ISTITUTO
DI STUDI COMUNISTI
KARL MARX – FRIEDRICH ENGELS
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La Rivoluzione d’Ottobre
Si tende a presentare la Rivoluzione d’Ottobre come una rivolta
contadina, una rivoluzione in un paese arretrato, ove non esisteva uno sviluppo
capitalistico alto come in Inghilterra o Francia o Germania o Stati Uniti.
Già Gramsci in “ La Rivoluzione contro il Capitale” faceva giustizia di tale
affermazioni.
Ma per la confusione che esiste oggi sull’Ottobre e sull’U.R.S.S è opportuno
fermare bene tale questione.
Perché in Russia?
E nella Russia arretrata, rispetto allo sviluppo capitalistico in Francia,
Inghilterra, Stati Uniti, ecc.?
e perché non in Germania ove il movimento operaio e socialista era
all’avanguardia del proletariato mondiale?
Già Marx in una lettera sul finire degli anni settanta del XIX secolo aveva
indicato che il ruolo d’avanguardia della Germania e della SPD sarebbe ben
presto tramontato e che tale ruolo sarebbe stato svolto dal movimento operaio e
comunista della Russia.
Negli scritti sulla Russia, già a partire dal 1850 e sempre di più nel corso
dei trent’anni a seguire, Marx ed Engels avevano guardato alla Russia ed al
complesso movimento contraddittorio del suo sviluppo in relazione allo sviluppo
del capitalismo nel resto del mondo ed in relazione allo sviluppo ulteriore del
capitalismo in Russia. In questi articoli e lettere danno allo sviluppo delle
contraddizioni in Russia una valenza ed una importanza mondiale per lo sviluppo
ulteriore del capitalismo e delle sue contraddizioni. Scrivevano che la Russia
era gravida di contraddizioni per l’intero continente europeo e che un
movimento rivoluzionario qui avrebbe potuto avere unicamente uno sviluppo ed un
indirizzo ed una direzione del proletariato.
Individuavano nella borghesia russa l’incapacità sostanziale di poter dirigere
un processo rivoluzionario, per il suo stato di totale dipendenza dal
capitalismo francese, inglese, olandese, statunitense, tedesco, per la fase in
cui sarebbe avvenuta la liquidazione del sistema zarista, in una fase in cui il
mondo era stato già spartito tra i grandi briganti imperialisti e quindi un
giungere tardi della Russia al processo di produzione capitalistico, tale da
pregiudicare qualsiasi ruolo nazionale ed internazionale della borghesia; ossia
in una fase in cui il ruolo della borghesia era tramontato.
Individuavano nei contadini e più in generale nella piccola e media borghesia
delle campagne una sostanziale incapacità a porsi alla guida di un qualsiasi
processo rivoluzionario democratico borghese dato anche lo stato di estrema
arretratezza delle campagne.
Questo stato di cose poneva la Russia zarista nelle condizioni di svolgere il
ruolo di cane da guardia della reazione europea ed asiatica, braccio armato
violento del capitalismo europeo e statunitense ed una rottura rivoluzionaria
in Russia avrebbe comportato la rottura del più complessivo equilibrio entro
cui era avvenuto ed avveniva lo sviluppo del capitalismo.
Marx ed Engels avevano sin dal 1847 indicato la natura ed il carattere mondiale
della borghesia, che essa aveva potuto svilupparsi sono a livello mondiale,
ossia solo grazie alla rapina delle ricchezze nell’America Latina, in India ed
in Africa.
Ma lo sviluppo del capitalismo nel 1600 avviene soprattutto per le due velocità
che si vengono ad avere in Europa: uno sviluppo nell’area occidentale ed un
sostanziale arretramento nell’area balcanica, ove si registra un ritorno a
situazioni feudali ed a rapporti feudali e di servaggio.
Questo costituiva la condizione perché il capitalismo europeo avesse nei
balcani e più in generale nei paesi dell’Europa orientale la sua riserva e la
sua base agraria.
