www.resistenze.org - cultura e memoria resistenti - scienza - 08-03-07

L'articolo che segue apparirà sul numero di aprile 2007 dell'inserto scientifico de "La Voce" del Gruppo Atei Materialisti Dialettici
 
Questioni della scienza
 
La ricerca storica è ricerca scientifica
 
A. Martocchia
 
La comunicazione di massa nella società contemporanea assume un carattere strategico: essa è in grado di determinare tendenze ed equilibri politici, e persino di influenzare avvenimenti di carattere militare. Il tipo di informazioni e di valori che vengono dati "in pasto" alle masse, infatti, determinano alla fin fine i comportamenti di queste in una maniera così diretta e pervasiva da inquietare profondamente. Alcuni anni fa i redattori della rivista "Le Monde Diplomatique" coniavano l'espressione "Pensiero Unico", a significare proprio la cristallizzazione del discorso collettivo attorno ad alcune idee- guida, riflesso della egemonia economica - e quindi ideologica e culturale - del capitalismo neoliberista. Particolarmente interessante di quella teoria del "Pensiero Unico" era l'intreccio tra l'analisi economica-sociale ("ideologica" in senso marxiano), l'analisi geopolitica-militare ("Le Monde Diplomatique", come rivela lo stesso nome della rivista, si occupa innanzitutto di questioni internazionali!), e l'analisi - per l'appunto - dei mass-media, della comunicazione e dell'informazione di massa. Questo intreccio non era casuale, perchè le tre questioni sono effettivalente legate tra loro. È un peccato che la rivista francese si sia poi un po' "persa" assorbendo essa stessa buona parte dei luoghi comuni e delle disinformazioni grossolane che purtroppo dominano il sistema dell'informazione globalizzata. Ad esemplificare benissimo questa commistione perversa di ideologia dominante, "grande" politica, e disinformazione strategica, è l'uso mediatico della Storia. Il motivo è semplice: "Chi controlla il passato, controlla il futuro", come scriveva George Orwell nel suo "1984".
 
Il vero 1984 è passato da ventitre anni, e purtroppo molte delle immaginazioni di Orwell da allora si sono avverate. Il controllo delle coscienze degli individui, nella società in cui viviamo, è di carattere sostanzialmente totalitario. Per realizzare obiettivi politici, "piccoli" (es. smantellamento dello stato sociale e riforme varie) o "grandi" (distruzioni di interi paesi, guerre di aggressione, occupazioni militari, eccetera) si usa la Storia, si manipola la Storia in maniera sempre più sfacciata. Di questo abbiamo tanti esempi. Basti pensare a come i libri di testo delle scuole dell'obbligo vengano riscritti, in maniera profondamente e genuinamente "orwelliana", in tanti paesi "in transizione", compresa l'Italia. La narrazione della Storia di un popolo è infatti fondamentale per determinare atteggiamenti e scelte che riguardano quel popolo. Possiamo fare in questa sede tre esempi, tutti riguardanti questioni molto serie e preoccupanti: 1) la Storia dell'Olocausto e dello Stato di Israele; 2) la Storia, più o meno recente, dei Balcani; 3) nell'ambito di quest'ultima, la Storia delle fasi finali della II Guerra Mondiale al confine orientale dell'Italia. Si noti che per tutte e tre queste "Storie" si tenta di imporre per legge una "verità ufficiale". Nel caso dell'Olocausto, esistono già molte leggi in molti paesi che puniscono i cosiddetti "negazionisti". Recentemente, si è provato ad introdurre una legge simile anche in Italia. Per fortuna, la levata di scudi da parte di molti ricercatori e professori di Storia è stata immediata: un appello (1) ha ricordato che non si può scrivere la Storia "per legge", ed è molto più efficace combattere i negazionisti sul piano, appunto, della ricerca storica, cioè dei fatti, dei nomi, dei dati e delle cifre. Per mezzo della scienza storica, insomma. La legge che alla fine è passata ("Legge Mastella") (2) punisce chi genericamente esprime approvazione per genocidi e persecuzioni razziali, il che è sicuramente giusto; sarebbe invece inaccettabile introdurre nuovi "reati di opinione" rivolti contro chi ad esempio esprimesse tesi specifiche sui lager o sulla nascita dello Stato di Israele.
 
