ISTITUTO
DI STUDI COMUNISTI
KARL MARX – FRIEDRICH ENGELS
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Gli anglo americani nella seconda guerra mondiale
La “ visita” di Bush in Italia fatta coincidere con il 60° dell’entrata delle
forze anglo-americane in Roma e quella in Francia con il 60° dello sbarco in
Normandia sono state occasioni per la più plateale falsificazione dei più
elementari dati sperimentali.
Per quanto attiene una più puntuale disamina sugli anglo-americani in Italia
rinviamo al lavoro dell’Istituto, che sarà presentato in occasione del 60°
della fine della 2a guerra mondiale e della Liberazione in Italia.
Per quanto attiene invece il quadro più generale della 2a guerra mondiale
rinviamo al lavoro dell’Istituto: “ Il ruolo dell’Armata Rossa nella 2a guerra
mondiale”, presentato a Teramo nel marzo 2003.
Il dato militare dice che la minore resistenza tedesca agli anglo-americani,
che portò a lasciare Roma, e quindi la liberazione di Roma, non è data
dall’offensiva e della pressione “ alleata”, ma dallo sviluppo di due fattori,
che costringono la Wermacht ad abbandonare la “ linea Gustav” e ritirarsi lungo
la “ linea Gotica”
( grosso modo Ancona-Livorno ).
Il primo fattore è dato dallo sviluppo possente della Resistenza italiana, che
minacciava alle spalle le divisioni tedesche attestate sulla linea Gustav e
quindi la necessità di far fronte all’offensiva ed alla pressione militari
della guerra di popolo italiana, che minacciava di interrompere le
comunicazioni con le truppe tedesche del centro nord Italia e centro-nord
d’Europa, minacciando di insaccarle.
Il secondo fattore è costituito dalla possente offensiva dell’Armata Rossa, che
oramai dopo la controffensiva su Kursk dilagava nei Balcani. Essa avanzava
veramente a “ fiume in piena”.
Questi due dati militari impongono alla Wermacht di contrarre la linea del
fronte al fine di poter concentrare le proprie forze ed essere in grado di
rispondere all’offensiva della guerra di popolo che si sviluppava in Italia e
di poter spostare divisioni sul fronte orientale contro l’Armata Rossa
dell’URSS, ossia contro l’” avanzata a fiume in piena”.
L’attestarsi sulla linea gotica consente un controllo più saldo delle linee di comunicazioni
che collegavano, l’Italia alla Francia, alla Germania, ai Balcani.
Se da un lato le forze anglo-americane raccolgono successi di altri a cui non
hanno in alcun modo partecipato, dall’altro consentono alle forze naziste di
concentrare forze contro la guerra di popolo italiana e contro l’Armata Rossa.
Il dato militare è da un lato l’esiguità di forze tedesche che vengono
impegnate dalle truppe “ alleate” e dall’altro anche dalla sostanziale esiguità
delle truppe anglo-americane impegnate Tali forze dopo lo sbarco in
Sicilia si dividono: gli inglesi risalgono la costa adriatica, mentre gli
americani quella tirrenica, successivamente si ha lo sbarco ad Anzio, da dove
le forze si congiungono ed iniziano l’avanzata verso Roma. Le forze inglesi che
risalgono l’Adriatico non concorrono in alcun modo alla pressione sulle forze
tedesche attorno Roma.
L’atro aspetto è la tremenda, insopportabile, lentezza delle operazioni e
dell’avanzata delle forze “ alleate”, che consente loro di impegnare assai poco
le truppe naziste e raccogliere, però, i frutti come il caso di Roma, la
liberazione di Firenze, Bologna, Milano, Genova, ecc. ecc. ecc.
Questo dato militare: esiguità delle forze impegnate ed esiguità di forze
tedesche impegnate sul fronte occidentale e lentezza delle operazioni e
dell’avanzata delinea l’idea strategica delle
truppe “ alleate”:
lasciare che la Germania, la guerra di popolo italiana e l’Urss si sfianchino,
si consumino, per poi essere in grado di raccoglierne i frutti, non dopo aver
tentato una pace separata nel gennaio 1945 con la Germania tramite il cardinale
di Milano Schuster ( “ Operazione Sunrise
–Crossword” ).Gli
incontri ebbero luogo a Zurigo e nel Canton Ticino ( Lugano ed Acona ).