Un altro elemento che Marx ed Engels pongono all’attenzione, e fa loro giungere
alla conclusione di un modifica dell’intero equilibrio del capitalismo, e
quindi il ruolo d’avanguardia che avrebbe assolto il movimento operaio russo ed
il declino di quello tedesco e della SPD, era dato dallo sviluppo del
capitalismo negli Stati Uniti, specie a partire dalla guerra di secessione, che
proiettava gli Stati Uniti quale nuova potenza mondiale in opposizione alla
stessa Gran Bretagna ed erede del ruolo britannico nel mondo capitalistico.
Già Marx ed Engels all’indomani della guerra di Crimea e poi di quella
franco-prussiana che sfociò nella Comune di Parigi del 1871, come ben documenta
Engels nella sua Introduzione del 1895 a “ Lotta di classe in Francia” rivoluzione permanente e rivoluzione
interrotta.
Lenin sviluppo ineguale, il capitalismo in Russia, Stati Uniti d’Europa,
ecc. ecc.
Questo non determina di per se stesso la Rivoluzione d’Ottobre.
Occorre che unitamente alle condizioni oggettive vi siano le condizioni
soggettive, ossia che vi sia la formazione di un gruppo dirigente comunista,
Stato Maggiore, in grado di formare nel corso del tempo altri quadri, in grado
di inserirsi nella situazione di vuoto di potere, che l’analisi ha indicato e
conquistare la maggioranza del proletariato industriale, unire attorno a sé i
contadini e le altre classi e frazioni di classi, che l’analisi ha indicato ed
il Programma esplicita, isolando così la grande borghesia, ossia il capitale
monopolistico finanziario, industriale ed agrario.
Compito della Teoria e dell’Analisi è quello di stabilire quali sono le
condizioni oggettive. Dall’Analisi, condotta sulla base della Teoria,
scaturisce il Programma.
E’ qui evidente che una diversa teoria conduce ad una diversa analisi e quindi
ad un diverso programma. Diviene allora decisivo per ciascuna classe avere una Teoria
in grado di leggere, esprimere e rappresentare nel modo e nella forma migliori
gli interessi storici e strategici di quella classe.
Per quanto attiene la Teoria, allora, ciascuna classe ha una sua Teoria
e consequenzialmente a tale livello non è possibile, e non avviene, alcuna contaminazione. L’attenuazione del
contenuto di classe della Teoria, la contaminazione di questo con
altre Teorie,
comporta da parte di quella classe che l’attua l’elaborazione di un’analisi, la
lettura di una realtà con metodiche e strumenti e categorie consequenziali, e
quindi di un Programma non corrispondente ai suo interessi di classe, ma
anche, in tutto o in parte, di quella classe o di quelle classi con le quali ha
inquinato la sua Teoria.
L’Analisi
e quindi il Programma risentiranno allora in parte o in tutto di quelle
altre classi da cui si è attinto, con le quali si è “ contaminata” la Teoria
ed esprimerà in tutto o in parte gli interessi di quelle classi, nella forma,
però, in cui quella classe si esprime.
La Strategia
e la Tattica dipendono strettamente dal Programma.
La Strategia
e la Tattica,
cioè, hanno il compito di perseguire gli obiettivi che il Programma ha determinato,
sulla base dell’Analisi condotta sulla base di unadeterminata Teoria.
La Teoria
di classe del proletariato è
il marxismo,
così come è stato elaborato da Marx ed Engels e che i deliberati della I e
della IIa Internazionale hanno ratificato e successivamente da Lenin, secondo i
deliberati della IIIa Internazionale.
Lenin ed il bolscevismo hanno elaborato ulteriormente la Teoria e la Tattica.
La Strategia
ha il compito di stabilire la direttrice di marcia, che consente la
realizzazione nel tempo degli obiettivi stabiliti dal Programma.
La Strategia
indica la via e quindi le tappe per unire attorno al proletariato le classi e frazioni
di classi suscettibili di essere unite attorno al proletariato, le forze che
devono essere neutralizzate e quelle che vanno isolate. La Strategia elabora la
direttrice di marcia per l’attuazione
delle indicazioni contenute nel Programma. Il Programma in realtà non è che
l’indicazione degli obiettivi che una classe intende perseguire e le classi che
intende unire attorno a sé, di quelle classi che nel loro movimento oggettivo
possono essere spostate sul proletariato o essere neutralizzate nella lotta
contro la borghesia.
