contabili che si dividono a loro volta in commessi, primi apprendisti e novizi."[11] La descrizione poi si specifica ancora di più, descrivendo i particolari servizi di queta triade di lavoratori del commercio. 

Dobbiamo anche dire che oltre all'attenzione sociologica e a quella paesaggistica, Engels era attratto dall'apprendimento delle lingue e dei dialetti. Infatti, ne conosceva molte[12] ed aveva un sistema particolare nell'apprenderle: "Per imparare una lingua …ecco il metodo che ho sempre seguito: non occuparmi di grammatica (eccetto le declinazioni e le coniugazioni e i pronomi) ma leggere, con il dizionario, il più difficile autore classico che poteva trovare. Così l'italiano ho cominciato col Dante, Petrarca e Ariosto, lo spagnolo con Cervantes e Calderon, il russo con Puskin. Poi ho letto i giornali …"[13]

Verso la maturità e la vecchiaia i viaggi di Engels si colorano di più di godibili particolari.

Già da giovane a Brema, nelle lettere che scrive alla sorella e in alcuni disegni, che appaiono nel testo che stiamo usando, una sorta di florilegio di suoi scritti, sembra particolarmente felice quando può bere buona birra e fumare ottimi toscani: questo taglio frizzante diventa sempre più presente nei viaggi da uomo maturo/vecchio.

Engels non disprezzava il vino, come abbiamo visto della sua idea di felicità, ricordata all'inizio di questo scritto. Sulla Francia aggiunge, da cui quel vino ha origine, in un manoscritto del 1848, pubblicato postumo da Kautsky sul finire del secolo: "Ma la Francia!...a nord il frumento, a sud il granoturco e il riso…l'olio, la seta…e quasi dappertutto il vino. E che vino! Che diversità, dal Bordeaux al Borgogna…e da questo al frizzante Champagne! Che varietà di bianco … e si pensi che ognuno di questi produce un'ebrezza diversa…" [14]

Ma non è il consumo di vino che gli impedisce di essere assolutamente realista circa la situazione dei contadini ed operai francesi. Siamo sempre nella provincia francese, in questo caso a Dampierre: "…l'isolamento (degli operai parigini, per lavoro, in un piccolo villaggio, n.d.r.) li aveva completamente incanagliti. Non c'era segno che si occupassero degli interessi della loro classe, nelle ore libere si dilettavano a scherzare con le contadinelle …sembra non leggessero più nessun giornale…Stavano già per rusticizzarsi ed erano lì da soli due mesi."[15]

Ma col passare del tempo, quando viaggiava per interesse personale non voleva proprio avere rapporti politici con organizzazioni politiche e cercava di mantenersi su un terreno di godimento esistenziale completo. Anche se abbiamo già visto sopra che a Vienna lo coinvolsero, nel 1993, con discorsi e partecipazioni pubbliche. In quella situazione, non poteva fare a meno di notare, e lo fece con piacere, la solidità del movimento socialdemocratico austriaco, che gli sembrava prendere sempre più piede e sopravanzare quello francese: "E se i nostri francesi non stanno attenti, gli austriaci possono anche soppiantarli. Essi (gli austrici, n.d.r.) sono una razza mista …riunendo così nel proprio sangue le tre principali razze europee (tedeschi, nordici e slavi, n.d.r.). … A meno che Parigi non badi a quello che fa, può essere Vienna a dare il segnale della prossima rivoluzione. Questa gente mi piace molto…" Ma poco sopra scriveva anche: "… ho fatto saper loro che non ci ritornerò che con l'impegno scritto che mi si permetterà di viaggiare come un privato. Ad ogni modo mi hanno accolto ovunque in maniera più che splendida…"[16]

Gli ultimi viaggi si indirizzano soprattutto verso il Nord dell'Europa. Uno, particolarmente lirico lo vede in Norvegia. Vi sono alcune sue lettere private, in special modo indirizzate alla figlia di Marx, Laura, che lo attestano: "Egli inoltre per aver vissuto a lungo nell'incanto delle coste del Mar del Nord, era rimasto in fondo un uomo nordico, e mai si recò nei paesi meridionali anche dopo essersi stabilito in Inghilterra. Trascorreva generalmente le sue ferie annuali su spiagge inglesi, di preferenza a Eastbourne e perfino in età avanzata intraprese lunghi viaggi: nel 1888 «fece un salto» negli Stati Uniti e nel Canada…nel 1890 visitò…tutta la Scandinavia sino a Capo Nord."[17]

Quindi un viaggiatore molto assiduo, a cui piacciono i luoghi, le persone e soprattutto le donne, in specie quelle impegnate, rivoluzionarie, lo affascinano. Questo potrebbe essere un altro capitolo da raccontare, in futuro. Nelle sue corrispondenze vi accenna con molta grazia.[18]Nelle occasioni dei suoi viaggi coglie aspetti sociali e politici, ma il piacere di un girovagare, appunto da viandante, lo colpisce ed interessa in grande modo. Sempre con occhi bene aperti sulle situazioni che attraversa e colpito dalla bellezza dei luoghi e della natura, così come dal lavoro dell'uomo che in quella natura vive.

Note:

[1] Friedrich Engels, Viandante socialista, a cura di Nicolao Merker, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli, 1993, p. 290.

[2] Friedrich Engels, cit., p. 304.

[3] Friedrich Engels, cit., p. 64-65.

[4] Friedrich Engels, cit. p. 103.

[5] Friedrich Engels, cit., p. 156.

[6] Friedrich Engels, cit., p. 104.

[7] Friedrich Engels, cit., p. 65-66.

[8] Friedrich Engels, cit., p. 77.

[9] Friedrich Engels, cit., p. 93.

[10] Borghesi

[11] Friedrich Engels, cit., p. 150-151.

[12] In una lettera alla sorella Marie del 28 settembre 1939 scrive da Brema: "Il meglio che c'è qui sono i molti giornali, olandesi, inglesi, americani, francesi, tedeschi, turchi e giapponesi. Per l'occasione ho imparato turco e giapponese e con ciò capisco 25 lingue." Friedrich Engels, cit., p. 102.                                                                                        

[13] Citato in Gian Mario Bravo, Marx ed Engels in Italia. La fortuna gli scritti le relazioni le polemiche, Editori Riuniti, Roma, 1992, p. 28.

[14] Friedrich Engels, cit., p. 243-244. Il passo riportato elenca numerosi altri vini, naturalmente.

[15] Friedrich Engels, cit., p. 253.

[16] Friedrich Engels, cit., p. 292-293.

[17] Gustav Mayer, Friedrich Engels, la vita e l'opera, Einaudi, Torino, 1969, p. 288.

[18] Solo una chicca. In una lettera a Turati del 6 giugno 1893, che tratta altra cosa, ricorda questo aneddoto accadutogli cinquant'anni prima, a Bellagio:" Bella tosa, damm un basin - domani! - "Riportata in Gian Mario Bravo, cit., p. 261.


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