Esponente di rilievo della delegazione Usa era Lyman Lemnitzer, sottocapo di
Stto Maggiore della 5a armata Usa.
Inoltre attenuare, mistificare, nascondere il ruolo della guerra di popolo
condotta in Italia ed esaltare oltremodo la funzione delle truppe
anglo-americane fino a farne le forze di liberazione del Paese significa non
solo mentire sul piano storico, sia pure con le buone intenzioni di servilismo
verso l’imperialismo statunitense, significa negare l’importanza militare e
politica della guerra di popolo italiana.
L’Italia è il Paese che insieme alla Germania ed al Giappone ha scatenato la 2a
guerra mondiale
Solo la guerra di popolo, ossia il proletariato italiano e le masse popolari in
armi ed i successi militari decisivi conseguiti sul campo di battaglia contro
le truppe naziste, le poche divisioni fasciste erano giannizzere di quelle
naziste, hanno consentito all’Italia in sede di Trattative di Pace di esserle
riconosciuto il ruolo di cobelligerante e quindi subire minori condizioni
vessatorie.
Negare o attenuare il ruolo della guerra di popolo in Italia ed esaltare quello
delle forze “ alleate” corrisponde ad un tradimento del popolo italiano e della
nazione italiana che ha saputo da sola riscattarsi, nelle condizioni di paese
occupato, e sconfiggere il nemico invasore ed in questa lotta essere alleato
delle altre forze in lotta contro il nazismo, di qui il riconoscimento del
ruolo di cobelligerante in sede di Trattative per la Pace. Lo stravolgimento
dei fatti nasce da una ben precisa motivazione ideologica:
mentre la guerra è stata scatenata dalla classe borghese il riscatto e la
risalita è opera esclusivamente del proletariato italiano e delle masse
popolari, guidate in modo preponderante dal Partito Comunista, contro la stessa
borghesia italiana che nel periodo 1943-1945 faceva affari con il III Reich. In
tali condizioni è buona educazione da parte degli intellettuali della borghesia
non ridestare nei loro benefattori cattivi ricordi.
Nasce, inoltre, da questa esigenza tutto lo sforzo teorico tendente a porre
sullo stesso piano le forze partigiane e le forze collaborazioniste. Porre una
netta distinzione significa condannare senza appello l’intera classe della
borghesia che nel periodo settembre 1943-aprile 1945 stava con il III Reich e
faceva affari con il III Reich.
Per quanto riguarda lo sbarco in Normandia esso è circondato da un alone
pubblicitario, che ne fa un mito, a cui non corrispondono i più elementari dati
militari.
Lo sbarco, ossia l’apertura del secondo fronte avviene con due anni di ritardo
dopo che l’Armata Rossa aveva sconfitto a Stalingrado la Wermacht, era passata
all’offensiva strategica con la battaglia di Kursk del luglio 1943 ed ora
dilagava nei Balcani. Qui erano impegnate oltre il 70% delle forze naziste,
basti pensare che nella sola offensiva di Kursck Hitler spostò qui da altri
fronti un milione e mezzo di uomini ed erano complessivamente impegnate oltre
12milioni di uomini; la sola aggressione all’Urss vede l’impegno di 7milioni e
200milioni uomini delle forze naziste contro quelle sovietiche che erano sul
fronte occidentale della frontiera sovietica di 2 milioni e 300mila:
quindi la sola aggressione vede impegnati oltre 10milioni di uomini. E’
importante fermare questi dati quantitativi per comprendere la dimensione nuova
della 2a guerra mondiale, che si sviluppava contro l’Urss ed invece il dato di
alcune centinaia di migliaia di uomini in lotta sia in Africa, che qui in
Normandia. Basti pensare che nell’intera operazione Normandia vengono impegnate
250mila uomini, mentre i soli resti dell’armata di Von Paulus che si arresero a
Stalingrado era di 240mila uomini.
Questo dà bene il senso dell’intero corso della 2° guerra mondiale. Nella
stessa campagna d’Africa, Rommell, non furono impegnate più di 180mila uomini
ed alcune divisioni tedesche.