La Strategia
è allora un piano per la costruzione di questo blocco sociale.
Se la Strategia
non individua correttamente la direttrice di marcia porta quella classe o alla
sconfitta o su strade tortuose che comportano un dispendio di forze e sacrifici
superiori tali da determinare uno sfiancamento delle forze, Impedisce così alla
Tattica
di avere il suo ritmo, la sua dinamicità ed elasticità, la sclerotizza,
insaccandola in sterili dogmatismi, sterili contrapposizioni, gettando così l’avanguardia
e gli elementi avanzati della classe in condizioni di isolamento e lacerazioni
interne.
Espone, infine, la classe all’influenza di tutte le altre classi.
La Strategia
è, allora, come una grande composizione musicale che indica le parti, le fasi,
gli interpreti e gli strumenti musicali che ne determineranno l’esecuzione,
indicandone modi, tempi e forme dell’entrata in azione delle varie parti, dei
vari interpreti e dei vari strumenti musicali.
E’ compito della Tattica procurare le varie parti e creare le condizioni per le
varie fasi e così gli strumenti che in ciascuna fase e parte sono necessari al
pari degli interpreti e preoccuparsi che essi entrino in azione secondo il
piano che la composizione musicale, o strategia, ha indicato.
La Strategia
è cioè un grande piano logico, la Tattica l’esecuzione razionale, attenta,
esatta, precisa di quando indica la Strategia.
La Tattica,
allora, elabora, sulla base dei compiti, che di fase in fase la strategia ha
stabilito, le forme dell’organizzazione: Partito, Sindacato, Comitati di varia
natura, ecc. relativa linea d’azione per ciascuna di essi.
La linea di massa è un aspetto della Tattica ed è inerente il Sindacato e gli
organismi di massa che attengono l’organizzazione e la formazione del
proletariato in quanto classe.
La Strategia
ha alla base la conoscenza ed acquisizione esatta di tutte le forme di lotta
che le classi nel corso dei secoli hanno elaborato e quindi dell’esperienza
totale complessiva della lotta di classe, sviluppatasi nel corso dei secoli.
La Tattica
nel suo operare ha alla base questo e combina tutte le forme di lotta in
continuità con il livello di coscienza storico della classe di cui è
espressione e delle classi alleate e delle classi a cui si oppone, che il Programma ha
indicato, sulla base dell’Analisi, condotta sulla base di una Teoria.
Uno Stato Maggiore nell’elaborare un piano di guerra ed un generale
nell’eseguire un piano di battaglia ed
entrambi nel corso dell’esecuzione fanno ampio e totale uso dell’intera
esperienza militare storica. Essi, infatti, sono profondi conoscitori di tutte
le battaglie che si sono svolte nel corso dei secoli, delle teorie e delle
strategie di tutti i tempi e di tutti i
grandi generali che si sono avuti nel corso della storia umana e combinano questa
vasta esperienza nell’azione militare che essi stanno elaborando o conducendo.
Per esempio nella 2a guerra mondiale l’esercito tedesco faceva ampio uso
dell’esperienza militare prussiana combinata con le esperienze della 1a guerra
mondiale elaborate da Foch, Lidell Hart e De Gaulle, nota come “ guerra lampo”
o meglio “ a torrente in piena” e nella battaglia di Stalingrado i sovietici
applicarono la tattica della battaglia di Canne. La battaglia di canne è
infatti nota come la battaglia di Canne a fronti rovesciati, giacché utilizza
il principio tattico elaborato da Annibale contro la tattica militare romana
del “rullo compressore”.
Se non si possiedono queste elementarissime briciole di Scienza della Politica
– nel corso estivo di agosto tratteremo questo tema in maniera più organica per
la formazione di quadri politici all’altezza dei tempi e delle sfide dei tempi
– diviene impossibile cogliere sia pure a larghi tratti l’operato dei bolscevichi
e la Rivoluzione d’Ottobre apparirà, allora, come la rivolta di una massa di
contadini incolti, rozzi, affamati ed ignoranti.
