L'articolo che segue apparirà sul numero di
marzo 2003 de "la Voce" del G.A.MA.DI.
"Questioni della Scienza" a cura di A. Martocchia
Progresso,
sviluppo, crescita
Uno dei problemi più gravi che si trova ad affrontare "la sinistra",
nella nostra epoca, è il problema del "linguaggio". Il problema è
talmente grave che la stessa frase che io ho scritto - essa stessa già rischia
di essere priva di senso! Infatti, che cosa vuol dire "la sinistra"?
Questo problema del "linguaggio della sinistra" deriva ovviamente da
cause strutturali e di fase storica. "La sinistra" ha subito il colpo
durissimo dell'abbattimento dei paesi socialisti dell'Est europeo, e con esso è stato messo in crisi tutto il
bagaglio culturale e concettuale di
riferimento, e quindi anche il "linguaggio" usato, cioè il sistema delle parole e dei loro
significati. Infatti, le stesse parole
possono esprimere significati diversi, a seconda delle circostanze, poiché
questi significati sono determinati dalla realtà materiale (storica e sociale)
di chi le usa. Il linguaggio d'altronde è parte del sistema culturale
complessivo vigente in una società.
Il materialismo storico, che è una "applicazione" del
materialismo dialettico alla storia
dell'uomo, rivela come i grandi cambiamenti
del pensiero e del linguaggio umano siano sempre intimamente collegati
alle grandi trasformazioni sociali e quindi politiche.
Molto spesso incontro persone "di sinistra" che non hanno mai
nemmeno riflettuto sul problema.
Eppure, francamente, io credo che
l'applicazione o meno del materialismo storico alla storia
dell'uomo sia proprio una "cartina
di tornasole" per distinguere tra chi è di sinistra (anche se inconsapevolmente, anche se non comunista) e
chi non lo è. Questo per il semplice
motivo che il materialismo storico è
l'unico strumento interpretativo "rivoluzionario" coerente, in quanto esso prevede la continua
trasformazione della società e della cultura, e ritiene che il cambiamento non
si può fermare.
Un esempio clamoroso della attuale incomprensione ed incomunicabilità tra
persone "di sinistra" è il seguente. Quale significato dare alla parola "scienza"? E quindi,
quale valore attribuire alle conoscenze
scientifiche?
Il movimento ambientalista - che è sorto in gran parte negli anni del "riflusso" e che ha quindi
"accompagnato" il crollo dei paesi
socialisti - ha sviluppato in sé moltissime ambiguità concettuali, nuocendo in questo gravemente alla
"sinistra". Non voglio parlare qui
degli ambientalisti di destra veri e propri - che esistono e riconoscono
di "non essere di sinistra" - bensì solamente degli
ambientalisti che pensano di essere
"di sinistra" ma non lo sono.
Nessuno nega che il pensiero ambientalista abbia le sue ragioni ed i suoi
meriti: i problemi posti sono di solito problemi veri e serissimi. Però gli
ambientalisti svolgono anche un ruolo culturalmente ambiguo e creano confusione "a sinistra" nel momento in
cui ignorano il materialismo storico, e
si basano sull'idealismo e sul nichilismo per appioppare i loro
"giudizi". In questi casi essi si fanno subito riconoscere perché lanciano accuse terribili
contro la "scienza" e contro
il "progresso".
Io viceversa resto convinto che il contrario di "progressista" è "conservatore", e che la
distinzione tra "sinistra" e "destra" equivale anche alla distinzione tra
"progressisti" e "conservatori". Quelli che mitizzano i "bei tempi di una
volta" (quando magari non c'erano gli
antibiotici e la vita media era di 40 anni) sono spesso veri e
propri "reazionari" - cioè
l'esatto contrario dei "rivoluzionari"...
Quello che voglio dire è che il concetto di "progresso" è un concetto
del quale la sinistra (senza virgolette: quella "vera") non può fare
a meno. La sinistra è progressista per definizione. Il concetto di "progresso" deve corrispondere
infatti ad un giudizio di valore sulla
società! Una società dove la vita media è più lunga è una società "più progredita"; lo
stesso dicasi per una società dove tutti possono istruirsi, o dove le macchine
liberano l'uomo dai lavori più terribili... Viceversa, una società dispotica
dove le tecnologie più avanzate servono ad alcuni uomini per opprimere
altri uomini NON È una società
"progredita". Essa può essere al massimo una società "sviluppata",
casomai, ma non una società "progredita".
Non bisogna quindi fare confusione tra "sviluppo" - specialmente
tecnologico - e "progresso". Così come non bisogna fare confusione
tra "crescita" e "progresso". La "crescita" è
quantitativa: può crescere la produzione, possono crescere i consumi, può crescere
una popolazione, ma questo non è detto che sia un bene, anzi. Una
"crescita" irrazionale ed incontrollata può portare l'umanità verso
la catastrofe. Sarà solamente la "scienza", cioè la conoscenza
razionale della Natura e della società umana, che ci potrà salvare.