L'articolo che segue apparira’ su "La Voce del GAMADI" di
dicembre 2002
QUESTIONI DELLA SCIENZA
a cura di A. Martocchia
Come si riconosce un lavoro "scientifico"?
Visto che usiamo spesso l'aggettivo "scientifico", e' bene riassumere
inbreve e nella maniera piu' semplice possibile che cosa questo
terminesignifichi, o debba significare per noi. Infatti, non e' raro
trovarepersone con le idee molto confuse a riguardo, persino
all'interno...dell'ambiente scientifico! Vale a dire: addirittura tra ricercatori
eprofessori che la "scienza" la fanno per mestiere.
In senso lato, cio' che caratterizza la "scienza" e la
produzione"scientifica" e' il metodo usato. "Scientifico"
non significa "vero",bensi' "verificabile": un lavoro, un
testo, una attivita' e'"scientifica" se e' verificabile, cioe' se
esistono dei criteri permetterla alla "prova dei fatti". Percio', un
lavoro puo' essere"scientifico" anche se non da la soluzione
definitiva, "vera", di unproblema, e si limita a descrivere alcuni
pro e contro, oppure aspettiparziali del problema, oppure a fare una
cronistoria ("compilazione")dei risultati acquisiti su quel problema
- purche' lo faccia in unacerta maniera!
Percio', puo' essere "scientifico" anche un lavoro di economia, o
distoria, se esso si basa su criteri rigorosi e se fornisce tutti glielementi
utili a verificare i contenuti, le premesse e le conclusionidel lavoro stesso.
Questa definizione, di carattere assolutamente generale, e' moltoimportante
poiche' in base ad essa non solamente le disciplinefisiche/naturali, ma anche
quelle "umanistiche", possono essere valutatecon criteri analoghi ed
essere dunque considerate discipline"scientifiche".
Prendiamo ad esempio un testo, un articolo specialistico qualsiasi. Siache esso
parli di astrofisica, sia che esso parli di botanica, sia cheesso parli di
storia della letteratura, sia che esso parli di lingueorientali - c'e'
sempre il modo di riconoscere se esso e' un testo"scientifico" oppure
no. Basta vedere come e' scritto: esso deve esserechiaro e preciso; le parole
devono essere usate sempre con lo stessosignificato, e se possono prestarsi ad
ambiguita' allora devono esseredefinite esplicitamente all'interno del testo;
quando si cita qualchealtro risultato, opinione, eccetera, bisogna sempre
riportarne la fonte,possibilmente nelle Note, che sono un elemento fondamentale
di ognitesto scientifico. Le Note devono essere ben fatte, devono
conteneretutte le informazioni necessarie a risalire alla fonte della notizia
cheviene riportata.
Un testo e' scientifico se affronta anche punti di vista diversi,persino
opposti, e ne dimostra la falsita' o erroneita'. Viceversa, untesto che
nasconde alcuni aspetti cruciali, che di proposito non parladei fatti che
contraddicono la sua tesi di fondo, non e' un testoscientifico - anche se puo'
sembrarlo nella forma - ma una truffa, una"bufala scientifica".
Purtroppo, ne esistono tanti esempi anche nellastoria delle "scienze
esatte"...
Cosa sono le "scienze esatte"? Tradizionalmente, sono quelle
cheutilizzano la matematica come linguaggio essenziale per descrivere i
risultati. Le scienze "esatte" e le scienze fisiche e naturali
hannoqualche caratteristica in piu', rispetto a tutte le altre discipline:
ecioe' l'uso della matematica ed il ruolo assolutamente centrale degliesperimenti.
La scienza cosiddetta "galileiana" - perche' fondata daGalileo
Galilei nel Seicento - si basa proprio sul confronto continuotra teoria ed
esperimento. Se essa e' considerata talvolta
"fulcro","modello" per tutte le altre scienze lo si deve
proprio al metodo cheessa usa: il metodo sperimentale.
Ma esistono anche "scienze" che non si possono basare ne'
sullamatematica, ne' sugli esperimenti; eppure, esse non sono meno
importantidelle altre. Non tutte le discipline consentono di fare esperimenti:
adesempio, gli storici non possono dimostrare con un esperimento se siavero o
no che l'Impero Romano e' crollato a causa delle invasionibarbariche; gli
psicanalisti non possono dimostrare in manierainconfutabile che una persona si
comporta in una certa maniera a causadi un trauma infantile; ma nemmeno i
cosmologi - che studianol'evoluzione dell'Universo e quindi sono colleghi
"stretti" dei fisici -possono "sperimentare" in laboratorio
la teoria del Big Bang!
In questi casi, quello che conta e' il rigore, la logica interna(auto-consistenza),
e l'efficacia pratica: gli storici dovranno citaretesti e "prove"
archeologiche; gli psicanalisti dovranno dimostrare diottenere risultati sui
pazienti; i cosmologi dovranno inventareverifiche indirette ma reali, attraverso
le quali, osservando l'Universocome e' oggi, dimostrare che la loro teoria
offre una descrizione delcosmo che sia a tutti accettabile, e consenta di fare
delle previsioniulteriori sulla sua evoluzione.