Si tratta ora di vedere come si dispiega il piano strategico dei bolscevichi.
- Il periodo 1900 – 1905.
Costituisce la fase della battaglia teorica che essi conducono per liberare il
marxismo da idee e teorie errate, estranea al marxismo ed attrezzare il
marxismo alle sfide dei tempi.
Sono di questo periodo gli scritti economici sulla Russia di Lenin e gli
articoli e opuscoli sull’argomento dei bolscevichi. Da quest’analisi scaturisce
il Programma e la tattica dei bolscevichi.
Il 2° Congresso del 1903, il Che fare? di Lenin, pone e risolve i problemi
inerenti la tattica, e quindi anche le forme di organizzazione della tattica:
Partito ed organismi di massa vari, e quindi i problemi teorici: coscienza e
spontaneità, lotta economica – lotta politica.
E’ qui che viene tracciata la netta linea di demarcazione tra i bolsceviche e
le altre correnti di pensiero in seno al movimento operaio. menscevismo,
kautskismo, bernsteinismo, ecc.
- La Rivoluzione del 1905.
Costituisce un movimento spontaneo delle classi, che vede i bolscevichi
impreparati, non erano i tempi che Lenin ed i bolscevichi avevano deciso.
La fase era ancora quella dell’accumulazione delle forze comuniste, ossia la
fase dello sviluppo e radicamento dell’avanguardia comunista nella classe.
L’attività e l’azione dei bolscevichi sono, allora, quelle di sostenere il
possente movimento rivoluzionario al fine di far crescere i quadri operai e
comunisti e fermare con forza quella grande esperienza rivoluzionaria nella
coscienza e nella memoria della classe.
E’, in seconda, quella di compiere il massimo sforzo possibile per leggere la
realtà oggettiva ed il movimento delle classi e dei partiti e delle
organizzazioni economiche:
il movimento contraddittorio Russia - paesi capitalisti, e quindi Russia -
sviluppo del capitalismo mondiale, tendenze, limiti e potenzialità dello
sviluppo economico in Russia;
schieramento delle forze in campo, rapporti tra le forze in campo e loro
movimento contraddittorio: limiti, tendenze e potenzialità; condizionamenti ed
influenze reciproche tra le varie classi e fazioni di classi; forma di
esprimersi dell’egemonia e del dominio e quindi schieramento delle forze in
campo sia dal lato dell’egemonia che dal lato militare e quale schieramento
delle forze statali: polizia, esercito, magistratura, ecc. unitamente alla
capacità di tenuta, ossia egemonia, delle casematte: tradizione, religione,
zar, civiltà contadina del mir, ecc.;
ed infine dal lato del proletariato grado di maturità della classe, capacità di
organizzazione, di esprimere nuovi contenuti e nuove forme di lotta, tendenze,
limiti e potenzialità delle influenze delle varie classi sul proletariato e
punti e momenti di rottura di questa egemonia.
Nelle fase di rottura rivoluzionaria, come nel caso della Rivoluzione del 1905,
tutti questi elementi, che nelle condizioni normali subiscono processi di
mistificazione e si confondono, appaiono in pieno nella loro nettezza e così il
complesso movimento contraddittorio che li origina e dà vita.
Nella fase della controrivoluzione, reazione di Stolypin, si tratterà di
comprendere come avviene la chiusura di queste falle, come avviene la
ricomposizione del blocco sociale e quindi i limiti, i punti di rottura, ecc. e
su questa base piegare la tattica.
All’indomani, ma già sul finire, della Rivoluzione del 1905 i bolscevichi
avevano chiari i tempi del processo rivoluzionario in Russia ed il ritmo che
esso avrebbe preso e quello che andava impresso; la via che avrebbe preso e
quelle verso cui sospingerlo e quelle da contrastare.
I bolscevichi, a differenza delle altre correnti presenti nel movimento
operaio, avevano sin dall’inizio abbracciato la tattica formulata da Marx ed
Engels della “rivoluzione ininterrotta”. E’ questo un vantaggio decisivo sia
rispetto a tutte le altre correnti che rispetto alla borghesia stessa. Sarà
questo che consentirà loro di leggere bene ed in chiaro il movimento
contraddittorio delle classi, saldi nella concezione dialettica ed allievi
d’eccezione di Federico Engels.
