www.resistenze.org - cultura e memoria resistenti - scienza - 19-02-03

L'articolo che segue apparirà sul numero di marzo 2003 de "la Voce" del G.A.MA.DI.

"Questioni della Scienza" a cura di A. Martocchia

Progresso, sviluppo, crescita

Uno dei problemi più gravi che si trova ad affrontare "la sinistra", nella nostra epoca, è il problema del "linguaggio". Il problema è talmente grave che la stessa frase che io ho scritto - essa stessa già rischia di essere priva di senso! Infatti, che cosa vuol dire "la sinistra"?

Questo problema del "linguaggio della sinistra" deriva ovviamente da cause strutturali e di fase storica. "La sinistra" ha subito il colpo durissimo dell'abbattimento dei paesi socialisti dell'Est europeo, e  con esso è stato messo in crisi tutto il bagaglio culturale e  concettuale di riferimento, e quindi anche il "linguaggio" usato,  cioè il sistema delle parole e dei loro significati.  Infatti, le stesse parole possono esprimere significati diversi, a seconda delle circostanze, poiché questi significati sono determinati dalla realtà materiale (storica e sociale) di chi le usa. Il linguaggio d'altronde è parte del sistema culturale complessivo vigente in una società.

Il materialismo storico, che è una "applicazione" del materialismo  dialettico alla storia dell'uomo, rivela come i grandi cambiamenti  del pensiero e del linguaggio umano siano sempre intimamente collegati alle grandi trasformazioni sociali e quindi politiche. 

Molto spesso incontro persone "di sinistra" che non hanno mai nemmeno  riflettuto sul problema. Eppure, francamente, io credo che   l'applicazione o meno del materialismo storico alla storia dell'uomo  sia proprio una "cartina di tornasole" per distinguere tra chi è di  sinistra (anche se inconsapevolmente, anche se non comunista) e chi  non lo è. Questo per il semplice motivo che il materialismo  storico è l'unico strumento interpretativo "rivoluzionario"  coerente, in quanto esso prevede la continua trasformazione della società e della cultura, e ritiene che il cambiamento non si può  fermare.

Un esempio clamoroso della attuale incomprensione ed incomunicabilità tra persone "di sinistra" è il seguente. Quale significato dare  alla parola "scienza"? E quindi, quale valore attribuire alle  conoscenze scientifiche? 

Il movimento ambientalista - che è sorto in gran parte negli anni del  "riflusso" e che ha quindi "accompagnato" il crollo dei paesi  socialisti - ha sviluppato in sé moltissime ambiguità concettuali,  nuocendo in questo gravemente alla "sinistra". Non voglio parlare qui  degli ambientalisti di destra veri e propri - che esistono e riconoscono di "non essere di sinistra" - bensì solamente degli ambientalisti  che pensano di essere "di sinistra" ma non lo sono.

Nessuno nega che il pensiero ambientalista abbia le sue ragioni ed i suoi meriti: i problemi posti sono di solito problemi veri e serissimi. Però gli ambientalisti svolgono anche un ruolo culturalmente  ambiguo e creano confusione "a sinistra" nel momento in cui ignorano  il materialismo storico, e si basano sull'idealismo e sul nichilismo per appioppare i loro "giudizi". In questi casi essi si fanno subito  riconoscere perché lanciano accuse terribili contro la "scienza" e  contro il "progresso". 

Io viceversa resto convinto che il contrario di "progressista" è  "conservatore", e che la distinzione tra "sinistra" e "destra" equivale  anche alla distinzione tra "progressisti" e "conservatori". Quelli che  mitizzano i "bei tempi di una volta" (quando magari non c'erano gli  antibiotici e la vita media era di 40 anni) sono spesso veri e propri  "reazionari" - cioè l'esatto contrario dei "rivoluzionari"...

Quello che voglio dire è che il concetto di "progresso" è un concetto del quale la sinistra (senza virgolette: quella "vera") non può fare a meno. La sinistra è progressista per definizione. Il concetto di  "progresso" deve corrispondere infatti ad un giudizio di valore  sulla società! Una società dove la vita media è più lunga è una  società "più progredita"; lo stesso dicasi per una società dove tutti possono istruirsi, o dove le macchine liberano l'uomo dai lavori più terribili... Viceversa, una società dispotica dove le tecnologie più avanzate servono ad alcuni uomini per opprimere altri  uomini NON È una società "progredita". Essa può essere al massimo una società "sviluppata", casomai, ma non una società "progredita".

Non bisogna quindi fare confusione tra "sviluppo" - specialmente tecnologico - e "progresso". Così come non bisogna fare confusione tra "crescita" e "progresso". La "crescita" è quantitativa: può crescere la produzione, possono crescere i consumi, può crescere una popolazione, ma questo non è detto che sia un bene, anzi. Una "crescita" irrazionale ed incontrollata può portare l'umanità verso la catastrofe. Sarà solamente la "scienza", cioè la conoscenza razionale della Natura e della società umana, che ci potrà salvare.