www.resistenze.org - cultura e memoria resistenti - scienza - 21-11-22 - n. 848

Engels e le "anime belle" sulla questione delle abitazioni

Tiziano Tussi

21/11/2022

Per la questione delle abitazioni, un volumetto che Federico Engels, così come scrive in copertina l'edizione Feltrinelli del 1970, reprint di un'altra più vecchia del 1901, Luigi Mongini editore, Roma, si accompagna ad altre, ad esempio Rinascita 1950, per una raccolta di tre interventi di Engels sul Volksstaat del 1872. La prefazione al volumetto è dello stesso Engels, del 10 gennaio 1887.  Il giornale, organo centrale del Partito socialdemocratico tedesco dei lavoratori, uscì tra il 1869 ed il 1876.

Le argomentazioni di Engels sono una fotografia della discussione attorno alla questione in atto tra intellettuali tedeschi che cercava di immortalare la situazione nella Germania subito dopo la fine della Comune di Parigi. E con la stella polare di riferimento nella controversia che era Pierre-Joseph Proudhon, cui il duo Marx-Engels non risparmiava critiche teoriche molto feroci.

l libro-raccolta ci viene però in soccorso anche per l'oggi, per come ancora si fraintenda sul senso da dare alla proprietà dell'abitazione e/o alla sua impossibilità ad averla da parte delle classi meno abbienti.

Vediamone alcuni punti: il "difetto d'abitazione" come lo chiama Engels è dovuto "all'affollamento" degli uomini in città. Tale rialzo dei prezzi colpisce tutte le classi e lo fa in modo più pesante per coloro che con più difficoltà possono affrontare affitti e/o acquisti: proletari e piccola borghesia. La differenza con Proudhon si misura sui giudizi che vengono dati allo scorrere del tempo economico ed ai salti che il capitalismo fa fare alle società in cui si incista. Salti verso la modernità e verso il suo superamento, mentre Proudhon si rammarica dell'abbandono del proletariato della "casa e del focolare", che vengono vissuti come luogo di creazione di un umanesimo superiore rispetto la vita operaia nelle città. Naturalmente Engels è di parere opposto.

Anche oggi si possono misurare nostalgie per un passato bucolico che non si configura come un Paradiso terrestre ma è anche il maggior peso culturale e fisico per cui il lavoratore si trova ad essere represso dal proprietario del fondo. Repressione che si può più agevolmente scardinare in un rapporto di lavoro libero da vincoli di alcun tipo che non siano rapporti di denaro. Insomma, la vita sociale in campagna viene vista da Engels realisticamente come un luogo in cui la sudditanza economica del proletario si aggrava con la sudditanza culturale: "Il proletariato inglese del 1872 è a un livello infinitamente più elevato del tessitore campagnolo con «casa e focolare» del 1772. E il troglodita con la sua tana, l'australiano con la sua capanna di argilla, l'indiano con il proprio focolare avrebbero mai potuto produrre una sommossa di giugno o una Comune di Parigi?". Domande secche e senza possibilità di risposta positiva.

Questa parte, ed altre simili, soprattutto nei primi due articoli, contro Proudhon e soci sono il vero motivo di significazione dell'opuscoletto. La rivalutazione, la ripresa di un percorso di illuminazione del proletariato che deve passare per le forche caudine del capitalismo moderno, e perciò della città, e dei suoi rapporti economici, sono passaggi necessari.

La proprietà della casa, che spetta al lavoratore dopo un certo lasso di tempo, così dice Proudhon, cambierebbe il suo stato, del lavoratore, e lo metterebbe al riparo da problemi significativi nel futuro della sua vita? Proudhon pensa ad una sorta di "casa a riscatto". Il problema, ricorda Engels, non è tanto e solo la proprietà della casa, quanto la possibilità del lavoro. E siccome i soldi per l'affitto derivano da quello, le cose possono tornare quando il lavoro esiste e resiste in quel luogo. Se per lavorare il lavoratore deve spostarsi sul territorio dello stato, che cosa rimane dei suoi titoli acquisiti per la proprietà della casa? Se non l'avesse ancora totalmente acquistata cosa succederebbe ai suoi titoli acquisiti, nel momento dello spostamento di residenza per inseguire il lavoro? Certo li potrebbe scambiare con altri simili, ma le difficoltà sono tante. Dovrebbe trovare un incastro sul luogo di lavoro scambiato, e se poi gli tocca ancora di spostarsi?