La Rivoluzione del 1905 conferma ed arricchisce l’analisi dei bolscevichi, che
costituirà elaborazione della teoria e della tattica marxiste sulla Russia e
sullo sviluppo generale del capitalismo.
Lenin ed i bolscevichi confermano la loro direttrice di marcia:
lo sviluppo del capitalismo in Russia non seguirà la strada contadina e del
mir, ma seguirà la strada dello sviluppo capitalistico ineguale e questo
porterà da una parte ad una maggiore presenza ed influenza ed ingerenza del capitalismo
internazionale e di Francia, Inghilterra, Stati Uniti e Germania in Russia e
dall’altra ad uno sviluppo della borghesia russa.
Questo comporta che l’involucro zarista deve essere superato, perché lo
sviluppo ulteriore delle forze produttive capitalistiche e dei rapporti di
produzione capitalistici diventano incompatibili con lo zarismo e quindi la
Russia deve subire un processo rivoluzionario borghese, che porta al
dissolvimento dello zar e dello zarismo ed alla formazione di una repubblica
borghese russa.
Questo avrebbe indebolito la dittatura di classe della borghesia, giacché essa,
a differenza dei processi rivoluzionari in Francia, Inghilterra, Stati Uniti,
non può unire attorno a sé tutto il popolo russo, con concessioni di natura
democratico borghese e la riforma agraria e non può neppure sperare in un appoggio
dei paesi capitalisti, giacché essi tenderanno ad ostacolare questo processo
per mantenere la Russia in uno stato di subalternità, contrastandola nei suoi
stessi possedimenti e nelle varie aree della Russia, attraverso la
sottomissione ed il controllo di varie minoranze nazionali e ambiti
territoriali di queste. La borghesia russa avrebbe dovuto fare la rivoluzione
ma poi fermarsi ad un quarto dalla strada iniziata e questo avrebbe creato un
vuoto di potere, che consentiva un dualismo di potere: eccellente humus per la
crescita e la sviluppo rapido delle forze rivoluzionarie e per stringere
attorno al proletariato quelle classi che perduta qualsiasi illusione sulla
possibilità di modificare lo stato di cose presenti da parte della borghesia
non avevano altra strada, se non il precipizio, che di seguire il proletariato
russo e la sua avanguardia di classe: i bolscevichi.
Lo sviluppo del capitalismo alla fase dell’Imperialismo conferma e rafforza
questa analisi.
Innalzando la interdipendenza di tutti i paesi, ossia il carattere mondiale del
sistema capitalistico, gettava ulteriormente nella lotta di classe i popoli
coloniali; l’evoluzione verso l’Imperialismo non costituiva affatto un rafforzamento
del capitalismo, bensì un suo indebolimento, giacché comportava l’inasprimento
feroce di tutte le contraddizioni e quindi anche di quelle tra i vari Stati
nazionali, tra i vari gruppi monopolisti, trust, cartelli. Questo faceva sì che
le contraddizioni interimperialistiche venivano ad assumere un carattere
costante nell’equilibrio e per lo sviluppo stesso del capitalismo.
La crisi capitalistica, il rapporto ciclico sviluppo-stagnazione- crisi veniva
ad innalzarsi, ossia venivano a contrarsi i tempi tra i vari momenti e questo
gettava il sistema in una situazione di maggiore instabilità. Questo comportava
allora una più feroce lotta tra i vari briganti imperialisti consistente nello
scaricare il più forte il costo della crisi su tutti gli altri; e quindi non
solo feroce guerra commerciale, maggiore ingerenza e azione di
destabilizzazione di ciascun Stato verso tutti gli altri, ma in una situazione
in cui tutto il mondo era stato già spartito, l’unica nuova spartizione
possibile poteva essere solo una diversa ripartizione tra i briganti
imperialisti delle colonie e delle sfere di influenza, che nelle condizioni
date, riprendendo quanto già Engels aveva indicato, poteva configurarsi
unicamente come un conflitto di portata mondiale e non più limitato a singole
guerre di singoli stati tra di loro.