Sul piano strettamente militare lo sbarco rappresenta un’importante
sperimentazione delle nuove teorie militari di Nimitz, ossia la combinazione
dell’aviazione e della marina in quella concezione teorica strategica elaborato
da Nimitz che si rende concreta nella task force marina.
Lo sbarco è colossale per la quantità di mezzi che sono trasportati oltre
Manica: carri, munizioni, sussistenza. Costituisce in altre parole sul piano
della storia militare il più possente trasferimento d’uomini e mezzi via mare.
Ma questo non toglie l’esiguità delle forze impegnate che non vanno oltre le
250 mila unità, contro la massa di milioni di uomini che l’Urss trasferiva e
porterà fin sotto Berlino. L’intero attraversamento dei Balcani vede impegnati
milioni di uomini e mezzi: carri, semoventi, munizioni, sussistenza,
adattamento del sistema ferroviario europeo a quello sovietico: la tradotta,
ecc. ecc.
Detto questo occorre dire che lo sbarco in Normandia è connotatato da strane situazioni,
ne fermiamo solo due.
La prima.
Lo Stato Maggiore tedesco non si aspettava lo sbarco sulle coste della
Normandia ma più su a Calais. Quando nel corso della preparazione dello sbarco
sulle coste britanniche appare chiaro l’intento “ alleato” di sbarcare sulle
coste della Normandia e non a Calais: le rivelazioni aeree documentavano la
concentrazioni di navi e movimenti a terra, lo Stato Maggiore tedesco ritiene
quella una mossa di copertura, un’azione di velatura dei reali intenti “
alleati” di sbarcare a Calais.
La convinzione aveva una base reale, giacché le navi ed i movimenti che si
rilevavano dall’alto potevano essere un inganno, ossia le navi altro non essere
che pezzi di legni ricoperti di una sottile lamina di ferro che al brillare del
sole la rilevazione aeree li scambiava per navi, carri armati, cannoni, ecc. Lo
stesso Rommell era ricorso ad un simile stratagemma quando schierò un’intera
divisione corazzata fatta di legno e ricoperta di una sottile lamina di ferro,
che venne scambia per un’armata in movimento, quando invece le sue reali forze
corazzate erano in evidente inferiorità numerica rispetto a quelle
anglo-francese.
Lo Stato Maggiore tedesco attrezza quindi la difesa: in uomini e mezzi su
Calais e non sulle coste della Normandia ed affida il comando supremo a von
Rundstdedt, quale comandante in campo dell’intero fronte occidentale con
istanza a Calais, mentre a Rommell viene affidata il gruppo di Armate B con il
compito di coprire la coste della Normandia, ma in funzione subordine al
centro, al comando di von Rundstedt, ossia a Calais.
Insiste su tale sua convinzione anche nella ulteriore fase di preparazione
delle forze anglo-americane sulle coste britanniche, quando era ormai evidente
che su Calais non vi erano forze concentrate e continua a rafforzare Calais e
sguarnire la costa della Normandia. E questo già non si comprende.
Il punto di sbarco, nella fase finale delle preparazioni sulle coste
britanniche è già chiaro, netto, inequivocabile: Normandia e non Calais. Il
punto di attacco “ alleato” è quindi totalmente sottovaluta dal comando tedesco,
che quindi con i suoi contro-preparativi facilita l’aggressione e lo sbarco
sulla costa francese. L’ostinazione tedesca non porta ad una revisione sia pur
parziale dell’idea originale, nonostante gli oramai indiscussi dati che
provenivano da ogni parte.
L’attacco avviene nella notte tra il 5 ed il 6 giugno con inizio alle ore 5.00
e le prime truppe sbarcate tra le 7.00 e le 9.30 avanzano e consolidano le
teste di ponte su Utah e si proiettano nell’entroterra, mentre i Rangers
iniziano a scalare Point du Hoc senza incontrare una sostanziale resistenza, se
non un debole fuoco di retroguardia, giacché quello non costituiva affatto il
fronte principale di difesa germanico, che rimaneva Calais dove, invece, erano
concentrati mezzi e uomini e quindi sistemi difensivi, casematte, ecc.