Qui c'è un po' il richiamo alle case in multiproprietà dei giorni nostri. Ma solo un poco, dato che in questo caso i proprietari rimangono stabili ma a tempo, e godono del bene perlopiù solo per svago e possono certo, se non serve più il titolo di proprietario in percentuale, cercare di venderlo, ma è comunque una situazione diversa sotto molti aspetti. Ed ancora di più; questo sbriciolamento della casa dovrebbe essere consono ad una stabilizzazione del lavoratore sul territorio. Una sorta di ritorno al passato agricolo che non farebbe che fare riapparire "…una condizione di cose in cui l'antico e stabile lavoro a mano sia l'unica regola; principio il quale soprattutto altro non è che un ristabilimento idealizzato dell'antica piccola industria, la quale ora va scomparendo." Quindi ancora una volta Engels imputa a Proudhon di rimettere indietro l'orologio della storia: "…rimandare l'ora della storia del mondo a cento anni fa …[facendo] ritornare gli operai a quelle condizioni di schiavitù ristrette, vili ed umili dei loro antenati."

Naturalmente qui Engels ragiona con un pensiero di assoluta modernità per l'allora. Oggi le questioni si sono mescolate un pochino e ciò che poteva sembrare utopico e velleitario - fare girare all'indietro l'orologio della storia - appare meno scandaloso. Un'idea di diminuzione della produzione di merci, produrre di meno, vivere con meno, la decrescita insomma, appare una possibilità, anche se non vincente sul piano pratico, ma possibile teoricamente. Certo è che le stroncature di Engels appaiono assolutamente corrette e condivisibili, anche se allora si doveva pensare criticamente in salita, mentre per l'oggi la stabilità dell'ignoranza collettiva, mascherata da capacità di intervenire sulle questioni più difficili e complicate, alla portata di moltissimi, leggi l'uso di Internet e dei social, danno una luce di possibilità immediata a queste posizioni, un cuneo di sospetto, un cono d'ombra che vanno a coprire la reale possibilità di esistenza.

Insomma, anche le idee più bislacche, assieme a quelle più fondate, appaiono possibili, a livello di discussione in rete. Per mettere a fuoco, uscendo dall'ombra, i possibili fenomeni sociali, le cose, come nella profondità dei rapporti sociali stanno realmente, ci vuole molta più fatica e capacità di intervento. Insomma, discorsi che parevano spazzati via da argomentazioni razionali, nelle modalità d'essere della società capitalistica, sono stati sotterrati da montagne di informazioni deviate, dalle cosiddette fake-news, assenti, per ovvie ragioni tecnologiche, nei momenti dello scontro tra comunisti critico-storici e comunisti del sentimento, dell'epoca di Engels.

Nel testo vi sono poi anche discussioni su questioni economiche che Proudhon e soci vorrebbero modulare per decreto. Come per quanto riguarda l'interesse del capitale che Proudhon vorrebbe ridurre all'1%. Facile gioco da parte di Engels dire ai suoi avversari del piano sentimentale, rimandare ad un discorso storico il potere di guadagno del capitalista: "Noi abbiamo sin da principio veduto che la cosiddetta «produttività del capitale» altro non è che la facoltà ad esso pertinente (negli odierni rapporti sociali, senza i quali non vi sarebbe capitale) di potersi appropriare del lavoro non pagato dei lavoratori." Mente Proudhon, dice Engels, taccia questo modus operandi come "un'offesa all'eterna giustizia".  Poco si potrà poi fare politicamente se si tirano in ballo tali categorie.