Queste condizioni, entro la più generale tattica elaborata da Marx ed Engels
della rivoluzione ininterrotta, consentiva la possibilità per la classe del
proletariato di poter conquistare il potere in un singolo Stato e mantenerlo,
manovrando tra le contraddizioni interimperialistiche, che avrebbero consentito
a questo Stato di svilupparsi e rafforzarsi ed essere in grado di resistere
agli assalti congiunti dell’Imperialismo, che si sarebbero verificati solo in
un secondo momento.
Per le condizioni più generali dello sviluppo capitalistico, per le modifiche
che la guerra americana di secessione determinano, e che già Marx ed Engels
avevano individuato, comportava che tale Stato poteva essere individuato in
quello che costituiva l’anello debole della catena imperialista.
Questo Stato si configurava allo studio scientifico, sulla base di ben precisi
ed esatti dati sperimentali, nella Russia zarista. Questi dati vengono forniti
da Lenin ne “ L’Imperialismo” solo che tali dati sono occultati, giacché per
poter far circolare legalmente tale testo in Russia i riferimenti alla Russia
dovevano essere mascherati sotto un’altra nazione. Lenin nell’Introduzione
chiarisce bene questo ed indica quali sono gli stati i cui nomi vanno cambiati
e letti come Russia.
La tattica allora dei bolscevichi all’indomani della Rivoluzione del 1905 sarà
quella di indicare nella forma Partito indicata da Lenin la forma
dell’organizzazione della tattica, inerente il Partito politico della classe e così
per quanto attiene il configurasi dei vari organismi di massa, in quanto
cinghia di trasmissione del Partito leninista. La questione andrebbe analizza
molto più per esteso che non qui, ma sarà compito del corso estivo sviscerare
bene questa tematica.
Nel periodo della controrivoluzione, susseguente alla Rivoluzione del 1905, il
compito che viene affidato alla tattica è quello da una parte di attrarre al
marxismo quei quadri operai che si erano distinti, che erano cresciuti nel
corso del periodo rivoluzionario e quindi consolidare ed estendere il blocco
bolscevico e dall’altra quello di operare per linee interne, per dirla con
Gramsci, al fine di preservare i quadri da trappole ed imboscate del nemico,
ossia di coprire i quadri ed indicare sicure vie di ritirate e di copertura: di
qui la nascita e formazione di comitati di vario tipo e genere, ecc.
Sul piano della Teoria si trattava di elaborare l’esperienza storica prodotta
dalla Rivoluzione del 1905, in grado di consentire di proiettare la fase rivoluzionaria
successiva come continuità con questa ed in quanto tale facilmente, ed
immediatamente letta dagli elementi avanzati del proletariato e dal
proletariato tutto e dalla massa dei contadini in quanto continuità della
Rivoluzione del 1905.
Si trattava di elaborare quell’esperienza in quei punti che consentiva e
facilitavano il passaggio alla rivoluzione socialista e che garantiva
l’egemonia e la direzione alla classe del proletariato.
Questa esperienza era data dal Soviet.
La futura società socialista in U.R.S.S sarebbe stata appunto la società dei
Soviet e la parola d’ordine sarebbe stata: “ Tutto il potere ai Soviet!”
La fase successiva alla reazione di Stolypin, o cravatta di Stolypin, era
quella della nuova ascesa del movimento rivoluzionario. Questa è sempre
determinata prima in via oggettiva: ossia dalla rottura in più punti,
inizialmente in alcuni, del blocco sociale che reggeva la reazione di Stolypin
ed il regime zarista. Questa fase si coniugava in Russia allora con quella di
un consistente sviluppo capitalistico nella forma di una maggiore penetrazione
capitalistica straniera in Russia in modo particolare per quanto attiene le
materie prime.