Adesso lo sbarco non può avvenire quando si vuole, esso è, cioè, prevedibile,
giacché per poter essere attuato devono insistere particolari condizioni di
navigabilità e di visibilità, deve avvenire, cioè, in determinate condizioni
metereologiche previste dagli “ alleati” e prevedibili dai tedeschi.
Poteva cioè avvenire tra il 5 ed il 6 giugno di quel 1944. In verità quella era
l’ultima data utile.
Adesso.
Al momento dell’attacco anglo-americano il generale Rommell, generale pessimo e
soldato mediocre, responsabile del settore Normandia, non era sul posto, ma in
fuga … era a casa della moglie, senza alcun permesso né avvertimento del suo
superiore, perciò “ in fuga”, rientrerà solo il 6 giugno a sbarco inoltrato.
Il comandante dell’Armata che presidiava quella parte della Normandia era
assente, trovandosi in Bretagna a dirigere un’esercitazione. Il comandante del
corpo corazzato di riserva si era recato in Belgio. Un altro comandante di
primo piano si era allontanato per trascorrere la notte con una ragazza.
Dal Diario della segreteria di Hitler si rileva che non prima delle ore 15,
ossia dieci ore dopo lo sbarco, Hitler viene informato.
Le reali forze tedesche sul fronte occidentale erano 58 divisioni, metà erano
di tipo statico, ancorate ai determinati settori di quella linea costiera.
Per l’altra metà, ossia 27, si trattava di divisioni di campagna e
di queste solo 10 erano divisioni corazzate dotate di una alta mobilità.
A contrastare lo sbarco si trovò una sola divisione corazzata di istanza in
Normandia.
L’ostinazione di non voler recedere dall’idea che lo sbarco in Normandia
preparava il vero sbarco su Calais fu fatale, giacché impedì lo spostamento di
forze sul teatro di guerra. Ancora il 17. giugno, ossia 11giorni dopo lo
sbarco, Hitler, nell’incontro con Rundstendt e Rommel – come si rileva, sempre,
dal Diario della Segreteria di Hitler, ordinò di restare dove si trovavano,
impedendo anche di concedere maggiore libertà di azione. Le truppe tedesche
dovevano rimanere aggrappate, su ordine di Hitler, alla loro linea di difesa.
Questo enorme ritardo consentì agli “ alleati” il consolidamento delle teste di
ponte ed il consolidamento dell’avanzata, unitamente al completamento di tutte
le operazioni di sbarco: mezzi e sussistenza e logistica oltre che il
completamento dello sbarco degli uomini, loro sistemazione sul campo, ecc.
Infatti il dato militare parla
di non più di 9mila uomini morti nello sbarco, adesso, date le moderne
condizioni in cui avveniva la 2a guerra mondiale, quel dato evidenzia come vi
sia stato uno scontro tra l’avanguardia “ alleata” e nuclei di resistenza
tedeschi: una sola divisione corazzata di istanza in Normandia, privata, per
giunta, del comando, come si è detto prima.
L’intero sviluppo delle operazioni tedesche di contrasto all’avanzata “
alleata”, oltre che il notevole e mortale ritardo, è molto strano: vengono
commessi enormi errori di ingenuità, quali il non contrastare l’avanzata, una
volta avutone l’ordine, ma di aggirarne il fronte nemico, finendo per dare
battaglia in cattive condizioni di difesa e finendo così di fatto per
facilitare l’azione militare “ alleata”. Il tratto distintivo è una grande
incompetenza ed ingenuità dell’intero stato maggiore germanico, unito ad una
tremenda lentezza delle operazioni e dell’avanzata “ alleate”.
In verità, ed in chiusa, questa incompetenza ed ingenuità, unita ad una
sostanziale scarsa resistenza alle truppe “ alleate” sul fronte occidentale non
la si riscontra sul versante orientale, ossia contro l’Armata Rossa, nei
confronti della quale si oppongono molte volte accanite resistenze di snodi
ferroviari, o stazioni ormai totalmente privi di importanza – come documentato
nel carteggio Stalin – Eisenhauer – Churchill –
di teste di ponte oramai totalmente prive di alcun senso ed una esperta ed
attenta direzione militare sia sul piano strategico che tattico.
Non diversamente accade nella conduzione militare tedesca contro la guerra di
popolo italiana.
06. 06. 2004