La modernità della lezione di Marx ed Engels consiste proprio nell'individuare nei rapporti sociali di produzione l'arcano della società capitalistica, qualsiasi essa sia. Ora è chiaro che anche una società piena di macchine, robotomizzata, dovrà fare leva su una qualche forma di appropriazione del lavoro umano/robotico/umano, per potere estrarre profitto dallo stesso. Altrimenti si arriverebbe, senza alcuna forma di realizzazione del profitto, alla fine del capitalismo stesso. Risultato ben al di là dell'orizzonte di osservazione umana, sino ad oggi.

Come si vede un discorso sulle abitazioni che però deborda naturalmente verso le condizioni sociali che stanno anche oltre la situazione della casa e della sua proprietà come bene economico.

Un riferimento anche alle condizioni di salute dei lavoratori che si trovano a vivere in case malsane. Anche questa negativa condizione si riverbera poi sul totale del gruppo sociale cittadino, anche sulle classi ricche, si ammaleranno delle malattie dei proletari infetti e perciò ognuno dovrebbero fare attenzione al proprio livello di vita, che non si abbassi troppo. Discorso quantomeno sintomatico proprio in questi anni di pandemia da Covid-19. "Il colera, il tifo, e la febbre tifoide, il vaiolo e altre malattie distruggitrici diffondono nell'aria appestata e nell'acqua inquinata di queste abitazioni di lavoratori i loro germi… La signoria capitalista non può permettersi senza pericolo il piacere di suscitare malattie epidemiche nella classe dei lavoratori; le conseguenze vengono da sé, e l'angelo sterminatore infuria tra i capitalisti con la stessa violenza che tra i lavoratori." Anche se si può fare un po' di tare a questo passaggio resta senz'altro vero che una epidemia non si arresta alla porta della villa esclusiva del capitalista. Questo pericolo può dare come risultato un impulso ancora maggiore alla filantropia dei signori. E perciò viene data una ratio alle propensioni umanitarie delle classi più abbienti.

Engels se la prende con un altro autore "anima bella", Emilio Sax, che vorrebbe fare diventare ogni proletario un padrone di casa. Questo Sax bacchetta i lavoratori che per ignoranza spendono i loro soldi nel divertimento, vino ed alcoolici vari, mente per l'abitazione lesinano l'impegno per l'affitto e si accontentano di casa umide e malsane, pur di risparmiare qualcosa. Giaculatorie che hanno accompagnato nel tempo le ire dei bravi padroni dai buoni sentimenti, romantici, che criticano gli spendaccioni proletari. Naturalmente Sax confonde il capitale sotto forma di abitazione con la propria abitazione che chiaramente non è capitale nel senso classico del termine.

Ma fermiamoci qui. Insomma, un testo da seguire nelle sue discussioni, nei tre articoli di Engels, specialmente nei primi due. Mente il terzo si aggira attorno alle specificazioni del valore del fondo, il terreno su cui sorge la casa, le case di proprietà con gli affitti che può produrre.

La discussione di fondo inerisce proprio alle difficoltà di comprensione che alcuni autori, che stanno a cavallo di un sentimento caldo del cuore - l'hegeliana pappa del cuore - dimostrano, soprattutto di fronte ai vertici del nuovo pensiero scientifico moderno, in economia e politica, di Marx ed Engels. Di Engels, qui nello specifico, nelle sue risposte a Proudhon e soci, sulla stampa.

Scrive Engels nella Prefazione: "Nella serie della distribuzione del lavoro che esisteva tra Marx e me, toccò a me sostenere le nostre teorie nella stampa periodica, particolarmente in contrapposto alle teorie avversarie, affinché Marx serbasse il tempo per comporre la sua grande opera capitale." Bellissima notizia che ci dice di un lavoro organizzato, di una amicizia solidissima e poi, ci fa anche comprendere a fondo ciò che Engels scrive come opera intrecciata di un lavoro strettissimo tra i due.


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