Il momento della ripresa va letto nella sua fase iniziale oggettiva, quando
ancora nella forma si assiste ad una estensione quantitativa dell’offensiva
capitalista, ossia quando nella società civile non vi sono elementi fenomenici
immediati di tale ripresa. I movimenti nella società sono a livello
microscopico, quasi molecolari; quando nella società scoppiano poi i movimenti
essi sono l’espressione dei profondi sommovimenti che sono avvenuti nel
substrato della società e prorompono nella forma di movimenti oggettivi delle
classi in superficie. Un partito politico non può intervenire in questi
processi oggettivi, esso può attraverso una corretta Teoria leggerne i movimenti
di sviluppo tendenziali, prenderne atto ed attrezzare la tattica e la strategia
adeguate, ma non può suscitarli né modificarli. Essi costituiscono la realtà
oggettiva, quello che noi leggiamo costituisce allora il riflesso nella nostra
mente di questi processi oggettivi, intelletti da una corretta Teoria.
E’ tramite la Strategia e la Tattica che noi, preso coscienza dei
movimenti oggettivi, interveniamo per favorirli o ostacolarli ed a tal fine
mettiamo in essere tutti gli strumenti possibili, forme di organizzazione della
Tattica,
e stabiliamo, tramite la Strategia le fasi per il conseguimento dei
singoli obiettivi, dei singoli momenti che costituiscono il processo più
generale.
Teoria,
Analisi,
Programma
costituiscono allora il lato oggettivo del movimento.
La Strategia
e la Tattica
il lato soggettivo, quello cioè soggetto ad azione degli uomini.
E’ un po’ come il Nilo e l’inondazione del Nilo. Gli uomini non possono
impedirlo, possono prenderne atto ed attrezzare gli strumenti per impedirne i
lati distruttivi e favorire quelli utili per l’uomo.
Il momento della ripresa va letto nella sua fase iniziale oggettiva, si diceva,
diversamente quando il movimento esplode non possiamo che mettercene alla cosa
e prendere atto,ma tutto, in realtà è già successo. Ma per poter intendere
correttamente tale momento occorre leggere
le incrinature sia pur minime che si verificano nel blocco sociale, ma
prima che questo accade occorre saper leggere quando la spinta propulsiva
dell’offensiva nemica si è esaurita, la fase successiva dell’incrinatura microscopica
del blocco sociale, l’inasprirsi delle contraddizioni in questo blocco e quindi
l’estensione dell’incrinatura in falla, successivamente la fine dell’offensiva
nemica e la fase di transizione dalla offensiva nemica alla ripresa del
movimento di lotta del proletariato, all’offensiva del proletariato.
La parte più delicata nella gestione è proprio la fase di transizione che è
costituita da una pare dalla presenza ancora di forti elementi dell’offensiva
nemica, l’onda lunga, e da timidi movimenti di ripresa, che tendono da una
parte a presentarsi in maniera isolata ed in alcuni punti rischiano di prorompere,
anticipando tempi e forme di lotta in assenza di un qualche coordinamento con
tutto il restante sommovimento che si agita nella società civile. Tenere a
freno questi movimenti, non farli bruciare, non sprecare risorse ed energie che
si riveleranno preziose poi nel prosieguo della lotta, nella fase,cioè, dell’offensiva
della classe del proletariato è uno dei compiti principali della Teoria e della
Tattica.
In questa delicata fase di transizione tende a prevalere nei quadri avanzati
una sorta di rivalsa, di ribellione per la pesante offensiva subita, e vissuta
come momento di liberazione, che esprime a un giusto istinto e spirito di
classe, ma espresso in un assai cattivo momento ed in forme ancora peggiori. In
questa delicata fase il nemico cerca di provocare e di chiamare a battaglia
proprio per annientare le deboli forze che si riorganizzano, individuare gli
elementi avanzati, disorganizzare l’intera opera di riorganizzazione,
ritardarne i tempi e mettere il proletariato nelle peggiori condizioni possibili
quando scatenerà lui l’offensiva e quindi il nemico cerca da adesso di crearsi
le migliori condizioni per affrontare la lotta del proletariato e poterlo
sconfiggere di nuovo.
In questa delicatissima fase tutto ruota attorno alla Teoria.
