www.resistenze.org - cultura e memoria resistenti - scienza - 06-05-14 - n. 497

L'insegnamento dimenticato di chi nacque il 5 maggio 1818 a Treviri

Enzo Pellegrin *

06/05/2014

L'orazione di F. Engels sulla tomba di Marx rappresenta uno dei più bei ricordi del monumentale contributo al progresso sociale delle classi popolari del rivoluzionario di Treviri.

"Il 14 marzo, alle due e quarantacinque pomeridiane, ha cessato di pensare la più grande mente dell'epoca nostra [...] Così come Darwin ha scoperto la legge dello sviluppo della natura organica, Marx ha scoperto la legge dello sviluppo della storia umana [...] Ma non è tutto. Marx ha anche scoperto la legge peculiare dello sviluppo del moderno modo di produzione capitalistico e della società borghese da esso generata. La scoperta del plusvalore ha subitamente gettato un fascio di luce nell'oscurità in cui brancolavano prima, in tutte le loro ricerche, tanto gli economisti borghesi che i critici socialisti [...] Per lui la scienza era una forza motrice della storia, una forza rivoluzionaria [...] Perché Marx era prima di tutto un rivoluzionario."

Ricordare la luce fa bene in un'epoca come l'attuale, la quale si muove ora tra le tenebre riconquistate dai capitalisti, ora tra i fari psichedelici di chi vuol nascondere (sempre aiutato dai primi) il vero motore della storia: la lotta delle classi.
Oggi di lotta di classe e di rapporti di produzione e sfruttamento non parla più nessuno. Non ci sono soltanto i servi diretti del potere economico a dispensare dai loro scranni di potere il pensiero unico dell'economia borghese.
Accanto ai servi c'è chi riduce ogni ingiustizia del mondo alla corruzione di questi primi: origine delle ingiustizie sociali non sarebbe il sistema economico borghese ed il capitalismo nella sua astratta configurazione, ma gli abusi di una sua oligarchia cattiva, la corruzione di chi detiene il potere, la cosiddetta illegalità, la consorteria.
Depurato di queste asserite malattie, i rapporti economici attuali potrebbero restituire all'uomo una sostanziale eguaglianza di opportunità, il prevalere del merito e dell'iniziativa individuale, il recupero dell'ambiente e soprattutto la libertà.

Il monumentale contributo di Marx fu quello di scoprire questo comodo inganno: i rapporti di produzione capitalistici non sono né buoni né cattivi. La situazione odierna, la concentrazione di ricchezze e potere economico in poche mani, la povertà crescente di sempre maggiori frazioni dei ceti popolari e medi, il debito come unica parte della ricchezza pubblica che rimane nelle mani dei cittadino, sono il naturale sviluppo di questo sistema basato sulla proprietà privata dei mezzi di produzione e - in ultimo - del potere di gestire i rapporti economici imponendoli agli sfruttati.

L'anarchia produttiva ne è ad un tempo risultato ed anche un po' fondamento. Basta gettare un occhio di lungo periodo sulla storia per convincersene, dimenticando il pettegolezzo politico quotidiano. Un distacco che aiuterebbe a comprendere come nello stesso nostro paese le redini dell'informazione o della politica, elementi basilari della raccolta del consenso nelle democrazie borghesi, sono nelle mani di poche persone legate indissolubilmente alla continuazione dei rapporti capitalistici. Che sia una consorteria elettorale sfacciatamente votata alla soddisfazione dei monopoli bancari e finanziari dell'UE, che siano opposizioni che distraggono l'attenzione dal colpevole fondamentale per nasconderlo dietro alla corruzione dei primi, che siano opposizioni clerico-fasciste, tutti costoro operano per la perpetuazione di questi rapporti di sfruttamento, a volte proponendo diabolici antidoti, come quello per cui la disoccupazione si risolve con un reddito-elemosina che ti consente di comprare il pane (così aiutando sempre prima chi il pane lo produce che chi lo mangia), ma non ti consente di sovvertire i rapporti che ti portano ad elemosinare il pane, quando non ti obbliga istituzionalmente a quella schiavitù, come i sistemi di social security con obbligo di accettazione di lavoro, pur mal o poco retribuito.

Per onorare degnamente Marx varrebbe la pena di ricordare e riflettere sul film "Il pane e le rose". Noi non abbiamo bisogno dei padroni per produrre ciò di cui abbiamo bisogno. La casta, la mafia ed il pizzo da cui liberarsi non è nient'altro che il profitto che la legge, i parlamenti ed i tribunali riconoscono al capitalista.
Vogliamo, appunto, il pane e le rose, la libertà sul serio, non solo sulla carta costituzionale o nelle parole e nelle scartoffie dei parlamentari più o meno di opposizione. E a conquistarla tocca a noi, non a checchè rappresentante o delegato.

* Enzo Pellegrin, Segretario Partito Comunista - Torino


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