Nel caso dei Balcani, l'uso politico della Storia e della cronaca è persistente e sfacciato. Una recente proposta di legge del Parlamento Europeo (3) vorrebbe sanzionare chi osasse negare quei "genocidi" che, veri o presunti, sono l'ingrediente fondamentale del "Pensiero Unico" sulle guerre di distruzione della Jugoslavia. Una parolina- chiave è: Srebrenica. Se la legge passasse in sede europea, chi volesse mettere in dubbio - anche sulla scorta di dati - che a Srebrenica c'è stato un "genocidio", rischierebbe fino a tre anni di carcere. Condanne analoghe verrebbero comminate a chi "negasse" il "genocidio" dei Tutsi ruandesi, e così via. In tutti questi casi, a "definire" i "genocidi" sarebbero le sentenze dei "tribunali ad hoc" internazionali, cioè quei grandi baracconi creati dagli imperialisti per assolvere se stessi dei propri crimini e fornire versioni di comodo, "orwelliane", della Storia recente.
 
L'ultimo esempio è quello delle "foibe". Di questa questione si è tanto parlato e non è il caso di entrare per l'ennesima volta nel merito delle diatribe. L'iniziativa di proclamare il 10 Febbraio, anniversario del Trattato di Pace tra Italia e Jugoslavia (1945), quale "Giornata del Ricordo", è essa stessa un atto mirato ad imporre in maniera normativa una certa visione - criminalizzatrice e bugiarda ma "politicamente corretta" - della Resistenza Partigiana al confine orientale dell'Italia. In occasione della ultima "Giornata del Ricordo", alcune iniziative critiche e "controcorrente", alle quali dovevano partecipare ricercatrici di Storia quali Alessandra Kersevan e Claudia Cernigoi, sono state impedite per intervento addirittura di prefetti e/o a seguito di intimidazioni fasciste (4). A Roma, il sindaco anti-antifascista Walter Veltroni ha fatto staccare i manifesti del "Progetto Memoria" del PRC (5) che ricordavano i crimini fascisti in Istria e Dalmazia e ridimensionavano l'entità e contestualizzavano il significato delle "violenze slavocomuniste". Ripetutamente, dai fascisti e dagli opportunisti arriva la richiesta di punire attraverso apposite leggi chi loro accusano di "negazionismo".
 
Tutto questo prelude a scenari gravissimi. L'opportunismo politico ed accademico purtroppo ha raggiunto un livello tale che la "blindatura" e la falsificazione della Storia passano inosservate e senza opposizioni efficaci. In realtà, l'unico modo per impedire una "scrittura per legge" della Storia è mobilitarci facendo, noi stessi, ricerca storica: andando a verificare tutto ciò che ci viene raccontato, con la comparazione delle fonti e la pluralità delle "narrazioni". Perchè è solo verificando, sperimentando, "provando e riprovando", galileianamente, empiricamente, s-c-i-e-n-t-i-f-i-c-a-m- e-n-t-e, che possiamo costruire conoscenza, e regolarci e difenderci nelle sfide che questo mondo disastrato sempre più pressanti ci pone dinanzi.
 
Note dell'autore, successive alla redazione dell'articolo:
(1)   l'Unità" del 23 gennaio 2007 / http://www.proteofaresapere.it/ contributi.asp?id=1256
(2)   In realtà, mentre scriviamo (8/3/07) la "legge Mastella" deve ancora terminare l'iter parlamentare.
(3)   The Telegraph / http://www.telegraph.co.uk/news/ main.jhtml;jsessionid=XUR4E3QGTWCCBQFIQMFCFFWAVCBQYIV0?xml=/news/ 2007/02/02/weu02.xml
(4)   http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/5330
(5)   http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/5335