www.resistenze.org - cultura e memoria resistenti - poesia e letteratura - 07-06-21 - n. 792

Commemorazione del poeta comunista Nâzım Hikmet nel 58° anniversario della morte

Partito Comunista di Turchia | solidnet.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

03/06/2021

Cari compagni,

L'Ufficio Relazioni Internazionali del Partito Comunista di Turchia ha pubblicato una breve biografia di Nâzım Hikmet, per commemorare il 58° anniversario della sua scomparsa.
Con fraterni saluti


* * *

Nâzım Hikmet nacque il 15 gennaio 1902 a Salonicco, che all'epoca apparteneva all'Impero Ottomano. Nel 1917, si immatricolò all'Accademia Navale Ottomana di Istanbul. La sua prima poesia intitolata "Piangono ancora i cipressi?" fu pubblicata nel 1918. Il 1° gennaio 1921, partì per l'Anatolia con il suo amico Vâlâ Nureddin per partecipare alla guerra d'indipendenza: attraverso il Mar Nero, via Inebolu e da lì ad Ankara. In seguito, divenne insegnante a Bolu. Il viaggio continuò nel cuore della Rivoluzione d'Ottobre dove raggiunsero Batumi in settembre e poi Tbilisi.

Nel 1922, studiò al KUTV (l'Università comunista dei lavoratori dell'Est) a Mosca. Nel 1924, a dicembre, tornò nella neonata Repubblica di Turchia come membro del TKP. Nel 1925 fu condannato a 15 anni di lavori forzati per aver diffuso il giornale "La falce e il martello" sul ponte di Galata. Nello stesso anno tornò in Unione Sovietica.

Nel 1928, non avendo ricevuto alcuna risposta di autorizzazione al rientro nel paese dall'ambasciata turca a Mosca, entrò segretamente in Turchia da Hopa. Dopo aver scontato un breve periodo in prigione, nel 1929 iniziò a lavorare al settimanale Resimli Ay. Iniziò una campagna intitolata "Demolire gli idoli" contro i maggiori poeti dell'epoca. Nel 1930, delle poesie del poeta furono recitate per la prima volta in Turchia per un'incisione: In questo modo sue composizioni, come "Il Mar Caspio" e "Salice piangente", furono ascoltate con grande entusiasmo nei caffè dei lavoratori e negli spazi pubblici.

Tuttavia, questo entusiasmo fu allarmante per la casa discografica, per le forze di polizia e per alcuni politici. Nel 1933, fu condannato a un anno di reclusione con lavori forzati per diffamazione tramite poesia contro il datore di lavoro di suo padre, Süreyya Pasha. Inoltre, gli furono dati quattro anni di reclusione con lavori forzati per aver formato un'organizzazione. Uscì di prigione grazie all'amnistia generale concessa per celebrare il decimo anno della Repubblica nel 1934. Gli anni '30 rimangono il periodo in cui Nâzım Hikmet produsse opere di altro genere oltre alla poesia, come opere teatrali, libretti, sceneggiature di film e critiche letterarie.

Nel 1938, secondo l'atto d'accusa del procuratore, fu condannato a 15 anni di reclusione con l'accusa di "incitare i cadetti alla rivolta" "con le sue opere incensanti alla rivoluzione e all'insurrezione"; inoltre, 13 anni e quattro mesi di reclusione per "aver diffuso la propaganda comunista tra i membri della marina e aver tentato di incitare una rivolta tra le file della marina contro i loro superiori". In totale, fu condannato a 28 anni e 4 mesi di reclusione con lavori forzati. Nel 1941, Nâzım iniziò a scrivere la serie di poesie che intitolò "Panorama umano dalla Turchia nell'anno 1941". Maturò e sviluppò lo stile e l'approccio che impiegò in "L'epopea della milizia nazionale" e "Meşhur Adamlar Ansiklopedisi" [L'enciclopedia degli uomini famosi], e in quella che oggi è conosciuta come una delle sue più grandi opere, "Panorama umano dal mio paese". Trasformò le celle della prigione in cui era detenuto in aule scolastiche e istruì politicamente scrittori e artisti come Kemal Tahir, Orhan Kemal, İbrahim Balaban.

Nel 1950, Nâzım Hikmet iniziò uno sciopero della fame per protestare contro la mancata approvazione da parte del Parlamento turco di una legge di amnistia prima della chiusura per le imminenti elezioni generali. I suoi avvocati lo convinsero a interrompere lo sciopero dopo 15 giorni. Il 22 novembre venne annunciato che era stato insignito del Premio Internazionale per la Pace. Pablo Neruda ricevette il premio di Nâzım, non potendo egli partecipare alla cerimonia a causa della prigionia. Nel 1951 fu liberato.

Nonostante fosse stato congedato dall'esercito per l'invalidità dovuta alla pleurite nel 1918, oltre ad avere 49 anni ed essere cardiopatico, fu richiamato nell'esercito. Essendo sicuro del pericolo che correva, lasciò il paese con una barca che salpava dal Bosforo. Tornò in Unione Sovietica. Nel 1958, incontrò a Parigi molti scrittori e artisti, come Aragon e Picasso.

Nel maggio del 1961, fu accolto a Cuba dal suo amico, il poeta Nicolas Guillén per fare delle osservazioni sulla Rivoluzione Cubana, che prese il potere nel 1959, e sulle trasformazioni socialiste in atto. Le impressioni dei suoi viaggi cubani si manifestarono nelle sue poesie intitolate "Reportage dell'Avana" e "Straw-Blond". Il 60° compleanno del grande poeta, le cui "poesie furono tradotte in quaranta lingue", fu celebrato dall'Unione Sovietica degli Scrittori. Tornò dal Congresso dell'Unione degli Scrittori d'Asia e d'Africa con "Reportage Tanganica". Il 3 giugno 1963, Nâzım si spense a Mosca.

Nâzım Hikmet è uno dei più importanti e grandi poeti del XX secolo. Tanto che anche i suoi avversari non ebbero nulla da dire contro la sua grandezza e importanza all'epoca in cui visse, produsse la sua opera e combatté, come d'altronde neanche in seguito. Non furono solo le sue capacità poetiche e letterarie a renderlo importante e grande: costruì la sua grandezza sulla capacità di comprensione dell'umanità, della società e della vita.

Credeva nell'uguaglianza, nella libertà, nella fratellanza e nella pace; poiché non considerava questi concetti come desideri o obiettivi irraggiungibili, era pronto a realizzarli. Divenne importante e grande perché credeva che essere un artista ed essere creativo sono parti indispensabili della lotta per liberare il proprio paese e l'intera umanità dalle proprie catene.

Iniziò la sua vita politica non arrendendosi alle forze di occupazione e sempre tentò, apprese e cercò vie di miglioramento e di approfondimento. Credeva che la classe operaia si sarebbe organizzata e sarebbe diventata l'unica forza per sconfiggere il "dominio del denaro, l'oscurità del fanatismo e il missile dello straniero". Era politicamente impegnato con questo pensiero. Anche nelle sue ore più buie, era determinato a non cedere, a perseverare e a lavorare.

Per sua stessa definizione, "scriveva poesie a pioggia"; nei momenti più disperati, cercava ostinatamente la speranza e a tutti i costi la trovava. Con tutte le sue opere, continua a dare fiducia e a rafforzare la convinzione che "vedremo giorni buoni".


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