Il nemico da parte sua, unitamente ad azioni tendenti a far uscire allo
scoperto forze come si è detto, tende ad affermare e diffondere e sostenere
idee e teorie errate, dando sostegno ed ampio risalto: economico, politico,
propagandistico a tutte le più strampalate teorie della piccola borghesia,
accreditare forze ed uomini tali da poter deviare l’attenzione del proletariato
o ritardare l’adesione del proletariato al suo Partito ed alla sua Teoria. Il
principio del ritardare per la borghesia è il principio cardine di tutta la sua
Tattica: tutte le sue azioni hanno per scopo di perseguire esattamente questo:
ritardare.
Da parte dei bolscevichi l’attenzione si sposta sulla Teoria: liberare il marxismo
da tutte le incrostazioni che si sono venute accumulando nella fase
dell’offensiva capitalistica, affinare il marxismo per le sfide dei tempi e
contrastare decisamente il passo a teorie borghesi sia sul piano politico che
su quello filosofico e della teoria più in generale.
Nella fase dell’incrinatura del blocco fino a quella della transizione Lenin ed
i bolscevichi aprirono un pesante fuoco di fila contro le concezioni e teorie
errate sul piano filosofico, che si erano venute formando sull’uso ideologico
delle più recenti scoperte scientifiche, al fine di indebolire, fiaccare la
concezione materialista e contaminare la teoria marxista al fine di ritardare
qui le forze del proletariato e metterle nelle condizioni di prendere o le
strade più tortuose o quelle inefficaci.
Nasce da qui allora il lavoro di Lenin “ Materialismo ed Empiriocriticismo” ed
unitamente a questo una antologia filosofica dei maggiori pensatori
materialisti a partire dall’antica Grecia, attraverso questo lavoro Lenin ed i
bolscevichi corazzavano gli elementi avanzati e sviluppavano il marxismo.
Successivamente negli ani 1912-1914 con l’incedere della crisi ed il
precipitare del mondo nel baratro della 1a guerra mondiale, che per il
proletariato voleva dire l’avvicinarsi di una nuova fase di rottura
rivoluzionaria e la possibilità di dare avvio alla transizione alla società
socialista, Lenin ed i bolscevichi concentrano il fuoco di fila contro le
teorie di Kautsky e dei vari opportunisti al fine di aiutare i quadri a
liberarsi delle teorie errate ed acquisire mobilità e duttilità nelle lotte che
si apprestavano, una volta liberi da zavorre e pesi inutili. I quadri sono così
preparati per le future battaglie.
Questo processo si coniuga, ovviamente e come conseguenza diretta, con il
rafforzamento ed il radicamento dei bolscevichi nella classe operaia ed in modo
particolare nel proletariato industriale e nei zone economiche chiavi della
Russia. Compito della Tattica è ora quello di consentire un tale
radicamento e nelle zone e nei punti nevralgici. Tutto questo lavoro inizierà
da subito a dare i suoi frutti.
Già nel 1913 Lenin dimostrava come i bolscevichi mostravano una crescita nel
radicamento del proletariato industriale, attraverso l’analisi comparata dei
dati dei menscevichi e dei bolscevichi per quanto atteneva la vendita e
diffusione del materiale politico e la sottoscrizione.
Le elezioni della primavera del 1917, dopo la rivoluzione del febbraio 1917,
che aveva portato al potere Kerensky, vedono i bolscevichi maggioranza nel
proletariato industriale e maggioranza nei punti strategici della vita
politica, economica, sociale, civile, culturale ed istituzionale della Russia.
La dislocazione delle forze bolsceviche era stata attuata in maniera corretta e
nei tempi dovuti.
Esistevano oramai tutte le condizioni per l’assalto al cielo.
Il mese di luglio viene utilizzato dai bolscevichi inizialmente come la prova
generale delle forze, ma improvvisi capovolgimenti di fronte spingono ad un
rimando: la manifestazione contro Kerensky si tiene lo stesso, nonostante gli
avvertimenti dei bolscevichi essere quella un’azione prematura.
La borghesia ne approfitta per tentare un colpo militare che i bolscevichi
riescono a sventare, per la presenza nei punti nevralgici, conquistandosi così
sul campo il prestigio e l’autorevolezza di avanguardia che consentirà loro di
scatenare l’offensiva dell’ottobre.